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PubblicatoNoemi Merlo Modificato 10 anni fa
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Dai ragazzi della 2°A LST E
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I nostri partiti Il diritto di voto alle donne Questionario Voto agli immigrati Storia del diritto al voto
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A.S. The liberty phoenix A.S.M.A Fine
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Nella legge del 1882 lesplicita esclusione delle donne dal diritto di voto non era prevista, in quanto la loro condizione di minorità politica era ovvia. Nel 1903 fu fondato a Roma il Consiglio Nazionale delle donne italiane, allo stesso periodo risale lalleanza femminile pro-suffragio. Nel 1919 venne emanata una legge fondamentale sulla capacità giuridica della donna, ma vennero ancora negati i diritti politici.
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Sessantatre anni fa, il 2 Giugno 1946 alle italiane fu concesso il primo voto politico referendum tra Monarchia e Repubblica.
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Il racconto di Silvana Mazzocchi Arrivarono ai seggi con il vestito buono della festa, con i bambini in braccio e un fazzoletto sui capelli. Emozionate, come si conviene per un appuntamento importante; quel 2 giugno del 1946 fu un giorno memorabile per le donne italiane: votarono per la prima volta. Un diritto, un adempimento ovvio per la Democrazia, eppure una conquista difficile, inseguita fin dai primi movimenti femministi del 900. Già il primo Febbraio 1945 un decreto aveva esteso il suffragio alle donne in alcune regioni per lelezioni amministrative, ma essere candidate ed esprimersi per il destino della Nazione era tuttaltra cosa.
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LItalia uscì dal conflitto distrutta e rimase a lungo divisa in due. Quel 2 Giugno scegliere tra Monarchia e Repubblica e contemporaneamente eleggere lAssemblea Costituente fu un salto doppio per le donne:
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1893 Nuova Zelanda 1902 Australia 1906 Finlandia 1913 Norvegia 1914 Danimarca 1915 Islanda 1917 Russia 1918 Inghilterra, Canada, Usa 1919 Austria, Germania, Olanda, Polonia 1920 Cecoslovacchia 1921 Svezia 1929 Ecuador, Mongolia 1930 Brasile 1931 Spagna, Uruguay 1934 Cile, Cuba 1935 India 1942 Repubblica Dominicana 1944 Francia 1945 Italia 1946 Albania, Cina, Giappone 1952 Bolivia, Grecia, Libano 1953 Messico, Siria 1954 Colombia 1956 Repubblica Federale Tedesca 1971 Svizzera Home
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QUESTIONARIO Anno scolastico 2008/09 II A LSTE
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Secondo Lei gli italiani votano più per sostenere le loro idee politiche piuttosto che per dovere civico?
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È giusto che gli immigrati partecipino alla vita politica del paese votando?
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Secondo Lei in Italia ci sono troppi partiti politici?
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Sarebbe favorevole allelezione di una donna Presidente della Repubblica?
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Secondo Lei le donne ricoprono un ruolo marginale nella politica?
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Vorrebbe votare direttamente il Presidente della Repubblica?
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Conosce in quale occasione le donne hanno votato per la prima volta in Italia? Se si, quando? La data esatta è 1946
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Sarebbe favorevole a stabilire unetà massima per diventare parlamentare? Se si, quale? La media delle età suggerite è 57 anni.
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Sarebbe favorevole a stabilire un tetto massimo di mandati parlamentari? Se si, quale? La media dei mandati suggeriti è 2. Home
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La nascita del diritto al votodiritto al voto Riforma del voto nel 19121912 Il voto durante la dittaturadittatura Il voto nel DopoguerraDopoguerra Home
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Sotto Carlo Alberto, sovrano del Regno di Sardegna, potevano esercitare il voto i cittadini maschi con più di 25 anni, capaci di leggere, scrivere e pagare un censo di 40 lire: in pratica, solo il 2% della popolazione italiana. Ovviamente, la partecipazione delle donne era del tutto esclusa e nel 1867 la proposta di estendere anche al genere femminile il diritto al voto non fu nemmeno ammessa alla lettura in parlamento. Nel 1882 fu consentito di votare a tutti i cittadini maggiorenni con licenza elementare o che pagassero circa 20 lire; la mozione in favore del suffragio universale era ancora minoritaria. MENU
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Bisogna attendere il 1912 perché lelettorato venga esteso da Giolitti a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni, senza alcun requisito di censo né di istruzione (per i maggiorenni di età inferiore ai 30 anni le condizioni di censo e di istruzione rimasero le stesse già richieste in precedenza). Nel 1918 il diritto venne finalmente ampliato anche ai cittadini di sesso maschile che avessero compiuto il 21° anno di età e, un anno dopo, fu introdotto il sistema proporzionale. MENU
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Con lascesa al potere di Mussolini, le tappe della democratizzazione dello stato fino ad allora raggiunte furono cancellate. Il governo fascista, con la legge elettorale del 1923, realizzò la necessità di costituire una Camera sostanzialmente favorevole al futuro regime: i due terzi dei seggi venivano attribuiti alla lista che avesse riportato la maggioranza relativa, mentre l'altro terzo sarebbe stato ripartito proporzionalmente tra le altre liste di minoranza con criterio proporzionale.
