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Capitolo 11 Economia e politica nell’Europa del Cinquecento

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Presentazione sul tema: "Capitolo 11 Economia e politica nell’Europa del Cinquecento"— Transcript della presentazione:

1 Capitolo 11 Economia e politica nell’Europa del Cinquecento

2 La ripresa economica europea nel Cinquecento
Nel Cinquecento l’economia europea è in forte ripresa. Prima di tutto ricomincia a crescere la popolazione, dopo che la grave crisi del XIV secolo, in parte determinata dall’epidemia della Peste Nera, aveva invertito il processo di crescita. Contemporaneamente si estendono le coltivazioni perché, a causa dell’aumento demografico, la domanda di prodotti alimentari è molto forte. Il commercio si espande e assume dimensioni veramente mondiali toccando, dopo le scoperte geografiche, tutti i continenti, ad eccezione dell’Oceania che resta l’unica zona del pianeta non ancora esplorata. - Tutte le attività che permettono a uomini e donne di procurarsi beni (cibo, abiti, casa, libri, auto, medicine…) e servizi (istruzione scolastica, trasporto pubblico, servizi ospedalieri …) sono dette attività economiche. Il loro insieme costituisce appunto l’economia (la parola deriva dal greco oikonomìa che significa «amministrazione della casa»). - Con il commercio, molti mercanti abili e fortunati si arricchiscono, ma non usano la loro ricchezza solo per acquistare dimore eleganti, gioielli e altri articoli di lusso. La impiegano invece per comprare nuove merci, affittare navi e carri per i trasporti, organizzare spedizioni commerciali in paesi lontani, in modo da moltiplicare i propri guadagni e accumulare capitali. - Il capitale è in fatti la ricchezza che non si consuma subito per vivere meglio, ma si «investe» (vale a dire, si impiega) per farla riprodurre ed aumentare ed ottenere cosi nuova ricchezza. L’accumulo dei capitali costituisce una novità nell’economia del tempo che continua ad essere prevalentemente agricola e arretrata.

3 Il centro dei commerci si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico
- Fino a tutto il Quattrocento e a gran parte del secolo successivo il mar Mediterraneo è ancora il centro dei commerci internazionali. L’Italia gode ancora di grande prosperità e Venezia è forse la più ricca città d’Europa. Ma sul finire del XVI secolo i traffici intercontinentali cominciano a percorrere le rotte dell’oceano Atlantico mentre il Mediterraneo, a poco a poco, è tagliato fuori dal grande commercio mondiale. - Si sviluppano invece, uno dopo l’altro, i porti atlantici che si trovano sulle nuove rotte commerciali: Lisbona (Portogallo), Siviglia (Spagna), Anversa (Fiandre) e poi, dal Seicento, Amsterdam (Olanda) e infine Londra (Inghilterra). Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dal Mille alla metà del Seicento © Zanichelli editore 2013

4 Il rovescio della medaglia: la rivoluzione dei prezzi
La ripresa economica ha però il suo rovescio. Nel Cinquecento si verifica infatti un generale aumento dei prezzi, che colpisce in particolare i cereali, alimento base per la maggior parte della popolazione. Gli studiosi di economia parlano di una congiuntura economica sfavorevole. - Il rialzo dei prezzi ha cause complesse. La principale sembra essere, a partire dal tardo Quattrocento, il forte aumento della popolazione che spinge in alto la domanda di beni di consumo. - Per far fronte alla domanda, la produzione cresce, ma meno di quanto sarebbe necessario, perché lo sviluppo delle tecniche agricole e industriali è ancora arretrato. Di conseguenza i prezzi si alzano poiché i beni disponibili (grano, carne) sono insufficienti al bisogno. - Quando, come in questo caso, i prezzi salgono e occorre più denaro per comprare la stessa merce, si verifica un fenomeno che è detto inflazione. Essa danneggia poco i mercanti, che possono alzare i prezzi delle loro merci, ma colpisce duramente i salariati, che ricevono una paga fissa e quei contadini che devono pagare per la terra affitti sempre più alti. - Verso la fine del secolo la massa della popolazione, quindi, si impoverisce poiché i salari dei lavoratori non aumentano di pari passo con il costo della vita. - In quest’epoca campagne e città sono invase da un numero elevatissimo di miserabili e vagabondi, come mai era avvenuto in precedenza: invalidi, disoccupati, contadini che hanno perduto la loro terra... Per assisterli, ma anche per controllarli più facilmente, le autorità cittadine inventano uno speciale certificato da rilasciare a chi ha le condizioni richieste: la licenza di mendicità, che è l’autorizzazione necessaria per chiedere l’elemosina. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dal Mille alla metà del Seicento © Zanichelli editore 2013

