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Postura - colonna vertebrale

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Presentazione sul tema: "Postura - colonna vertebrale"— Transcript della presentazione:

1 Postura - colonna vertebrale
II anno trienn. Postura - colonna vertebrale

2 POSTURA MOVIMENTO Sistema vestibolare 35 informazioni ESTEROCETTIVE
informazioni PROPRIOCETTIVE fattori: EMOZIONALI AMBIENTALI PSICOLOGICI FORZA di GRAVITA’ POSTURA MOVIMENTO fattori: GENETICI NEUROLOGICI MORFOLOGICI VISSUTO MOTORIO

3 SISTEMA VESTIBOLARE

4 SISTEMA VESTIBOLARE E CONTROLLO DELLA POSTURA
GRAVITA’ APPOGGIO SUL TERRENO GEOMETRIA CORPOREA POSIZ. CORPO RISPETTO ALL’ AMBIENTE TONO POSTURALE

5 RACHIDE .

6 .

7 STRUTTURA DELLE VERTEBRE
1, Corpo vertebrale; 2, arco posteriore; 3 - 4, apofisi articolari; 5 - 6, apofisi trasverse; 7, apofisi spinosa.

8 le Unità Funzionali hanno Carattere “Idraulico”
Nella COLONNA LOMBARE le Unità Funzionali hanno Carattere “Idraulico” Rappresentazione schematica dell’unità funzionale lombare tipo. A. L’unità funzionale vista di lato. La linea rossa discontinua indica il confine tra le sue due sezioni operative; anteriore (di sostegno) e posteriore di guida del movimento). B. La pressione intradiscale serve a mantenere separati i corpi vertebrali contro le sollecitazioni compressive assiali ed è in parte bilanciata dalla tensione delle fibre dell’annulus e dei legamenti longitudinali. C. A livello lombare il piano direzionale delle faccette è quasi parallelo al piano sagittale.

9 A La direzione dei movimenti del rachide è condizionata, nei vari tratti, dall’orientamento delle faccette delle articolazioni posteriori. Nel tratto lombare l’orientamento verticale ed antero-posteriore delle faccette consente la flesso-estensione, mentre sono impossibili sia la latero-flessione che la rotazione. Esattamente il contrario avviene a livello dorsale, dove l’orientamento pressoché orizzontale delle superfici articolari permette movimenti combinati di latero-flessione/rotazione, mentre impedisce la flesso-estensione. Il segno + indica movimenti possibili, il segno – quelli impossibili. Faccette del tratto lombare Rotazione Latero-flessione Flesso-estensione Flesso-estensione Latero-flessione Rotazione

10 Stabilizzazione passiva e attiva della c.v.
Stabilizzazione attiva e passiva della c.v.

11 30° Angolo lombosacrale o sacrale (ALS) fisiologico, descritto dall’intersezione di una linea parallela all’orizzonte con una linea tracciata tangenzialmente e parallelamente alla base del sacro. L’angolo lombo-sacrale ottimale è di circa 30°

12 I muscoli antiversori:
- posteriormente: i muscoli lombari - anteriormente: il retto femorale e lo psoas-iliaco. I muscoli retroversori: - posteriormente: il grande gluteo, gli estensori della coscia - anteriormente: il retto addominale.

13 SEZIONE ANTERIORE DELL’UNITA’ FUNZIONALE
Ha caratteristiche strutturali di SOSTEGNO ED ASSORBIMENTO MECCANICO Risulta composta da due robusti corpi vertebrali cilindrici con limitanti piane, separate da un sistema idraulico ammortizzante IL DISCO Il disco intervertebrale è un organo fluido-elastico; L’annulus fibrosus è la parete circolare del disco e consiste in una maglia fibro-elastica deformabile che racchiude la matrice discale; La matrice o nucleo polposo è dunque incapsulata concentricamente dalle fibre dell’annulus fra un pavimento e un soffitto costituiti dalle limitanti vertebrali.

