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DE GASPERI NELL’IMPERO AUSTRO - UNGARICO

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Presentazione sul tema: "DE GASPERI NELL’IMPERO AUSTRO - UNGARICO"— Transcript della presentazione:

1 DE GASPERI NELL’IMPERO AUSTRO - UNGARICO
A cura di: Leonardo Tecchio, Bora Mullameti, Deborah Rosso, Andrea Zambiasi.

2 Le problematiche del trentino sotto l’impero Asburgico
1815: il congresso di Vienna decretò la fine definitiva del Principato Vescovile inglobando il Trentino nella contea del Tirolo. A Innsbruck venne costituita una dieta autonoma dove per lungo tempo il conservatorismo rimase la corrente politica predominante. Il Trentino mantenne una sua autonomia culturale, l’italiano fu usato nelle amministrazioni pubbliche e nelle scuole come prima lingua . 1860: nacque in Trentino il movimento politico clandestino dell’Irredentismo, il quale sosteneva l’annessione del territorio al Regno d’Italia. Tra gli irredentisti sono da ricordare Cesare Battisti e Fabio Filzi, deputati al Parlamento di Vienna nel 1911 insieme ad Alcide De Gasperi 1866: con lo scoppio della guerra Austro-Prussiana, la questione trentina emerse a livello europeo; il governo italiano cercò di convincere le grandi potenze europee a inserire il Trentino tra i territori che avrebbero dovuto essere ceduti al Regno italiano, ma tutto fu inutile.

3 Il giovane Alcide De Gasperi
3 Aprile 1881: Alcide De Gasperi nacque a Pieve Tesino, zona divisa tra Italia ed Austria, nonostante la volontà della popolazione di ottenere la nazionalità italiana . 1891: venne pubblicato il “rerum novarum”, che spinse il giovane De Gasperi ad interessarsi alla politica del trentino ed a partecipare alle attività proposte. 1904: De Gasperi partecipò a varie manifestazioni a favore della formazione di un’università italiana a Vienna; per tale motivo, a seguito di alcuni scontri tra studenti di nazionalità differenti, venne arrestato. Nello stesso anno assunse la direzione del giornale “Il Trentino”. In quegli anni fondò un’ organizzazione di classe non socialista e prese parte all’Unione Politica Popolare del Trentino, contribuendo alla sua formazione. 1909: vi fu uno scontro mediatico tra De Gasperi e un giovane Benito Mussolini, per via di alcune divergenze di carattere politico.

4 Alcide De Gasperi al Parlamento di Vienna e alla Dieta di Innsbruck
1911: in seguito al rinnovo della Camera, il Partito Popolare candidò il deputato Alcide De Gasperi che sorprendentemente, risultò eletto nel Parlamento, dove svolse un’intensa attività a favore della situazione trentina. Durante il suo mandato parlamentare difese l’italianità dei Trentini soprattutto contro l’attività di germanizzazione della Tiroler Volksbund. 27 aprile 1914: De Gasperi fu eletto nella Dieta di Innsbruck dove sostenne le posizioni prese durante il mandato al Parlamento viennese; Settembre 1914: l’ambasciatore austriaco Karl Macchio, il pontefice Benedetto XV e il ministro degli esteri italiano Sidney Sonnino si incontrarono per discutere sulla questione trentina, ma l’entrata in guerra dell’Italia sconvolse tutti i piani stabiliti. Durante il periodo della Guerra, De Gasperi continuò la sua opposizione alla germanizzazione del Trentino.

5 La grande guerra e il lavoro di De Gasperi per i profughi trentini
28 luglio 1914: scoppiò la Prima Guerra Mondiale; trentini vennero chiamati alle armi o arrestati e confinati di essi si rifugiarono in Italia, vennero deportati a Katzenau e furono confinati o arrestati in Austria. Maggio 1915: De Gasperi, dopo la deportazione dei compatrioti, si recò in Austria per chiedere informazioni su tale fatto. 12 luglio 1915: venne istituito a Vienna il Comitato di Soccorso per i profughi di cui De Gasperi entrò a far parte; egli venne inoltre nominato delegato per l’Austria superiore e la Boemia occidentale, dove visitò i campi profughi, denunciando le condizioni in cui vivevano. 12 luglio 1917: tramite un abile discorso De Gasperi fece si che si approvasse una legge regolamentare per il trattamento dei profughi. 11 ottobre 1918: alla riapertura del Parlamento austriaco De Gasperi si fece portavoce della volontà trentina di riunirsi alla madrepatria. 11 novembre 1918: finì la Grande Guerra

