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Le beatitudini sono la carta costituzionale del cristianesimo. Un testo, quello di Matteo, costruito sulla falsa riga del Decalogo. Così l’evangelista.

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1 Le beatitudini sono la carta costituzionale del cristianesimo. Un testo, quello di Matteo, costruito sulla falsa riga del Decalogo. Così l’evangelista trasmette l’idea che il Patto dell’AT è portato a pieno compimento dal Discorso della Montagna.

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3 Il brano liturgico è uno dei vertici del libro dell’Apocalisse. L’apocalisse non è una sorta di oroscopo catastrofico. È “Apocalisse”… È Rivelazione. Profetica, sapienziale… Del senso della storia. Una rivelazione pervasa di speranza ottimistica. Lo scritto, tradizionalmente attribuito all’apostolo Giovanni, è destinato a 7 comunità cristiane dell’Asia minore. Si tratta di una cifra simbolica che esprime la totalità della Chiesa e la sua continuità nel tempo.

4 Il testo si configura come un dialogo liturgico tra la Parola proclamata e l’assemblea che ascolta. Si tratta di una sorta di comunione liturgica tra due liturgie, quella celeste e quella sulla terra. In una situazione di crisi e di persecuzione imminente, che sembrano smentire la fedeltà di Dio, la vittoria della Pasqua e così sancire il trionfo del male… Giovanni profetizza che la storia del mondo e il mondo restano sotto il controllo sovrano di Dio.

5 Il nostro brano va capito nel contesto del settenario dei sigilli (6,1-8,1).I Il Cristo Agnello, grazie alla sua morte e risurrezione, è l’unico autorizzato ad aprire il rotolo sigillato. Il rotolo dai sette sigilli rappresenta la piena rivelazione del progetto salvifico di Dio nella storia.

6 All’apertura del quinto sigillo troviamo la querela di quanti avevano versato il loro sangue a causa della loro adesione alla Parola di Dio. Questi richiedono il ristabilimento della giustizia. Il loro anonimato permette l’immedesimazione dell’uditorio, che nel loro urlo (fino a quando non farai giustizia) fa esplodere la sete di giustizia nella persecuzione. Nel contempo, esplode anche l’angoscia per l’apparente silenzio di Dio.

7 Il sesto sigillo è la risposta alla loro richiesta di giustizia ed esprime rassicurazione attraverso tre visioni correlate: La descrizione del grande giorno del Signore Quella dei 144 mila segnati Quella della folla incalcolabile. È la risposta alla crisi di fede di quanti si chiedevano perché Dio non avesse manifestato il suo potere e non avesse preso le difese dei suoi.

8 Il brano omette la parte iniziale della prima visione ambientata sulla terra, che preannunzia il giorno futuro di Dio. È il giorno dell’ira dell’agnello, da intendere in senso effettivo e non affettivo. Si tratta della totale presa di distanza di Dio dal male. Sarà un giorno di giudizio e di salvezza, presentato con il tipico ricorso a immagini di 7 sconvolgimenti cosmici. Sono le doglie del parto di una nuova creazione, che annuncia la radicale trasformazione del mondo.

9 I 4 angeli, preposti ai 4 venti, esprimono i 4 punti cardinali e 4 elementi naturali. La loro forza distruttrice viene momentaneamente bloccata da un quinto angelo che sale dall’oriente, punto da dove proviene la salvezza e simbolo della misericordia di Dio. Il quinto angelo ha il compito di imprimere il sigillo di Dio sulla fronte dei suoi servi, prima che l’ira di Dio si abbatta sul peccato.

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12 La seconda visione omette la lista dei vv. 5-8 e riguarda i 144 mila segnati dal sigillo. Nella simbologia dei numeri, tale cifra va intesa in senso qualitativo e non quantitativo. È il risultato della moltiplicazione di 12 (= tribù di Israele) x 12 (= gli apostoli) x 1000 (il numero della totalità massima agli occhi di Dio, ma anche il tempo del regno terrestre di Cristo). Si tratta di un popolo che travalica i confini di ogni nazione.

13 La terza visione si svolge in cielo e, per contrasto, è quella di una moltitudine immensa, incalcolabile, proveniente da tutto l’universo. Tale moltitudine annovera i martiri della chiesa delle origini e viene descritta con caratteristiche simboliche che coinvolgono il lettore, creando una suggestiva unione tra la liturgia terrena e quella celeste.

14 “Stanno in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello”. Costoro condividono la sorte dell’Agnello, visto nel trionfo della sua morte terrena (“sgozzato”) e della sua risurrezione (“ritto in piedi”). Lo stare in piedi può avere una connotazione sia forense sia esistenziale. Significa che il Padre ha dato loro ragione nel processo che il mondo ha intentato contro di loro, così come ha riabilitato Gesù morto innocente, proclamandolo con la risurrezione vincitore delle autorità giudaiche e romane. L’espressione “stare davanti” indica intimità, condivisione. Essi vedono Dio faccia a faccia.

15 “Sono avvolti in vesti candide”. Nella Bibbia le vesti denotano la dignità di una persona. Nel simbolismo cromatico del libro il bianco indica non solo la purezza, ma anche la partecipazione alla vita del Risorto e alla sua vittoria pasquale. Il riferimento al sangue dell’Agnello fa sì che queste vesti siano segni della piena dimensione sacerdotale e della gioia nuziale dell’incontro tra la Chiesa- Sposa e lo Sposo-Gesù.

16 “e rami di palma nelle loro mani”. I rami di palma sono simbolo di trionfo e di gioia festosa. Questa moltitudine anonima condivide la vittoria totale di Dio e del suo Cristo sul male, come appare dall’inno di lode. Si tratta di una potente ovazione in cui il termine “salvezza”, ricalcando l’ebraico, può significare anche “vittoria”. Alla loro dossologia risponde il cantico della corte celeste, composta da angeli, dagli anziani e dai 4 esseri viventi.

17 Rilanciando la domanda a chi l’ha formulata (v. 13), l’autore offre la decodificazione di questa folla di santi anonimi. Uno degli anziani dichiara che essi provengono dalla “tribolazione per eccellenza”. Nell’apocalittica l’espressione indica il momento cruciale dell’irruzione di Dio. Per il pensiero cristiano essa coincide con la passione del Cristo.

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