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PubblicatoFlorentina Berardi Modificato 10 anni fa
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Per entrare nel Regno, si deve passare per la porta del Vangelo, andare verso Gesù che ci dice (Gv 10,7.9) che la porta è Lui. Luca 13, // 21 Tempo Ordinario –C- Autrice: Asun Gutiérrez. Musica: Bach. Concerto Violino e Orchestra. Adagio.
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Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme.
Nei Vangeli, il viaggio verso Gerusalemme manifesta la decisione di Gesù di compiere fedelmente la missione datagli dal Padre di annunciare e dare la vita: la buona Notizia fino alle ultime conseguenze.
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«Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Gesù non risponde direttamente alla domanda. Come fa di solito, dirá quanto è utile e conveniente a chi lo ascolta. Non risponde su “quanti si salvano”, ma dice che cosa si deve fare per la salvezza La salvezza non è tanto questione di volontà e di dovere quanto di dialogo e di desiderio. E’ accogliere Gesù, lasciarsi salvare, amare, illuminare da Lui. Seguire i suoi passi Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
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Betlemme. Porta dell’Umiltà
Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Betlemme. Porta dell’Umiltà Lo sforzo per entrare per questa porta non consiste nello stretto rigorismo, sterile, opprimente e superficiale, proprio dei farisei, che Gesú condanna tante volte. Gesù chiama alla radicalità – andare alla radice -, alla conversione. Ci invita all’impegno per vivere una nuova vita, un nuovo modo di entrare in relazione con le cose, con le persone e con Dio. Sforzarci è mettere in pratica il messaggio liberatore di Gesù. Accogliere la Parola. Vivere il suo Vangelo. Gesù è l’unica Porta, sempre aperta. Non ce n’è altre.
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Dice Gesù che per entrare nel Regno bisogna passare per la porta stretta; la porta per la quale si passa uno alla volta, uno dietro l’altro. “Passare uno per volta” aiuta a capire i veri motivi per cui cerchiamo di entrare nel Regno, a rispondere personalmente all’invito, a convincerci che chi porta “molto bagaglio” non passa per questa porta. “Passare uno dopo l’altro” dice che non siamo soli, che qualcuno è davanti e ci può dare una mano e che posso aiutarne altri porgendo la mia mano. La porta è stretta perché entrano per essa quanti diventano “come bimbi”, i semplici, i piccoli. E’ la porta che ci libera , ci riempie di fiducia, di attesa e di speranza. E’ la porta che ci conduce alla gioia.
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Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Il Regno di Dio segue un protocollo inverso rispetto alle società della terra. Qui i privilegi non contano, né le tradizioni, ma la disponibilità di ognuno. La fede in Gesú non richiede di essere segnati in un libro né di partecipare a cerimonie religiose. Davanti a Dio conta solo la fedeltà al messaggio di Gesù tradotto in opere, l’amore che si rende visibile nel quotidiano. Le parole di Gesù chiedono di sostituire i “sacrifici antichi” con la “fede”, i comandamenti di Mosè con il Vangelo, di essere cristiani che scoltano la parola e la mettono in pratica. L’assenza di impegno personale provoca l’autoesclusione dal Regno.
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Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi». Gesù usa spesso l’immagine del banchetto. E’ un modo per chiarire che il Regno è pienezza, gioia, accoglienza, solidarietà, fratellanza...L’invito è una offerta per tutti. Il Regno non è il patrimonio di alcuni, né si raggiunge con il potere o con i privilegi. E’ un dono che godono quanti lavorano per lui, credenti o no. Credersi in possesso del Regno o della verità, con il diritto di giudicare, scomunicare ed emarginare altri, è vivere fuori della dinamica del Regno. Gesù parla, una volta di più, del fatto che ci attendono grandi sorprese. Per fortuna, i criteri del Regno sono del tutto diversi dai nostri. Ci saranno invitati che, quanti si consideravano “i primi”, non pensavano di trovarvi.
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Crediamo che la nostra terra, la nostra città, il nostro quartiere e la nostra comunità sono state e ancora sono dimora di Dio tra noi. Crediamo che Egli asciuga le lacrime dei poveri e degli emarginati del mondo. Crediamo che Dio è il principio e il fine delle nostre vite. Crediamo che Egli ci dona acqua viva, che ci fa figli e figlie suoi. Crediamo che avrà per i deboli e gli oppressi cieli e terra nuovi, senza dolore né pianto, con pace, giustizia e felicità. Crediamo che è questo è possibile, se ci impegniamo a farlo realtà. Ulibarri Fl. CREDO
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