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ISM-Italia Corso di formazione e training per attivisti in e per la Palestina Milano, 17-18 marzo 2012 Lindustria del processo di pace di Alfredo Tradardi.

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1 ISM-Italia Corso di formazione e training per attivisti in e per la Palestina Milano, 17-18 marzo 2012 Lindustria del processo di pace di Alfredo Tradardi 1

2 Prima guerra mondiale La guerra scoppia il 28 luglio 1914 La guerra termina l11 settembre 1918 Il trattato di pace è firmato a Versailles il 10 gennaio 1920 2

3 Seconda guerra mondiale La guerra scoppia l1 settembre 1939 La guerra termina l8 maggio 1945 in Europa La guerra termina il 2 settembre 1945 in Giappone Il trattato di pace è firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 3

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8 Lindustria del processo di pace Un compito enorme: limperativo ebraico per la sopravvivenza la potente trama del sostegno occidentale lincapacità degli arabi di farvi fronte la loro paralizzante dipendenza dal più fedele alleato di Israele, gli Stati Uniti 8

9 Lindustria del processo di pace Imperativi che richiedono una azione urgente: l'espropriazione subita sotto loccupazione linaccettabile prolungamento di una vita da profughi il solco sempre più ampio tra le varie comunità palestinesi la distruzione in corso della causa nazionale palestinese 9

10 Lindustria del processo di pace Mi venne in mente quanto preziosa sia la libertà di movimento, quanto impensabile sia lidea di perderla, come noi tutti la diamo per scontata e come sia scandaloso che possa essere tolta a milioni di palestinesi come se fosse una inezia. Ghada Karmi 10

11 Lindustria del processo di pace La eccezionale indulgenza dellOccidente: forti sentimenti di invincibilità e di presunzione una serie di idee esagerate sul loro ruolo nel mondo il diritto internazionale non si applica a Israele IMMUNITA E IMPUNITA 11

12 Lindustria del processo di pace Per gli israeliani, dopo la vittoria del 67: lintera Palestina storica gli appartiene i palestinesi non hanno diritti su di essa sono lì perché tollerati le esigenze di Israele hanno la priorità 12

13 Lindustria del processo di pace Il sostegno a una specie di entità palestinese in Cisgiordania e a Gaza: una risposta, recente e pragmatica, dovuta alla paura del «terrorismo» palestinese non è stato un tardivo riconoscimento dei diritti dei palestinesi ogni offerta è una concessione e come un «doloroso sacrificio» per la pace Vi sono due narrazioni, una israeliana e una palestinese. Lo squilibrio di potere tra le due parti fa prevalere quella israeliana. 13

14 Lindustria del processo di pace Come risolvere il problema? luomo di una vecchia storiella irlandese «Bene, io non avrei cominciato da qui». Ma da qui bisogna cominciare. 14

15 Lindustria del processo di pace Nel 2006 la situazione lasciava poco spazio allottimismo: i protagonisti principali diseguali equilibrio delle forze a favore di Israele unico sostegno dei palestinesi: governi arabi in preda allinfluenza occidentale incapaci di affrontare Israele 15

16 Lindustria del processo di pace è una reazione umana familiare come prendere a calci il gatto quando ci si sente allo stesso tempo provocati e impotenti. 16

17 Lindustria del processo di pace Conclusione: dato lo schieramento delle forze e limperativo occidentale di difendere il suo petrolio e i suoi interessi strategici, con Israele protagonista, lesito è scontato. Nulla può essere fatto a meno che lintera struttura imperialista non sia smantellata e i servi arabi eliminati. Solo allora si potrà risolvere il problema di Israele. 17

18 Lindustria del processo di pace il conflitto con Israele è diventato più insolubile che mai vengono proposti molti piani di pace che non approdano a nulla Israele consolida quotidianamente la presa sui territori palestinesi che restano 18

19 Lindustria del processo di pace Il coinvolgimento della numerosa popolazione musulmana dellEuropa, soprattutto in Francia e Germania. Linvasione dellAfghanistan aveva già acceso queste passioni e se lIran e la Siria diventeranno i prossimi bersagli verrebbe confermata la tesi di una crociata anti- islamica. 19

20 Lindustria del processo di pace Gli Stati Uniti hanno voluto credere e convincere gli altri che «il terrorismo» è un fenomeno mondiale, come una epidemia, le cui cause non hanno nulla a che fare con la loro politica estera o con quella di alcuni dei suoi alleati. 20

21 Lindustria del processo di pace «Il processo di pace arabo-israeliano» un termine abusato e privo di significato. Come un poveraccio è sempre con noi ma senza una soluzione in vista. 21