6 DE GASPERI DAL PRIMO DOPO GUERRA ALLA FONDAZIONE DELLA DC
Analisi e descrizione del lavoro di De Gasperi A cura di: Simone Lenzi, Valeria Imburgia, Giacomo Nicoletti, Silvia Pedri

7 Dal Primo Dopoguerra fino agli anni ‘20.
3 novembre 1918: le truppe italiane entrano a Trento; De Gasperi informato mentre si trovava a Berna della nuova situazione politica della regione partì per Roma dove arrivò il 6 novembre 23 novembre 1918: rientrato a Trento collaborò per la ripresa della pubblicazione della testa “Il nuovo Trentino” e si affiancò al Governatore Gilardi, collaborando con lui per la gestione amministrativa della regione. Propose la creazione della Consulta in modo da garantire continuità allo spirito autonomista regionale. 4 luglio 1919: il decreto luogotenenziale n.1081 portò alla creazione del’Ufficio Centrale per le nuove province del regno, che affidarono a Massimo Credaro la carica di Commissario Straordinario per il Trentino; De Gasperi lavorò come suo collaboratore. Al I e II Congresso del Partito Popolare Italiano (PPI), De Gasperi ribadì il suo impegno per la difesa delle autonomie Trentine e sollecitò gli Alleati a ratificare il trattato di pace così da permettere alle nuove popolazioni annesse all’Italia la facoltà di eleggere i loro rappresentanti al Parlamento Nazionale. De Gasperi fu uno dei più prestigiosi aderenti al partito di Don Sturzo e, come appartenente al PPI, portò il suo impegno politico a livello nazionale. 12 ottobre 1919: De Gasperi partecipò all’assemblea costitutiva del Partito Popolare Trentino, di cui venne eletto segretario il 31 dello stesso mese. Novembre 1919: il PPI ottenne 19 seggi al Parlamento. 1920: De Gasperi compì due importanti viaggi a Roma dove ebbe colloqui col Governo e con molti dei principali personaggi politici, fra cui anche il Premier Giolitti, al fine di ottenere l’assicurazione che le autonomie sarebbero state rispettate.

8 Il periodo Fascista 1921: le elezioni di quell’anno portarono alla comparsa sulla scena politica nazionale di un’ormai quarantenne De Gasperi che presiedette in Parlamento al gruppo del PPI forte di ben 108 deputati. Nel settembre del suo primo anno di attività entrò nella commissione consultiva per l’assetto delle nuove province. 14 giugno 1922: sposò a Borgo Valsugana Francesca Romani che gli diede quattro figlie. 28 ottobre 1922: in seguito alla marcia su Roma Benito Mussolini venne incaricato di formare il nuovo governo. 17 novembre 1922: convinti di poter arginare in poco tempo la “questione fascismo”, De Gasperi e i suoi appoggiarono il partito fascista al voto sul governo. La loro idea di normalizzazione si sarebbe però rivelata inapplicabile. 9 novembre 1926: dopo l’omicidio Matteotti e la svolta dittatoriale, il decadimento di tutti i deputati dell’opposizione rese fin troppo chiara la vastità del fenomeno fascista. De Gasperi fu arrestato processato e condannato. 11 marzo 1927: erano passati 5 mesi da quando egli era stato arrestato assieme alla moglie alla stazione di Firenze. Lei venne scarcerata una settimana dopo, De Gasperi fu prima condotto al Regina Coeli poi spostato per motivi di salute alla clinica Ciancarelli. Luglio 1928: l’interessamento di Mons. Endrici gli valse la grazia ed fu lo stesso ad adoperarsi per trovargli un lavoro come impiegato in sovrannumero presso la Biblioteca Vaticana per 1000 lire al mese. Come impiegato poté approfondire i suoi studi politici, sulla Rerum Novarum e riprese l’attività giornalistica.

9 La fine del fascismo e l’impegno per la formazione della DC
ottobre 1942: nacque a Milano, in clandestinità, la Democrazia Cristiana (DC). A fondarla furono De Gasperi assieme ad alcuni che erano stati col lui nel PPI come Mario Scelba e ad alcuni giovani esponenti del cattolicesimo Italiano come Aldo Moro e Giulio Andreotti. 9 settembre 1943: insieme a tutti i principali gruppi politici antifascisti la DC partecipò alla fondazione del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). 25 giugno 1944: venne convocata la costituente che raggruppò i principali gruppi politici che sono usciti dal travagliato periodo fascista e che portò alla formazione di una Repubblica di cui De Gasperi ricoprì la carica di premier.

