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PubblicatoFloriana Lelli Modificato 10 anni fa
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Scoprendo Portici. Portici è un comune italiano di abitanti della provincia di Napoli in Campania. È il primo comune italiano per densità di popolazione con circa ab./km². Nel 2002 il comune ha richiesto ed ottenuto, con decreto Presidente della Repubblica italiana , il titolo di città. Portici sorge alle pendici del versante ovest del Vesuvio e del monte Somma , ed occupa una piccola porzione di territorio lungo la costa del Golfo di Napoli. Confina a nord con San Giorgio a Cremano , e con il quartiere di Napoli , a est e a sud con Ercolano , ed è bagnata dal Mar Tirreno. Portici possiede un piccolo golfo: il Granatello . Il nome deriva dal fatto che anticamente, dalla Villa di Portici, fino al Convento della Santa Maria, nel Settecento, erano presenti molte piante di Melograno. Altre ricchezze storiche di Portici sono : La reggia di Portici e la villa d’ Elbeuf. Di: Roberta de Stefano III B PROF. SIMONE V..
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Due delle ricchezze storiche di Portici.
La reggia di Portici. La Reggia di Portici è una dimora storica fatta costruire dal sovrano Carlo III, come palazzo reale per la dinastia dei Borbone di Napoli , prima della costruzione della più imponente Reggia di Caserta. È situata appunto a Portici , comune alle porte di Napoli, all'interno di un ampio parco dotato di un giardino all’inglese e di un anfiteatro . Sembra che Carlo III di Borbone e la sua consorte Maria Amalia, fossero rimasti così favorevolmente impressionati dall'amenità del luogo, che decisero di farvi costruire, di lì a poco, un palazzo che potesse ospitarli come dimora ufficiale. La realizzazione del nuovo palazzo reale, di dimensioni non vastissime, stimolò la costruzione di numerose altre dimore storiche nelle vicinanze , nate col fine di ospitare la corte reale. Di: Roberta de Stefano.
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La reggia dall’alto… Di: Roberta de Stefano.
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La reggia è sede dell’università di agraria…
La Facoltà di Agraria dell'Università di Napoli "Federico II" ha sede nella prestigiosa Reggia di Portici, un edificio voluto da Carlo di Borbone, quando invitato dal principe di Elboeuf Emmanuele Maurizio di Lorena a trascorrere una giornata nel suo palazzo di Portici, si innamorò del luogo e decise di costruirvi una residenza estiva. La direzione dei lavori fu affidata al romano Canevari, e per decorare le sale furono chiamati pittori quali Giuseppe Bonito. Le sculture e le statue del parco, realizzate in marmo di Carrara, sono invece attribuite al Canart. I lavori della Real Villa terminarono nel 1742 e molte delle famiglie aristocratiche del tempo fecero a loro volta costruire ville nei dintorni, creando una singolare concentrazione di palazzi e giardini noti oggi come Ville Vesuviane, patrimonio culturale di grande rilievo. Nel corso degli anni la Villa subì varie modifiche: originariamente ideata su una pianta quadrata venne ampliata nel periodo francese con una intera nuova ala verso il mare ed una orientata verso il Vesuvio. L'edificio è caratterizzato da una superba facciata con ampie terrazze e balaustre. Un ampio vestibolo conduce al piano nobile con uno scenografico scalone lungo il quale si possono ammirare statue provenienti dall'antica Ercolano, da dove provengono anche altri elementi architettonici presenti nella fabbrica. Di particolare rilievo artistico, il "salottino di porcellana" della Regina Maria Amalia, originariamente presso il palazzo, attualmente viene conservato al Museo di Capodimonte di Napoli. Elemento di rilievo del complesso architettonico, il grande parco, caratterizzato da lunghi viali, e strutturato come un giardino all'inglese, originariamente riserva di caccia del Re Borbone e che si estendeva dal mare alle pendici del Vesuvio. Di: Roberta de Stefano.
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La serra delle succulente.
Di: Roberta de Stefano.
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La serra delle succulente rappresenta senza dubbio il fiore all’occhiello dell’Orto Botanico di Portici, ospita infatti oltre 400 specie di piante succulente provenienti dai deserti africani ed americani. Di rilievo sono le collezioni di Cactaceae, Aizoaceae, Euphorbiaceae, Didieraceae ed Apocynaceae. Su tutte spiccano gli esemplari carpelliferi e staminiferi diWelwitschia mirabilis. Dal 2002 la superficie della serra è stata ampliata a 1000 mq e sono in continuo aumento le acquisizioni di nuovi esemplari per arricchire le collezioni. Di: Roberta de Stefano.