22 Lindustria del processo di pace dal 1949 non è stato raggiunto nessun accordo che metta fine alle ostilità e assicuri una pace duratura nella regione. numerose proposte di pace si sono susseguite nel tempo. nessuna è riuscita a mettere fine in modo positivo alle molteplici ostilità tra Israele e gli arabi. 22

23 Lindustria del processo di pace Perché nessuna soluzione ha funzionato? Perché tutti gli sforzi internazionali e regionali non sono riusciti a risolvere il conflitto? Lesame delle principali proposte di pace presentate fino ad oggi potrebbe aiutare a rispondere a queste domande. 23

24 Lindustria del processo di pace Fino al 1993, quando furono firmati gli Accordi di Oslo tra Israele e lOLP, i negoziati di pace non riguardavano esclusivamente il problema palestinese. Sola eccezione il Piano di pace Fahd del 1981 nel quale si faceva riferimento alla necessità di uno Stato palestinese. 24

25 Lindustria del processo di pace In qualche modo i palestinesi erano diventati come un parente povero che tu sai di dover aiutare e, sentendoti in imbarazzo, gli dai qualcosa ogni tanto per permettergli di andare avanti. 25

26 Lindustria del processo di pace Il nodo cruciale: i profughi palestinesi in teoria tutti sanno che c'è bisogno di una giusta soluzione ma in pratica vengono ignorati e trattati con condiscendenza guardati dallalto in basso come individui inferiori Questo principio è stato costantemente presente nellapproccio al processo di pace arabo-israeliano. 26

27 Lindustria del processo di pace La risoluzione 242 Il primo esempio è rappresentato dalla famosa, ma inapplicata, Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvata dopo la guerra del 1967. 27

28 Lindustria del processo di pace La Risoluzione 242 creò le premesse per i successivi tentativi di pace arabo-israeliani ponendo ai margini il problema palestinese. Le ostinate manovre di Israele, nel periodo immediatamente successivo alla Risoluzione, hanno anche rappresentato un modello per il futuro. 28

29 Lindustria del processo di pace Nelle more Israele ha continuato a occupare le terre arabe e a costruirvi insediamenti rimandando la soluzione del problema palestinese. La comunità internazionale ha fatto poco per opporsi con efficacia a questi stratagemmi israeliani - anzi ha avuto una posizione molto vicina a quella israeliana – le cui conseguenze ci perseguitano da allora. Non è mai stato istituito alcun meccanismo internazionale per costringere Israele a ritirarsi dai territori arabi, né per ingiungergli di rispettare i diritti umani e politici dei palestinesi. 29

30 Lindustria del processo di pace Unampia attività diplomatica seguì lapprovazione della Risoluzione 242. Le Nazioni Unite nominarono un negoziatore speciale, Gunnar Jarring. 30

31 Lindustria del processo di pace Israele insisteva perché si facesse ogni sforzo per condurre separatamente negoziati di pace diretti con ciascuno dei paesi arabi. Gli Stati arabi e lUnione Sovietica sostenevano che il ritiro fosse la pre- condizione per ogni ulteriore colloquio. Jarring non fu in grado di superare questo scoglio e la sua missione fallì. 31

32 Lindustria del processo di pace Gli Stati Uniti proposero il Piano Rogers nel 1969, cercando di favorire il desiderio di Israele di colloqui bilaterali con lEgitto, chiedendo il ritiro dai territori egiziani in cambio di una pace completa, ma Israele rifiutò anche questa proposta. Dal 1970 gli Stati Uniti si erano allineati al punto di vista israeliano, cioè che fossero possibili solo accordi di pace limitati con singoli Stati arabi. Golda Meir, il Primo Ministro israeliano del tempo, dichiarò che anche se era intenzionata a restituire il territorio di Sharm al-Sheikh e Gaza o le colline del Golan siriano, Israele avrebbe continuato a tenere saldamente sia Gerusalemme sia la Cisgiordania, dove entro il 1972 aveva già installato 44 colonie. 32

33 Lindustria del processo di pace Intanto, in queste frenetiche attività, il problema palestinese era stato accantonato. LOLP si vendicò di questa emarginazione della causa palestinese iniziando la campagna di resistenza armata contro obiettivi israeliani, prima dalla Giordania. Quando le sue forze furono cacciate dalla Giordania, continuò la sua campagna dal sud del Libano. Leffetto negativo di questa mossa sulla stabilità del Libano, sulla sua economia e sulla sua popolazione nei decenni seguenti, è ben noto. 33

