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Addetti all’antincendio
Docente: Architetto Patrizia Brignolo Rischio medio
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IL TRIANGOLO DEL FUOCO La combustione è un fenomeno molto complesso che può essere schematizzato, in maniera semplicistica ma efficace ai fini di un primo approccio elementare alla dinamica chimico-fisica che la caratterizza, attraverso il cosiddetto “triangolo del fuoco” cui fa riscontro il “triangolo di estinzione”. In corrispondenza, dei vertici del triangolo del fuoco sono indicati tre parametri essenziali del fenomeno della combustione: il COMBUSTIBILE (legno, carta, benzina, gas, ecc.), il COMBURENTE (l'ossigeno contenuto nell'aria che respiriamo) il CALORE (fiammifero, accendino, corto circuito, fulmine, che costituiscono l'innesco del fuoco)
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Affinché sia possibile il fenomeno della combustione è necessario che tutti e tre gli elementi suddetti siano contemporaneamente presenti. E’ sufficiente, quindi, riuscire a contrastare efficacemente anche uno solo degli elementi stessi per evitare che la combustione abbia luogo e quindi che si verifichi un incendio.
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Tali considerazioni costituiscono un principio fondamentale di prevenzione degli incendi. Ai parametri considerati fanno riscontro i tre corrispondenti parametri antagonisti, costituenti il “triangolo d’estinzione” in quanto necessari per contrastare l’incendio: la SOTTRAZIONE DEL COMBUSTIBILE in antitesi alla presenza del combustibile, il SOFFOCAMENTO in antitesi al comburente il RAFFREDDAMENTO in antitesi alla temperatura.
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L'incendio è una combustione che si manifesta in maniera non controllabile dall'uomo
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IL COMBUSTIBILE Il combustibile è la sostanza in grado di bruciare.
In condizioni normali di ambiente esso può essere allo stato Solido (carta, legna, carbone, ecc...) Liquido (alcol, benzina, gasolio, ecc...) o Gassoso (propano, metano, idrogeno, ecc...). Affinché la reazione chimica avvenga, di norma il combustibile deve trovarsi allo stato gassoso. Il legno, per esempio, distilla, per effetto del calore della sua fiamma stessa, tutti i suoi prodotti volatili lasciando da ultimo solo il carbone che arde come brace senza fiamma trattandosi di combustione diretta di un solido.
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La sottrazione del combustibile, quale misura preventiva per evitare un incendio, si estrinseca nel sottrarre il combustibile dalle zone potenzialmente suscettibili di inizio di una combustione o di riscaldamento localizzato. Quale misura atta a contrastare un incendio già in atto, essa si estrinseca, invece, nell’allontanare dall’azione del fuoco i materiali combustibili non ancora raggiunti dallo stesso. Alcuni importanti suggerimenti basati su tali concetti sono i seguenti: evitare sempre di deporre materiali combustibili in prossimità di fiamme libere o di potenziali forme di calore o di elementi suscettibili di riscaldamento, quali : fornelli da cucina, posacenere, stufe, prese elettriche, cavi elettrici in vista, apparecchiature elettriche funzionanti
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IL COMBURENTE (ossigeno)
Il comburente è la sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente si tratta di ossigeno contenuto nell'aria allo stato di gas.
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Il “soffocamento” consiste nel togliere l’afflusso dell’ossigeno, ovvero nello stabilire una barriera fisica tra il combustibile e l’ossigeno eliminandone ogni possibile reciproco contatto. Elementari accorgimenti basati sul principio del soffocamento per l’estinzione di un inizio di incendio possono essere , a titolo di esempio , i seguenti: - rotolarsi con prontezza e con decisione sul pavimento per spegnere un principio di incendio che abbia interessato i vestiti indossati, onde contrastare il contatto tra gli abiti e l’ossigeno, interponendovi il pavimento; - impiegare una coperta, una giacca o altro per coprire la parte coinvolta da un principio di incendio.
