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PubblicatoRosaria Berardi Modificato 11 anni fa
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La linea del tempo 1 100-101 200-201 300-301 400-401 500-501 ……
I II III IV V …… XI XII XIII XIV …….
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La decadenza dell’impero e i rapporti con la Chiesa
Il tardo Impero romano 1. La struttura istituzionale: nel II sec. d.C. l’Impero si estende dalla metà meridionale della Britannia, dalla Gallia e dalla penisola iberica, a ovest, fino all’Asia Minore, alla Siria e all’Egitto a est, lungo la sponda occidentale del Reno e la sponda meridionale del Danubio Diocleziano imperatore. Di origine dalmata, dispone una profonda riorganizzazione territoriale dell’Impero = diviso in 2 metà, ciascuna governata da un Augusto (parte Orientale, con capitale Nicomedia, affidata a se stesso; parte Occidentale, con capitale Milano, affidata a Massimiano); le Provincie vengono divise in unità più piccole, sino a un totale di 101, e raggruppate in 12 diocesi, che a loro volta sono riunite in 4 grandi prefetture. Governatori delle diocesi sono i Vicarii, rappresentanti locali dei Prefetti Dal 293 organizza la Tetrarchia: 2 Augusti (Diocleziano / Massimiano) + 2 Cesari (Galerio, residente a Sirmio, in Pannonia / Costanzo Cloro, residente a Treviri)
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Trasformazione dell’impero
inizi IV sec. Costantino fonda una nuova capitale per l’Oriente (Bisanzio / Costantinopoli / Istanbul), mentre il governo della parte occidentale viene stabilito a Milano (poi passerà a Ravenna) il governo dell’Impero è però ancora unitario tra i 2 Augusti il problema maggiore è la difesa del confine Reno-Danubio e il mantenimento di un esercito di quasi uomini le tribù barbare non ostili vengono accettate entro i confini come foederati, con il patto di contribuire alla difesa 378. I Visigoti invadono la Tracia e sconfiggono l’esercito ‘orientale’ ad Adrianopoli, a soli 220 km da Costantinopoli 382. La situazione viene ristabilita da Teodosio I, ma accettando la “barbarizzazione” dell’esercito ‘orientale’ - Nel 382 permette ai Visigoti di stabilirsi a sud del Danubio come tribù dotate di autogoverno e di leggi proprie con cui amministrarsi
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I. Impero nella tarda antichità
395. Morte di Teodosio I. Si crea una formale distinzione tra le 2 parti dell’impero con 2 imperatori (d’Occidente e d’Oriente) e due cancellerie a Roma e a Bisanzio si separano le due parti dell’Impero: Italia, Africa, Gallia, Spagna e Britannia alla parte Occidentale; Tracia, Asia Minore, Oriente ed Egitto alla parte Orientale La prefettura centrale dell’Illirico viene divisa in 2 parti: la Pannonia (territori a sud e ovest del Danubio, le odierne Austria e Ungheria) all’Occidente; la Dacia (attuale Romania) e la Macedonia all’Oriente Il confine iniziava alla confluenza tra i fiumi Sava e Danubio vicino all’odierna Belgrado, proseguiva verso sud lungo il fiume Drina sino all’Adriatico e poi attraversava il Mediterraneo fino a separare l’Africa dall’Egitto
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Trasformazione dell’impero
imperialis potestas: l’imperatore è al vertice della scala gerarchica e tende a concentrare in sé l’esercizio della funzione legislativa mediante la produzione di constitutiones (che vengono assimilate alle antiche leges) e rescripta tacciono definitivamente plebisciti e senatoconsulti, quindi la formulazione di norme di matrice popolare e senatoria princeps legibus solutus: emerge il principio secondo cui il princeps può essere legibus solutus e in quanto tale in grado di operare contra legem Giustiniano afferma che Dio ha assoggettato le leggi all’imperatore e descrive se stesso con le fattezze di una legge animata in terra (Nov. 105, a. 536)
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Decadenza delle istituzioni imperiali
la diffusione della cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’Impero (Constitutio Antoniniana del 212) e il diminuito controllo sulle Province da parte del governo centrale comportano che il diritto non è più quello classico e non è più lo stesso ovunque il diritto non è più uniforme, ma tende a modificarsi secondo gli usi prevalenti nelle Province e nei singoli territori - Le varianti locali così prodotte vengono indicate come consuetudini locali
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. fenomeno della volgarizzazione del diritto (IV-V sec.)