34 Lindustria del processo di pace Qualsiasi progresso nella soluzione del conflitto tra Israele e gli arabi è avvenuto soltanto attraverso una miscela di lusinghe, di corruzione e di coercizione, sempre viziato dalla scarsa attenzione data alla questione palestinese. Benché varie parti tentassero di fare qualcosa per loro, ogni accordo di pace veniva raggiunto a spese dei palestinesi. 34

35 Lindustria del processo di pace Il presidente egiziano Anwar Sadat, nella sua fallita offerta di un accordo di pace con Israele, inserì una condizione relativa alla soluzione del problema dei profughi palestinesi che fu respinta da Israele. 35

36 Lindustria del processo di pace In modo simile, in un insolito ed incisivo documento del 1975, William Saunders, Sottosegretario di Stato con Henry Kissinger, sottolineò la centralità del problema palestinese nel conflitto e dichiarò che «i legittimi interessi» dei palestinesi dovevano avere un ruolo importante in tutti i negoziati di pace arabo- israeliani. Israele respinse anche questa proposta che venne abbandonata. 36

37 Lindustria del processo di pace Con lo stesso spirito, il Presidente Jimmy Carter mostrò una iniziale volontà di risolvere il problema palestinese. Nel 1977 propose, insieme allUnione Sovietica, una conferenza di pace internazionale sulla base della Risoluzione 242 per una soluzione del problema palestinese e per il riconoscimento dei «legittimi diritti del popolo palestinese». Israele doveva ritirarsi dai territori occupati nel 1967, sebbene non da tutti, e ogni stato di belligeranza sarebbe finito, portando ad una pace completa e al riconoscimento reciproco tra Israele e gli Stati arabi. 37

38 Lindustria del processo di pace Carter era andato anche oltre parlando lo stesso anno della necessità di una «patria palestinese». Benché questo concetto fosse riferito solo ai profughi e fosse inteso come un gesto umanitario e non politico, Carter cominciò a subire forti pressioni da parte del Dipartimento di Stato, di Israele e della lobby degli ebrei americani e fu costretto a ritirare la nota e il riconoscimento dellOLP con cui aveva iniziato a trattare. Per le stesse ragioni dovette anche abbandonare lidea di una conferenza di pace internazionale perché, come è diventato consueto fino ad oggi nelle relazioni degli Stati Uniti con Israele, non era preparato a esercitare una qualche pressione affinché Israele accettasse. La storia della marcia indietro di Carter di fronte alle pressioni israeliane è deprimente: dopo aver espresso simili ideali sul conflitto li ha abbandonati, in modo vile, di fronte alle pressioni israeliane. 38

39 Lindustria del processo di pace Gli accordi di Camp David Alla fine, Egitto e Israele finirono per concludere un accordo di pace separato nel 1979. Anche così, la situazione palestinese giocò un ruolo nei colloqui di pace. Nel corso di faticosi negoziati che andarono avanti fino al 1980 venne discusso un piano di autonomia per i territori occupati. Il piano prevedeva che dopo un periodo di cinque anni, durante il quale i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza, Gerusalemme Est era «off- limits», si sarebbero preparati a una piena autonomia, sarebbe stata istituita una autorità di auto-governo, risultato di libere elezioni. Quando ciò fosse avvenuto e i poteri dellAutorità fossero stati definiti, Israele avrebbe «trasferito» - trasferito non ritirato - le sue forze nei territori palestinesi. 39

40 Lindustria del processo di pace Dopo tre anni sarebbero iniziati i colloqui definitivi su questioni come la sicurezza, i confini e altro. Nel frattempo lAutorità avrebbe potuto avere una forza di polizia dotata di armi leggere che avrebbe agito in coordinamento con Israele, Egitto e Giordania e i cui compiti avrebbero contemplato, inter alia, quello di proteggere Israele da attacchi palestinesi. Non si faceva menzione del ritiro israeliano dalla Cisgiordania o da Gaza Lo status di Gerusalemme era lasciato nellincertezza Non vi erano riferimenti né agli insediamenti illegali di Israele, né ai diritti nazionali dei palestinesi. 40

41 Lindustria del processo di pace Nei cinque anni tra il 1977 e il 1983 il numero di insediamenti illegali passò da 47 a 149, non contando le sei colonie sorte intorno a Gerusalemme. Questa sequenza di avvenimenti – le richieste americane o anche solo le sollecitazioni sul programma degli insediamenti si scontrano con linflessibilità israeliana che porta ad una situazione di stallo – si sarebbe ripetuta in seguito numerose volte. 41

42 Lindustria del processo di pace La sola volta che un presidente americano si allontanò da questo modello fu nel 1991, quando George Bush senior bloccò la garanzia per un prestito di dieci miliardi di dollari a Israele per impedire che venissero costruite nuove colonie. Il risultato fu che Israele incrementò il programma di costruzioni e che Bush non fu rieletto per un secondo mandato. 42