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LA TEMPERATURA D'INFIAMMABILITÀ'
La temperatura di infiammabilità è, per tutti i combustibili che partecipano alla reazione come emettitori di gas, la minima temperatura alla quale il combustibile emette vapori in quantità tale da formare con il comburente una miscela incendiabile. Tale temperatura si individua al corrispondente livello in cui la superficie del combustibile è in grado di interagire con l'ossigeno dell'aria.
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Esercitando un’efficace azione di raffreddamento, con l’impiego, ad esempio, di idonei getti d’acqua, si ottiene lo spegnimento dell’incendio. Bisogna però tener presente , a tal riguardo, che non deve essere mai lanciata acqua su parti elettriche sotto tensione.
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PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE
Durante un incendio, oltre a fiamme e calore, si sviluppano VAPORE e FUMO; quest'ultimo non è assolutamente da sottovalutare, perché la maggior parte delle vittime degli incendi non è provocata dalle fiamme, ma dalle sostanze tossiche contenute nei fumi, che dipendono dalle caratteristiche del materiale combusto. La combustione dà come risultato il fuoco (che fornisce grandi quantità d'energia sotto forma di calore ad elevata temperatura con emissione di luce) ed una serie di prodotti secondari che, nella combustione dei più comuni materiali infiammabili, risultano essere:
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ANIDRIDE CARBONICA (CO2) Per combustione completa (abbondanza di ossigeno per la combustione)
OSSIDO DI CARBONIO (CO) Per effetto di combustione incompleta (carenza di ossigeno) VAPORE ACQUEO (H2O) CENERI Costituite da prodotti vari mescolati in genere con materiali incombusti; una parte si disperde nell'aria sotto forma di aerosol con effetti a volte visibili e configurati come fumo.
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CLASSI DI FUOCO Il decreto ministeriale (G.U. n° 201 del ) riporta le caratteristiche dei combustibili in base a "Classi" al fine di standardizzare le etichettature degli estintori idonei allo spegnimento dei fuochi di queste categorie.
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CLASSE A COMBUSTIBILI SOLIDI (legna, carta, carbone ecc..)
Il fuoco di classe A si caratterizza da reazione di combustibile solido ovvero dotato di forma e volume proprio. La combustione si manifesta con la consumazione del combustibile spesso luminescente come brace e con bassa emissione di fiamma. Questa è infatti la manifestazione tipica della combustione dei gas e, per quanto concerne l'argomento in atto, è generata dalle emissioni di vapori distillati per il calore dal solido in combustione che li contiene. L'azione estinguente pertanto si può esercitare con sostanze che possono anche depositarsi sul combustibile (polvere dell'estintore) che è in grado di sostenere l'estinguente senza inghiottirlo e/o affondarlo al suo interno. L'azione di separazione dall'ossigeno dell'aria è pertanto relativamente semplice ed il combustibile non si sparge per la scorrevolezza propria dei liquidi. ESTINGUENTI: Acqua, schiuma e polveri chimiche
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CLASSE B LIQUIDI INFIAMMABILI (benzina, gasolio, alcol, ecc..)
Caratteristica peculiare di tale tipo di combustibile è quella di possedere sì un volume proprio, ma non una forma propria. Appare evidente come sia necessaria l'azione contenitiva di un tale tipo di combustibile, identificabile nelle sue più peculiari caratteristiche nella comune benzina. Un buon estinguente, per questo tipo di fuoco, deve, oltre l'azione di raffreddamento, esercitare un'azione di soffocamento individuabile nella separazione tra combustibile e comburente. Nel caso dei liquidi tutti gli estinguenti che vengono inghiottiti dal pelo liquido, poiché a densità maggiore, (più pesanti), non possono esercitare alcuna capacità in tal senso. È il caso dell'acqua sulla benzina. ESTINGUENTI: Schiuma, anidride carbonica (CO2) e polveri chimiche
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CLASSE C GAS INFIAMMABILI (gas propano, metano, idrogeno ecc..)