consiste nella produzione di raccolte di giurisprudenza in forma riassuntiva (epitome) o semplificata al fine di renderle più comprensibili. La funzionalità prevale sulla qualità del testo. analogia con il latino volgare nel periodo durante il quale si trasforma nelle distinte lingue romanze causa fondamentale è il declino della cultura giuridica, che non conosce nuovi interpreti pari ai giuristi del II-III sec. la stessa autorità imperiale denuncia la carenza di giuristi:
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Germanesimo: etnie e profili essenziali
. Germanesimo: etnie e profili essenziali gruppo svevo: Bavari, Alamanni gruppo dei Franchi: Ripuarii, Camavi, Salici gruppo sassone: Angli, Verini, Sassoni, Longobardi gruppo gotico: Vandali, Burgundi, Ostrogoti, Visigoti Germanesimo: lo stanziamento all’interno dei confini dell’Impero milizie federate influenza romana; hospitalitas (1/3) le fonti che ci informano su questo periodo sono letterarie 410. I Visigoti occupano Roma, massimo simbolo dell’impero e delle sue tradizioni: ondata di spavento generale S. Gerolamo, scrivendo da Betlemme, afferma con orrore che è stata spenta la luce più brillante del mondo e che l’impero è stato privato della sua capitale (Hieronimus, Comm. in Ezech. 1, praef.)
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, 412. Visigoti si spostano nel sud-ovest della Gallia, ove per trattato sono autorizzati a stanziarsi, e istituiscono la loro capitale a Tolosa - Dopo la sconfitta da parte dei Franchi nel 507 concentrano il regno in Spagna, fissando la capitale a Toledo ai Burgundi viene permesso, allo stesso titolo, di stabilirsi nella Gallia orientale, ove si uniscono agli abitanti gallo-romani contro gli Unni. La loro capitale è fissata a Worms. 429. I Vandali, dopo avere attraversato la Gallia e la penisola iberica, sbarcano in Africa e danno vita a un regno indipendente entro i confini dell’Impero - Nel 455 anch’essi invadono l’Italia e saccheggiano Roma
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In italia: il significato del 476
. In italia: il significato del 476 con il 476 d.C. viene deposto da un generale erulo (Odoacre) l’ultimo giovane imperatore Romolo Augustolo. Ciò non significò subito la fine dell’Impero d’Occidente, ma la vacanza della sede imperiale. i regni germanici già attivi in Spagna e in Gallia (Visigoti, Burgundi, Franchi) diventano completamente indipendenti, quando lo erano già di fatto pretesa degli Eruli, che rappresentavano il partito di maggioranza nell’esercito, di reggere le sorti dell’Occidente.
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il fallimento dell’amministrazione statale lascia il posto a quella ecclesiastica, che rispecchia l’organizzazione imperiale: papa Leone I (440-61), su incarico di Valentiniano III negozia con Attila, re degli Unni, nel 452 e con Genserico, re dei Vandali, nel 455, quando questi entra a Roma e la saccheggia Leone I, come vescovo di Roma, rivendica (ma non necessariamente ottiene!) il primato di Roma, in quanto il suo vescovo è successore di Pietro, la Chiesa eredita anche il sistema giudiziario imperiale e ne fa la base su cui si sviluppa l’antico diritto canonico .
