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ARTE RAVENNATE
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un po' di storia... Dopo la morte di Teodosio il Grande ( ) l'immenso impero romano fu definitivamente diviso in due parti: l'Oriente e l'Occidente che vennero assegnate ai suoi due successori, i figli Arcadio ( ) e Onorio ( ), Il primo scelse l'Oriente, mentre il secondo preferì l'Occidente, designando Ravenna quale capitale della sua parte di impero, impero che durò fino al 476, anno in cui l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augustolo ( ), venne deposto dal barbaro Odoacre. Questi, spedite le insegne imperiali all'imperatore d'Oriente, Zenone ( ), dichiarò di volersi mettere ai suoi ordini. Per tutta risposta, nel 488, contro di lui fu inviato Teodorlco, re degli Ostrogoti, che lo sconfisse definitivamente nel 493, impossessandosi di Ravenna, e creò in Italia un regno romano-barbarico con l'appoggio dell'aristocrazia romana. Nel 535 l'imperatore d'Oriente Giustiniano ( ), salito al trono l'anno dopo la morte di Teodorico (526), cercò di ricomporre l'unità dell'antico impero romano. Nel 540 il generale bizantino Belisario conquistò Ravenna. L'Italia, ormai ridotta in condizioni disastrose, divenne una delle province dell'impero riunificato, sotto il diretto comando di un esarca (dal greco èxarchost comandante) che risiedeva a Ravenna. I Bizantini lasciarono la città solo nel 751, dopo la conquista da parte dei Longobardi.
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Tre periodi: Periodo imperiale (fino al 476) Periodo ostrogotico (fino al 540) Periodo giustinianeo (dal 540)
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Mausoleo di Galla Placidia (figlia dell'imperatore Teodosio)
presenta una pianta irregolare e quasi a croce greca, con volte a botte sui quattro bracci e una cupola all'incrocio di questi
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Mausoleo di Galla Placidia
All'esterno l'edificio è molto semplice e spoglio: gli unici motivi decorativi sono gli archetti ciechi e i classici timpani tiburio
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Al contrario dell'esterno l'interno è di una stupefacente ricchezza ornamentale, quasi a sottolineare il contrasto simbolico fra il corpo (l'esterno povero e semplice) e lo spirito (l'interno sfolgorante) La cupola è ricoperta con un mantello blu-notte seminato di stelle dorate. Queste, ordinate in modo concentrico, sembrano essere generate direttamente dalla splendente croce gemmata che ne occupa la sommità. I simboli apocalittici degli Evangelisti si dispongono nei quattro pennacchi.
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Sulla parete di fronte all'ingresso due Santi: tra loro è posta una fontana con zampillo verso la quale convergono due colombe per abbeverarsi. Al di sopra della scena una conchiglia rovesciata fa da copertura, fingendo una sorta di catino absidale. San Lorenzo
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BATTISTERO DEGLI ORTODOSSI
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L'edificio ha pianta ottagonale con absidi su quattro lati ed è coperto da una cupola nascosta da un tiburio. La forma ottagonale è chiaramente leggibile solo a partire dal livello delle finestre.
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Anche in questo caso il sobrio esterno in semplici mattoni a vista è appena mosso dai volumi delle piccole absidi, dalle finestre centinate e dagli archetti pensili separati da lesene.
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3 L'interno al contrario si presenta ricchissimo ed è suddiviso in tre parti: le due inferiori comprendono un doppio ordine di arcate che si sviluppano lungo gli otto lati dell'edificio, quella superiore invece è costituita dalla sola cupola. 2 1
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La cupola è interamente mosaicata.
La fastosa decorazione si organizza secondo due fasce concentriche gravitanti attorno a un nucleo centrale. In quella inferiore si rincorrono architetture prospettiche in cui si alternano troni vuoti (etimasia) affiancati da vedute di giardino (il giardino del Paradiso) e altari sui quali sono appoggiati i libri dei Vangeli, affiancati da seggi per gli eletti. Nella fascia mediana, al di sopra di un prato verde, separati da piante di acanto, si dispongono i dodici Apostoli.
