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PubblicatoEnrica Perrone Modificato 10 anni fa
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“La comprensione e la promozione della genitorialità e dell’intervento educativo nella scuola” II Circolo Didattico- Spoleto Scuola Elementare 24 novembre A cura di Dott.sse L. Gambacorta e F. Mattioli, psicologhe
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La Genitorialità La genitorialità consiste nel costruire e nel mantenere uno “spazio mentale per il figlio”,anzi per quel figlio, con i suoi specifici bisogni e le sue particolari risorse e nella capacità di trasmettere in modo creativo le eredità trasmesse dalle famiglie di origine (“Le parole della famiglia” Di Eugenia Scabini, Giovanna Rossi).
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La Genitorialità La genitorialità si esplica in primo luogo nella cura responsabile nei confronti del figlio che coniuga sia aspetti di vicinanza, affetto e speranza, tipici della funzione materna ( il matris munus), sia l’aspetto della legge, del senso di giustizia e di equità, riferibile alla funzione paterna (il patris munus). A questo secondo aspetto è connesso il compito di orientamento, cioè l’offrire ai figli una sorta di “bussola” interiore, un insieme di criteri, che comunemente chiamiamo valori, cui il figlio può riferirsi nelle situazioni della vita, e su cui è chiamato a operare una scelta, una volta divenuto adulto (“Le parole della famiglia” Di Eugenia Scabini, Giovanna Rossi).
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Cosa significa essere genitori di un alunno?
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Consapevolezza della fase evolutiva in cui si trova
Il passaggio dall’infanzia alla preadolescenza: .trasformazioni biologiche; .sviluppo cognitivo; .sviluppo psico-socio-affettivo; .compiti di sviluppo;
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Trasformazioni biologiche
.sviluppo prepuberale; .sviluppo psicosessuale(trasformazioni del corpo e relazioni interpersonali); .influsso del contesto(l’ambiente condiziona la percezione di sé e degli altri in senso adattivo o disadattivo);
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Sviluppo cognitivo: capacità di astrazione e generalizzazione;
capacità di riflettere su di sé; fedeltà alla persona vs fedeltà ai valori;
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Sviluppo psico-socio-affettivo:
.ricerca di indipendenza; .relazione con i pari; .modelli educativi; .status sociale;
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Compiti di sviluppo: .adeguarsi al processo della propria maturazione sessuale; .reputare il gruppo ambito privilegiato della socializzazione; .attendere alla progressiva scoperta di sé; .iniziare a concepire l’indipendenza emozionale dai genitori; .partecipare all’attività scolastica per orientarsi verso la vita; .capire la struttura e il funzionamento della società civile; .promuovere nuove relazioni con l’adulto in funzione del contesto sociale che cambia;
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Difficoltà che possono insorgere:
.Conflitto tra autonomia e dipendenza; .condotte comportamentali disadattive; .mancanza di coerenza e di comunicazione tra genitori e insegnanti; .scoperta precoce della sessualità;
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Conoscere e partecipare al contesto scuola
-relazione genitori-insegnanti; -comunicazione educativa fra scuola e famiglia;
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3 Le “C” della scuola Cultura (identificazione della scuola, visione, motto, valori, finalità) Condivisione (di informazioni, comprensioni, esperienze, buone pratiche, aree comuni di interesse, il successo e il fallimento) Consapevolezza Collaborazione (tra insegnanti, con dirigente, con genitori, con studenti) Coerenza (continua riflessione ed analisi)
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La famiglia si aspetta dagli insegnanti:
Le aspettative La famiglia si aspetta dagli insegnanti: preparazione professionale e competenza; ascolto partecipe; garanzia del successo formativo; gestione efficace delle dinamiche relazionali della classe; pretesa di molteplici ruoli (medico,psicologo…); piena disponibilità e comprensione.
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Gli insegnanti si aspettano dalla famiglia:
Collaborazione; sincerità; un atteggiamento che non giustifichi e non si sostituisca al figlio; rispetto del proprio ruolo professionale; fiducia nel proprio operato.
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Ipotesi di miglioramento per una comunicazione efficace…
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Incontri più frequenti con le famiglie, anche non formali, ma concordati;
supporto e supervisione da parte di esperti; rispetto delle regole condivise ed estese nel contratto formativo; valorizzazione di ogni singolo membro della relazione educativa;
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valorizzazione del ruolo di rappresentante come tramite in entrambi i sensi di comunicazione (genitori-insegnanti, insegnanti-genitori); disponibilità reciproca (genitori e insegnanti) a frequentare corsi di formazione/aggiornamento su temi; incontro preliminare (tra genitori e insegnanti) nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria, per acquisire maggiori informazioni sul vissuto degli alunni.