14 Il Gel del NUCLEO POLPOSO è un mucopolisaccaride dotato di speciali proprietà fisiche e chimiche.
E’ in grado di mantenere in equilibrio un suo proprio bilancio idrico mediante l’assunzione diretta di liquidi dall’esterno. Mentre in un disco giovane ed integro il nucleo polposo è molto ricco di acqua (80% a vent'anni), con il progredire dell’età e con l’usura esso vede ridursi la componente mucopolisaccaride e, conseguentemente, la capacità del gel di assorbire i liquidi, esso cioè, va incontro ad una parziale disidratazione.

15 Meccanismo idraulico del disco intervertebrale
Disco normale in condizioni basali. La pressione interdiscale si esercita in tutte le direzioni. Le fibre dell’annulus sono tese. B. Disco compresso. Il liquido nucleare è incompressibile. L’aumento della pressione interna inflette e fa sporgere l’annulus. C. Flessione del rachide. Con lo spostamento del liquido nucleare (il cui volume resta invariato) le fibre posteriori dell’annulus si distendono e quelle anteriori si detendono.

16 Il liquido nucleare – gel colloidale – obbedisce alle leggi fisiche dei liquidi sotto pressione:
Qualunque forza esterna applicata su una unità della sua superficie si trasmette immodificata ad ogni unità della superficie interna al “vaso”. (legge di Pascal)

17 Conformazione del legamento longitudinale posteriore lungo il rachide lombare e possibili implicazioni di ordine patologico. Da L1 a L5 l’ampiezza di questo importante legamento va riducendosi gradualmente, sì che – procedendo dall’alto verso il basso – risultano via via più estese le aree postero-laterali dell’interspazio non protette. Il rischio dell’erniazione discale lungo queste direttrici di minore resistenza (indicate dalle frecce rosse nello schema di destra) risulta pertanto più pesante nel tratto lombare che in quelli sovrastanti e, nell’ambito del tratto lombare stesso, ai livelli più bassi.

18 FATTORI CHE MODIFICANO LA STABILITA’ E LA MOBILITA’ DEL RACHIDE
STABILITA’ E MOBILITA’ AMPIEZZA DEL MOVIMENTO Pressione e tensione Dischi allontanano le vertebre Legamenti uniscono le vertebre; Curve antero-posteriori; Spessore e forma dischi intervertebrali; Forma dei legamenti; Orientamento faccette articolari; Dimensioni ed obliquità apofisi spinali; Distensibilità dei legamenti longitudinali; Fluidità dei dischi; Elasticità delle capsule delle articolazioni zigoapofisarie; Elasticità dei muscoli.

19 Livelli di inserzione della colonna con la linea di gravità
Livelli di massima curvatura e sedi elettive di formazione osteofitaria Livelli di inserzione della colonna con la linea di gravità Punti sottoposti alle più forti sollecitazioni pressorie e quindi maggiormente interessati dall’osteofitosi, sono concentrati sul versante concavo dei livelli di massima curvatura:C5 – D8 – L3

20 Pressione discale

21 Il grafico evidenzia come il disco intervertebrale vari il suo spessore durante il giorno e la notte. Si nota come durante le ore diurne, a causa del costante carico, lo spessore del disco si riduce. Durante il riposo notturno avviene l’inverso.

22 LE ALTERAZIONI POSTURALI
ATTEGGIAMENTI VIZIATI: sono vizi estetici dell’adolescenza che alterano la statica e la dinamica del corpo. PARAMORFISMI: il significato etimologico del termine è “al di là” (para) della forma (morfe). I paramorfismi sono caratterizzati da modificazioni funzionali che comportano quasi sempre uno squilibrio muscolare non irreversibile. DISMORFISMI: sono alterazioni morfologiche in cui risulta interessata la componente scheletrica.

23 L’ESAME CHINESIOLOGICO

24 ESAME CHINESIOLOGICO L’esame chinesiologico precede sempre l’inizio del trattamento ed ha lo scopo di conoscere il soggetto. Deve essere eseguito con scrupolo perché è l’esame che permette di programmare un razionale piano di lavoro. L’esame inizia con un colloquio che permette oltre che a mettere a proprio agio il soggetto anche di farsi una prima idea sul tipo di persona da trattare. L’esame non si identifica nella ricerca di una diagnosi, ma permette la programmazione di un piano di lavoro personalizzato. Interpretazione della diagnosi medica che va assolutamente richiesta.

