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PubblicatoInes Bello Modificato 10 anni fa
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Pinechàs Appena Ha-Qadòsh Barùkh Hu gli annuncia la sua prossima fine, Moshè si preoccupa del futuro del popolo e Gli chiede di nominare una guida che gli succeda. È un po strano che Moshè non si renda conto che la guida è già stata scelta: è quel Yehoshùa che è cresciuto allombra di Moshè, che ha sconfitto Amalèq, che ha sostenuto con forza la possibilità di conquistare Eretz Israel, il cui ruolo come successore di Moshè e come colui che farà entrare Israel nella sua terra è stato chiaramente ed indubitabilmente profetizzato. Perché, allora, Moshè non fa a priori affidamento su Yehoshùa come successore? Rashì, citando il Midràsh Tanchumà, spiega che Moshè ha chiesto una guida che fosse in grado di sopportare ognuno secondo il suo modo di essere. Moshè temeva che Yehoshùa, così irruento e così zelante nel proteggere Moshè da qualunque attacco destabilizzante, fosse inadatto, proprio perché intollerante nei confronti di coloro che avessero mancato di rispetto al suo Maestro. La vera guida, dice Moshè, è colui che è capace di trattare tutti con equità ed apertura. Solo quando D.o dice a Moshè che Yehoshùa è ish ashèr rùach bo, un uomo dotato di questo spirito, Moshè si convincerà che il suo ruolo sta veramente terminando, ed è giunto il momento di passare il testimone. Rav Elia Richetti Regola 4 A.Ma se si nota che chi ha commesso quel peccato fa parte dei malvagi, dei buffoni, di quelli che odiano chi li redarguisce, come è scritto Non rimproverare il buffone, affinchè non ti odi (Mishlè 9,8), e certamente i suoi rimproveri non saranno accettati, anzi è facile che quella gente ripeta le sue malefatte; e in tal caso può darsi che commetta nuovamente quel peccato – perciò è meglio raccontarlo ai giudici della città, affinché lo puniscano per il suo peccato e lo allontanino da una trasgressione futura. E sembra che sia anche preferibile (raccontarlo) ai parenti del peccatore, se si prevede che possano influenzarlo, si veda il Pozzo dacqua Vivente. E lintenzione di chi racconta deve essere del tutto disinteressata e dettata dallintento di compiere la volontà di D.o anziché dallodio verso quella persona per estranei motivi. E anche i giudici dovranno punire il peccatore con discrezione, e non lo umilieranno in pubblico, come è scritto Rimprovera il prossimo e non ti rendere colpevole nei suoi confronti(Levitico 19,17). E tutto ciò quando lhanno visto in due; ma se cè un testimone unico, che si astenga dal raccontarlo, perché sarebbe una testimonianza gratuita, considerato che il bet din non ne tiene conto, come è scritto Non si ergerà un testimone unico contro una persona per alcun peccato e per alcun delitto (Deut. 19,15) e verrebbe quindi considerato motzì shem rà (diffamatore). E i nostri Maestri hanno detto: Colui che testimonia da solo contro il prossimo riguardo a un peccato, verrà punito con la makàt mardùt (un colpo di frusta) (Talmùd Bavlì Pesachìm 113b). E i nostri Maestri hanno anche detto: D.o. odia tre (tipi di persone) e uno di loro è colui che vede una mancanza del prossimo nel peccato e testimonia da solo contro di lui. Però gli è permesso rivelare la cosa al suo rabbino o al suo confidente, se sa che essi gli crederanno come a due testimoni. E in base a ciò è permesso al rabbino di odiare quellindividuo e di allontanarsi da lui, finché non accerterà che costui ha abbandonato la cattiva strada. Ma è vietato al rabbino raccontarlo ad altri, perché questo caso non presenta alcun vantaggio rispetto a quello in cui lo vede personalmente, come abbiamo già esposto precedentemente. (Liberamente tratto da Le leggi della maldicenza del Chafètz Chaìm, 2007)
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settimanale no. 219 A cura dellUfficio Rabbinico di Venezia La Parashà della settimana: Pinechàs Acc. lumi ore: 20.41 Uscita ore: 21.55 AVVENIMENTI DELLA SETTIMANA Questa settimana è mancato il Dr. Leone Fano z.l. Relativamente a notizie sulla mozzarella S. Lucia riceviamo una dichiarazione di Rav Alberto Somech che essa continua ad essere prodotta con caglio permesso. 19 Tamùz 5769 11 Luglio 2009 Rav Elchanàn Portaleone Fu Rabbino a Fano tra il quattordicesimo ed il quindicesimo secolo. È menzionato in un responso del 1399in merito ad un divorzio (Sh.U-Th. Bar Shésheth). Nel 1416 partecipa a Bologna, in rappresentanza di Ferrara, ad un convegno rabbinico; nel 1428 risulta ancora residente a Fano. Avrahàm Portaleone Nato nel 1542 e deceduto nel 1612, fu medico e scrittore. Laureato a Pavia nel 1563, si spostò a Mantova, dove fu autorizzato ad esercitare al posto di suo padre. Ottenne vasta rinomanza e la dispensa papale per esercitare anche presso i Cristiani. Compose in latino due testi di medicina. Nel 1605, a causa di un ictus, rimase semiparalizzato; in quel periodo, scrisse in ebraico vocalizzato un testo dedicato ai suoi figli, lo Shiltè Ha- Ghibborìm (Mantova 1612), una descrizione di ogni dettaglio del Santuario e del culto che vi si svolgeva, il tutto in un linguaggio semplice e chiaro che ne permettesse lo studio giorno per giorno, inserendovi nozioni relative a tutte le scienze note ai suoi tempi. בס"ד תורת היום
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