43 Lindustria del processo di pace Laccordo di Camp David significò anche che Israele era riuscito a sviare ogni tentativo di convocare una conferenza di pace, internazionale o regionale, dando il via alla pratica di colloqui di pace separati con i singoli Stati arabi, secondo la sua volontà iniziale. Ma la conseguenza più grave degli accordi di Camp David, dal punto di vista palestinese, fu il fatto che garantivano al possesso israeliano dei territori palestinesi una falsa legittimità retroattiva. 43

44 Lindustria del processo di pace Era come se lEgitto, stringendo con Israele un accordo che riguardava solo il territorio egiziano, avesse dato il suo assenso a ogni azione in altri territori. Questo non sarebbe accaduto se lEgitto avesse vincolato la firma del trattato allaccettazione, da parte israeliana, delle sue condizioni riguardanti il problema palestinese. 44

45 Lindustria del processo di pace Dopo Camp David Con larrivo di Ronald Reagan nel 1980, il più filo- israeliano dei Presidenti americani fino a quel momento, Israele divenne più forte. Il Segretario di Stato di Reagan, George Schultz, strinse una alleanza strategica con lo Stato ebraico, così forte che, come disse in seguito, gli accordi istituzionali da lui creati, che legavano gli Stati Uniti a Israele, avrebbero reso impossibile a un futuro incaricato meno ben disposto nei confronti di Israele di lui di annullarli. 45

46 Lindustria del processo di pace Nel 1982 lArabia Saudita avanzò la proposta di un piano di pace «arabo» nella forma del Piano Fahd, Israele lo ignorò. Era un primo passo importante verso laccettazione di Israele da parte degli arabi suggerito dagli arabi stessi. Il piano proponeva che, in linea con la Risoluzione 242: Israele si ritirasse dai territori conquistati nel 1967 che ai palestinesi fosse garantito uno Stato in Cisgiordania e a Gaza, con Gerusalemme Est capitale Così gli Stati della regione «avrebbero vissuto in pace». 46

47 Lindustria del processo di pace 1987 cessione della Cisgiordania allOLP da parte di re Hussein di Giordania 1988 incontro di Algeri Il Consiglio Nazionale Palestinese (PNC) offre a Israele il riconoscimento reciproco Accetta ciò che lOLP aveva sempre respinto, ovvero le Risoluzioni 242 e 338 47

48 Lindustria del processo di pace La Conferenza di Pace di Madrid, 1991 La strategia israeliana, appoggiata dagli Stati Uniti, di privare la causa palestinese di ogni significato o di ogni importanza a fronte di una opposizione araba inefficace, sembrò avere successo. I tentativi di convocare una conferenza di pace internazionale non erano approdati a nulla fino a quel momento e Israele era stato lasciato indisturbato mentre consolidava il suo possesso sui territori arabi occupati. 48

49 Lindustria del processo di pace Nel 1991 gli Stati Uniti, sotto il presidente George Bush Senior, erano determinati a risolvere il conflitto arabo-israeliano come parte di quel «nuovo ordine mondiale» che Bush aveva sposato. Era anche ansioso di dare qualche soddisfazione, nel periodo immediatamente successivo alla prima guerra del Golfo, agli Stati arabi i quali, avendo aiutato la coalizione occidentale ad attaccare lIraq, si aspettavano qualche cosa. 49

50 Lindustria del processo di pace La conferenza di Madrid Una grande conferenza di pace fu convocata a Madrid nellottobre del 1991. James Baker, il Segretario di Stato americano, si batté in modo determinato per coinvolgere i palestinesi in questo tentativo. Israele, con un Primo Ministro duro e riluttante come Ytzhak Shamir, fu convinto a prendervi parte usando tutte le lusinghe possibili. A questo scopo lUnione Sovietica si offrì di riaprire le relazioni diplomatiche con Israele sospese dal 1967 e al team di Shamir fu permesso di trattare con ogni Stato arabo separatamente in incontri a quattrocchi allinterno della conferenza. 50

51 Lindustria del processo di pace L'OLP, nonostante fosse lunico rappresentante legittimo dei palestinesi venne esclusa dagli incontri secondo il volere di Israele. Un accomodamento assurdo per il quale i negoziatori di Gaza e della Cisgiordania, che dietro le quinte conferivano apertamente con lOLP, sedevano al posto dei dirigenti di questultima. 51

