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Amore e Psiche Angelo Viganò Idro 2004
Antonio Canova, Amore e Psiche nell’atto di baciarsi, <Museo del Louvre. Lucio Apuleio, Metamorfosi o L’Asino d’oro, la favola di Amore e Psiche ( L 4,XXVIII- L 6,XXIV) Angelo Viganò Idro 2004
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Allegoria del potere dell’amore visto soprattutto nell’intensità del desiderio.
E’ rappresentato l’istante prima che il bacio avvenga e il desiderio si consumi. Angelo Viganò Idro 2004
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Apollo e Dafne La storia rappresentata riprende il mito di Dafne, la fanciulla che per sfuggire ad Apollo chiese aiuto alla madre Gea che la trasformò in pianta di alloro. Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, Angelo Viganò Idro 2004
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Eros ed Afrodite possono essere utilizzati in rapporto alla sessualità, al desiderio sessuale, al piacere.Tuttavia Eros si riferisce più specificatamente al desiderio amoroso, mentre Afrodite è implicata nell’intero campo di azioni comprese tra l’esercizio del fascino sessuale, e la concreta nascita dell’atto sessuale. eros ed afrodite Angelo Viganò Idro 2004
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Iliade: la soggezione della donna all’amore è causa di rovina.
Elena,moglie di Menelao, è la causa della guerra: il destino, rappresentato dal volere di Afrodite, l’ha coinvolta facendola cedere alla passione per Paride.Eppure la donna greca è strettamente dipendente dal suo sposo.Infatti dopo la caduta di Ilio Elena tornerà a Sparta con Menelao. Odissea: Penelope ed Ulisse rappresentano un esempio di amore coniugale e di fedeltà. Angelo Viganò Idro 2004
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Le “Argonautiche” Giasone è un incapace,senza ideali di gloria e di coraggio; è legato al rapporto con il quotidiano: la madre, la sposa, i compagni. Anche nel rapporto con Medea giasone si rivela incapace di amare, non riesce ad essere all’altezza dell’ impetuosa passione dell’eroina. Il comportamento di Medea appare sempre dominato dal contrasto tra ragione ed istinto, soprattutto dopo che Eros ha scagliato nel suo cuore la freccia d’amore per Giasone rivelando ancora la casualità, l’immediatezza e la irresistibile forza della passione. Angelo Viganò Idro 2004
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PLATONE simposio “ Poiché dunque è figlio di Poros e di Penia, ad Eros è toccata la sorte seguente. In primo luogo è sempre povero e ben lontano dall’essere delicato e bello, come credono i più, anzi è duro e lercio e scalzo e senza tetto abituato a coricarsi in terra e senza coperte, dormendo all’aperto sulle porte e per le strade e, avendo la natura di sua madre, è sempre di casa col bisogno. Per parte di padre, invece, è insidiatore dei belli e dei buoni, coraggioso,audace e teso, cacciatore terribile, sempre a tramare stratagemmi, avido d’intelligenza ed ingegnoso, dedito a filosofare tutta la vita, terribile stregone, fattucchiere e sofista. E per natura non è né immortale né mortale, ma ora fiorisce e vive nello stesso giorno, quando gli va in porto, ora invece muore e poi rinasce nuovamente in virtù della natura del padre. E infatti l’oggetto dell’amore è ciò che è realmente bello, grazioso, perfetto e invidiabilmente beato, mentre l’amante ha un altro bell’aspetto, quale quello che ho esposto”. (Platone, Simposio, 203b-204a). Angelo Viganò Idro 2004
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Pausania inizia il discorso dicendo che Eros non è uno solo, bensì due, perciò è corretto dire in precedenza quale dei due si debba lodare.In verità, qualsiasi cosa risulta bella o brutta secondo il modo in cui viene compiuta;per questo motivo bisogna elogiare l'Eros che incita ad amare in modo bello. Esiste un Eros celeste e un Eros volgare che è amato da coloro che prediligono il corpo rispetto all'anima L'unica via attraverso la quale è il fanciullo si conceda in modo bello all'amante è quella dell'eccellenza. Bisogna dunque unire la legge che riguarda l'amore dei fanciulli a quella che riguarda l'amore della sapienza.Questo è l'amore Celesta,che costringe entrambi ad impegnare i propri sforzi nel tendere all'eccellenza. Pausania "Così è certamente bello,in tutto e per tutto,il concedersi in vista dell'eccellenza.Questo è l'amore della dea Celeste:esso costringe sia l'amante sia l'amato ad impegnare i propri sforzi nel tendere all'eccellenza." Angelo Viganò Idro 2004
