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Lo scambio colombiano
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La patata La patata andina giunse in Spagna alla metà del XVI secolo, ma ci volle molto tempo perché essa fosse adottata nell’alimentazione europea. In un primo tempo fu ritenuta tossica, poiché (come il pomodoro) appartiene alle solanacee, famiglia che agli europei era nota in forme allucinogene come la belladonna e la mandragora. Gerarde, 1633
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“Nelle vicinanze di Quito gli abitanti hanno insieme al mais un’altra pianta che serve a sostenere in gran parte la loro esistenza: le patate, che sono delle radici simili a tubercoli”, P. Cieza de Leon, Crònica, sec. metà del XVI sec. “Sono (frutti) come tubercoli, tanto grandi come un pugno e chiamati papas e vogliono sembrare tartufi di terra”. G. Fernandez de Oviedo, Historia, 1557. “La papas è un tipo di tubero usato come pane. (…). Questa radice ha una punta verde come l’Argemone e la forma delle castagne, ma è di sapore più gradevole” Gerolamo Cardano, De Rerum, 1557. “Hanno una certa maniera di radice detta pape, che sono come tartuffoli, però di poco sapore”, G. Benzoni, Historia, 1572. “le ho trovate non meno saporite e gradevoli al palato delle rape stesse, ma a mio giudizio crude sono grossolane e favoriscono la flatulenza (…). Alcuni le usano per sollecitare Venere”, J. Charles de L’Ecluse, Historia, 1601.
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Philippe de Sirvy, Dono di inviato dai Paesi Bassi a Vienna nel 1588
La sua diffusione europea fu incentivata anche d a una notevole propaganda da parte delle autorità. La sua storia europea è molto simile a quella del mais, mentre il suo areale di diffusione è quasi esattamente speculare a quello del cereale americano. Philippe de Sirvy, Dono di inviato dai Paesi Bassi a Vienna nel 1588
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I marinai baschi furono i primi a coltivar patate nei loro giardini, usandola come cibo da portare sulle navi. Marinai e pescatori del nord spagnolo la introdussero così in Francia, in Inghilterra e in Irlanda. A Bologna venne introdotta nel 1657 come pianta agricola, ma per tutto il XVIII secolo faticò a diffondersi.
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La definitiva adozione della patata fu dovuta ai suoi notevoli pregi
La definitiva adozione della patata fu dovuta ai suoi notevoli pregi. La produttività il notevole valore nutritivo facilitarono la sua utilizzazione come vettovaglia degli eserciti. Questo fece sì che le patate si diffondessero insieme alle guerre europee: nel Belgio devastato dagli eserciti di Luigi XIV, in Germania con la guerra di successione spagnola ( ), in Prussia e Polonia con la Guerra dei Sette Anni ( ) e in Russia con le campagne napoleoniche. Anche in Italia si diffuse dalla fine del XVIII secolo con le campagne napoleoniche.
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In Francia, sebbene vi fosse presente dalla fine del ‘500, Antoine-Augustin Parmentier, che era stato prigioniero in Prussia, la presentò nella seconda metà del XVIII secolo a Luigi XVI come “pane già fatto che non richiede né mugnaio né fornaio”. Il sovrano, per stimolarne l’adozione, giunse a partecipare a una festa pubblica con un mazzo di fiori di patata.
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Anche dopo la Rivoluzione, Parmentier continuò la sua battaglia per la diffusione della patata sino al successo che fece di lui il “propagatore” per eccellenza della patata in Europa.
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Il consumo generalizzato di patate nelle campagne europee non iniziò quindi prima della fine del XVIII secolo, quando finalmente si cominciò ad apprezzarne il valore come alimento di sussistenza e l’estrema resistenza ai climi freddi. La patata iniziò ad affermarsi in Europa settentrionale nei campi di segale a riposo, mostrando ben presto i suoi straordinari vantaggi rispetto alla segale stessa, alla quale si sostituì progressivamente (insieme alla barbabietola), divenendo l’alimento protagonista della dieta delle classi sociali più basse.
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Jules Bastien-Lepage, Raccolta delle patate, 1878
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Vincent Van Gogh, I raccoglitori di patate (dett.), 1883.
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Vincent Van Gogh, I mangiatori di patate, 1885.
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Il paese europeo che adottò più precocemente e massicciamente la patata fu l’Irlanda che alla metà del XVII secolo non ebbe altra soluzione per far fronte alle carestie e alle devastazioni causate dalle invasioni di Cromwell Come nel caso del mais, però, gli Europei non importarono dalle americhe anche tecnologie che li avrebbero aiutati: se nel mondo andino la caratteristica fondamentale della patata era la sua ottima preservabilità (grazie a disidratazione, congelamento, ecc.), in Europa essa rimase sempre un cibo di difficile conservazione, il che mise profondamente a rischio le popolazioni che vivevano esclusivamente di patate: il fungo Phytophtora infestans, che colpì le patate irlandesi nel , provocò una vera e propria catastrofe, causando oltre un milione di morti.
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Gli irlandesi, che emigrarono in massa verso il Nuovo Mondo, furono anche i protagonisti della introduzione della patata nell’alimentazione nordamericana. Gli immigrati irlandesi vendevano infatti patate bollite agli angoli delle strade e la cosa era così diffusa che gli americani chiamavano le patate “murphys”.
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Altri tuberi Sebbene le modalità della loro diffusione siano molto meno note rispetto a quelle della patata, sappiamo che altri tuberi si diffusero ampiamente in diverse regioni del pianeta, spesso più rapidamente della stessa patata. Le patate dolci furono descritte da Gonzalo Fernández de Oviedo come “ottimo marzapane”. Castiglioni, 1791
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Le patate dolci si diffusero in Cina dalla fine del 500 a causa dell’ubicazione di questo paese nei pressi della rotta transpacifica che univa le Americhe ai possedimenti spagnoli delle Filippine. Attraverso questa via i cinesi avevano già adottato il mais sin dal 1550 e le arachidi dal 1538. Le patate avevano il vantaggio di poter essere piantate sui versanti delle montagne dove era impossibile impiantare le risaie. Si dice che l’introduzione della patata dolce in Cina abbia contribuito alla duplicazione della popolazione cinese nel corso del XVIII secolo. Nel 1986 la Cina ha prodotto l’80% delle patate dolci del pianeta. Anche nella regioni himalayane la patata ha avuto una grande diffusione, così come in molte regioni montane del mondo.
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La manioca si diffuse ampiamente in Africa, dove venne importata dai Portoghesi (insieme a peperoncino, papaya, avocado e ananas) e nelle Filippine (importata dagli Spagnoli). Dalle Filippine si diffuse in tutto il Sudest asiatico, tanto che oggi la Thailandia, dove si usa per la produzione della tapioca, ne è uno dei maggiori coltivatori.
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