52 Lindustria del processo di pace La conferenza di Madrid si svolse con una serie di colloqui multilaterali che tentarono di trovare soluzioni per i più importanti problemi della regione, quali lacqua, il controllo degli armamenti, il commercio, i profughi e che si trascinarono fino al 1993. Ai palestinesi, come durante i negoziati di Camp David, venne offerto un accordo provvisorio che questa volta anche per la loro condizione indebolita accettarono a condizione che portasse a uno Stato indipendente. Ma, come già in precedenza, Israele rifiutò dichiarandosi daccordo solo per una forma di autonomia mentre la sicurezza e gli affari esteri sarebbero rimasti sotto il suo controllo. 52

53 Lindustria del processo di pace Shamir, come ammise in seguito, era pronto a tirare avanti i negoziati per altri dieci anni mentre Israele continuava a costruire colonie nei territori occupati. Alla fine, tutti questi accordi complicati e le manovre diplomatiche approdarono a un nulla di fatto sul fronte palestinese e siriano. Le relazioni israelo-giordane avevano fatto, invece, qualche progresso, ma la conferenza di Madrid si chiuse senza una soluzione del conflitto. Una volta ancora le esigenze israeliane avevano vinto e gli arabi avrebbero dovuto aspettare ancora per avere unaltra opportunità. Ancora una volta la questione palestinese era stata relegata a un ruolo secondario. 53

54 Lindustria del processo di pace Gli accordi di Oslo, 1993 Nel 1993 i palestinesi stessi si assunsero la funzione di peacemaker. Fu una svolta importante nella storia del processo di pace. Sebbene l'OLP avesse continuato a fare proposte per la coesistenza con Israele fin dal 1974, sempre ignorate, adesso negoziava con Israele direttamente e non tramite i soliti intermediari. Eppure, come si vedrà, il tutto fu segnato dal fallimento nellaffrontare le cause del conflitto e si concluse con un imbroglio come in precedenza. Sono state scritte pagine e pagine sugli Accordi di Oslo, che hanno attirato sostenitori e detrattori in ugual misura. Hanno rappresentato senzaltro una pietra miliare nella storia del conflitto tra Israele e i palestinesi con conseguenze di vasta portata. 54

55 Lindustria del processo di pace La pratica bizantina del baratto la slealtà I sotterfugi linganno linesorabile umiliazione della posizione palestinese 55

56 Lindustria del processo di pace Era, nel suo complesso, un accordo buono o cattivo? Probabilmente era inevitabile, date le circostanze. Nel 1993 lOLP era irrilevante ed era praticamente in rovina. I traumi che si erano succeduti negli anni precedenti, come lespulsione dal Libano nel 1982, lesilio della sua leadership e dei suoi combattenti verso la periferia del mondo arabo in Yemen e a Tunisi e la condanna per lappoggio dato a Saddam Hussein in occasione della guerra del Golfo, stavano a significare che il prestigio rimastole era piuttosto scarso e lo stesso valeva per la risorse finanziarie. I palestinesi dei territori occupati, che si erano sollevati contro loccupazione israeliana nella prima Intifada del 1987 indipendentemente dallOLP, erano stati colpiti negativamente dal suo comportamento alla conferenza di Madrid 56

57 Lindustria del processo di pace La divisione del fronte palestinese, che lIntifada aveva acutizzato, tra coloro che vivevano sotto occupazione e coloro che vivevano allestero con a capo una leadership impotente e demoralizzata, procedeva velocemente e corrispondeva esattamente alle aspirazioni di Israele e alle sue macchinazioni nel corso degli anni. 57

58 Lindustria del processo di pace Quando nel 1992 cominciarono i colloqui segreti tra lOLP e Israele, nella fase di preparazione degli accordi di Oslo, linterpretazione generale fu che Arafat stava cercando di riavere un ruolo e che desiderava rendere lOLP di nuovo influente. Yitzhak Rabin, il leader laburista eletto nel 1992, cercava di sbarazzarsi di Gaza, colonia ribelle, sovraffollata e impoverita, ormai fonte solo di preoccupazioni. Arafat provocò lira di molti palestinesi, che ritennero che si fosse venduto agli israeliani per interesse personale. 58

59 Lindustria del processo di pace Uno dei suoi più inesorabili critici è stato lintellettuale palestinese Edward Said che parlò a nome di molti quando scrisse, subito dopo lentrata in vigore dellaccordo: «Yasser Arafat e alcuni dei suoi più stretti consiglieri hanno già deciso di accettare qualsiasi cosa gli Stati Uniti e Israele gettino sulla loro strada, solo per sopravvivere come parte del processo di pace». Il maggior beneficio dellaccordo fu quello di restituire a Yasser Arafat e a una stretta cerchia di suoi intimi un potere e una autorità molto relativi. Ma dietro questo logica ogni leader aveva un progetto più vasto. 59