25 Da in piedi le curve si accentuano.
Esame morfologico: sul piano frontale, sul piano sagittale e da posizione seduta In quanto non si lavora su una persona e per questo è necessario notare il suo comportamento nel variare delle differenti posizioni I vizi posturali pongono in evidenza l’adattamento delle curve alle diverse posizioni assunte. Da in piedi le curve si accentuano. Da seduti le curve si invertono parzialmente. L’atteggiamento muta continuamente. Le deviazioni vere fanno conservare le proprie caratteristiche alla zona interessata. La cifosi si riduce ma non si corregge. La lordosi tende sempre a riformarsi. Per completare l’esame necessita di una misurazione delle frecce sagittali

26 30/40

27 AUXOLOGIA

28 P AA.II. TRONCO 18 AA.II. TRONCO
AA.II. TRONCO L’accrescimento staturale prima della PUBERTA’ avviene per un ALLUNGAMENTO prevalentemente degli AA. II., quello del Tronco avverrà dopo.

29 L’accrescimento è principalmente osseo prevalentemente muscolare dopo
18 MUSCOLARE OSSEO L’accrescimento è principalmente osseo prima della PUBERTA’ prevalentemente muscolare dopo

30 mentre quello ponderale lo è soprattutto nell’anno successivo ad esso
H H 18 P P L’accrescimento è particolarmente veloce nell’anno che precede la PUBERTA’, mentre quello ponderale lo è soprattutto nell’anno successivo ad esso

31 RISSER CORRELAZIONE TRA ETA’ OSSEA E MENARCA MENARCA
Compare a 13 anni di età ossea qualunque sia l’età cronologica; Compare 18/24 mesi dopo le prime manifestazioni puberali RISSER Ossificazione dei nuclei delle creste iliache e loro fusione con l’ileo; è un segno a comparsa tardiva; R inizia nell’anno successivo al menarca; Dopo 1-3 anni dal R 1 ci sarà la completa ossificazione con l’ileo (= R 5 +)

32 SVILUPPO DEI NUCLEI DI OSSIFICAZIONE DELLE CRESTE ILIACHE
TEST DI RISSER (Sec. Cotrel) 1= la copertura è comparsa all’altezza delle SIAS 2 = ha raggiunto la metà circa della cresta iliaca 3 = ricopre interamente la cresta iliaca 4 = la fusione ha avuto inizio dall’interno 5 = la fusione epifisaria è completa su tutto l’arco

33 OSSIFICAZIONE E CRESCITA
Tutte le parti dello scheletro non si ossificano con la stessa rapidità: le costole si ossificano assai rapidamente ma restano malleabili grazie alle cartilagini costali. il piede si ossifica più velocemente della mano, i trattamenti del piede torto e del piede piatto devono essere molto precoci

34 il bacino è interamente ossificato prima dei 20 anni;
i corpi vertebrali hanno una crescita molto prolungata (25 anni); i due ultimi punti di ossificazione sono la clavicola nell’uomo e la zona pubica nella donna (26-27 anni).

35 LEGGE DI DELPECH DOVE MAGGIORE E’ IL CARICO MINORE E’ L’OSTEOGENESI
Nel rachide ogni vertebra è sottoposta ad una pressione di una certa entità costituita dal peso di tutta la porzione del corpo superiore (metameri superiori). Questo peso è suddiviso in modo disuguale sulle due facce del corpo vertebrale, corrispondente alla convessità ed alla concavità: la pressione diminuisce dal lato della convessità, aumenta dal lato della concavità. Si verifica quindi una crescita asimmetrica della vertebra che aumenta maggiormente dal lato convesso (vertebra cuneiforme): ecco la ragione del nome dato alla malformazione: “abbassamento romboidale di Delpech”. Questo processo fissa la curvatura che non può, a fine crescita, più modificarsi e diventa allora una deformazione ossea. “ogni volta che un osso è posto in una posizione abituale anormale, la sua crescita stessa diventa anormale e tende a deformarlo” Questa deformazione, tuttavia, non è irriducibile, a condizione che venga trattata sufficientemente presto.

36 La legge di Delpech

37 .


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