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Secondo Fedro Amore è il più antico degli dei e concorda in questa tesi con altri filosofi tra cui Parmenide. Amore è l’unico che dà agli uomini principi veri, infatti nessuno commetterà mai un’azione di cui poi potrebbe vergognarsi davanti alla persona amata. Un uomo in guerra deporrebbe le armi davanti ad amici e parenti, ma mai lascerebbe solo il suo amato, per questo il miglior governo sarebbe quello composto da amanti e amati. L’amore vero è quello per cui si è disposti a morire, un esempio è quello di Achille che, nonostante il suo amato Patroclo fosse già morto, ha donato la vita per vendicarlo; mentre Orfeo non amava veramente Euridice perché per lei non è stato disposto a morire, ma ha cercato di entrare nell’Ade vivo. Fedro L’amore più divino è quello ricambiato perché in tal caso entrambe gli innamorati sono posseduti dal dio Amore. Amore è l’unico che può infondere agli uomini virtù e felicità sia mentre vivono che dopo la morte. Angelo Viganò Idro 2004
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Erissimaco Erissimaco è un medico e parla dell’amore da medico.
La medicina conosce gli impulsi erotici del corpo a riempimento e a svuotamento. Il medico perfetto è colui che sa distinguere l’eros limpido da quello sconcio e diventa specialista quando è in grado di introdurre eros nel corpo, cioè di creare intimità tra gli elementi opposti (ex. gelo e calore). Erissimaco fa riferimento ad Eraclito citando l’armonia che è concordia e ritmo. Nel cuore solamente si trovano gli impulsi erotici senza la presenza del doppio eros. Infatti l'opposto eros deve essere tenuto sotto controllo. Eressimaco paragona l'eros alle stagioni dove l'eros regolare crea armonia, l'opposto crea squilibrio. La competenza in questo campo è l'astronomia. Il campo precedente era la magia presaga che è operatrice d'intimità fra gli dei e umanità. Erissimaco "Tra i due, l'eros che ha più potenza è quello che ha per scopo la perfezione bene ed equilibrata e retta, nel mondo dell'umano e del sovraumano, che sa farci dono di ogni benedizione dal cielo e ci mette in grado di convivere fra noi, di crearci una nostra intimità anche con le potenze estreme sopra di noi, gli dei. " Angelo Viganò Idro 2004
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Nel suo discorso Aristofane parla della potenza e lo fa cominciando con il riferimento alla primitiva natura umana. Spiega che all’inizio i generi dell’umanità erano tre: maschio,femmina e androgino e che la forma di ogni uomo era arrotondata. Ogni individuo presentava quattro mani gambe, orecchie due volti e tutto il resto secondo questo schema. Questi individui avevano propositi arroganti e tentarono un attacco contro gli dei e Zeus, per punirli, li tagliò in due. Ogni metà cercava la metà perduta e una volta trovata non si lasciavano più, non volevano più fare niente da sole e quindi morivano di fame e di inazione. Allora Zeus spostò i loro genitali al centro e così stabilì la generazione tra maschio e femmina o se invece un maschio si imbatteva in un altro maschio avesse almeno la sazietà della congiunzione. Aristofane L’anima vuole qualcosa che non è capace di esprimere, ma una cosa esprimibile è che vorrebbero diventare da due uno perché, comunque, una volta gli uomini erano interi e all’amore tocca fare questo, cioè riunirli. Ma c’è una cosa da temere, ossia di essere spaccati una seconda volta e perciò bisogna portare riverenza agli dei. “Gli uomini non hanno assolutamente coscienza della potenza di Eros.” Angelo Viganò Idro 2004
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Agatone “Eros possiede somme virtù:
è giusto, è coraggioso, è temperante, è sapiente. Eros dona sempre agli uomini le cose più belle e più buone.” Agatone incomincia il dialogo lamentando il fatto che nei precedenti discorsi siano stati elogiati ed esaltati i beni donati da Eros e la felicità che essi portano agli uomini, senza però spiegare chi sia Eros. Nonostante questa premessa finirà anche lui col sbagliare. Infatti invece di spiegare chi è eros elenca tutta una serie di suoi attributi. Agatone Eros è il dio più felice, il più bello, il più giovane e… Poi dopo aver elencato una serie di attributi parla delle quattro virtù fondamentali di Eros: è giusto, è coraggioso, è temperante, è sapiente. E il suo discorso conclude elencando tutta una serie di benefici prodotti da Eros. Angelo Viganò Idro 2004
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Socrate espone il lungo incontro avuto con la sacerdotessa Diotima che lo istruisce riguardo l’amore, con un metodo anche induttivo, tempestandolo di domande. Si scopre così la natura d’amore: un demone lungi dall’essere bello e dolce, figlio di ricchezza e povertà. Procura agli uomini il desiderio di ciò che non possiedono e suo scopo è la procreazione che tende all’immortalità, anche se purtroppo molti uomini la intendono in senso solo corporeo. L’iniziazione ai misteri d’amore deve cominciare con la percezione della bellezza puramente fisica, fino ad arrivare a gradi di bellezza sempre più “nobili” e quindi al traguardo del “Bello” per eccellenza. “Lo scopo dell’amore non è il bello, ma la procreazione e il dare alla luce nella bellezza, perché la procreazione è quanto di eterno e immortale può toccare ad un essere mortale.” “La sapienza infatti è nel novero delle cose più belle ed è al bello che Eros si volge; da ciò deriva, di necessità, che Amore è amante della sapienza e, essendo amante della sapienza, è una via di mezzo tra il sapiente e l’ignorante.” Angelo Viganò Idro 2004
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Alcibiade, amante di Socrate, arriva ubriaco al banchetto, si siede accanto a lui.Lo paragona al satiro Marsia perché anche lui è un flautista incantatore anche se il primo rapisce la mente con dolci melodie e il secondo con le sole parole. Alcibiade afferma di provare vergogna dinanzi a Socrate poiché è il solo che riesca a fargli capire quanto sapere a lui manchi.Continuando narra di una notte passata con l’amante:Alcibiade voleva giungere a un rapporto fisico ma Socrate si rifiutò nonostante le provocazioni ; il mattino seguente quando si svegliarono colui che era stato disdegnato non provava rancore ma bensì ammirazione verso colui che aveva avuto un tale temperamento. A differenza degli altri Alcibiade non parla di Eros direttamente ma nel suo discorso elogia Socrate e lo presenta come l’amante perfetto. Amore nell’accezione di Platone è amore per la filosofia, ricerca del sapere; di conseguenza Socrate è ritratto come il filosofo perfetto. Angelo Viganò Idro 2004
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Fedro e Socrate si incontrano
Fedro e Socrate si incontrano. Il primo è appena tornato dall'incontro con Lisia e racconta al secondo le parole dette dall'oratore. Il tema affrontato nel loro discorso è l'Amore, inteso come Eros, e il rapporto che si potrebbe instaurare tra due persone le quali potrebbero essere innamorate oppure no. In poche parole secondo il pensiero di Lisia è meglio unirsi ad una persona verso la quale non si prova amore, poiché l'innamorarsi causa dolore e dispiaceri. Lisia intende l'amore come malattia perchè l'innamorato vede la persona a cui è legato in un modo troppo contemplativo e, una volta che il desiderio è stato ricambiato da entrambe le parti, costui può pentirsi di tutti i benefici che ha recato all'altra persona. Un uomo che non ama invece non si pentirà mai in quanto non prova nessun sentimento nei confronti dell'altra. Il FEDRO Socrate non è d'accordo e pensa che Socrate non vuole aggiungere inizialmente Il discorso sia bello stilisticamente il suo pensiero-parere alle alle affermazioni Però detto da una persona che come di Lisia-Fedro perchè ritiene che non sia suo Lui ignora l'argomento dovere, ma di un oratore o comunque una persona che non improvviserebbe conoscendo l’argomento. La prima risposta di Socrate sull'argomento.(234c-237a) Angelo Viganò Idro 2004