Caratteristica peculiare di tale tipo di combustibile è quella di non possedere né forma, né volume proprio. I gas combustibili sono molto pericolosi se miscelati in aria, per la possibilità di generare esplosioni. L'azione estinguente si esercita mediante l'azione di raffreddamento, di separazione della miscela gas-aria. Infatti, al di fuori di ben precise percentuali di miscelazione, il gas combustibile non brucia. ESTINGUENTI: Anidride carbonica (CO2 ) polveri chimiche, idrocarburi alogenati
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CLASSE D METALLI INFIAMMABILI (magnesio, potassio, sodio)
I fuochi di classe "D", si riferiscono a particolarissimi tipi di reazione di solidi, per lo più metalli, che hanno la caratteristica di interagire, anche violentemente, con i comuni mezzi di spegnimento, particolare con l'acqua. I più comuni elementi combustibili che danno luogo a questa categoria di combustioni sono i metalli alcalini terrosi leggeri quali il magnesio, il manganese, l'alluminio (quest'ultimo solo se in polvere fine), i metalli alcalini quali il sodio, potassio e litio. Vengono classificati fuochi di questa categoria anche le reazioni dei perossidi, dei clorati e dei perclorati. ESTINGUENTI: Anidride carbonica (CO2 ) e polveri chimiche
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CLASSE E (Quadri elettrici, cabine elettriche, centrali in tensione)
Sono fuochi di natura elettrica. Le Apparecchiature elettriche in tensione richiedono estinguenti dielettrici non conduttori. ESTINGUENTI: Anidride carbonica (CO2 ), polveri chimiche, idrocarburi alogenati
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ETICHETTE DI IDENTIFICAZIONE PER BOMBOLE
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COLORAZIONE DELLE BOMBOLE DI GAS “TECNICI”
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SEGNALETICA DI PERICOLO
CORROSIVO ESPLOSIVO
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SEGNALETICA DI PERICOLO
INFIAMMABILE ALTAMENTE
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SEGNALETICA DI PERICOLO
NOCIVO PER L’AMBIENTE COMBURENTE
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SEGNALETICA DI PERICOLO
IRRITANTE NOCIVO
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SEGNALETICA DI PERICOLO
TOSSICO ALTAMENTE TOSSICO
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SEGNALETICA DI PERICOLO
RADIOATTIVO PERICOLO BIOLOGICO
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L’incendio Gli incendi possono provocare gravi danni alle persone e alle cose. Direttamente: per azione delle fiamme, dell'irraggiamento termico sviluppato dal calore e dai fumi, vapori e gas prodotti. Indirettamente: a seguito di esplosioni, crolli e danni strutturali. Le cause di un incendio avvengono agiscono lentamente, l'incendio accade rapidamente. Ogni incendio ha una propria storia legata a molti fattori che ne determineranno la sua gravità.
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Gli elementi che concorrono nella combustione sono principalmente tre:
Prima di parlare di Incendio è necessario parlare di combustione: reazione chimica di una sostanza combustibile con l'ossigeno, accompagnata da sviluppo di calore, gas, fumo, fiamma e luce. Quando la combustione è sufficientemente rapida e non controllata si ha l'incendio. Gli elementi che concorrono nella combustione sono principalmente tre:
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il comburente (l'ossigeno presente nell'aria)
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il combustibile (legno, carta, ecc.)
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temperatura di accensione,
la temperatura di accensione, (cioè l'energia necessaria perché quella data sostanza raggiunga il proprio punto di combustione.)
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Possiamo definire l'incendio una combustione non controllata, cioè che avviene in una zona non predisposta, procurando danni all'uomo e all'ambiente. Come già detto, quindi, è necessario che sia presente un combustibile, un comburente e una temperatura minima detta di accensione o d'innesco. L'insieme di questi tre elementi costituisce il triangolo del fuoco.