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IV. Regni germanici in Occidente e leggi romano-barbariche
personalità e territorialità del diritto età della personalità del diritto compresenza di diverse leges e consuetudini nazionali all’interno di un medesimo ordinamento giuridico professiones iuris il regno visigoto: da Tolosa a Toledo conversione al cattolicesimo con Recaredo (III concilio di Toledo, 589) dal probabile Editto di Teodorico II al codice euriciano lex Visigothorum:: - primo nucleo risale al “codice” promulgato dal re visigoto Eurico ( ) intorno al , rinvenuto in un codice palinsesto - non è concepita come redazione scritta di consuetudini e pratiche “nazionali”, ma come legge formulata dal re assieme ai maggiorenti del regno alla maniera delle costituzioni imperiali
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IV. Regni germanici in Occidente e leggi romano-barbariche
- viene in seguito promulgata nel 654 da Recesvindo per il regno visigoto di Spagna, con capitale Toledo da inizi sec. VI - benché rivolta in primo luogo ai Goti, favorisce la pacifica convivenza tra i 2 gruppi regolando i rapporti tra Germani e Romani e facilitando il concreto l’ingresso dei primi nella “romanità” lex Romana Visigothorum - fatta redigere da Alarico II nel 506 (nota come Breviarium Alaricianum) e destinata ai suoi sudditi romani: leges (estratti dal codice Gregoriano, Ermogeniano e teodosiano) e iura (Liber Gai, Pauli sententiae, libri responsorum di Papiniano) - fonti analoghe a quelle dell’Editto di Teodorico e della Lex Romana Burgundionum, ma sono citate espressamente e il materiale utilizzato è più ampio
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IV. Regni germanici in Occidente e leggi romano-barbariche
- lex romana visigothorum viene abrogata da Recesvindo (654) con la promulgazione dei Liber Iudiciorum (12 libri come il Codice giustinianeo, ma prevale il diritto consuetudinario visigoto su quello romano) il diritto romano dei Visigoti è la fonte principale di conoscenza del diritto volgare occidentale del V sec., l’ultimo secolo dell’Impero romano d’Occidente, e rimane la fonte principale del diritto romano tra VI e XI sec. nei regni germanici che prendono il posto dell’Impero
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Regni romano-barbarici
. Sin qui abbiamo visto: Impero e sua decadenza (compreso lo sfilacciamento «culturale» e giuridico) Primi suoi rapporti con la Chiesa (con la C maiuscola: abbiamo parlato di chiesa romana) Regni romano-barbarici Affrontando il tema della Chiesa altomedievale, come si rapporta la storiografia rispetto a questi temi?
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Ci sono dei pericoli da «esorcizzare», dei rischi da evitare, e cioè……
. Ci sono dei pericoli da «esorcizzare», dei rischi da evitare, e cioè……
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. - è da evitare proiezione sul passato del modello di chiesa cattolica del secondo millennio (dal XI secolo in poi). Ciò che si rischia di “proiettare” - anche nell’insegnamento – è un modello ‘monarchico’, papalista, omogeneizzante. La ricerca storica recente ha dimostrato al contrario che molti aspetti di questa prospettiva (il “primato petrino”, la centralità romana, ecc.) hanno una loro storicità, sono stati in lenta incubazione nel corso del primo millennio, e si sono manifestati in pieno soltanto nel secondo millennio. (RIFORMA DELLA CHIESA NEL XI SECOLO)
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. Rispetto a questa prospettiva, le diverse tradizioni storiografiche delle nazioni europee corrono rischi diversi: in particolare, la storiografia italiana è stata più direttamente interessata da questo rischio “Roma-centrico”, che ha due versanti (minimizzare, come ora accennato, le varietà e le pluralità del millennio precedente; sopravvalutare, nel giudizio sugli avvenimenti del XI secolo, il peso della curia romana).
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Questo discorso si può articolare in vari sotto-punti:
. Questo discorso si può articolare in vari sotto-punti: 1) la sottovalutazione del pluralismo istituzionale delle chiese nell’alto e nel pieno medioevo . Nell’alto medioevo esistono più sedi patriarcali, cioè sedi vescovili di fondazione apostolica, di pari dignità; esiste certamente una superiorità della Chiesa di Roma, ma è una superiorità «d’onore» e non «gerarchica», di «autorità». C’è poi una forte varietà e non coerenza delle strutture organizzative; le chiese locali hanno larga autonomia, al di là del dato ecclesiologico della pari dignità dei vescovi, tutti a pari titolo «successori degli apostoli»;
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E ancora: c’è varieta e pluralità delle regole monastiche, ecc.