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Piacevole = tutto ciò che è inferiore
Socrate capovolge la posizione di Lisia. Ciò che manca nel discorso di Lisia è la definizione dell’essenza dell’Eros. Lisia ha considerato Eros: ”desiderio della bellezza dei corpi e posizione irrazionale”. Socrate, partendo da questa posizione , illustra gli svantaggi che derivano al giovane che concede i propri favori a chi è innamorato. Mostra come si possa ordinare gli svantaggi in 4 gruppi. quale vantaggio o quale danno deriverà in modo verosimile da parte di chi ama e da parte di chi ama a colui che lo asseconderà? Secondo problema: L’amante è geloso, allontana l’amato da molte altre compagnie anche utili perché grazie a queste potrebbe diventare un vero uomo; così l’amante provoca un danno all’amato. L’amante tiene lontano l’amato dall’amore per il sapere (divina filosofia), vuole che l’amato Sia ignorante e che abbia occhi solo per lui. ’Uomo innamorato non è utile né come tutore né come compagno. Primo problema: Chi ha il desiderio è schiavo del piacere, cerca di sottomettere l’amato. per chi ama: Piacevole = tutto ciò che è inferiore Odioso = tutto ciò che è superiore L’amante non tollera volentieri un amato che sia pari o superiore a lui, per questo tenderà a renderlo inferiore e più debole. l’ignorante è inferiore al sapiente chi non è capace di parlare è inferiore all’eloquente il vile è inferiore al coraggioso il tardo è inferiore al perspicace L’amante per non rimanere privo del piacere del momento, cerca di produrre quei tanti difetti che non sono innati nell’animo dell’amato per rallegrarsi. Angelo Viganò Idro 2004
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Terzo problema: L’amante deve prendersi cura del corpo dell’amato dopo che ne è diventato il padrone e così protende a seguire il piacere e non il bene;quale vantaggio o danno procurano il bene, la compagnia e la cura dell’amante? Socrate spiega le conseguenze dei danni che provengono al giovane amato dai rapporti con l’innamorato. L’amante è possessivo e così isola l’amato da tutti per far sì che goda solo della compagnia dell’innamorato. L’amante gradirebbe che l’amato sia privo dei beni più vari, preziosi e divini perché considerati impedimenti per la loro piacevole relazione. L’amante desidera che l’amato tardi il più possibile a costruirsi una famiglia. A molti mali corrisponde il piacere momentaneo. Per l’amato l’amante è dannoso. La differenza d’età tra l’amante e l’amato rende il rapporto difficile perché la stessa età porta agli stessi interessi e piaceri e viceversa. Un vecchio deve stare con un vecchio.Un giovane deve stare con un giovane. L’amante si impone sull’amato osservandolo ai suoi sani desideri;quali piaceri potrà offrire all’amato per fare in modo che in quello stesso tempo che trascorre con lui, egli giunga al colmo disgusto? La pesante imposizione dell’innamorato nei confronti dell’amato risulta spiacevole sia nell’aspetto fisico che nelle parole. Se l’amante, rimanendo tale, è dannoso e sgradevole, in seguito non mantiene le promesse fatte. Dopo l’innamoramento l’amante riacquista l’intemperanza e il senno cambiando totalmente l’atteggiamento. Trascorsa la passione, colui che prima era innamorato, diventa irriconoscibile poiché riacquista la temperanza e il senno perduti: così l’amante diventa inaffidabile. Dopo l’innamoramento colui che era innamorato si da alla fuga e l’amato lo segue imprecando. Questo accade a chi non ha compreso che si deve concedere i propri favori a chi è senza senno. L’innamorato così riacquista la ragione e la temperanza. In conclusione il discorso vuol far capire il rapporto tra innamorato e amato e le conseguenze nell’accettare la relazione. Così l’amato deve subire conseguenze per stare con l’amante. Angelo Viganò Idro 2004
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Socrate parla di eros come una malattia umana ed elogia il non innamorato, in quanto privo di eros e di amore per il sapere. Eros = essenza = desiderio Il desiderio può essere rivolto verso: 1.i piaceri e si dice dismisura 2.il bene maggiore e si dice temperanza Eros porta vantaggi, svantaggi e conseguenze danni che toccano la persona;danni che toccano i beni della persona danni che provengono dall’atteggiamento negativo dell’amante danni che riguardano l’amato dopo la dominazione dell’eros Eros: desiderio che porta alla ricerca della bellezza in maniera irrazionale passione irrazionale, morbosità, malattia da cui derivano danni e vantaggi Conclusione L’amicizia con l’innamorato non nasce dalla benevolenza, ma da un bisogno quasi istintivo e per un certo scopo. Angelo Viganò Idro 2004
