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Un insieme di persone non necessariamente può dirsi GRUPPO Per definirsi tale occorrono presupposti ben precisi che attengono al compito, alle finalità,

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Presentazione sul tema: "Un insieme di persone non necessariamente può dirsi GRUPPO Per definirsi tale occorrono presupposti ben precisi che attengono al compito, alle finalità,"— Transcript della presentazione:

1 Un insieme di persone non necessariamente può dirsi GRUPPO Per definirsi tale occorrono presupposti ben precisi che attengono al compito, alle finalità, alle dinamiche Lavorare in gruppo modifica gli equilibri dei saperi e dei comportamenti, richiede un cambiamento continuo

2 IL GRUPPO CHE COS’E’? Due o più persone che sono in interazione tra loro ed esercitano una influenza reciproca costituiscono un GRUPPO quindi Un GRUPPO è un insieme di UNITA’ (le persone che lo formano) in RELAZIONE tra loro (attraverso la comunicazione) e INTERDIPENDENTI rispetto allo scopo

3 GRUPPO COME TRAMA DI RAPPORTI E LORO QUALITA’
Il GRUPPO è diverso dalla somma delle persone che lo compongono poiché è l’insieme dei rapporti tra le persone quindi GRUPPO COME TRAMA DI RAPPORTI E LORO QUALITA’

4 Cosa determina il passaggio dal gruppo al gruppo di lavoro?
INTERAZIONE INTERDIPENDENZA (consapevolezza di dipendere gli uni dagli altri) reciprocità- scambio-legame

5 Passaggio al gruppo di lavoro
GRUPPO INTERAZIONE legami coesione INTERDIPENDENZA negoziazione INTEGRAZIONE GRUPPO DI LAVORO

6 NEGOZIAZIONE significa identificare il proprio punto di vista, confrontarlo e coniugare il punto di vista altrui con il proprio INTEGRAZIONE sviluppa la collaborazione che si basa su relazioni di fiducia fra i componenti

7 LAVORARE IN GRUPPO NON E’ UNA CAPACITA’ SPONTANEA, MA ANCHE E SOPRATTUTTO UNA CAPACITA’ ACQUISITA

8 PAROLE CHIAVE APPARTENENZA INTERDIPENDENZA OBIETTIVO COMUNE
Il senso di APPARTENENZA al gruppo rappresenta la consapevolezza di far parte di una entità super-individuale e soddisfa il bisogno di sicurezza e di autorealizzazione

9 IL GRUPPO DI LAVORO ha delle RISORSE ha un COMPITO
utilizza le RISORSE in modo EFFICACE presenta una sua DINAMICA INTERNA

10 Gli indicatori di qualità del lavoro di gruppo
CHIAREZZA – DELIMITAZIONE - DEFINIZIONE DELLO SCOPO CONGRUENZA FRA LO SCOPO DEL GRUPPO, LA SUA ORGANIZZAZIONE, LE RELAZIONI E COMUNICAZIONI INTERNE AL GRUPPO CONSAPEVOLEZZA E CAPACITA’ DI ATTIVAZIONE DEI SINGOLI E DEL GRUPPO

11 COESIONE FIDUCIA INTERAZIONE APERTURA
Appartengono al GRUPPO i concetti di: COESIONE FIDUCIA INTERAZIONE APERTURA

12 COESIONE è ciò che tiene unite le persone, è il grado di solidarietà presente fra i membri ed è il punto di equilibrio fra le motivazioni del singolo e quelle degli altri

13 FIDUCIA Fiducia = riconoscere le qualità e le competenze dell’altro
Avere e dare fiducia sono circolari cioè senza l’una difficilmente può esserci l’altra La persona può svilupparsi solo se inserita in un ambiente familiare che coltivi o racchiuda fiducia e speranza Relazioni affidabili determinano una migliore qualità della vita La fiducia, inoltre, ha un versante etico che spinge a non tradire la fiducia, a dar luogo a rapporti di reciprocità

14 INTERAZIONE L’interazione rappresenta la modalità con cui si costruiscono i rapporti all’interno del gruppo attraverso il reciproco scambio

15 FATTORI IN GIOCO DISPONIBILITA’ ASCOLTO ORIENTAMENTO ALL’INTEGRAZIONE
CAPACITA’ DI VALORIZZARE IL RISULTATO DEL GRUPPO PIUTTOSTO CHE DEI SINGOLI