10 LA RIPRESA DELLA VITA POLITICA E LE ISTITUZIONI AUTONOMISTICHE
La nascita del CLN La ripresa della vita politica di De Gasperi Estate 1945: il CLN e il progetto Menestrina Il dibattito sull’autonomia Il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e De Gasperi alla costituente A cura di Valentina Gerola, Nadia Bernardi, Manuela Bressanini, Michela Frisanco

11 La nascita del CLN Il 9 settembre 1943, grazie al comitato antifascista, nacque il CLN. Alla riunione partecipò De Gasperi, rappresentante della Democrazia Cristiana; Il 6 ottobre venne votata una mozione che prevedeva: l’assumere di tutti i poteri dello Stato; condurre la guerra di liberazione con gli angloamericani;decidere sulla forma istituzionale dello Stato.

12 La ripresa della vita politica di De Gasperi
25 luglio del 1943 l’ordine del giorno sollecitò il re a porre fine all’esperienza di Mussolini; Dal dicembre al primo luglio del 1946 si ebbe il primo governo di De Gasperi, il quale divenne il ministro degli esteri. La destra democristiana e i liberali provocarono la caduta del governo Parri. De Gasperi conquistò la presidenza del consiglio dei ministri; Il 2 luglio De Gasperi fu presidente del consiglio. Iniziò così il suo secondo governo, nel quale ebbe l’incarico di ministro degli interni e degli esteri. Dopo una crisi di governo, Alcide formò il suo III ministero, al quale seguì (20 febb.) il IV; 23 maggio De Gasperi formò il suo V governo, che durò fino al gennaio In seguito guidò il VI governo che durò fino al luglio 1951. La carriera politica di De Gasperi terminò con le elezioni del 7 giugno 1953.

13 Estate 1945:il CLN e il progetto Menestrina
Nel 1945 all’interno del CLN si formò un “Centro studi per l’Autonomia” con lo scopo di avvalorare la richiesta di autonomia al Governo Italiano. Il CLN affidò a Francesco Menestrina l’incarico di redigere il primo “Progetto preliminare di Ordinamento Autonomo della Venezia Tridentina”. Nella riunione del Comitato provinciale del partito avvenuta il 24 luglio si trattò della volontà di riassorbire il movimento autonomistico in un’ordinata convivenza nazionale. L’ordine del giorno ribadiva sia l’interpretazione in senso autonomistico delle manifestazioni popolari, sia lo sforzo di raggiungere l’unità e la collaborazione di tutta la popolazione della Venezia Tridentina, affermando che il Trentino non intendeva staccarsi dall’Italia, ma operare per essa con il riconoscimento della sua particolare personalità. Gli obbiettivi del partito furono pubblicati e puntualizzati il 25 novembre su “Liberazione Nazionale”, organo di stampa del CLN.

14 Il dibattito sull’autonomia
Per affrontare la tematica sull’autonomia era necessario epurare elementi fascisti per poi avviare un’autonomia amministrativa; Considerate le continue spinte separatistiche, il 21 settembre 1945 il CLN organizzò a Trento un comizio antiseparatista. Il concetto di autonomia amministrativa non doveva essere deformato verso forme politiche di separatismo; Nell’ottobre 1945, sul settimanale Economia Trentina, il movimento autonomista dichiarava di puntare al raggiungimento di un’autonomia integrale all’interno dei confini dello Stato italiano. I socialcomunisti e il Pd’A organizzarono una manifestazione a favore della Costituente; Tra la primavera e l’estate del 1946 il dibattito sull’autonomia raggiunse toni accesi: l’1 maggio 1946 il Consiglio dei ministri degli esteri delle quattro potenze alleate respinse definitivamente la richiesta austriaca di riannettere la provincia di Bolzano. Il governo di Roma, guidato da De Gasperi, affidò alla Commissione dei Sette l’incarico di regolare un nuovo progetto di autonomia. Il 29 gennaio 1948 lo statuto d’autonomia fu approvato dall’Assemblea Costituente.

15 Il referendum istituzionale del 2 giugno e De Gasperi alla costituente
La competizione impegnava candidati riportati in 51 liste,12 delle quali nazionali. I cittadini che avevano il diritto al voto erano il 61,4% degli italiani e per la prima volta c’erano anche donne. in Trentino l’85% della popolazione era favorevole alla repubblica, la più alta percentuale in tutta Italia il 18 giugno si proclamò la Repubblica De Gasperi venne eletto rappresentante della Democrazia Cristiana. Elezioni della Costituente del Partiti maggioritari nelle singole provincie.