2) c’è una forte varietà e «storicità» dell’impianto dottrinale e teologico [si pensi alle controversie dogmatiche e al dibattito sulla natura di Cristo]). E ancora: c’è varieta e pluralità delle regole monastiche, ecc. Insomma: la visione di una chiesa altomedievale unitaria che procede trionfalmente dal centro alla periferia, da Roma all’Europa, dal vertice alla base, è assolutamente poco rispondente alla realtà dell' alto medioevo. .
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. 3) Un terzo rischio è la sopravvalutazione nella omogeneità e nella completezza della cristianizzazione. Il fenomeno dell’«inculturazione cristiana» nelle culture tradizionali barbariche è lento e accidentato, sia in riferimento alle diverse etnie e alle diverse aree geografiche, sia rispetto ai diversi ambienti sociali (resistenze pagane e substrato di culti “naturalistici” nel mondo rurale).
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. La diffusione del cristianesimo si compì sia grazie alla spinta evangelizzatrice delle prime comunità e all’iniziativa dei monaci inviati dal papato di Roma, sia attraverso le costanti relazioni politiche e diplomatiche stabilitesi tra il ceto vescovile, di matrice e origine senatoria, e i capi militari germanici..
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. Tale processo – che portò complessivamente all’omogeneizzazione della cultura e delle pratiche religiose dell’Europa occidentale e favorì il ruolo incontrastato di chierici e di monaci nel disciplinamento della vita dei laici – fu tutt’altro che lineare e omogeneo. Un primo punto d’arrivo fu l’età carolingia, con lo sforzo di Carlomagno di costruire un impero unitario
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. Lo sforzo di omogeneizzazione comincia con Costantino, punto di svolta rispetto al rapporto contrastato tra la Chiesa e i poteri statali che aveva avuto vigore sino ad allora 313. Editto di Costantino (o editto di Milano): la professione della religione cristiana viene dichiarata licita entro i confini dell’Impero e quindi si sospendono ufficialmente le persecuzioni dei cristiani
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I. Impero e Chiesa in età tardo antica
325. Il Concilio di Nicea, convocato da Costantino, raggiunge lo scopo di unire la cristianità dal punto di vista dottrinale affrontando lo scisma donatista e l’eresia ariana la chiesa si autoafferma nei confronti dell’eresia mediante la precisazione del dogma (contro la differente natura di Padre e Figlio sostenuta da Ario) la chiesa conferma la sua immissione nel corpo dell’Impero come istituzione pubblica (rifiuta quindi la dottrina donatista, basata su un rigorismo intransigente: Chiesa formata da eletti, rifiuto dei sacramenti amministrati da soggetti indegni, esaltazione del martirio, condanna dell’Impero in quanto “vecchio persecutore”)
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, 380. Editto di Tessalonica: Teodosio I dichiara la religione cristiana, nella professione cattolica, culto ufficiale dell’Impero e condanna tutte le altre religioni da ora la Chiesa può fondare il proprio prestigio sul “braccio secolare”, contando sul consenso e sul sostegno che lo Stato le assicura piena fondazione di una tradizione latino-cristiana
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I. Impero e Chiesa in età tardo antica
cesaropapismo 494. papa Gelasio I ( ), in una lettera all’imperatore d’Oriente Anastasio ( ), formula il principio dualistico: il mondo è governato da due autorità separate (sacerdotium e imperium: l’autorità del papa per l’ambito spirituale e l’autorità dell’imperatore per quello temporale), l’una chiamata da Cristo a guidare le anime, l’altra a governare i negozi secolari (Vicarius Christi, potestates distinctae: auctoritas sacrata pontificum et regalis potestas) nel secolo è il sacerdote a seguire le leggi imperiali, ma nelle cose divine è l’imperatore a obbedire al sacerdote
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. Il rapporto «di vertice» prosegue: il patriarca di Costantinopoli, per esempio, stringe sempre più i legami e i rapporti con l’imperatore…… Ma questa è solo UNA faccia della realtà. A livello delle singole diocesi, delle singole chiese cittadine, il ruolo dei vescovi è profondamente diverso. Si può definire in generale come un ruolo di SUPPLENZA di poteri amministrativi e politici che nelle singole città sono in difficoltà grave, rispetto ai regni romano barbarici, ecc. Monarchia dei vescovi
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Episcopalis audientia
Una delle manifestazioni più significative è il fenomeno della Fenomeno della episcopalis audientia: il vescovo poteva sostituirsi alle magistrature laiche nell’esercizio della giurisdizione civile, quando gli ufficiali pubblici latitavano, su base volontaria. Fino all’età costantiniana non si può parlare della posizione giuridica del vescovo in rapporto alla città e allo stato. Età costantiniana: da una religione e da una chiesa fuori e contro lo stato, a una religione e ad una chiesa dentro lo stato.