16 FATTORI IN GIOCO COMUNICAZIONE CONFLITTO/CONSENSO RUOLI CLIMA
LEADERSHIP

17 FINALITA’ DI UN GRUPPO SOSTEGNO EMOTIVO SUPPORTO PSICOSOCIALE
POTENZIAMENTO DELLE CAPACITA’ PERSONALI CONDIVISIONE DEI SENTIMENTI SVILUPPO DI RELAZIONI SIGNIFICATIVE APERTURA COMUNICATIVA MIGLIORAMENTO DELL’AUTOSTIMA ACCRESCIMENTO DELLE CAPACITA’ DI ADATTAMENTO APPRENDIMENTO DI NUOVE STRATEGIE UTILI ALLA SOLUZIONE DEI PROBLEMI

18 STRUTTURE DI GRUPPO: 1)STRUTTURA DI COMUNICAZIONE Descrive i canali di comunicazione che si trovano nel gruppo. Le modalità in cui i membri di un gruppo si scambiano le informazioni sono definite “reti di comunicazione”. Spesso dalle reti di comunicazione si possono anche intuire i rapporti di potere all’interno del gruppo

19 STRUTTURE DI GRUPPO: 2) ESERCIZIO DEL POTERE È una forma di influenza sull’altro. Si dice che la persona A ha potere sulla persona B se il cambiamento di conoscenze,atteggiamenti, comportamenti di B può essere attribuito ad A. Ci sono diverse strategie per esercitare il proprio potere

20 STRATEGIE DI POTERE Potere di ricompensa: attribuendo una ricompensa a un determinato comportamento faccio in modo che esso venga ripetuto (animali, bambini, salario, pubblicità..). Potere di coercizione: utilizzo della punizione o della minaccia della punizione. Potere di esempio: il comportamento di una persona di riferimento funge da modello per gli altri Potere di competenza: è la competenza che riconosco all’altra persona che provoca il cambiamento nel comportamento

21 STRUTTURE DI GRUPPO: 3) STATUS È la posizione che una persona occupa in un gruppo. Status: -legato al compito (chi ha più competenze in quell’ambito) - legato a caratteristiche generali (criterio di anzianità..)

22 STRUTTURE DI GRUPPO: 4) RUOLI Il ruolo è l’aspettativa di comportamento legata alla posizione occupata all’interno del gruppo. Hanno la funzione di mantenere ordine e prevedibilità nel gruppo. Caratteristiche: è condivisa (consenso sociale) è reciproca Si dividono in: 1. Ruoli prescritti (sono determinati dalla struttura organizzativa) 2. Ruoli emergenti.

23 LA DINAMICA DI GRUPPO ASPETTO CENTRALE CAPACITA’ DI SAPER ASCOLTARE
LE DINAMICHE ALL’NTERNO DEL GRUPPO RIGUARDANO L’ANDAMENTO E LA QUALITA’ DELLE RELAZIONI IN ESSO PRESENTI ASPETTO CENTRALE CAPACITA’ DI SAPER ASCOLTARE

24 Riflessione individuale e spunto per la riflessione collegiale stimola l’attenzione nei confronti di meccanismi di esclusione e aumenta la capacità di capire le dinamiche di gruppo. Ti sei mai sentito escluso da un gruppo? In quale situazione? Come ti sei sentito e come hai reagito? Ti è capitato di sentirti diverso da altre persone? Come hai reagito? Cerca di ricordare una situazione in cui ti sei sentito diverso e migliore o più adeguato alla situazione e una in cui ti sei sentito diverso e peggiore o meno adeguato Secondo te, perchè? Ti è mai capitato di essere in una situazione in cui non capivi nulla di ciò che si stava dicendo o facendo? In queste situazioni difficili, ti è capitato di essere aiutato da qualcuno? Che cosa ti è mancato in quei contesti? Come capiamo che qualcuno si trova in difficoltà? Come facciamo capire a qualcuno che soffriamo, gli vogliamo bene, stiamo male…?

25 PERCHE’ E’ FONDAMENTALE ASCOLTARE?

26 L’ASCOLTO ATTIVO O EMPATICO

27 L’ascolto Insieme di atti percettivi tramite i quali entriamo intenzionalmente o meno in contatto con una fonte comunicativa. E’ la competenza comunicativa di base del ricevente. Nella comunicazione: 45% del tempo si ascolta; 30% del tempo si parla; 16% del tempo si legge; 9% del tempo si scrive.