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1. Fase di accensione o innesco che può avere origine da:
Nell'evoluzione di un incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche: 1. Fase di accensione o innesco che può avere origine da: Fiamme: fiamme libere, fiamme su fornelli, saldatrici, accendini, sigarette. Scintille: fulmini, archi elettrici, scintille, scintille da urto, elettricità statica, scarichi di motori a scoppio. Punti caldi: motori a scoppio, filamenti elettrici, cavi elettrici, parti metalliche molto calde.
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2. Fase di propagazione durante la quale inizia la produzione di fumi, vapori e gas.
3. Fase di incendio generalizzato o flash-over. quale inizia la produzione di fumi, vapori e gas. 4. Fase di estinzione e raffreddamento.
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TRIANGOLO DEL FUOCO Il triangolo del fuoco ci suggerisce come estinguere gli incendi: al mancare di almeno uno degli elementi il fuoco si spegne. L'estinzione dell'incendio si basa infatti sulla soppressione di uno o più lati del triangolo mediante: l'esaurimento o sottrazione di combustibile; il soffocamento o sottrazione del comburente (ossigeno); il raffreddamento o sottrazione di calore al di sotto della temperatura di accensione.
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L’estinzione Per poter effettuare un corretto intervento di spegnimento di un incendio è necessario, innanzitutto, individuare la fase in cui si trova. Se l'incendio è ancora in fase di prima propagazione, o principio di incendio, i mezzi più idonei ad intervenire potrebbero essere gli estintori. E' inoltre necessario sapere "cosa sta bruciando", per utilizzare il tipo di estintore più adatto (su ogni estintore è infatti riportata l'idoneità di utilizzo per le " classi d'incendio" che è la codifica convenzionale utilizzata per identificare il materiale combustibile). Se la fase dell'incendio è in propagazione avanzata i mezzi più idonei allo spegnimento sono solo quelli adottati da professionisti: i Vigili del Fuoco. Il mezzo di estinzione più utilizzato è sicuramente l'acqua veicolata sugli incendi da tubi o manichette raccordi e lance. Dove invece bruciano liquidi infiammabili è necessario l'utilizzo di schiuma. A spegnimento avvenuto, esiste sempre una fase di bonifica: cioè tutte quelle operazioni svolte dai Vigili del Fuoco per rendere sicuro l'ambiente dove si è sviluppato l'incendio.
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Estintori Gli estintori sono forse il mezzo antincendio più conosciuto dal pubblico, anche se pochi possono dire di averne mai visto uno in funzione. Vediamo di cosa si tratta. Ne esistono di vari tipi e sono concepiti per spegnere principi d'incendio; la scelta dell'estintore va fatta in base al tipo d'incendio ipotizzabile nel locale da proteggere. Su ciascun estintore sono indicate le classi di fuochi che sono in grado di estinguere, quindi se è apposta un'etichetta (pittogrammi) con le lettere A B C significa che quell'estintore è idoneo a spegnere incendi di quelle tre categorie. Affinché l'utilizzo sia efficace bisogna essere vicini al focolaio (da 1 a 3 metri in relazione alla distanza consentita dal quel particolare tipo di estintore e da calore irraggiato dall'incendio, sempre a favore di vento e che non sia minacciata l'incolumità dell'operatore) e indirizzare il getto alla base delle fiamme. Non si deve assolutamente attraversare con il getto le fiamme, si deve cercare di spegnere le fiamme più vicine e progressivamente allargare in profondità la zona estinta. Una prima sventagliata di sostanza estinguente può essere utile per poter avanzare e aggredire da vicino il fuoco. Attenzione: l'estintore non deve essere assolutamente utilizzato contro persone avvolte dalle fiamme in quanto l'azione delle sostanza estinguenti su parti ustionate potrebbe provocare danni superiori a quelli delle ustioni. In questi casi è preferibile ricorrere all'acqua o nel caso questa non fosse disponibile, a coperte o indumenti per soffocare le fiamme. Più frequentemente si trovano due tipi di estintori: a polvere e a CO2 (anidride carbonica).