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Di: Roberta de Stefano.
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La sala cinese. (Attuale sala convegni)
Di: Roberta de Stefano.
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Il porto del Granatello.
Frequentato dal re Carlo di Borbone per l'aria salubre del luogo e il mare pescoso, oggi è interessato da progetti di restyling che cercheranno nel più breve tempo possibile di conferire un volto nuovo senza deturparne il contesto ambientale. Il Porto del Granatello denominato così per un'antica piantagione di alberi di melograno ,compresa tra Villa Menna e il vicino convento di S. Pasquale, nel XVIII secolo ha vissuto il periodo più florido per l'attività della pesca a quei tempi particolarmente sviluppata in città . La conformazione del litorale, secondo documenti dell'epoca aveva uno sviluppo di tre chilometri modificato in seguito dalle eruzioni vesuviane costituendo una costa alta e rocciosa di 15 metri. Con l'arrivo a Portici di re Carlo di Borbone nel 1734 ,la città è il luogo che di lì a poco sarebbe diventato `il Porto del Granatello' : conobbero un periodo di splendore. Il re amante della caccia e della pesca preferì stabilire a Portici la sua residenza estiva e nel 1742 fece costruire il famoso Palazzo Reale , oggi sede della facoltà di Agraria. Il mare ancora per molti anni rappresentò una vera e propria miniera per l'economia porticese. Di: Roberta de Stefano.
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Di: Roberta de Stefano.
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Villa d’Elboeuf La villa d'Elboeuf è un palazzo settecentesco di Portici, sita nelle immediate vicinanze del porto del Granatello. È la prima, in ordine cronologico, delle 122 ville vesuviane del Miglio d'oro. Fu fatta costruire nel 1711 dal duca d'Elboeuf, su disegno di Ferdinando Sanfelice. L'edificio, di pianta rettangolare, si sviluppava su due piani, con una loggetta dalla parte del Vesuvio e due terrazze sul mare, una verso Torre del Greco ed una verso Napoli. Sulla facciata principale, rivolta verso il mare, si aprivano due portali, a cui di accedeva da una doppia scala ellittica con balaustra in marmo e piperno. Il duca d'Elboeuf fece piantare numerose piante esotiche nel giardino della villa, e la abbellì con numerosi manufatti recuperati da quelli che sarebbero diventati di lì a poco gli scavi archeologici di Ercolano. Pochi anni dopo la fine della costruzione, nel 1716, il palazzo fu ceduto a Giacinto Falletti, duca di Cannalonga; nel 1738 ospitò Carlo di Borbone, che si innamorò di quei luoghi e fece costruire nelle vicinanze la Reggia di Portici. Nel 1742 il re acquistò la villa dagli eredi del Falletti, trasformandola in dependance della reggia, della quale costituiva anche l'approdo dal mare. SuccessivamenteFerdinando IV ampliò il complesso facendo costruire il bagno della regina, un emiciclo a due piani di gusto neoclassico affacciato sul mare. Il molo del Granatello a Portici e la Villa d'Elboeuf (a sinistra) in un dipinto ottocentesco di Joseph Rebell Il declino della villa cominciò nel 1839, quando la costruzione della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici, tagliò la comunicazione tra il palazzo ed il parco retrostante, distruggendo l'unità architettonica e l'armonia del complesso. Negli ultimi anni l'edificio, proprietà di privati, seppure vincolato ai sensi della legge 1089/1939, ed inserito nell'elenco delle Ville vesuviane del Miglio d'oro, versa in uno stato di grave fatiscenza ed è al centro di accese polemiche, sospeso tra l'opportunità di una riqualificazione e la minaccia della speculazione edilizia. Attualmente la villa versa in grave stato d'abbandono e decadenza. Le grandi scalinate d'accesso sono state depredate delle balaustre in marmo, e molti degli interni sono in rovina a causa di intemperie ed incendi. Il tetto, costruito con una struttura portante in legno, è crollato in diversi punti. Diverse pareti interne sono state abbattute e molti locali sventrati in seguito ad atti di sciacallaggio mirati a depredarne il rame dei cavi elettrici. La struttura è stata colpita da diversi incendi ed è a volte usata da senzatetto come rifugio. Di: Roberta de Stefano.
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Di: Roberta de Stefano.
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