28 L’ascolto è un processo a 2 vie ascoltare comunicare l’ascolto per questo si parla di ASCOLTO ATTIVO

29 L’ascolto attivo è ciò che dice l’altro (verbale), ciò che non dice (silenzio), come lo dice (paraverbale), come si presenta e come si muove (non verbale)

30 3 PROCESSI 1) La ricezione del messaggio 2) la rielaborazione del messaggio 3) la risposta al messaggio

31 RALLENTARE (eloquio, movimento)
Il primo passo dell’ascolto attivo o empatico è… RALLENTARE (eloquio, movimento)

32 1° accettare le proprie emozioni “difficili” senza soffocarle, senza agirle
Ricordare: Si ascolta solo ciò che si vuol sentire Si pensa a cosa si dirà non concentrandosi su ciò che sta dicendo l’interlocutore Si cambia rapidamente argomento mostrando disinteresse

33 Ascoltare se stessi per avvicinarsi agli altri:
le nostre esperienze precedenti i nostri pregiudizi la nostra emotività la capacità di essere empatici Ascolto di Sé nel qui ed ora e consapevolezza di Sé per non confondere ciò che è mio da ciò che non è Capacità di riflettere sui propri punti deboli

34 il nostro stato d’animo l’interesse per le altre persone
ATTENZIONE La nostra immagine comunica: il nostro stato d’animo l’interesse per le altre persone l’empatia che proviamo la fiducia nelle risorse altrui

35 2) si compone di 6 dimensioni:
Il contenuto (ciò che mi sta dicendo) L’autopresentazione (cosa dice di sé, cosa vuole che pensi di lui/lei) L’appello (cosa chiede, cosa vuol ottenere) La relazione (che tipo di relazione vuole stabilire con me) L’espressione di sé (quali emozioni esprime)

36 3) chi ascolta non può limitarsi a ricevere ma occorre, attraverso le proprie risposte, facilitare il processo di scambio Il significato dell’ascolto è nella risposta che ottieni

37 Le tecniche di ascolto attivo
Comunicare con domande aperte Domande che mettono a fuoco il problema Parafrasare usando le stesse parole per verificare ciò che si è ascoltato L’ascolto attivo riguarda non solo la sfera razionale, ma anche quella emotiva: attenzione alla comunicazione non verbale.

38 Riassumere per riorganizzare le informazioni e confermare la persona che la si sta ascoltando
Usare il SILENZIO per dare tempo di pensare e trovare le parole giuste Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni Quel che vedi dipende dal TUO punto di vista. Per vedere il TUO punto di vista DEVI CAMBIARE punto di vista

39 Se vuoi comprendere quello che l’altro sta dicendo devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le cose dalla sua prospettiva Le emozioni sono strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa VEDI ma cosa GUARDI

40 La relazione d’ascolto avviene se…
sappiamo guardare sappiamo capire sappiamo contenere

41 MICROSCOPIO E TELESCOPIO
Il vero ascolto è quello che guarda l’altro da vicino (e non dall’alto) con il desiderio di comprendere, capire, parlare, agire a favore dell’altro. MICROSCOPIO E TELESCOPIO

42 OBIETTIVI DELL’ASCOLTO
SOSTENERE per creare un clima relazionale basato su: interessamento condivisione comprensione accettazione non giudicante valorizzazione rassicurazione incoraggiamento.

43 il chiarimento delle proprie reazioni l’autodeterminazione
STIMOLARE per facilitare: l’espressione e la comunicazione il chiarimento delle proprie reazioni l’autodeterminazione la scoperta di capacità e risorse

44  LE BASI DEL CONTROLLO EMOTIVO
Consapevolezza della complessità relazionale che richiede: Conoscenza di se stessi Conoscenza dell’altro Accettazione dei propri limiti e quindi umiltà

45   Rispetto della ”alterità”
Capacità di condividere la propria esperienza e la responsabilità con il gruppo

46  Saper tenere sotto controllo la propria aggressività
I sintomi più comuni : usare un tono di voce più alto volersi far ascoltare e notare a tutti i costi utilizzare a tutti i costi battute, ironia e sarcasmo Le conseguenze più comuni nell’altro: la chiusura in sé l’aumento dell’aggressività negli interlocutori l’inibizione rispetto a richieste legittime

47 accogliere comprendere riconoscere condividere dare fiducia ascolto
ASCOLTARE accogliere comprendere riconoscere condividere ascolto dare fiducia

48 L’ASCOLTO E’ UN’ARTE DIFFICILE
E la natura ha dato a ciascuno di noi due orecchie ma una sola lingua perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare Plutarco


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