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PubblicatoGioachino Bianchini Modificato 10 anni fa
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1 – L’OGGETTO E IL METODO DELL’ECONOMIA POLITICA
Argomenti Economia positiva ed economia normativa; Quando nasce la moderna economia politica; Distinzione tra microeconomia e macroeconomia; - Alcuni aspetti metodologici. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Distinzione tra economia positiva ed economia normativa. Economia positiva: un corpo di conoscenze sistematizzate che concerne ciò che è; Economia normativa: un corpo di conoscenze sistematizzate che discutono i criteri di ciò che deve essere. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
L’economia positiva è indipendente da giudizi di valore(*); il suo compito è di fornire generalizzazioni per capire come “funziona” un sistema economico e per fare previsioni. Lo studio dell’economia positiva è assimilabile a quello della Fisica. Ad esempio David Hume studiò ed affermò come l’iniezione di nuova moneta procura crescita di inflazione. O, ad esempio, la legge fondamentale dell’economia politica, la legge della domanda e dell’offerta è attinente a ciò che è. L’aumento di domanda di un bene aumenta progressivamente il suo prezzo. (*) Un giudizio di valore è un'affermazione che, da un punto di vista soggettivo, valuta della liceità o dell'utilità di qualcosa. In generale, è un giudizio basato su un particolare sistema di valori. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
L’economia normativa fa riferimento a giudizi di valore. Molto semplicemente, vi possono essere aspetti dell’economia non graditi o comunque da equilibrare, controllare. Esempio: dobbiamo agire sulla domanda aggregata(*) per ridurre la disoccupazione dal 12% al 6%. (*) In macroeconomia la domanda aggregata rappresenta la domanda di beni e servizi formulata da un sistema economico nel suo complesso, in un certo periodo temporale. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
CIO’ CHE E’ Quindi l’economia positiva mi spiega che c’è una relazione tra domanda aggregata ed occupazione aggregata. CIO’ CHE DEVE ESSERE Socialmente si ritiene non desiderabile un livello di disoccupazione pari al 12% e quindi si cercherà di mettere in moto quei meccanismi per l’aumento di produzione al fine di diminuire la disoccupazione. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Quando nasce la moderna economia politica Prima di rispondere a questa domanda è necessario distinguere due significati del termine “economico”: Uno sostanziale (che ha una base fattuale): ovvero, dovendo occuparci di produrre beni e servizi dobbiamo costruire acciaierie, arare campi… - Uno formale (che ha una base di tipo logico): che da cioè significato al rapporto mezzi/fini. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Il significato sostanziale deriva dal fatto che il genere umano dipende, per la sua sopravvivenza, dalla natura e dagli altri uomini e donne (base fattuale). Indipendentemente dal tipo di economia (capitalista, pianificata, schiavista) è indispensabile rapportarsi con una base fattuale di dipendenza tra gli uomini e dalla natura. Il significato formale deriva dal carattere logico del rapporto mezzi/fini, ed ha implicito dentro di sé il problema dell’allocazione di risorse scarse (base logica). A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Le risorse, che chiameremo beni economici, sono limitate e, quindi, hanno un prezzo. Il loro prezzo dipende anche da una serie di fattori, sempre facenti parte della base logica, come l’efficienza produttiva e l’allocazione. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Le analisi di questo corso si applicano a sistemi capitalistici. Riprendendo la definizione di A. Maddison(*) l’aggettivo “capitalistico” si riferisce a economie in cui la proprietà privata è dominante, e l’allocazione dei beni, servizi e fattori produttivi avviene principalmente attraverso meccanismi di mercato. (*) Angus Maddison (Newcastle upon Tyne, 6 dicembre 1926 – Neuilly-sur-Seine, 24 aprile 2010) è stato un economista britannico, professore emerito presso la facoltà di Economia dell'Università di Groningen. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Vi è quindi l’interazione tra domanda e offerta senza che nessun fattore esterno al mercato regoli quantità e prezzi. Sempre secondo Maddison: In secondo luogo queste economie sono altamente capitalizzate: lo stock di capitale (fisico, istruzione, conoscenza) è elevato rispetto al reddito. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Per capitale fisico si intendono i macchinari e quant’altro di materiale è necessario alla produzione. Vi è poi una parte di capitale immateriale, come l’istruzione. Perché l’istruzione è capitale? Perché è considerato investimento o capitale quella risorsa sottratta al consumo e investita per un ricavo futuro. Nelle economie capitalistiche lo stock di capitale è particolarmente elevato rispetto al reddito nel suo complesso. - LA CRESCITA DI QUESTO STOCK E’ UNA DELLE DETERMINANTI CHE SPIEGANO LO SVILUPPO DELLE ECONOMIE CAPITALISTICHE. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Non è un caso che l’economia politica in quanto disciplina a sé stante conosca uno sviluppo senza precedenti in parallelo al dispiegarsi della Prima Rivoluzione Industriale (Inghilterra, dal 1750 circa). Con lo sviluppo della Prima Rivoluzione Industriale si parla di avvento del “Capitalismo Industriale”, che era stato preceduto dal capitalismo commerciale. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Parliamo di economia politica moderna perché in precedenza alla Prima Rivoluzione Industriale sono esistite altre economie politiche. Vi è un certo accordo tra gli economisti nel fissare la nascita della moderna economia politica con l’opera di Adam Smith “Un’indagine sulla natura e sulle cause della ricchezza delle nazioni”, pubblicata nel 1776. Adam Smith A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Distinzione tra microeconomia e macroeconomia L’economia politica non è una disciplina con un unico corpo teorico. Questo corso da una rappresentazione specifica, che è la teoria neoclassica. Altre teorie sono il mercantilismo, la fisiocrazia, il marginalismo e la teoria keynesiana. Queste teorie si differenziano per diversi aspetti. Tra i temi affrontati si va dalle teorie del valore alle teorie della crescita. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Anche se la distinzione tra microeconomia e macroeconomia è da attribuire a J. M. Keynes (1936) con la pubblicazione della “Teoria generale dell’occupazione e dell’interesse e della moneta”, secondo la scuola neoclassica: - Vi sono temi microeconomici: comportamento del singolo consumatore, produttore, del singolo mercato; - Vi sono temi macroeconomici: si ragiona in termini di aggregati di investimento, risparmio, occupazione, produzione. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Alcuni aspetti metodologici Riguardo il metodo, l’economia ha cercato di avvicinarsi sempre più alla fisica, dalla quale ha importato il metodo matematico. Ciò ha significato un uso crescente della matematica e della statistica. Questa evoluzione della disciplina economica è stata positiva, in quanto lo strumento matematico può essere utile; occorre però ricordare che se la matematica non può mentire, può ingannare. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Quando nel 1871 i fondatori della scuola neoclassica importarono questa disciplina nell’economia, pensavano d’aver trovato la chiave di lettura per eccellenza dei fenomeni economici. Ma attenzione! Perché molto spesso si fanno ipotesi nascoste, non per ingannare (per malafede), ma si utilizzano strumenti che hanno implicazioni che vengono comprese solo molto tempo dopo. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
Ragioneremo in termini di teoria (economica): La teroria è il modo attraverso cui percepiamo i “fatti”, e non possiamo percepire i “fatti” senza una teoria. – Friedman – Per fare teoria di solito è necessario fare delle ipotesi semplificatrici che vengono chiamate “assunzioni”. Un’ipotesi è importante se “spiega” molto con poco, cioè se riesce ad estrarre gli elementi cruciali e comuni dalla massa di circostanze che circondano i fenomeni che devono essere spiegati e consente di realizzare previsioni utili. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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1 – L’OGGETTO E IL METODO ELL’ECONOMIA POLITICA
In economia si fanno almeno tre tipi di assunzioni: A volte si assume l’esistenza di una certa CONDIZIONE INIZIALE. (Ad esempio: il mercato è in una condizione di concorrenza perfetta); Altre sono dette ASSUNZIONI AUSILIARIE. (Ad esempio quando si parlerà degli equilibri parziali si userà l’assunzione del ceteris paribus (*)); Il terzo tipo di assunzione definisce le condizioni che fissano i limiti (boundary conditions) entro i quali certe variabili o la teoria nel complesso hanno validità. (*) = a parità di condizioni. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Argomenti Paradigmi scientifici; Scuola classica; Scuola neoclassica (o marginalista); Scuola Schumpeteriana/evolutiva; Altre scuole. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Paradigmi scientifici Cos’è un paradigma scientifico? Il filosofo della scienza Thomas Kuhn ( ) introduce l’idea di “paradigma scientifico e scienza normale”. Idea applicabile anche nell’economia politica. Si tratta di una ricerca fondata su uno o più risultati raggiunti, ai quali una particolare comunità scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore. T. Kuhn A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Kuhn ci dice che la scienza attraversa ciclicamente alcune fasi che sono indicative di come essa operi. Per Kuhn la scienza è paradigmatica, e la demarcazione tra scienza e pseudoscienza è riconducibile all’esistenza di un paradigma. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica La FASE 0 è dunque il periodo chiamato pre-paradigmatico, caratterizzato dall’esistenza di molte scuole differenti in competizione tra loro e l’assenza di un sistema di principi condivisi. In questa fase, lo sviluppo di una scienza assomiglia più a quello delle arti ed è presente molta confusione. A un certo punto della storia della scienza in esame, viene sviluppata una teoria in grado di spiegare molti degli effetti studiati dalle scuole precedenti; A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Nasce così il paradigma, l’insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca allinterno della quale le teorie sono accettate da tutti i cultori. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Nasce così il paradigma, l’insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca allinterno della quale le teorie sono accettate da tutti i cultori. Questa adesione sancisce la FASE 1, ovvero, l’accettazione del paradigma. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Una volta definito il paradigma ha inizio la FASE 2, ovvero, quella che Kuhn chiama la scienza normale. Nel periodo di scienza normale gli scienziati sono visti come risolutori di rompicapi, che lavorano per migliorare l’accordo tra il paradigma e la natura. Questa fase, infatti, è basata sull’insieme dei principi di fondo dettati dal paradigma, che non vngono messi in discussione, A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Ma ai quali, anzi, è affidato il compito di indicare le coordinate dei lavori successivi. In tale fase vengono sviluppati gli strumenti di misura con cui si svolge l’attività sperimentale, vengono prodotti la maggior parte degli articoli scientifici, ed i suoi risultati costituiscono la maggior parte della crescita della conoscenza scientifica. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Durante la fase di scienza normale si otterranno successi, ma anche insuccessi: tali insuccessi, per Kuhn, prendono il nome di anomalie, ovvero eventi che vanno contro il paradigma. La scienza normale, da buon risolutore di rompicapo qual è, tenta di risolvere tali anomalie. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Si passa così alla FASE 3, nella quale il ricercatore si scontra con le anomalie. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Quando il fallimento è particolarmente ostinato o evidente, può avvenire che l’anomalia metta in dubbio tecniche e credenze consolidate con il paradigma, aprendo così la FASE 4, ovvero la crisi dl paradigma. Come conseguenza della crisi, in tale periodo si creeranno paradigmi diversi. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Tali nuovi paradigmi non nasceranno quindi dai risultati raggiunti dalla teoria precedente, piuttosto, dall’abbandono degli schemi precostituiti del paradigma dominante. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica Si entra così nella FASE 5, la rivoluzione scientifica. Nel periodo di scienza straordinaria, si aprirà una discussione all’interno della comunità scientifica su quali dei nuovi paradigmi accettare. Però non sarà necessariamente il paradigma più “vero” o il più efficiente ad imporsi, ma quello in grado di catturare A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica L’interesse di un numero sufficiente di scienziati, e di guadagnarsi la fiducia della comunità scientifica. I paradigmi che partecipano a tale scontro, secondo Kuhn, non condividono nulla, neanche le basi e quindi non sono paragonabili. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Fase 0 – Periodo pre-paradigmatico Fase 1 – Accettazione del paradigma Fase 2 – Scienza normale Fase 3 – Nascita delle anomalie Fase 4 – Crisi del paradigma Fase 5 – Rivoluzione scientifica La scelta del paradigma avviene, come detto, per basi socio-psicologiche oppure biologiche (giovani scienziati sostituiscono quelli anziani). La battaglia tra paradigmi risolverà la crisi, sarà nominato il nuovo paradigma e la scienza sarà riportata a una FASE 1. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
In Economia politica si possono identificare alcuni “paradigmi” che chiameremo “scuole di pensiero”. Questo corso si concentrerà su un paradigma classico, ovvero una scuola classica, quella di Adam Smith. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Adam Smith ( ) – “La ricchezza delle nazioni” – pubblicata nel 1776. David Ricardo ( ) – “Sui principi dell’economia politica e della tassazione” – pubblicato nel 1817. John Stuart Mill ( ) – “Principi di economia politica” – pubblicato nel 1848. Karl Marx ( ) – “Il capitale” – Primo Libro, 1867. SCUOLA CLASSICA Nomi e opere da ricordare A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
W. Stanley Jevons ( ) – “Teoria dell’economia politica” - [1871]. Carl Menger ( ) – “Principi di economia politica” – [1871]. Leon Walras ( ) – “Elementi di economia politica” – [1871]. Alfred Marshall ( ) – “Principi di economia” – [1890]. Vilfredo Pareto ( ) – “Corso di economia politica” – [1898]. SCUOLA NEOCLASSICA Nomi e opere da ricordare A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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2 – CENNI SU ALCUNE SCUOLE DI PENSIERO IN ECONOMIA POLITICA
Si chiama scuola neoclassica perché vi è un cambio di prospettive rispetto alle tematiche classiche. Jevons si propose di rifondare le basi della scuola classica importando la “fisica”. Jevons, Menger e Walras pubblicarono nello stesso momento in tre lingue diverse, senza conoscere l’uno l’opera dell’altro, costituendo una nuova scienza con caratteri omogenei non concordati. Una delle critiche all’economia classica è sulla teoria del valore. A cura del prof. De Liso, Università di Lecce
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