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Il caso Moro
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Chi è stato Aldo Moro Note biografiche
Nasce a Maglie (Lecce) Laurea in Giurisprudenza a Bari nel 1938. Presidente nazionale Fuci nel 1939. 1945 Presidente Movimento Laureati Azione Cattolica. 1946 Assemblea Costituente. Entra nella Commissione dei 75; assegnato alla prima Sottocommissione.
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Moro alla Costituente Svolse un ruolo fondamentale nell’elaborazione della Costituzione. Oratore ufficiale della DC sui principi fondamentali della Costituzione. Intervento marzo ’47: “fare una Costituzione significa cristallizzare le idee dominanti di una civiltà, significa esprimere una formula di convivenza, significa fissare i principi orientatori di tutta la futura attività dello Stato”. Molti interventi sui rapporti civili, sulla disciplina della libertà personale, garanzie processuali, famiglia, libertà di insegnamento, organizzazione partiti, ecc.
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Moro deputato e ministro
Eletto nell’aprile 1948 e poi sempre nelle legislature successive. Sottosegretario agli Esteri Capogruppo alla Camera elezioni 1953. Ministro alla Giustizia luglio’55-maggio’57. Ministro Pubblica Istruzione dal maggio ’57 al febbraio ’59.
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Moro docente universitario
1941 Bari Giurisprudenza incarico di Filosofia del diritto – Lezioni Lo Stato. 1951 professore ordinario di diritto penale a Bari poi a Roma dal 1963. Jemolo ha scritto che Moro fu un insegnante scrupoloso. Anche il 16 marzo 1978 avrebbe dovuto recarsi in Facoltà per la discussione delle tesi.
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Moro Segretario DC Dopo dimissioni di Fanfani, Moro fu eletto Segretario nel marzo 1959: doveva essere una candidatura provvisoria. Centralità del partito nella società italiana e importanza dell’unità della DC. Con la sua abilità di mediazione riuscì a far accettare alla DC nella sua integralità la formazione di governi di centro sinistra.
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Moro Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri
Presiede 3 governi di centro sinistra tra dicembre 1963 e giugno Tante aspettative ma anche delusioni. Dopo il 1968, fuori dal Governo, sollecitava il partito a sintonizzarsi sul quadro nuovo che la società prospettava. Ministro degli Esteri (governi Rumor, Colombo, Andreotti): da agosto ’69 a giugno ’72 e poi da luglio ’73 a novembre ’74 (governo Rumor). Presidente del Consiglio di nuovo tra novembre 1974 e luglio 1976. Aldo Moro con Ugo La Malfa durante un Consiglio dei Ministri (governo Moro-La Malfa ).
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Moro e il PCI Osservatore attento della politica e dei cambiamenti nella società, dopo il 1968 divenne il riferimento più autorevole della politica italiana. Favorì la formazione del governo Andreotti della “non sfiducia” (6 agosto 1976) come pure il governo Andreotti di solidarietà nazionale (16 marzo 1978) con il sostegno del PCI. In questa operazione la regia prudente di Moro teneva conto delle pressioni americane su DC e sovietiche su PCI. L’interpretazione più plausibile è che Moro stesse operando per assicurare al paese un processo di democrazia compiuta, democrazia dell’alternanza.
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Morte di Moro 16 marzo 1978 rapito da commando BR.
Confronto politico tra tesi della fermezza e quella più possibilista della trattativa. Accorato appello del Papa agli “uomini della BR”. Benché 5 pubblici processi, 2 commissioni parlamentari d’inchiesta, molti volumi di studio: rimangono troppe incertezze. Scoppola: Il caso Moro come un macigno nella storia della repubblica; problema oscuro che ha condizionato il sistema politico italiano. Aldo Moro nel covo delle BR.
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Le immagini
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Caso Moro 1 Uno dei più oscuri misteri della storia d’Italia.
Dilemma: difesa dello stato o salvezza di una vita umana? Dibattito intenso e febbrile che riguardava il rapporto tra etica e politica. Il sequestro Moro spinse il Pci ad una fiducia sempre più convinta verso le istituzioni democratiche. Fu il momento del massimo avvicinamento tra DC e Pci; determinò l’inizio della reazione socialista.
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Caso Moro 2 Atti terroristici 1975 (702), 1976 (1198), 1977 (2128).
Obiettivo delle BR era di colpire la DC ritenuta cardine del SIM. Si voleva che la DC riconoscesse le BR e che cedesse alle loro imposizioni. Moro era la figura emblematica del regime democristiano. Le BR confidavano in una rivolta della base comunista dopo il 16 marzo: invece bandiere rosse e bandiere bianche insieme e masse di lavoratori alle manifestazioni di condanna del rapimento.
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Caso Moro 3 La responsabilità della morte di Moro è di chi l’ha ucciso, non dei mandanti occulti se ci furono. Le BR fecero prevalere la logica della violenza; diverso problema è quello se lo Stato ha assolto il suo compito di tutela del cittadino Moro. Le trattative avrebbero potuto aprire la strada ad una spirale di violenza. Invece la linea della fermezza sconfisse sul piano morale politico le Br. Quella fermezza che cercò di saldare difesa delle istituzioni e rifiuto della violenza.
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Caso Moro 4 Il rifiuto della violenza fu il filo conduttore di una discussione che rifletteva un dibattito più ampio tra logica delle istituzioni e diritti delle persone. In questa logica di rifiuto della violenza si pose Paolo VI con l’appello agli “uomini” delle BR. Respingendo la violenza gli italiani sceglievano nuovamente la convivenza democratica. La morte di Moro e il mancato rinnovamento politico e istituzionale di fine anni Settanta hanno segnato pesantemente la storia dell’Italia repubblicana.
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