5 Nascono i primi Stati nazionali moderni
Nel Cinquecento i paesi europei posti sull’Atlantico, cioè la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e, in misura minore, il Portogallo, stavano completando la loro trasformazione in Stati nazionali moderni. Erano governati da forti monarchie, avevano vasti territori unificati dal re, potevano contare su un’efficiente burocrazia (l’insieme dei funzionari che amministrano lo Stato) e su un esercito permanente, che non si scioglieva neanche in tempo di pace. I sudditi contribuivano al mantenimento dei funzionari e degli eserciti pagando le tasse. - L’Italia, divisa in Stati e staterelli, era politicamente e militarmente fragile. Era stata, inoltre, uno dei maggiori centri di ricchezza d’Europa e anche per questo attirava il desiderio di conquista delle grandi potenze. Perciò, nel corso del Cinquecento, l’Italia divenne meta di invasioni e fu teatro di guerre sanguinose. - Non erano ancora trascorsi cinque anni dalla discesa di Carlo VIII (1494) che suo cugino, il nuovo re di Francia Luigi XII, ritentò l’avventura italiana (1499), rivendicando oltre al Regno di Napoli anche l’eredità del ducato di Milano, come discendente dei Visconti. Venezia si schierò al suo fianco e il papa Alessandro VI Borgia non lo ostacolò, sperando che il re francese aiutasse suo figlio Cesare a procurarsi un principato in Romagna. - Seguì una serie di intricate vicende politiche e militari che coinvolsero quasi tutti gli Stati italiani, oltre ai due contendenti principali che erano la Francia e la Spagna. Infine, nel 1516, queste due grandi potenze giunsero ad un accordo, in base al quale il ducato di Milano rimase ai Francesi e il Regno di Napoli agli Spagnoli. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dal Mille alla metà del Seicento © Zanichelli editore 2013

6 L’Impero di Carlo V si estende dalla Germania all’America
Nel 1519, comprando con l’oro prestatogli dai banchieri Fugger i voti dei sette principi tedeschi cui spettava l’elezione dell’imperatore (detti «grandi elettori»), il giovane principe Carlo d’Asburgo, già re di Spagna, ottenne la corona imperiale e assunse il nome di Carlo V. - Il più minacciato dall’enorme potere di Carlo V era senza dubbio il nuovo re di Francia, Francesco I, i cui territori erano stretti quasi da ogni parte dai possedimenti dell’imperatore. La rivalità fra Spagna e Francia si riaccese ed ebbe inizio una nuova guerra sanguinosa ( ), che per lunghi anni ebbe l’Italia come principale campo di battaglia. - Nel conflitto intervennero tutti gli Stati italiani, alleandosi ora con l’uno ora con l’altro dei contendenti, le maggiori potenze europee e perfino i Turchi ottomani. Infatti Francesco I, che pure portava il titolo di «re cristianissimo», non esitò a proporre un’alleanza ai Turchi, per mettere in difficoltà il suo avversario. - All’inizio Spagnoli e Francesi scesero in campo per il possesso di Milano. Per difendere il ducato, Francesco I scese in Italia a capo di un forte esercito, ma nella battaglia di Pavia (1525) fu gravemente sconfitto, ferito e fatto prigioniero. Non si rassegnò tuttavia alla perdita di Milano e, appena liberato, cercò di organizzare una lega contro Carlo V, cui presero parte anche il papa, Venezia e Firenze. - Carlo V permise allora che un esercito di Lanzichenecchi, marciasse contro Roma. La città era debolmente difesa, perciò i Lanzichenecchi poterono impadronirsene con facilità (maggio 1527) e la saccheggiarono orribilmente. I massacri, le devastazioni, la profanazione di chiese, i furti si susseguirono per nove lunghi mesi: fu il cosiddetto sacco (saccheggio) di Roma. - Infine il papa ottenne da Carlo V la pace e poco dopo si risolse ad incoronarlo ufficialmente imperatore a Bologna: era il febbraio del 1530. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dal Mille alla metà del Seicento © Zanichelli editore 2013