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Estintori a CO2 (anidride carbonica)
Non presentano alcuna difficoltà d'uso. Funzionano sul principio del passaggio di stato. All'interno c'è anidride carbonica allo stato liquido; agendo sulla maniglia, dopo aver rimosso la spina di sicura, il CO2 entra contatto con l'aria atmosferica , assorbe calore e passa dallo stato liquido allo stato gassoso: il rapido abbassamento della temperatura nel tubo diffusore (il tubo che serve ad indirizzare il getto sull'incendio) trasforma il gas in una sorta di "neve". E' particolarmente idoneo per incendi di apparecchiature elettriche, anche se talvolta il rapido abbassamento della temperatura causa danni ai motori.
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Estintori a polvere All'interno dell'estintore a polvere ci sono delle polvere polivalenti (si chiamano polivalenti perché possono essere utilizzate in incendi ABC: sono polveri a base di solfato e fosfato di ammonio, ma la reale composizione è segreto industriale). Azionando la maniglia, dopo aver rimosso la spina di sicura, l'azoto pressurizzato passa attraverso un tubo interno e fuoriesce dal tubo esterno. Gli estintori non vanno capovolti, è grave inconveniente, e devono essere utilizzati sino in fondo. Ripulire un ambiente dove si è utilizzato un estintore a polvere è più impegnativo che rimuovere i detriti dell'incendio. Gli estintori a polvere sono particolarmente adatti per liquidi infiammabili, pinacoteche, librerie: il principio del funzionamento delle polveri polivalenti è interessante al fine conoscitivo; la polvere, oltre ad inibire il contatto tra combustibile e comburente (soffocamento) e a raffreddare per assorbimento del calore (reazione endotermica) dà luogo al processo di catalisi negativa, inibisce la reazione chimica a catena "catturando" i radicali liberi. Non sono dannosi per la salute dell'operatore anche se la nube di polvere sviluppata può causare qualche colpo di tosse.
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Tubi o manichette I tubi, o come sono anche chiamati "le manichette", vengono utilizzati in tutti quei casi nei quali l'estintore non è più sufficiente. Più tubi collegati insieme formano una tubazione ed è possibile riversare su di un incendio enormi quantità d'acqua: a seconda del tipo d'incendio e del locale dove esso ha luogo l'acqua è impiegata con tecniche differenti, a pressioni differenti e soprattutto in quantità differenti. Si possono vedere nelle loro apposite custodie in tutti gli edifici (oltre i 20mt di altezza) e nei grandi complessi (teatri, fiere, locali notturni etc). Ci sono tubi di diametro 45 mm. (quelli negli edifici) e quelli da 70 mm. quasi esclusivamente in dotazione ai VV.F. e in impianti a grande rischio. La lunghezza di un tubo è di circa 25 metri e vengono utilizzati ad una pressione di esercizio tra 4/8 bar. In cima al tubo c'è un raccordo filettato, maschio, al quale va avvitata la lancia.
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COMPORTAMENTO IN CASO DI UN PRINCIPIO DI INCENDIO
Imparate ad usare le più elementari protezioni, innanzitutto per proteggere la vostra persona!! State bassi: il calore ed i prodotti della combustione (il fumo) vanno verso l'alto. Cercate di schermare dal calore le parti del corpo scoperte per proteggervi dall'irraggiamento termico. Proteggete le vie respiratorie con un panno bagnato davanti al naso ed alla bocca per raffreddare l'aria respirata e limitare i danni del fumo.