60 Lindustria del processo di pace Con lIntifada Rabin aveva capito che i palestinesi non sarebbero né scomparsi né avrebbero lasciato per sempre Israele in pace. I gruppi islamici militanti, Hamas e la Jihad Islamica, erano diventati una forza importante. Alla fine del 1992 Rabin deportò 416 loro membri nel Libano del Sud. Bisognava fare qualcosa per affrontare la rivolta e per prevenire la sua recrudescenza. Rabin pensava anche che il rischio di una eventuale minaccia palestinese alla natura sionista dello Stato ebraico. 60

61 Lindustria del processo di pace Cercò di preservare il sionismo in uno spazio geografico più piccolo se necessario, pur di lasciare intatto un Israele ebraico «puro». Fece questo perfezionando la dottrina della separazione (hafradah, in ebraico), assicurando cioè una divisione fisica tra le due parti. Confinati nel loro spazio i palestinesi erano liberi di costruire una qualche sorta di entità, che potesse assumere le competenze di uno Stato e darsi il nome che preferivano. Potevano anche occuparsi dellordine pubblico, cosa molto conveniente per Israele, in modo da garantire la sicurezza di Israele. 61

62 Lindustria del processo di pace Gli Accordi di Oslo, furono conclusi tra uno Stato da una parte e una organizzazione dallaltra. La trattativa venne presieduta da Bill Clinton, il Presidente americano fortemente pro- israeliano eletto nel 1992, i cui consiglieri per il Medio Oriente erano tutto fuorché imparziali. 62

63 Lindustria del processo di pace Gli Accordi di Oslo hanno significato che Arafat, in apparenza rappresentante dellintera nazione palestinese ha firmato di fronte al mondo: di riconoscere a Israele il diritto di esistere in pace e in sicurezza, cosa che aveva già fatto anche se nel più piccolo forum del PNC del 1988 di rinunciare al «terrorismo» e di controllarlo e di cancellare quelle parti della Carta dellOLP considerate ostili a Israele. LOLP riconobbe lo Stato di Israele, ma non ricevette in cambio un analogo riconoscimento del diritto dei palestinesi ad avere una nazione. 63

64 Lindustria del processo di pace Israele aveva ottenuto il premio più grande che mai potesse sperare. In un colpo solo, firmando gli accordi, Arafat aveva legittimato il sionismo, lideologia che aveva creato e che contribuiva a perpetuare la tragedia palestinese. Naturalmente Israele aveva già manovrato in modo da non aver bisogno di una simile accettazione da parte dei palestinesi. Dopo Oslo i palestinesi potevano essere veramente messi da parte. 64

65 Lindustria del processo di pace Fu tentato ogni genere di approccio verso i palestinesi, sia nei territori occupati che allestero, allo scopo di impegnarli in quello che fu definito un «dialogo» con gli israeliani, per preparare insieme progetti apparentemente vantaggiosi per loro e per consigliarli e indirizzarli. Abbondavano i gruppi di contatto giovanili, scolaresche palestinesi e israeliane venivano invitate dalle due parti a partecipare a campi estivi e ad altre attività, con lidea di influenzare le loro giovani menti in favore di una «cultura di pace». 65

66 Lindustria del processo di pace I punti deboli degli accordi di Oslo: non portavano a nulla non riconoscevano ai palestinesi alcun diritto di avere uno Stato oppure lautodeterminazione non mettevano un limite alla costruzione di insediamenti ebraici rinviavano tutti i problemi cruciali: Gerusalemme, gli insediamenti, le frontiere, la sicurezza e i profughi – dando a Israele il tempo di creare «fatti sul terreno» sempre più irreversibili. 66

67 Lindustria del processo di pace Gli Accordi di Oslo formalmente intitolati «Dichiarazione dei principi sulle disposizioni di auto- governo provvisorio» erano iniziati come un audace tentativo dei palestinesi di prendere in mano la questione e di confrontarsi con la dirigenza di Israele. Ma ciò si rivelò più difficile di quello che avrebbero potuto immaginare. Non solo erano troppo deboli per farlo, ma erano anche svantaggiati dal fatto di non essere riusciti a capire il complesso carattere di Israele e la sfaccettata natura del suo sostegno. 67

