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Perché mangiare sano è un diritto!
Fresco per tutti!!! Perché mangiare sano è un diritto! Progetto realizzato da: Bianchi Gabriele, Ceccarelli Flavio, Gregorio Arturo e Rapalini Francesco.
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La carta del cibo! Nasce dall’idea di garantire a tutti i componenti di una comunità, la possibilità di alimentarsi in modo salutare, sostenibile, senza compromettere il benessere di altri, delle future generazioni e dell’ambiente Strategia del cibo (linee guida per la realizzazione degli obbiettivi della carta del cibo) Il piano del Cibo (azioni ed interventi) La carta del cibo nasce con l’idea di garantire a tutti un’alimentazione sana, sostenibile senza compromettere il benessere degli altri e dell’ambiente. Oltre alla carta del cibo troviamo la strategia del cibo, un documento nel quale sono contenute le strategie e le azioni volte al raggiungimento degli obbiettivi. In fondo troviamo il piano del cibo che rappresenta gli interventi che consentono di dare contenuto operativo alla strategia per il cibo. Insomma e la realizzazione concreta delle strategie individuate per il raggiungimento degli scopi della carta del cibo. Obbiettivi carta del cibo: • Promuovere una cultura alimentare locale basata sul concetto di dieta sostenibile; • Migliorare la comprensione tra i cittadini dei nessi tra la dieta, la salute e l’ambiente; • Sviluppare percorsi di innovazione civica in grado di migliorare le abitudini alimentari e ridurre gli sprechi; • Rafforzare la capacità del territorio – e degli agricoltori locali - di fornire cibo sostenibile a prezzi accessibili. • Favorire l’innovazione istituzionale per un’integrazione delle politiche in grado di perseguire con coerenza la sicurezza alimentare locale Strumenti del piano del cibo: • La pianificazione del territorio per la qualificazione e la difesa delle aree agricole urbane ed extraurbane; • L’organizzazione del commercio, con lo scopo di ampliare la libertà di scelta dei consumatori e favorire processi di comunicazione diretta tra produttori locali e consumatori; • L’educazione alimentare; • La prevenzione delle patologie legate all’alimentazione; • Le politiche ambientali; • La gestione dei rifiuti; • I pubblici acquisti, a partire da quelli delle scuole; • La formazione, l’informazione e la comunicazione • Il sostegno alle fasce più deboli della popolazione; • Le politiche di supporto alle attività produttive agro-alimentari
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Il nostro progetto…. Gli obbiettivi comuni alla carta del cibo sono:
Denominato “Fresco per tutti” nasce dall’idea di garantire alle fasce deboli, l’accesso ai prodotti ortofrutticoli freschi. Gli obbiettivi comuni alla carta del cibo sono: Salute Equità Sostenibilità alimentare Il nostro progetto denominato “Fresco per tutti” si pone l’obbiettivo di garantire alle famiglie meno abbienti, che devono ricorrere all’ausilio di enti caritatevoli, l’accesso al cibo fresco. Questo perché negli attuali pacchi alimentari che risultano essere l’aiuto più concreto verso le famiglie, mancano per esigenze organizzative e di conservazione i cibi freschi. Come ben sappiamo vi è un altro problema che riguarda il campo agricolo che è quello degli sprechi, in particolare per quei prodotti non raccolti a causa delle caratteristiche commerciali non idonee alla vendita. Questo non pregiudica la loro qualità alimentare tanto da poter essere inseriti per esempio all’interno del pacco alimentare, distribuito dalla caritas o altri enti benefici. I principali obbiettivi nei confronti del piano del cibo sono quelli di garantire una migliore salute, grazie ad un’alimentazione più sana e completa, più equità permettendo anche alle famiglie più povere di accedere ai cibi freschi ed il miglioramento della sostenibilità alimentare grazie ad un minor spreco ed un miglior utilizzo dei prodotti alimentari.
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I poveri in Italia…. La situazione pisana….
