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PubblicatoLuigina Bernardi Modificato 10 anni fa
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SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE E un sistema complesso, che interagisce a sua volta con altri sistemi complessi, in una società globalizzata e mondiale
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NOTTE DEL NOI ANCHE NELLA SCUOLA Usura degli organi di partecipazione Demotivazione educativa da genitori e insegnanti Autoreferenzialità di gruppi, componenti scolastiche, scuole
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DOMANDE Quale cittadinanza della scuola, nel territorio, nella politica, nella cultura? Quale rapporto e dialogo tra scuola e territorio (parrocchie, associazioni, enti locali..) Quale cittadinanza di insegnanti, genitori e studenti nella scuola? Quale cittadino chiediamo di formare alla scuola? (elevate aspettative nei confronti della scuola e conseguenti delusioni)
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SNODI, PUNTI FERMI, PROPOSTE a.lEDUCARE ( e la necessità di educare) è un punto di incontro tra insegnanti, fra scuola e territorio b.Scegliere il DIALOGO, che non è spontaneo uscire dai luoghi comuni semplificativi e mediatici uscire dalla logica del capro espiatorio, della ricerca del colpevole
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c. Lavorare su temi concreti per la scuola Piano dellofferta formativa: quali bisogni educativi? quali criteri CONDIVISI per definire la condotta ? Associazionismo genitori/insegnanti Temi concreti quali limmigrazione nelle scuole, la situazione resta della famiglia Formazione genitori/docenti/studenti rappresentanti di classe Autonomia come assunzione di responsabilità, come palestra di confronto sui criteri, sulle regole, del vivere insieme, non sulle cose inutili
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POSSEDERE AZIONI PARTECIPARE IN QUANTO PROPRIETARI EVIDENZIARE SITUAZIONI NON POSITIVE DELLAZIENDA ESSERE ATTENTI ALLE AZIONI NON ECONOMICHE DEI NOSTRI INVESTIMENTI LE ATTIVITA DELLE AZIENDE HANNO RISVOLTI SOCIALI. ANCHE NOI, IN QUANTO PROPRIETARI, NE SIAMO RESPONSABILI
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LA FINANZA DEVE RIMANERE MEZZO E NON FINE DELLECONOMIA NON DEMONIZZIAMO LA FINANZA LA FINANZA ETICA E UNA LOGICA DI MERCATO DIVERSA NON E SOLO CARITA
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NOSTRE RESPONSABILITA -NELLA SPESA QUOTIDIANA POSSIAMO FARE DELLE SCELTE -RICORDARE CHE IL NOSTRO RISPARMIO HA UN RISVOLTO SOCIALE (PRESTITI A CHI HA BISOGNO) E NON SOLO ECONOMICO -RECUPERARE UNA CULTURA CHE VA AL DI LA DEL PREZZO DI UNA MERCE E PER LA QUALE NON TUTTO E MERCE. IL GIUSTO PREZZO NON E IL PREZZO INFERIORE
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-INTERROGHIAMOCI DI PIU SU DOVE VANNO A FINIRE I NOSTRI RISPARMI SENZA FERMARCI A VALUTARE SOLO IL GUADAGNO - CHIEDERE UNA CERTIFICAZIONE OBBLIGATORIA ALLE IMPRESE SU PRODOTTO E PROCESSO, BASATA SU STANDARD ETICI CONDIVISI
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… CULTURA DIVERSA RI-EDUCHIAMOCI ALLESSENZIALE NON VIVERE AL DI SOPRA DELLE NOSTRE POSSIBILITA NON VIVERE AL DI SOPRA DELLE NOSTRE POSSIBILITA COMPRIAMO QUELLO CHE SERVE COMPRIAMO QUELLO CHE SERVE COMPRARE MENO MA ETICO COMPRARE MENO MA ETICO
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SIAMO COSTRETTI AD AVERE BISOGNI NON FONDAMENTALI CHE E IL CONTRARIO DI QUANTO DETTO NELLA CONFERENZA DI APERTURA COMBATTERE LA MISERIA PER SCEGLIERE LA POVERTA
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Cosè la democrazia deliberativa? nella scuola... nella scuola attraverso i rappresentanti: libri di testo, calendari scolastici, viaggi di istruzione, comunicazioni...