7 La pace di Cateau-Cambrèsis pone l’Italia sotto il dominio spagnolo
Nonostante i successi italiani, il potere di Carlo V si era assai indebolito. I Turchi ottomani, in pieno slancio di conquista, avevano invaso l’Ungheria, spingendosi nel 1529 fino alle porte di Vienna, in Austria. In Germania si erano ribellati contro di lui i principi tedeschi protestanti, passati dal cattolicesimo a una nuova fede cristiana che negava l’autorità del papa (ne parleremo nel prossimo capitolo). Francesco I appoggiava sia i Turchi sia i principi tedeschi ribelli. La guerra si trasferì fuori d’Italia dove si protrasse ancora molti anni. - Finalmente, nel 1559, si giunse alla pace di Cateau-Cambresis. Essa pose l’Italia, direttamente o indirettamente, sotto il controllo spagnolo. La Spagna infatti possedeva Milano, il Regno di Napoli e lo Stato dei Presidi (una serie di fortezze in Toscana) e poteva inoltre contare sulla fedeltà del granducato di Toscana, della repubblica di Genova e del ducato di Savoia. - Quando la guerra ebbe fine, i due protagonisti del conflitto, Francesco I e Carlo V, erano già scomparsi da tempo dalla scena politica. Il re di Francia era morto (1547) e Carlo V si era ritirato in un convento. Il sogno dell’Impero universale cristiano, per il quale l’imperatore si era battuto per tanti anni, era definitivamente tramontato. - L’Europa era divisa fra cattolici e protestanti. Inoltre i territori dell’Impero, troppo vasti per essere validamente difesi, erano stati divisi da Carlo V stesso tra il fratello Ferdinando d’Austria e il figlio Filippo. Al primo l’imperatore aveva lasciato la corona imperiale e i possedimenti degli Asburgo, al secondo la Spagna, i domini italiani, le Americhe e i Paesi Bassi. - Tutti gli Stati italiani furono coinvolti nella guerra franco-spagnola e tutti, con l’eccezione della repubblica di Venezia, si trovarono a dipendere dalla Spagna dopo la pace di Cateau-Cambresis. - Mentre era in corso il saccheggio di Roma da parte dei lanzichenecchi, il papa Clemente VII, che apparteneva alla famiglia fiorentina dei Medici, venne tenuto per qualche tempo prigioniero. Firenze ne approfittò per cacciare i Medici e proclamare la Repubblica (1527). La città aveva aderito alla lega antispagnola di Cognac, perciò si trovò a dover fronteggiare sia il papa sia l’imperatore Carlo V. Presa d’assedio dalle truppe imperiali, Firenze riuscì a resistere per undici mesi, ma poi fu costretta ad arrendersi. I Medici tornarono al governo, furono nominati duchi (1532) e si legarono in matrimonio con l’aristocrazia spagnola. Nel 1569 Cosimo I de’ Medici ottenne il titolo di granduca. - Il Ducato di Savoia, caduto in mano francese nel corso del conflitto, fu restituito ai duchi di Savoia con la pace di Cateau-Cambresis, in riconoscimento del valore dimostrato dal duca Emanuele Filiberto ( ) che, per conto di Carlo V, aveva brillantemente battuto i Francesi nella battaglia di San Quintino (1557). Per l’opera da lui svolta Emanuele Filiberto è considerato il vero fondatore dello Stato sabaudo. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dal Mille alla metà del Seicento © Zanichelli editore 2013

