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Giovanni Pascoli, Myricae
Prima edizione: 1891 22 componimenti Ultima edizione: 1900 156 componimenti La frammentarietà è una delle caratteristiche più importanti della raccolta
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Giovanni Pascoli, Myricae
E’ stata composta assieme ai Poemetti (1897) ed ai Canti di Castelvecchio (1903): le tre raccolte, che hanno stili diversi, hanno in comune la teorizzazione poetica del “Fanciullino” (scritto di teoria poetica pubblicato nel 1897)
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Giovanni Pascoli, Myricae
Il titolo fa riferimento alle tamerici, piccoli arbusti fioriti della macchia mediterranea enunciazione di una poetica “dal basso, del comune, del discorsivo ma l’uso della parola latina (Virgilio) costituisce un richiamo al classico.
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Giovanni Pascoli, Myricae
Struttura dell’opera: 156 poesie divise in 15 sezioni organizzate secondo due criteri: Criterio metrico-formale: ciascuna sezione è caratterizzata da una forma metrica ricorrente; Criterio tematico ideologico: ricorrono i temi dei morti, dei sogni e dei sentimenti del poeta, della vita in campagna….
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Giovanni Pascoli, Myricae
Alcuni titoli delle sezioni: Ricordi Pensieri Le pene del poeta Le gioie del poeta Dolcezze Tristezze In Campagna Alberi e fiori Il giorno dei morti
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Giovanni Pascoli, Myricae
Prefazione alla terza edizione: temi centrali del libro: La morte del padre, simbolo della crudeltà degli uomini La natura come grande consolatrice benefica, la cui descrizione è però venata da un sentimento di esclusione, di dolore, di mistero
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Giovanni Pascoli, Myricae
“Uomo che leggi, furono uomini che apersero quella tomba. E in quella finì tutta una fiorente famiglia. E la tomba (ricordo un’usanza africana) non spicca nel deserto per i candidi sassi della vendetta: è greggia, tetra, nera. Ma l’uomo che da quel nero ha oscurata la vita, ti chiama a benedire la vita, che è bella, tutta bella; cioè sarebbe; se noi non la guastassimo a noi e agli altri. Bella sarebbe; anche nel pianto che fosse però rugiada di sereno, non scroscio di tempesta; che nel momento ultimo, quando gli occhi stanchi di contemplare si chiudono come a raccogliere e riporre nell’anima la visione, per sempre.”
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