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PubblicatoGiancarlo Damiani Modificato 10 anni fa
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Concorso “Cucina senza rifiuti”: consapevole, sana ed economica”.
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I.C. N.3 “Lombardo Radice” – Patti(ME)
Classi: III A della scuola secondaria di I grado “V. Bellini” e III A della scuola secondaria di I grado di Montagnareale. Insegnanti: Maria Ficarra – Montagnareale Maria Natoli - Patti
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Verdure selvatiche ed erbe officinali
Le tematiche che noi docenti abbiamo scelto sono “ Verdure selvatiche ed erbe officinali” sia perché nel nostro territorio crescono spontaneamente nei prati e sui dorsali collinari, sia perché, in un passato non troppo lontano rappresentavano una fondamentale risorsa alimentare per la popolazione locale. Infatti, era quasi abitudine quotidiana andare per i campi e per le “timpe” in cerca di verdure selvatiche che servivano ai nostri nonni per alimentarsi ma anche, per curare delle malattie.
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Finalità Questo lavoro, pertanto, ha avuto diverse finalità: Far Riscoprire agli alunni il valore della natura - Conoscere le proprie radici e, pertanto, la riscoperta della relativa identità socio- culturale, al fine di operare il recupero del passato, visto in un rapporto dialettico con il presente e con l’evoluzione della società odierna. - Valorizzare il passato, in quanto esso fa parte della nostra storia e della nostra cultura. Infine educare gli alunni a saper convivere con la generazione passata, vista sia come risorsa etico-culturale, sia come depositaria di saggezza e di buonsenso.
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Come i nonni si curavano….
Intervista ai nonni
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Raffreddore si curava con salvia e niputedda(nepitella). In una pentola piena d’acqua si metteva dentro salvia e niputedda e si faceva bollire per circa un’ora. Si appoggiava la pentola sopra una sedia, si copriva la testa con una coperta, si spostava il coperchio lateralmente e con quel calore che usciva lo si inalava.
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Per la cattiva digestione
Si bolliva finocchio selvatico, alloro e scorza di limone. Si filtrava il tutto e si beveva tiepido.
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Per le ferite Si raccoglieva la niputedda(nepitella), si pestava in un mortaio e si metteva sulla ferita fasciandola con la garza.
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Per mantenere i denti bianchi
Si prendevano delle foglie di salvia e si strofinavano sui denti.
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Per calcoli renali Si facevano bollire per circa un’ora, radici di ramigna(gramigna), radici di rovi, radici di scalimmici(scardaccioni) e fiori di ficodindia. Il decotto si lasciava per una notte. La mattina si filtrava. Si beveva due- tre bicchieri di quell’acqua al giorno.
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Per la forfora e la caduta dei capelli
Ortica Si faceva bollire l’ortica per circa un’ora: Si lasciava per una notte, con il decotto si massaggiavano i capelli.
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Per bronchite e l’asma Si mangiavano i “rapuddi” o cavuliceddi
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Per i foruncoli Per accelerare la maturazione dei foruncoli si metteva malva pestata nel mortaio.
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Per disintossicare il fegato
Si mangiava la bietola marina o gira, il tarassaco, i crisciuni.
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Scottatura Si prendeva un pezzetto di pianta di aloe e si passava sopra la scottatura.
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