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Essi indossano abiti da Senatori romani e recano delle corone, sono variamente atteggiati e procedono trionfanti secondo due direzioni opposte, finché le figure di San Pietro e di San Paolo non si trovano affrontate e in posizione simmetrica rispetto all'asse del nucleo principale.
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Gesù è presentato frontalmente immerso fino ai fianchi nelle acque del Giordano, che viene rappresentato mediante l'artificio di evidenziarlo in sezione. Il Battista (a sinistra), sulla .sponda del fiume, è visto di profilo, con la gamba sinistra piegata mentre il piede poggia su un risalto roccioso, ed è colto nell'atto di versare l'acqua sul capo del Cristo, sulla cui perpendicolare è collocata una colomba ad ali spiegate, simbolo dello Spirito Santo. Dalle acque emerge, sulla destra, la pagana personificazione del fiume Giordano individuata dalla scritta abbreviata. Ciò dimostra come fosse ancora ben viva l'iconografia tradizionale
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Periodo Ostrogotico per il culto ariano
Sant’Apollinare Nuovo La basilica è a tre na vate priva di quadriportico e preceduta dal solo nartece che in area ravennate viene più propriamente detto àrdica. La navata centrale è conclusa da un'abside semicilindrica ma poligonale all'esterno.
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Gli archi a tutto sesto sono sorretti da colonne dotate di pulvini.
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Al di là del Palazzo si notano alcuni edifici basilicali o a pianta centrale che hanno la funzione di rappresentare sinteticamente e simbolicamente la città di Ravenna.
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la veduta del Palazzo di Teodorico è mostrata in prospettiva ribaltata
la veduta del Palazzo di Teodorico è mostrata in prospettiva ribaltata. Ciò vuol dire che quello che vediamo corrisponde a tre lati di un peristilio. L'artista per consentire che un maggior numero di fedeli potesse capire il soggetto raffigurato ha scelto di ribaltare le due ali del peristilio sullo stesso piano del fronte
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I due lunghi cortei furono eseguiti nel periodo di dominio bizantino ed evidenziano alcuni dei caratteri distintivi: la ripetitività dei gesti e la preziosità degli abiti; la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure); l'assoluta frontalità delle rappresentazioni; la fissità degli sguardi; la quasi monocromia degli sfondi, nei quali prevale comunque l'oro; l'impiego di elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale; la mancanza di un vero piano d'appoggio per le figure che appaiono come sospese o fluttuanti nello spazio.
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Periodo giustinianeo Chiesa di Santa Sofia
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San Vitale Periodo Giustinianeo
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All'esterno la struttura mostra la sua semplicità essendo di soli mattoni. Compositivamente gli spazi sono ottenuti dalla compenetrazione di solidi geometrici elementari quali prismi, piramidi, cilindri e porzioni di cono. Inoltre le facce del corpo prismatico principale, rinforzate da contrafforti che si ispessiscono in corrispondenza degli spigoli, sono divise da una cornice in due parti corrispondenti al doppio loggiato interno. Il volume centrale del tiburio ottagonale nasconde la cupola.
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La Basilica di San Vitale fu fondata nel 532 e consacrata nel 547.
L'edificio ha pianta ottagonale preceduta, in origine, da un quadriportico, ma attualmente solo da un nartece a forma di fòrcipe che si dispone tangente a uno spigolo della costruzione centrale. All'interno a quello perimetrale si somma un secondo ottagono, i cui lati si dispiegano come i petali di un fiore aprendosi in esedre con due ordini di arcatelle sovrapposi. Lo spazio centrale è coperto da una cupola emisferica raccordata al tamburo ottagonale dai pennacchi. Due sono gli ingressi che si aprono su altrettanti lati adiacenti dell'ottagono esterno. Il visitatore che entra nella basilica può percepire lo spazio in due distinte maniere dipendenti dall'aver scelto l'uno l'altro degli accessi. Infatti, chi è penetrato attraverso l'ingresso posto di fronte all'abside avverte di essere in uno spazio basilicale esteso in una sola direzione.