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COME SPEGNERE UN PRINCIPIO D'INCENDIO
Usate gli estintori, leggendo velocemente le istruzioni riportate sugli stessi (sarebbe un'ottima prevenzione se sapeste già a priori come usarli!!!) In alternativa usate: Coperte di lana (quelle acriliche bruciano!!) Acqua (staccando prima il circuito elettrico)
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Se non riuscite a spegnere in breve tempo le fiamme - NON INSISTETE
Se non riuscite a spegnere in breve tempo le fiamme - NON INSISTETE!! Cercate di chiudere la porta della stanza dove si è sviluppato l'incendio. Staccate il circuito elettrico principale e chiudete il rubinetto contatore (valvola principale) del gas. Uscite all'esterno.
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Telefonate al 115 dei Vigili del Fuoco
Fatelo personalmente Non delegate nessuno!! Segnalate se nell'ambiente vi sono bombole o sostanze pericolose Attivate il piano di evacuazione della scuola Non usate gli ascensori Allontanatevi ma rimanete a disposizione all'arrivo delle squadre di soccorso.
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UN PIANO DI EVACUAZIONE PER LA SCUOLA
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In molte situazioni di emergenza (terremoto, incendio,…) che si verificano quando in determinati ambienti si realizza un’alta concentrazione di persone (scuole, cinema, supermercati,…) le vittime ed i feriti che si riscontrano possono essere spesso causati da precise alterazioni nei comportamenti dovute al PANICO. Per PANICO s’intende una particolare condizione dell’uomo che fa perdere alcune capacità fondamentali per la sua sopravvivenza, quali l’attenzione, la capacità del corpo di rispondere ai comandi del cervello e la facoltà di ragionamento; ha, inoltre, due spontanee manifestazioni che se non controllate costituiscono di per sé un elemento di grave pericolo: istinto di coinvolgere gli altri nell’ansia generale ( invocazione di aiuto, grida, atti di disperazione,…); istinto alla fuga, in cui predomina l’autodifesa, con tentativo di esclusione anche violenta degli altri con spinte, corse in avanti ed affermazione dei posti conquistati verso la via della salvezza.
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PANICO Risultato: tutti si accalcano istintivamente ed in modo disordinato alle uscite di sicurezza e così facendo le bloccano, impedendo ad altre persone, magari meno capaci fisicamente, di portarsi in salvo all’esterno. Al fine di evitare o ridurre questo dannoso fenomeno, risulta utile progettare e realizzare per la scuola un “piano di evacuazione” che contribuirà a controllare quei comportamenti irrazionali di cui abbiamo parlato e a ridurre i rischi che può creare uno stato di emergenza
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Preparazione del materiale
Primo e fondamentale requisito per costruire un buon piano di evacuazione è la conoscenza dell’ambiente scolastico in cui ci si muove. Per cominciare è necessario il seguente materiale: una planimetria dei vari piani dell’edificio; una carta in scala adeguata, dell’area in cui è collocato l’edificio.
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Successivamente devono essere identificati e segnati, sulla planimetria, le zone a rischio d’incendio (centrali termiche, magazzini, laboratori,…) ed i presidi di sicurezza (idranti, estintori, campanelli d’allarme,..). Nell’effettuare questa perlustrazione ci si rende conto che esistono, appesi alle pareti in modo da essere ben visibili, dei cartelli di colore verde o rosso che indicano le uscite di sicurezza ed i percorsi per raggiungerle, gli estintori, gli idranti ed ogni altro elemento che può servire alla sicurezza.
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Sulla stessa planimetria deve essere segnato, con un colore che risulti ben evidente, la posizione dell’uscita di sicurezza più vicina ad ogni classe e il percorso per raggiungerla ( se questo percorso interessa scale indicare una simbologia che evidenzi un percorso in piano, in salita o in discesa); dovrà essere evidenziata anche l’aula in cui ci si trova.