8 Imperi euro-asiatici del Cinquecento
Nei primi decenni del Cinquecento i territori dell’Impero turco si estesero fino a comprendere la Siria e il Medio-Oriente. Il grande sultano Solimano il Magnifico ( ) conquistò Belgrado, Budapest in Ungheria, Baghdad in Mesopotamia e Tripoli nell’Africa settentrionale. Il granducato di Mosca aveva cominciato ad affermarsi sugli altri Stati russi fin dal Trecento, quando quelle terre erano ancora soggette ai Mongoli dell’Orda d’Oro, successori di Gengis Khan. Nel corso del Quattrocento un granduca di Mosca, Ivan III detto il Grande, si rese autonomo dai dominatori mongoli e ampliò i propri possedimenti, dando inizio all’unificazione del regno. Per questo egli è considerato il fondatore dello Stato russo. Cartine 213 - L’espansione dell’Impero ottomano fu facilitata dalle divisioni fra gli Stati cristiani e dalla tolleranza mostrata dai Turchi nei confronti della religione dei sudditi (gli «infedeli» pagavano una tassa ma potevano professare la loro fede). - Dopo la morte di Solimano (1566), i Turchi riuscirono ancora a strappare a Venezia l’isola di Cipro ma nello stesso anno alcune potenze cristiane (fra cui la Spagna, Genova e Venezia) con l’appoggio di papa Pio V, si unirono in una lega santa ed allestirono una flotta imponente contro l’Impero ottomano. Lo scontro avvenne nel 1571 presso Lepanto (in Grecia) e si risolse con una brillante vittoria dell’armata cristiana. Non si trattò, tuttavia, di una vittoria definitiva perché i cristiani erano divisi da contrasti insuperabili. Così l’Impero ottomano poté riprendersi e ricostruire la sua flotta. Cipro, sottratta ai Veneziani nel 1571, non fu restituita, e anche Candia, un secolo più tardi (1669), cadde in mano turca. - Verso la fine del XVI secolo però il grande Impero turco cominciò a mostrare segni di debolezza. Si diffuse la corruzione e le cariche politiche vennero affidate a persone incompetenti in cambio di denaro. Anche l’economia rallentò il suo sviluppo. Gli Europei avevano scoperto la via marittima delle Indie e acquistavano ormai direttamente i prodotti dell’oriente – spezie, sete, porcellane, oro, perle ecc. – ricorrendo sempre meno a intermediari musulmani. - Nel 1472 Ivan il Grande sposò Sofia, nipote dell’ultimo imperatore di Costantinopoli e si considerò successore legittimo dell’imperatore bizantino. Poiché Costantinopoli (la seconda Roma) era caduta in mano turca e non poteva più essere il centro della Chiesa ortodossa, questo ruolo fu assunto da Mosca, capitale del regno di Russia, che cominciò ad essere chiamata la terza Roma. - Proprio per sottolineare il legame di Mosca con l’antica Roma, Ivan IV ( ) – uno dei successori di Ivan III – assunse nel 1547 il titolo di zar, che deriva dal latino caesar e significa appunto cesare, imperatore. Egli esercitò sui suoi sudditi un potere senza limiti, detto autocrazia, pretendendo che la sua volontà di sovrano coincidesse con la volontà stessa di Dio. Gli unici che osavano opporsi allo zar erano i nobili, detti boiari, capi militari e padroni di vaste proprietà terriere. Ma contro di loro Ivan IV, detto il Terribile per la sua spietatezza, intervenne con estrema energia e brutalità. Li fece sterminare in gran numero, li cacciò a migliaia in regioni lontane e tolse a tutti le terre. Poi distribuì i terreni confiscati ai militari e ai funzionari a lui fedeli, che trasformò in una fidatissima guardia del corpo e che premiò anche con titoli nobiliari. - Nel 1613 sali al trono di Russia Michele Romanov, il primo zar di una dinastia che mantenne il potere fino al 1918. Paolucci, Signorini La storia in tasca. Dal Mille alla metà del Seicento © Zanichelli editore 2013


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