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Secondo discorso di socrate.(243e-257b)
Socrate inizia il secondo discorso perché vuole purificarsi (palidonia =rito di purificazione) infatti con il primo discorso, appreso da Lisia, aveva offeso eros, l’amore carnale. Il secondo discorso contraddice il primo, nel quale si dice che chi ama è in preda alla mania (=follia) mentre chi non ama è padrone di sè. Per Platone la mania è un dono divino quindi qualcosa di positivo (questo però è un paradosso, perché i suoi contemporanei non condividevano il suo pensiero). Si possono distinguere 3 tipi di mania: La mania che nasce in coloro che sono destinati a malattie, a cui trovano scampo con preghiere e culti agli dei. Chi è posseduto da una giusta dose di mania si libera dai mali presenti. Muse; che danno ispirazioni per canti in un anima pura. Angelo Viganò Idro 2004
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Bellezza attraverso gli occhi, gioisce.
Questa passione può chiamarsi in due modi: Eros per i mortali . Petros per gli dei, poiché costringe a mettere le ali. Ogni anima cerca un’altra anima che le assomigli. Socrate spiega attraverso una “favola” il rito dell’innamoramento: I personaggi sono: Cavallo malvagio = trascina verso le azioni terribili e illecite Cavallo bianco e buono Auriga (amante)= vedendo l’amato si ricorda dell’idea della vera Bellezza. Vengono trascinati tutti dal cavallo malvagio verso l’amato, che dopo esser caduto s’acquieta e si spaventa dell’anima. Attraverso le buone maniere l’auriga e il cavallo bianco riescono a far capire il sentimento dell’amante nei suoi confronti. Questo sentimento va all’amante poi come un soffio torna all’amato che si riempie l’anima e quindi gli crescono le ali. In questo modo le persone s’innamorano. Ma: 1.Se prevalgono le parti migliori dell’anima (ragione e pudore) si ha un comportamento disciplinato e si arriva alla filosofia. 2. Se si ha un comportamento rozzo, i cavalli sono sfrenati, compiono ciò che è stato deciso dalla parte cattiva ell’anima. Quindi , in conclusione , chi è amico di un amante riceve dei doni (le ali per volare), chi non è un amico del genere ha un animo meschino e avrà una punizione. Angelo Viganò Idro 2004
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"In quale misura io avessi così trovato il concetto di "tragico", la conoscenza definitiva della psicologia della tragedia, l'ho spiegato da ultimo anche nel Crepuscolo degli idoli : " Il sì alla vita anche nei suoi problemi più oscuri ed avversi, la volontà di vita che nell'immolare i suoi esemplari più alti sente la gioia della propria inesauribilità - questo io chiamo dionisiaco, questo io ho inteso come ponte verso la psicologia del poeta tragico. Non per svincolarsi dal terrore e dalla pietà, non per purificarsi da una passione pericolosa per mezzo di una violenta scarica, questo è stato l'equivoco di Aristotele -: bensì perché, al di là di terrore e pietà, siamo noi stessi la gioia eterna del divenire quella gioia che comprende in sé anche la gioia nell'annientare…". F. Nietzsche Angelo Viganò Idro 2004
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"la baccante, per non essere preda sessuale, diventa una cacciatrice che uccide. Il mito della nascita di Dioniso dalla coscia di Zeus -nascita che rappresenta un parto maschile- lo pone già sotto l'insegna di un'ambiguità che troverà poi nel travestimento da donna - sacerdotessa, utilizzato per il rientro a Tebe, un'ulteriore manifestazione . "Gli sbranamenti degli uomini per opera delle baccanti, ripetutamente testimoniati nei miti dionisiaci, sono la reazione della preda che azzanna il cacciatore, esprimono l'odio per il maschio" Angelo Viganò Idro 2004
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