16 L’ACCORDO DE GASPERI - GRUBER
A cura di Orgher Dalipi, Daniele Azzolini, Alessandra Betti, Francesca Domenegoni, Elide Mula

17 Il governo De Gasperi alla fine della seconda guerra mondiale
Il Governo De Gasperi fu l'ultimo governo del periodo costituzionale transitorio che si concluse con il referendum popolare del 2 giugno 1946, quando il popolo italiano si espresse a favore della Repubblica. Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, l'Italia, secondo Sergio Romano, non era un alleato dei vincitori né, per molti versi, un cobelligerante. Era un Paese sconfitto, al quale erano state fatte alcune concessioni nella fase finale della guerra, per ragioni di convenienza. L'Italia era accusata di avere cambiato fronte più volte. Gli Stati vincitori della guerra si riunirono nella Conferenza di Parigi La Conferenza di Parigi si aprì il 29 luglio 1946. La Conferenza aveva poteri consultivi. Poteva decidere raccomandazioni sui progetti dei Trattati di pace, a maggioranza semplice o dei due terzi. I "Quattro" grandi avrebbero poi valutato quelle raccomandazioni in sede di redazione dei Trattati.

18 Ai vinti era stato concesso di fare osservazioni
Ai vinti era stato concesso di fare osservazioni. Celebre divenne il discorso pronunciato da De Gasperi. Esso restò un testo che fondò la dignità e l'avvenire della nuova Italia democratica. Il 18 settembre 1945 Alcide De Gasperi arrivò a Londra per partecipare alla 'Conferenza dei cinque' che aveva all'ordine del giorno la questione di Trieste e della Venezia Giulia; il presidente del consiglio italiano Alcide De Gasperi propose la Linea Wilson, che lasciava all'Italia la parte occidentale della Venezia Giulia con Trieste e Gorizia e parte dell'Istria.

19 L’accordo De Gasperi-Gruber
L’Accordo di Parigi fu il risultato di un compromesso trovato nelle trattative politico-diplomatiche alla Conferenza di pace di Parigi. L’Italia ottenne una sovranità territoriale limitata, sulla base degli impegni assunti con l’Accordo, l’Austria dovette rinunciare alla sua richiesta di riottenere i territori in discussione e ai sudtirolesi fu negato l’esercizio del diritto di autodeterminazione. La firma che il 5 settembre 1946 Karl Gruber e Alcide De Gasperi apposero sul Trattato che prese i loro nomi, costituì il punto di partenza per lo sviluppo di un’ampia autonomia. Il Trattato del 1946 ha significato soprattutto una cosa: un biglietto di ritorno in patria, ovvero il diritto definitivo a restare nella propria terra di coloro che optarono per la cittadinanza tedesca. Il Trattato di Parigi prevedeva che la minoranza tedesca presente in Italia godesse di completa uguaglianza di diritti rispetto agli abitanti di lingua italiana, ed una più equa distribuzione degli impieghi pubblici tra i vari gruppi linguistici. Di lì a poco gli optanti avrebbero avuto la possibilità di riacquistare la cittadinanza italiana e, trasferitisi oltre Brennero, di tornare in Sudtirolo. L’Accordo di Parigi rappresentò inoltre il primo passo che avrebbe condotto all’approvazione nel gennaio 1948 del primo statuto d’autonomia del Trentino- Alto Adige e quindi alla nascita del Consiglio regionale in seguito alle elezioni del 28 novembre 1948.

20 Con il Trattato verso il futuro
Il Trattato di Parigi fece si che l’Alto Adige non fosse una questione solamente interna allo Stato italiano: l’Austria divenne infatti potenza tutrice e l’Alto Adige una questione bilaterale. L’accordo incontrò una forte opposizione sia in Alto Adige che in Austria perché fu considerato carente nel merito e poca cosa rispetto all’alternativa rappresentata dall’opzione dell’autodeterminazione. Silvius Magnago riuscì a “dare vita” a questo documento, perché trovò nel primo Ministro Aldo Moro e nel deputato DC bolzanino Alcide Berloffa due interlocutori attenti e disponibili a Roma e a livello locale. L’allora presidente della Giunta provinciale ebbe per l’intera durata della sua carriera politica un rapporto ambivalente con il Trattato su cui era stata cementata l’attuale autonomia. Il punto focale del discorso di Magnago era la valutazione del Trattato di Parigi, infatti, nel 1969 il congresso della SVP aveva approvato il Pacchetto spianando così la strada al secondo Statuto di autonomia. Il decennio successivo aveva rappresentato la fase centrale nella definizione dell’attuale autonomia.