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Uno di essi è in asse con il presbiterio, seguito dall'abside Questa è affiancata da due piccoli ambienti caratteristici delle basiliche bizantine: a destra il diacònicon (dal greco bizantino diakonikòn, appartenente al diacono) per la con conservazione del pane e del vino consacrati, a sinistra la pròtesis (dal greco protithèmai, porre avanti) per la conservazione delle suppellettili e per la preparazione delle funzioni liturgiche.
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Chi, invece, ha attraversato l’accesso dall’altro lato, ha di fronte e attorno a sé uno spazio centrico e avvolgente
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pulvino
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San Vitale
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I due pannelli, leggermente concavi per essere posti all'innesto della conca dell'abside, raffiguranti Giustiniano (a sinistra) e la consorte (a destra), l'imperatrice di rara bellezza Teodora, accompagnati dai dignitari e dalle dame di corte.
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L'imperatore e l'imperatrice, sono rappresentati mentre portano all'altare le offerte del pane e del vino il giorno della consacrazione della basilica. Ma anche se i regnanti non si recarono mai a Ravenna pure le due scene sono ancora più significative della presenza vera della coppia imperiale in quanto i ritratti di Giustiniano e Teodora sembrano addirittura apparizioni divine. L'imperatore d'Oriente, infatti, era considerato il tramite fra Dio e il suo popolo e, di conseguenza, la sua dignità era pari a quella degli Apostoli.
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La tecnica rappresentativa è molto schematica.
Ad esempio, la prospettiva della porta con la tenda scostata per permettere il passaggio del corteo dell'imperatrice appare insolita. Tuttavia, anche in questo caso, numerosi elementi contribuiscono a rendere la presenza dei monarchi senza tempo: la bidimensionalità, il preziosismo delle vesti e dei colori, la ripetitività dei gesti, la ieraticità dei due personaggi imperiali, la solennità di tutti gli altri, la mancanza di un verosimile piano d'appoggio il fondo d'oro che rende lo spazio irreale e infinito. Per l'eternità l'imperatore e l'imperatrice saranno simbolicamente lì, nella zona più interna e sacra dell'edificio e per tutti i secoli a venire continueranno a recare i loro doni.
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Santa Apollinare in Classe, mosaico del catino absidale
L'abside è inquadrata dall'arco trionfale nella cui sommità compaiono un clipeo con il busto di Cristo e i quattro simboli degli evangelisti. Verso Gesù convergono 12 pecorelle, simboleggiatiti gli Apostoli, Nel catino, invece, la raffigurazione è divisa in due parti distinte.
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Santa Apollinare in Classe, mosaico del catino absidale
Al centro la croce gemmata (in un tondo con la volta stellata), emblema della vittoria sulla morte, è qui simbolo della trasfigurazione di Cristo. Infatti, contro un cielo dorato denso di nuvole rossastre, Cristo rivela la sua natura divina fra le apparizioni dei profeti Elia e Mosè e alla presenza di tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni (le tre pecorelle immediatamente sotto la croce). In basso, Sant'Apollinare, con le braccia sollevate nell'antico gesto dell'orante, è attorniato da dodici pecore simboleggianti gli Apostoli. In posizione frontale, rivolto verso la comunità dei fedeli, il santo vescovo è l'intermediario ideale fra gli uomini e Dio: dei primi, infatti, raccoglie le preghiere, che offre, quindi, all'Eterno.
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L'intera porzione inferiore del catino consiste nella raffigurazione di un giardino fiorito, ma il colore naturalistico, in questo caso, è fuorviante perché la funzione del prato verde è quella stessa del fondo oro. Infatti, le pietre, gli alberi, i fiori, gli animali e anche Sant'Apollinare vi si dispongono contro con lo stesso innaturale appiattimento, la medesima mancanza di spazialità e l'identico elevato senso decorativo che si avrebbe se le tessere fossero risplendenti d'oro.
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