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La realizzazione di un regime autoritario fondato sulla figura del Capo del Governo fu sostenuta dal successivo sistema elettorale (1928) che trasformava le elezioni in una mera approvazione della lista unica nazionale, compilata dal Gran Consiglio del Fascismo. Nel 1939 inoltre venne soppressa la Camera dei Deputati e istituita la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, composta da coloro che rivestivano cariche politico-amministrative in alcuni organi collegiali del regime. MENU
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Solo nel secondo dopoguerra si ritornerà al sistema elettivo a suffragio universale, con liste concorrenti e l'espressione di tre o quattro preferenze, secondo l'ampiezza dei collegi. Le donne, da sempre cittadine di serie B in questo Paese, continuarono a non essere ammesse alla urne fino al 1946: si approprieranno del diritto di partecipare alla storia il 2 Giugno di quellanno, esprimendo per la prima volta un voto politico nel referendum Monarchia-Repubblica. MENU
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Accesso al voto degli immigrati in Italia e considerazioni
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Chi e perché In Italia, il suffragio universale è stato attuato il 6 giugno del 1946, quindi da questa data in poi anche le donne hanno avuto accesso al voto. Il tema che invece oggi ci poniamo è quello della scelta di includere nella popolazione votante anche gli immigrati regolarmente residenti nel nostro paese.
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La situazione attuale Viviamo in un mondo in cui tutto è globalizzato, si cercano collaborazioni e scambi interculturali. Detto questo, è impensabile il rinchiudersi tra i propri confini e dettare le proprie regole senza tener conto del mondo di cui facciamo parte. Limmigrazione è da ormai qualche decennio un fenomeno quotidiano, quindi non scandalizziamoci quando si parla di extracomunitari.
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In Italia oggi Possiamo dire che lItalia è meta di un flusso dimmigrazione che porta nuovi cittadini ad integrarsi(o meno) alla popolazione residente. Perciò dobbiamo considerare coloro che sono regolarmente ammessi nel nostro paese parte integrante della popolazione.
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Il pensiero degli Italiani Possiamo distinguere allinterno della popolazione italiana pensieri discordanti per quanto riguarda la possibilità di includere gli immigrati regolari allinterno della popolazione votante. Infatti si distinguono coloro che sono a favore e coloro che invece non lo sono, per via di propri valori personali, oppure per ignoranza, oppure per pregiudizi.
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Perché NO Gli stranieri? Tutti ladri e piantagrane,non hanno fatto che rovinarci! [cit.] Se cè uno stupro non ci sono dubbi che ci sia di mezzo anche un rumeno![cit.] Il lavoro? Manca perché ce lo portano via i cinesi, con i loro prodotti tarocchi!! [cit.] Il voto agli immigrati? Ma se non riusciamo ad arrivare neanche noi a fine mese, per colpa loro!! [cit.]
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I motivi del NO Le motivazioni che ci spingono a dire di no sono soprattutto legate alla nostra sfiducia nello straniero, una specie di paura che ci fa apparire chi é diverso come un pericolo. Inoltre la crisi in atto aumenta la paura e il timore per la mancanza di lavoro e di denaro, aggravati dai pregiudizi (e da alcuni avvenimenti) che di certo non migliorano la situazione. Ostacolo che si pone davanti agli immigrati é limpossibilitá di ottenere in tempi brevi un permesso di soggiorno,quindi questo li porta sulla strada della criminalitá, diminuendo ulteriormente la fiducia degli italiani.
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Perché SI Se Lavorano e pagano le tasse e' un loro diritto [cit.] Sono favorevole, voto a tutti coloro che non hanno commesso reati e che vivono e lavorano onestamente. [cit.] Il diritto di voto dovrebbe essere dato a chi "subirà" le conseguenze del voto. Quindi a chi vive nel determinato stato. [cit.]
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I motivi del SI Il voto é un diritto che permette di manifestare le proprie preferenze per quanto riguarda la vita dello stato, e quindi interessa tutte le persone che vi risiedono. Visto che gli immigrati (regolarmente ammessi) fanno ormai parte della popolazione italiana, é giusto che possano esprimere le loro idee tramite il voto. Sarebbe quindi una discriminazione troppo forzata pensare di avere più diritti di un altro cittadino solo perché si é italiani fin dalla nascita.
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Per concludere... Ognuno é libero di avere una propria opinione su questo argomento, ma ricordiamoci che anche noi siamo stati un popolo di immigrati e quindi dobbiamo dare una possibilitá a chi oggi si ritrova nelle stesse condizioni. E ricordiamoci che le difficoltá, per essere superate, vanno affrontate insieme. Home
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