21 Il Trattato di Parigi prevedeva per l’allora presidente della Provincia due garanzie essenziali: la prima era legata al fatto che era stato concesso il diritto a un’autonomia unicamente riservata all’Alto Adige, la seconda prevedeva che tale autonomia non fosse solo un regalo di un Governo italiano, che potesse essere tolto da un altro governo, qualora fosse cambiata la situazione contingente, bensì che fosse comunque sempre garantita a livello internazionale. Le conseguenze concrete dell’Accordo di Parigi furono numerose e di rilievo e prima di tutto esso pose le basi per la soluzione della questione degli optanti. Il Trattato di Parigi costituì pertanto il fondamento giuridico della funzione tutrice esercitata dall’Austria.

22 I progetti autonomistici dopo l’accordo
Nell’estate del 1945 il CLN provinciale affidava a Francesco Minestrina il compito della stesura di uno statuto di autonomia e questo progetto diede il via ad altre iniziative ad opera di partiti e movimenti. L’A.S.A.R. (Associazione Studi Autonomistici Regionali),presentò nel luglio del 1946 il suo progetto autonomistico, volto a svuotare al massimo le competenze dello Stato, perseguiva il disegno di una Regione “da Ala al Brennero” Dopo la promulgazione dello statuto di autonomia del 1948, dove venivano rivendicati alla regione amplissimi poteri, facoltà e competenze, l’ A.S.A.R. dovette affrontare una profonda crisi al suo interno. Non si presentò alle elezioni regionali del 1948 e dopo di allora scomparve. Oltre all’A.S.A.R. si sviluppò un altro importante progetto autonomistico, la SVP(Südtiroler Volkspartei), nel quale le due province di Trento e Bolzano erano erette in regioni autonome, ognuna con potere legislativo esclusivo in tutte le materie non riservate alle competenze dello stato. Nel il Sudtirolo venne lasciato all'Italia. Tuttavia, l’Italia assicurò ai sudtirolesi il diritto di esercitare ampia autonomia locale. Nel 1948 fu approvato dall’Assemblea Nazionale Costituzionale italiana il primo Statuto d’Autonomia per il Sudtirolo, dove però non vennero applicate alcune fondamentali disposizioni del Trattato di Parigi. Nel 1961, dopo varie trattative e dopo che l’Austria portò la questione sudtirolese davanti all’Assemblea dell’ONU, venne approvato un Pacchetto di Misure, che garantiva alla popolazione diritti di minoranza e una vasta autonomia. Il 20 gennaio del 1972 entrò in vigore il nuovo Statuto d’Autonomia, basato sulle disposizioni del Pacchetto. L’obiettivo della SVP continua a rimanere il potenziamento dell’autonomia in un’Europa unificata federale per proteggere l’identità della minorità tedesca e ladina in Italia anche in futuro.

23 Governo Bonomi Con la caduta del governo Giolitti, furono indicati al re, nel corso delle consultazioni parlamentari nate per risolvere la crisi, i nomi di due deputati: Enrico De Nicola, di orientamento liberal-democratico, ed Ivanoe Bonomi di orientamento social-riformista. L'incarico fu quindi affidato a Bonomi,che il 4 luglio riuscì a formare un nuovo governo, formato da uomini di estrazione eterogenea, di diversa ispirazione ed ideologia. A complicare già la difficile situazione vi era il fascismo, con a capo Benito Mussolini. Tuttavia dopo la caduta del fascismo e l'invasione alleata divenne presidente del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN); fondò successivamente il Partito Democratico del Lavoro, di ispirazione democratica e riformista. Il 9 giugno 1944 Bonomi ottenne l'incarico di creare un nuovo governo: il 18 giugno così si insediò a Salerno il Governo Bonomi II( il primo era quello ante fascismo) è stato in carica dal 18 giugno 1944 al 12 dicembre 1944. Il Governo Bonomi III rimase in carica fino al 26 novembre, giorno in cui Bonomi rassegnò le dimissioni a causa delle divergenze interne ai partiti della coalizione. Nel 1947 Bonomi fu tra i rappresentanti dell’Italia nella conferenza di pace. L’anno successivo fu eletto presidente del primo Senato della Repubblica italiana. L'8 maggio 1948 venne eletto presidente del Senato della Repubblica, carica che mantenne fino alla morte, avvenuta il 20 aprile 1951 a Roma


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