Secondo fonti istat in Italia persone vivono sotto la soglia di povertà. Poveri in Italia Nel 2011, l'11,1% delle famiglie è relativamente povero (per un totale di mila persone) e il 5,2% lo è in termini assoluti (3.415 mila). La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 1.011,03 euro al mese. Rispetto al 2010 l'incidenza della povertà relativa aumenta dal 40,2% al 50,7% per le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro e dall'8,3% al 9,6% per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro, essenzialmente anziani soli e in coppia. Tra quest'ultime aumenta anche l'incidenza di povertà assoluta (dal 4,5% al 5,5%). La povertà assoluta aumenta tra le famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di occupazione (dall'8,5% al 16,5%). Nel 2011, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia Europa L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2010). Situazione Pisana Nel 2010 nei quattro sportelli pisani sono state incontrate per colloqui approfonditi 972 persone, un dato confrontabile con quello dell'anno precedente. 677 sono straniere, ma gli italiani registrano un leggero aumento rispetto al Fra gli extracomunitari spiccano le donne ucraine e macedoni. Sono invece pienamente comunitari gli uomini romeni che costituiscono il 21% dell'«utenza» dei Centri di ascolto; dietro di loro i marocchini (16%) e i tunisini (circa il 9%).Dire che nel 2010 la «rete» Caritas ha erogato 22mila pasti, quasi 3mila pacchi spesa e 125 buoni doccia forse serve a poco se si vuole capire davvero la situazione delle povertà in diocesi. Ma anche fare un ritratto-tipo di chi si rivolge a un Centro di ascolto non è cosa semplicissima. Gli stranieri sono in maggioranza donne (il 55%) mentre gli italiani sono soprattutto uomini (58%). L'età media oscilla fra i 43 e i 44 anni, e già su questo dato c'è una differenza marcata fra italiani e stranieri: sì, perché l'immigrato che va al Centro d'ascolto ha meno di trent'anni. L'italiano ha in media dieci anni di più. Non solo: più della metà degli stranieri è coniugata, mentre il 40% degli italiani in stato di necessità esce da un divorzio o da una separazione. La situazione pisana…. Nel 2010 ben 927 persone si sono rivolti ai centri d’ascolto Caritas.
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Gli sprechi in agricoltura!
Circa il 3,2% della produzione agricola è rimasta in campo, equivalente a tonnellate di prodotto agricolo. Nell’industria agroalimentare italiana lo spreco medio ammonta al 2,6% della produzione finale totale. Secondo il Libro Nero dello spreco 2011 di Last Minute Market (Edizioni Ambiente), circa il 3,2% della produzione agricola è rimasta in campo, equivalente a tonnellate di prodotto agricolo. I dati sono diffusi nell’ambito del convegno “Alimentare la Terra, coltivare il futuro” organizzato a Roma per la Giornata mondiale dell’Alimentazione. La ragione principale degli sprechi è da rintracciare nella non-convenienza da parte dell’agricoltore nel raccogliere il prodotto in quanto i prezzi di mercato dello stesso non remunerano il lavoro oppure perché pezzature troppo grosse o troppo piccole rendono il prodotto poco commerciabile. Sempre secondo il Libro Nero dello spreco 2011, nell’industria agroalimentare italiana lo spreco medio ammonta al 2,6% della produzione finale totale, che porta ad uno spreco complessivo di tonnellate di prodotti alimentari. La quantificazione degli sprechi nel settore distributivo si suddivide in due target di riferimento i mercati all’ingrosso (centri agroalimentari e mercati ortofrutticoli) e il sistema distributivo commerciale (cash&carry, ipermercati, supermercati e piccolo dettaglio). Un’entità così abbondante, sia in termini assoluti che relativi alla produzione totale e al consumo effettivo, ha ovviamente un impatto economico altrettanto rilevante. Il calcolo di tale impatto in ciascun comparto, mette in evidenza come in Italia, nel 2010, si siano letteralmente buttati oltre 11 milioni e 200 mila euro di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili. E proprio in Italia, secondo gli ultimi dati del 'Libro nero dello Spreco: il Cibo'- curato da Last minute market, lo spin off dell'Università di Bologna, eccellenza europea nel recupero degli sprechi alimentari - lo scorso anno il 3,2% della produzione agricola nazionale è rimasta in campo, per un totale di tonnellate tra frutta e verdura. In particolare per quanto riguarda la frutta su una produzione di tonnellate il 3,77% non viene raccolta pari a tonnellate; percentuale che sale per gli ortaggi a 5,5% ( ). Due le ragioni dello spreco nei campi, spiega il rapporto: la non convenienza da parte dell'agricoltore nel raccogliere il prodotto in quanto i prezzi di mercato non sono remunerativi e i difetti commerciali, dalle pezzature troppo grosso o troppo piccole, ai danneggiamenti da eventi atmosferici.