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Nelle emozioni di un insegnante
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Rabbia Es: gli insegnanti possono irritarsi perché dopo aver comunicato, per iscritto e più volte alla famiglia il mancato svolgimento dei compiti da parte del loro figlio, il bambino continua a non svolgere i compiti e gli avvisi non vengono firmati.
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Scarso riconoscimento e fiducia della professionalità di insegnante
Es:l’insegnante assegna un compito (es. ricerca) da svolgere a casa; i genitori, magari con poco tempo a disposizione, possono banalizzare e sottovalutare la consegna data al bambino e lo invitano a non preoccuparsi se non effettuerà la ricerca.
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Difficoltà ad essere esplicito, per paura di una distorsione o un fraintendimento comunicativo
Es.: gli insegnanti durante i colloqui fanno presente ai genitori che loro figlio ha difficoltà a concentrasi in classe e a svolgere il lavoro autonomamente. I genitori possono indignarsi perché interpretano quanto detto dagli insegnanti come un invito a far segnalare, per una eventuale certificazione, il proprio figlio.
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Difficoltà a trovare spazi e tempi per interagire
Es.: alcune mamme, ignorando la regola che i genitori non possono recarsi in classe durante le lezioni, possono entrare in aula con le più disparate richieste, ritardando l’inizio delle attività e privando i bambini del momento dell’accoglienza.
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Confusione di ruoli e mancata definizione di compiti e competenze
Es: la famiglia può ritenere che la quantità di compiti assegnata dagli insegnanti non sia adeguata e pertanto può lamentarsi con il Dirigente scolastico, senza interloquire con il team docente.
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Paura di sentirsi giudicati
Es: i genitori, presi dall’ansia per lo svolgimento puntuale del programma, possono confrontare ripetutamente i quaderni dei propri figli con quelli dei figli dei loro amici, che frequentano altre scuole o altre sezioni.
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Mancanza di un sostegno e un accordo tra gli insegnanti
Es:Durante i colloqui un insegnante comunica ai genitori che loro figlio è particolarmente agitato durante le lezioni e la collega smentisce asserendo che con lei il bambino ha un altro comportamento.
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Queste emozioni possono impedire la realizzazione di una collaborazione effettiva, disinibita, aperta, profonda scuola-famiglia. Può nascere un conflitto tra: Un atteggiamento di DIFESA da parte degli insegnanti; Un atteggiamento di DIFFIDENZA da parte dei genitori.
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Cosa si può fare?? Il Dirigente scolastico;
Occorre superare le proprie chiusure ed avviare un lavoro di COOPERAZIONE,PARTECIPAZIONE E COLLABORAZIONE, che veda impegnati tutti: Il Dirigente scolastico; I docenti tra di loro: un team anche ristretto che però opera in sintonia; Il personale A.T.A; I genitori, sia in forma individuale che comunitaria; Gli alunni stessi, resi protagonisti di una loro auto-realizzazione. In questo modo il MESSAGGIO COERENTE, emesso da parte di tutti e che ha valore per tutti, è che la scuola non è un campo di battaglia in cui gli alunni debbano competere con gli altri, in cui ogni alunno è solo nella lotta per la propria autoaffermazione, ma è un luogo di apprendimento cooperativo, che si traduce in ambiente di educazione alla convivenza democratica ed alla solidarietà umana, un contesto in cui si sviluppa, si realizza la personalità dell’alunno, il suo benessere psico-socio-educativo.
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Per realizzare una COLLABORAZIONE, ai genitori si richiede di…
Valorizzare e rispettare le competenze professionali degli insegnanti; dare agli insegnanti le informazioni utili a migliorare la conoscenza dei bambini; rivolgersi subito agli insegnanti in presenza di problemi; limitare le assenze del figlio, evitando assenze sistematiche e facendo frequentare regolarmente la scuola e arrivare puntualmente;
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ai genitori si richiede di…
condividere gli obiettivi educativi e collaborare all’azione della scuola; informarsi sull’offerta formativa e didattica e conoscere e rispettare il regolamento d’Istituto; partecipare agli incontri periodici con gli insegnanti; seguire e valorizzare il lavoro del proprio figlio, evidenziando l’importanza della scuola ed evitando messaggi contraddittori.
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Per concludere…. …..come potrà la scuola, partendo dalla complessità attuale, dai vincoli, dalle contraddizioni inscritte nella propria storia, impegnarsi in questa direzione di cambiamento? François Toquelles ci indica la strada: Possiamo diventare educatori o terapeuti per caso; possiamo diventare professionisti solo con gli altri: si comincia sempre come dilettanti; per continuare bisogna mettersi alla prova in una prassi. La prassi ,diversamente dalla pratica, presuppone un campo simbolico (…) che si può realizzare solo in un gruppo…” (Cocever, 1993 ).
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