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. VARI AMBITI DI INTERVENTO «CIVILE» E GIUDIZIARIO DI UN VESCOVO la presenza del vescovo è condizione necessaria per la validità della manomissione di un servo. (316) si delibera la sospensione di un processo qualora ambedue le parti decidano di ricorrere all’arbitrato del vescovo Le costituzioni degli imperatori del V secolo prevedono per i vescovi il potere di intervenire a favore delle donne costrette alla prostituzione, dei servi minacciati di prostituzione, in alternativa al magistrato cittadino; di controllare le visite ai carcerati; di portare a termine le esecuzioni testamentarie; di assistere gli orfani e le vedove (età gota, VI sec. in.); di distribuire il grano conservato nei magazzini regi a prezzo politico
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. . NASCE IL TRIBUNALE ECCLESIASTICO, LA GIURISDIZIONE SEPARATA PER IL VESCOVO E PER I CHIERICI il vescovo è esentato dall’essere convenuto di fronte ad un magistrato ordinario il vescovo è esentato dal testimoniare in giudizio: nam et persona dehonoratur et dignitas sacerdotis confunditur.
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. DEL RESTO…. Il vescovo è nominato dalla cittadinanza oltre che dal clero, dunque è la città che lo esprime. Lo stato tende ad avvalersi, come controllo locale, di questi elementi indipendenti dalla propria gerarchia. E’ cosciente della insufficienza della sua burocrazia. Vescovo come defensor civitatis (365), magistrato dell’ordinamento statuale a tutela dei poveri (con azione di controllo su altre magistrature ordinarie).
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, In questo ambito, nelle diverse chiese, i vescovi producono sentenze, accumulano materiali, trattati, esperienze di carattere amministrativo e giuridico, che sono talvolta recepite dalla (morente, esangue) tradizione del diritto romano la Chiesa assume come diritto personale il diritto romano e diviene nel tempo il principale custode delle tradizioni giuridiche romane già la legge dei Franchi Ripuarii, e quindi una legge barbarica ricorda che “la Chiesa vive secondo la legge romana” le fonti giuridiche romane riguardanti la Chiesa vengono riunite in particolari collezioni come la Lex Romana canonice compta (IX sec.)
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., Concili prevalenti nella pars Orientis dell’Impero, ove vengono formulati i principali dogmi del cristianesimo: ricca produzione di canoni (canones), prima fonte del diritto della Chiesa in quanto prodotta dalla comunità ecclesiale. Lentamente si afferma il primato del vescovo di Roma come primus inter pares fra i vescovi della cristianità, non prima del VI-VII secolo. Una notevole accelerazione proviene dalla necessità di trovare una guida unitaria, politica e spirituale, nella fase di irruzione dei popoli germanici pagani all’interno dei confini dell’Impero (si ricordi la figura carismatica di papa Gregorio Magno).
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