68 Lindustria del processo di pace Le loro speranze iniziali furono, inevitabilmente, infrante da una serie di delusioni non appena laccordo entrò in vigore. Israele violò ripetutamente le sue scadenze e divenne chiaro che le aree che erano finalmente passate sotto il «governo» palestinese, non godevano, nel modo più assoluto, di alcuna sovranità. Persino Arafat doveva chiedere il permesso israeliano per usare il suo elicottero perché lo spazio aereo sopra i territori occupati era sotto controllo israeliano. Ogni entrata o uscita dai territori era controllata da Israele, nonostante un accordo ridicolo che avrebbe dovuto favorire i palestinesi. 68

69 Lindustria del processo di pace Il ritiro delle forze israeliane dalle città veniva costantemente rinviata a causa del dissenso sulla misura delle aree da consegnare e sulla linea dietro la quale lesercito doveva ritirarsi Ad esempio, il ripiegamento da Gerico, la più docile tra le città della Cisgiordania e la prima a essere consegnata, fu effettuato con quattro mesi di ritardo a causa di vari cavilli. Anche allora Israele stabilì dei checkpoints fuori delle aree evacuate, scavò una profonda trincea intorno alla città che ostacolava ancora di più i movimenti e si riservò il diritto di invaderla in qualsiasi momento per inseguire i «terroristi». LANP provvisoria che doveva essere istituita nel 1994 non venne eletta fino al 1996 e i colloqui sullo stato finale che dovevano iniziare allora e terminare nel 1999 non ebbero mai luogo perché tutto il processo era alla fine crollato nellestate del 2000. 69

70 Lindustria del processo di pace Per isolare ulteriormente i palestinesi, Israele e la Giordania firmarono nel 1994 un trattato di pace separato che prevedeva la loro cooperazione per «combattere il terrorismo» e per prevenire «infiltrazioni transfrontaliere», tutte allusioni, finemente dissimulate, al movimento dei combattenti palestinesi e ai membri dei gruppi di resistenza, inclusa ogni incitazione alla violenza. I contatti storici e spesso segreti dei giordani con lo Stato ebraico venivano ora formalizzati aggiungendo un altro pezzo male assortito al mosaico dei rapporti arabo-israeliani. Mentre gli accordi con i palestinesi lasciavano a Israele il controllo delle frontiere, dello spazio aereo e delle colonie, il suo esercito poteva muoversi liberamente lungo tutte le strade e aveva la giurisdizione della sicurezza sopra ogni aspetto della vita palestinese. 70

71 Lindustria del processo di pace Non poteva sorprendere che il tortuoso processo dei negoziati, con le sue interruzioni, le riprese, le offerte fatte e poi ritirate, fosse spesso interrotto dalla violenza palestinese contro obiettivi israeliani che ogni volta provocava la tradizionale eccessiva repressione di massa israeliana. E, ogni volta, Israele avrebbe chiesto ad Arafat di «controllare la violenza» e di «combattere il terrorismo», un ritornello familiare da allora in poi. Un impegno simile non era previsto da parte degli israeliani nei confronti della violenza dei coloni o della indubbia violenza delle sue stesse truppe. A Gaza, ad esempio, il coprifuoco durò dal giugno 1993 al gennaio 1994. Le città di Jenin, Tulkarem, Qalqilya, Ramallah e Nablus vennero alla fine trasferite allarea A e fu loro concessa lautonomia rispetto agli affari civili. Invece a Hebron, dove la parziale evacuazione dovette attendere fino al 1997, fu mantenuta la provocatoria enclave dei coloni ebrei più oltranzisti al centro della città protetti da migliaia di soldati israeliani. 71

72 Lindustria del processo di pace La situazione di Hebron è veramente tragica. È stata una delle vittime più grandi degli Accordi di Oslo. A causa di 500 coloni ebrei, la vita quotidiana di 35.000 palestinesi residenti in quella zona è diventata un incubo, isolati dagli altri 115.000 palestinesi che vivono nel resto di Hebron nellArea H-2 così chiamata a causa di una ulteriore elaborata sub-divisione del territorio, sottoscritta con lAccordo di Hebron del 1997. Questa area comprende la città vecchia e il centro commerciale di Hebron ed era parte dellArea C, cioè sotto il controllo israeliano; questo voleva dire che i palestinesi che vivono lì sono alla completa mercé dei coloni, dellesercito e della polizia di frontiera israeliana notoriamente brutale. È incredibile che Arafat abbia sottoscritto queste condizioni visto che i coloni di Hebron sono probabilmente i più odiosi e i più anti- arabi di tutti. 72

73 Lindustria del processo di pace Larrendevolezza di Arafat a questo proposito appare ovviamente misteriosa quanto la sua accettazione della rete di strade di collegamento riservate sullintero territorio della Cisgiordania che Israele era stato autorizzato a costruire dopo lAccordo provvisorio sulla Cisgiordania e Gaza (Oslo 2), firmato nel 1995. Anche i colloqui sulla divisione dellacqua finirono con un accordo sbilanciato, Israele avrebbe fatto la parte del leone e lasciato ai palestinesi una quota troppo piccola per le loro necessità. 73