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“Fresco per tutti” come funziona?
Il fulcro del nostro progetto consiste nell’organizzare una rete che metta in contatto i produttori agricoli della provincia di Pisa e i vari punti di distribuzione della Caritas presenti in città (con riferimento alla zona 5). In base ai dati istat in provincia di Pisa sono presenti 6000 aziende agricole di cui 136 specializzate nella produzione di ortaggi e 264 specializzate nella produzione di frutta. Se ora, fossimo in grado di reperire da ogni singola azienda ortofrutticola quei prodotti non idonei alla commercializzazione (ma comunque edibili e salutari) sicuramente avremo un apporto importante di prodotti freschi da destinare alle persone meno abbienti con effetti positivi sulla loro salute e sull’ambiente.
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In provincia di Pisa: 6000 Aziende agricole 136 aziende specializzate in orticoltura. 264 aziende specializzate in frutticoltura. Abbiamo quindi un discreto bacino da cui attingere prodotti freschi!
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Arcidiocesi di Pisa Caritas.
La Caritas è una fondazione non profit della CEI che a livello locale è organizzata dalle singole diocesi. A Pisa la Caritas: 15 luoghi di distribuzione pacco alimentare e/o altri servizi 4800 pacchi l’anno consegnati dal convento di FossaBanda (zona 5) 3200 pacchi l’anno nella sede in piazza Arcivescovato. A livello nazionale la caritas è una fondazione controllata dalla CEI, mentre a livello locale ogni diocesi si occupa della sua organizzazione secondo modelli diversi, con 220 sedi distribuite sul territorio nazionale. Nel caso della diocesi di Pisa la caritas si occupa dell’aspetto organizzativo mentre a livello operativo si affida a associazioni di volontariato. In tutto a Pisa sono presenti 15 luoghi di distribuzione dei quali 7 sono della San Vincenzo che si occupano essenzialmente di vestiario e 8 sono centri di distribuzione parrocchiali di alimenti dei quali uno è presente nella circoscrizione n° 5 rappresentato dal convento dei frati di Fossabanda che distribuisce 4800 pacchi l’anno. Sono presenti inoltre 3 mense per i poveri che distribuiscono 100 pasti al giorno. Per quanto riguarda la sede centrale di pisa conferisce 3280 pacchi l’anno per un valore commerciale di circa euro
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La disponibilità dei produttori
Da alcune interviste effettuate presso aziende della zona, si è constatato: Costanza di prodotti non raccolti Completa disponibilità nel cedere il prodotto senza compenso Raccolta a carico dell’ente no profit
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Ostacoli al progetto I problemi principali sono:
chi raccoglie il prodotto Problematiche logistiche e gestionali Disponibilità di personale
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Possibili soluzioni Coinvolgimento delle associazioni di volontariato quali misericordie ANPAS, CRI, VAB, SCOUT ecc…. Coinvolgere gli stessi destinatari del pacco alimentare Coinvolgimento enti pubblici e privati
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Conclusioni Da questo lavoro abbiamo compreso le complessità delle interazioni tra i diversi attori. Con le nostre idee abbiamo cercato delle possibili soluzioni ma che necessitano comunque di essere seguite e organizzate. Ci rendiamo conto che il nostro è progetto ambizioso ma come dice B. Yoshimoto “Se si fanno dei progetti concreti, se si coltivano le proprie ambizioni, se ci si dà da fare con umiltà, se si aguzza l'ingegno, i sogni diventano realtà.”
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Grazie per l’attenzione!!!
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