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Cosè la democrazia deliberativa? nelle pubbliche amministrazioni... nelle pubbliche amministrazioni attraverso i consiglieri: trasporti urbani, criminalità, servizi (ludoteche), rifiuti...
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Però… cè un però Sappiamo come va il mondo. Però buone pratiche, vicine e lontane. Cè un però rappresentato da buone pratiche, vicine e lontane. Sono molte esperienze, piccole e grandi e su scala diversa. Dal quartiere alla città, fino ad ambiti dove non si può fare leva sulla prossimità.
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La progettazione partecipata urbanistica Il tema principale è lurbanistica. Interventi di riqualificazione urbana. Villaggio Violino Non serve andare lontano. A Brescia: il caso del Villaggio Violino e, forse, di Campo Marte e dellex polveriera di Mompiano.
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E gli altri ambiti Politiche sanitarie Scelte di bilancio Sviluppo locale Capitolato per mense scolastiche Creazione di un marchio di qualità Sviluppo di stili di vita sostenibili
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È un problema di metodo assemblee pubbliche. Lo strumento usato da tempo sono le assemblee pubbliche, ma i risultati sono scarsi. Per stimolare e gestire la partecipazione non basta la buona volontà o la scelta politica. metodologiesaperfare organizzativo Ci vogliono metodologie e un saper fare organizzativo.
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È un problema di metodo (2) Le metodologie sono tante e diverse,. usate in modo singolo o integrato. Sportelli informativi, punti di ascolto, interviste, forum, tavoli sociali, consulte, forum telematici, focus group, metaplan, camminate di quartiere, Open space technology (Ost). Gruppi di lavoro e workshop, tavoli tecnici, laboratori progettuali, Action planning, Consensus building,Goal oriented project planning. Giurie di cittadini, Town meeting, Deliberative polling.
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È un problema di metodo (3) metodo che accomuna tutti quegli strumenti. Quello che ci interessa è il metodo che accomuna tutti quegli strumenti. ALLARGARE LO SPAZIO DELLA DECISIONE COLLETTIVA, TRASFORMANDOLA IN UN PROCESSO DIALOGICO IN CUI LE PERSONE VENGANO COINVOLTE E DIVENTINO PIÙ CONSAPEVOLI (EMPOWERMENT) E CORRESPONSABILI.
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Le ipotesi di lavoro. È qui che si innesta il lavoro di questa mattina. ipotesi di lavoro Proponiamo non una tesi pre-confezionata ma solo unipotesi di lavoro che chiediamo di analizzare e verificare. Lipotesi è duplice: 1.Il bene comune come processo 2.Gli ambiti dei laboratori
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1.Il bene comune come processo principiocriterio Il bene comune è un principio e un criterio. obiettivodato di partenza Ma nel concreto è più un obiettivo che un dato di partenza. Nessuno sa fin da principio quale sia il bene di tutti e di ciascuno. Va cercato. processoinsieme Per questo il bene comune si configura come un processo ed è perseguibile insieme agli altri. Che è poi il metodo della democrazia deliberativa
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2. Un mandato per i laboratori democrazia deliberativa I vantaggi del modello della democrazia deliberativa culturacivicaaccresce la cultura civica; produce decisioni migliori; condiviseconsente di giungere a scelte condivise; legittimitàconsensoaumenta la legittimità delle decisioni, perché genera consenso; consente di gestire costruttivamente i conflitti. Però, senza dilatare allinfinito il processo decisionale = integrare i meccanismi della democrazia deliberativa con quelli della democrazia rappresentativa
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La seconda ipotesi Ecco allora la seconda ipotesi di lavoro: VERIFICARE SE LA PRATICA, LA LOGICA, IL METODO DELLA DEMOCRAZIA DELIBERATIVA NON POSSANO ESSERE APPLICATI ANCHE AD ALTRI AMBITI ORGANIZZATIVI
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I laboratori: 6+1 Sono sei piste di lavoro che potrebbero diventare percorsi sperimentabili per ciascuno di noi e per le nostre associazioni: urbanisticaurbanistica (progettazione partecipata) scuola welfarewelfare lavoro economiae finanzaeconomia e finanza informazione
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E per concludere… discernimento comunitario non può essere che la pratica deliberativa sia un modo per ridare fiato anche allo slogan del discernimento comunitario molto proclamato e poco praticato nella vita ecclesiale e per applicare un po anche al proprio interno quello che si predica allesterno?
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