74 Lindustria del processo di pace LANP come risultato avrebbe controllato il 90% della popolazione ma solo il 30% del territorio, la maggior parte del quale era sotto controllo congiunto con Israele. Il programma di costruzione degli insediamenti che non si era mai fermato riprese con rinnovato vigore dopo Oslo 2, soprattutto nellarea intorno a Gerusalemme che si allargò a nord verso Ramallah e a sud verso Betlemme. Questa area, allargata artificiosamente, fu indicata da Israele come parte della «Grande Gerusalemme» e non negoziabile. 74

75 Lindustria del processo di pace Il progetto di Arafat Perché Arafat e i suoi colleghi accettarono tutto questo e, innanzitutto, perché accettarono i negoziati di Oslo? Per varie ragioni: Israele aveva riconosciuto lOLP e quindi aveva riconosciuto lesistenza di un popolo palestinese che aveva bisogno di una soluzione. la Risoluzione 242 era stata accettata come base del processo di pace mettendo laccento sulla formula «terra-in-cambio-pace» che si sarebbe anche applicata ai territori palestinesi. le questioni che Israele aveva trasformato in tabù, quali Gerusalemme, gli insediamenti e i profughi, erano inserite nel programma dei negoziati. 75

76 Lindustria del processo di pace Secondo gli Accordi, le istituzione culturali e scolastiche di Gerusalemme Est, come la ottocentesca residenza di Husseini, lOrient House, sarebbero state riconsegnate ai palestinesi. Queste implicazioni degli Accordi di Oslo erano, a rigor di termini, abbastanza vere, ma l'ottimismo generato fu di breve durata. I palestinesi vedevano con i propri occhi, con lespansione degli insediamenti, dei checkpoints e delle strade di collegamento riservate che la realtà era diversa. Non significa che Arafat ignorasse questi fatti o che, nellapparente acquiescenza nei confronti della strisciante colonizzazione israeliana, stesse tradendo la causa palestinese, come da qualcuno fu accusato di fare. Il suo vero progetto trascendeva queste considerazioni. 76

77 Lindustria del processo di pace Egli credeva veramente nellapproccio del «piede nella porta». Era così attaccato a questo concetto da subordinare ogni obiezione, che avrebbe potuto ragionevolmente fare nei confronti delle richieste egemoniche israeliane, allobiettivo più importante, secondo la sua visione, di mantenere la spinta verso linevitabile indipendenza. 77

78 Lindustria del processo di pace La premessa di base di Arafat era che Israele era troppo potente per essere sfidato direttamente. Il solo modo per raggiungere gli obiettivi palestinesi era quello di raggirarlo entrando in un processo che, malgrado tutto, sarebbe terminato con uno Stato palestinese. Fu per questo motivo che lANP assunse le sembianze esterne di uno Stato con la nomina di ministri e la creazione di istituzioni, con una bandiera nazionale e un passaporto palestinesi. Tutto questo è, a prima vista, ridicolo in una situazione di occupazione coloniale, ma lo è di meno se lo si interpreta come la versione palestinese del «creare i fatti», che dovevano proiettare nel mondo limmagine di uno «Stato in attesa». Si trattava di una strategia comprensibile, seppure ingenua, viste le circostanze. 78

79 Lindustria del processo di pace Sottovalutava la tenacia con la quale la parte israeliana rimaneva aggrappata alla acquisizione di territorio palestinese e alla determinazione di sconfiggere qualsiasi tentativo di indipendenza dei palestinesi. Alla fine Arafat pagò un prezzo estremamente alto per la sua ingenuità; imprigionato e degradato da Israele andò incontro, nel 2004, ad una morte sospetta da molti imputata a macchinazioni israeliane. 79

80 Lindustria del processo di pace I piani di persone di buona (?) volontà Proposta di pace di Gush Shalom 2001 Dichiarazione di principi di Ayalon-Nusseibeh 2002 Iniziativa di Ginevra 2003 o meglio, secondo Ilan Pappé, la bolla di Ginevra 80

81 Lindustria del processo di pace Bibliografia Sposata a un altro uomo di Ghada Karmi, capitolo 4 Il processo di pace, DeriveApprodi 2010 Non ci sarà uno Stato palestinese di Ziyad Clot, Zambon 2011 Il muro di ferro – Israele e il mondo arabo di Avi Shlaim, il Ponte 2003 81


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