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Le uscite di sicurezza si aprono verso l’esterno (per non intralciare la fuga ma renderla più agevole) mediante l’applicazione di una leggera spinta ad una barra orizzontale che si chiama “maniglione antipanico”. E’ questo un altro requisito di sicurezza previsto dalle norme non solo per la scuola, ma anche per altri locali che possono essere soggetti ad un certo affollamento
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Planimetria in ogni aula
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Planimetria generale Sulla carta generale in cui l’edificio viene inserito nel vicino contesto urbano si dovrà identificare nel cortile o, comunque, nell’area esterna di pertinenza della scuola, un “punto di raccolta” su cui far convogliare tutti i presenti in caso di fuga ed il percorso per raggiungerlo provenendo dall’uscita di sicurezza, che dovrà essere segnato con la stessa simbologia grafica utilizzata per la compilazione della planimetria relativa al piano.
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Identificazione delle procedure e dei compiti
Quando si manifesta una situazione di pericolo o si avverte un segnale d’allarme è facile, se non adeguatamente preparato, che si esca disordinatamente dalla classe e, con uguale disordine e confusione, si cerchi di raggiungere l’uscita di sicurezza più vicina per fuggire. Abbiamo già classificato questo comportamento come il meno efficace, anche se non è dovuto ad una precisa volontà bensì ad una condizione di panico, per affrontare una situazione di pericolo; dobbiamo, pertanto, “programmare”, questo nostro comportamento sulla base delle informazioni acquisite nella perlustrazione della scuola. Dovrà, innanzi tutto, essere definito un modo per segnalare l’insorgenza o la presenza di un pericolo. Se nella scuola non fosse già stato predisposto, si potrà utilizzare la campanella di inizio e fine lezioni azionato ad intermittenza per circa due minuti, in modo che sia inequivocabilmente riconosciuto come segnale d’allarme.
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Non appena udito il segnale d’allarme si dovrà adottare il seguente comportamento:
1- interrompere immediatamente ogni attività; 2- tralasciare il recupero di oggetti personali ( libri, zaini, giacconi,…) 3- mettersi in fila evitando il vociare confuso, grida e richiami; 4- rimanere uniti ai compagni seguendo, in modo ordinato, chi precede. Dovranno essere individuati i seguenti incarichi: · 1 ragazzo apri-fila, con l’incarico di apertura delle porte e guida della classe al punto di raccolta; · 1 ragazzo serra-fila, con l’incarico di chiudere la porta dell’aula e del controllo che nessuno dei compagni di classe rimanga indietro; · 1 ragazzo con l’incarico di aiutare eventuali disabili ed abbandonare l’aula, e a raggiungere il punto di raccolta. 5- camminare in modo sollecito, senza corse non preordinate e senza spingere i compagni; 6- nel caso di contrattempi di qualsiasi genere, attenersi strettamente a quanto ordinato dall’insegnante.
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Per garantire lo svolgimento dell’evacuazione in condizioni di maggior sicurezza è necessario anche controllare che siano garantite le seguenti condizioni (…è PREVENZIONE!): i banchi e la cattedra devono essere disposti in modo da non ostacolare l’esodo veloce dai locali; tutte le porte siano apribili con tranquillità; i percorsi per raggiungere le uscite di sicurezza, nonché le uscite stesse, siano sgombri da impedimenti (materiale vario come sedie, pacchi,…) che ostacolino l’esodo e che l’apertura delle porte non presenti alcun impedimento. Se si riscontra qualcuna di queste carenze, o altre che si ritengono importanti, segnalale immediatamente al dirigente scolastico.
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Per concludere, all’interno della porta della classe dovranno essere appesi:
la planimetria del piano con tutte le indicazioni per raggiungere la più vicina uscita di sicurezza; la carta dell’area in cui è collocato l’edificio con indicato il punto di raccolta esterno; un estratto delle istruzioni di sicurezza come quello che segue:
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ISTRUZIONI DI SICUREZZA
Al momento dell’allarme: lasciate tutti gli oggetti personali incolonnatevi dietro …………………… (apri-fila) non aprite le finestre seguite le vie di fuga indicate non usate l’ascensore raggiungete il punto di raccolta assegnato mantenete la calma
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Grazie per l’attenzione
Fine della lezione di teoria
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