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paladina dell'emancipazione scientifica delle donne
Maria Gaetana Agnesi paladina dell'emancipazione scientifica delle donne Intervista al grande matematico: Maria Gaetana Agnesi, Milano 1718-Milano 1799
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Mi parli della sua famiglia..
Sono nata il 16 maggio 1718, a Milano. Sono la primogenita di ventuno fratelli. La mia famiglia era colta e benestante, grazie all’attività nel campo dell’industria di seta. Mio padre, professore di matematica si preoccupò di darmi un’istruzione con illustri professori in quanto riscontrò in me doti precoci e spiccate.
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Quindi la sua istruzione fu speciale..
Certo, grazie ai miei maestri imparai precocemente davvero molte cose. Sin da piccola io amavo le lingue, all’età di cinque anni parlavo già il francese, all’età di nove mi meritai il soprannome “Oracolo Settilingue”,ossia sapevo l‘italiano, il tedesco, il francese, il latino, il greco, lo spagnolo e l'ebraico.
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Come iniziò la sua passione per la matematica?
Fu grazie a mio padre che intrapresi la strada delle scienze, e della matematica in particolare. Il 1837 fu un anno decisivo in quanto per obbedire a mio padre lasciai gli studi di lingua ed eloquenza per abbracciare quelli di matematica e di filosofia.
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Ricordo che la mia casa era uno dei salotti più in vista di Milano, e spesso mi trovavo a conversare con gli intellettuali più distinti di questioni matematiche, metafisiche, filosofiche. Io ero abbastanza timida e riservata e quando mia madre morì decisi di ritirarmi a vita privata e di prendermi cura dei mie numerosi fratelli.
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Abbandonò cosi gli studi ?
No, le mie idee filosofiche furono pubblicate nel 1738, in una raccolta dal titolo “Propositiones Philosophicae” contenente 191 tesi, tratte dalle pubbliche discussioni e riguardanti questioni di logica, cosmologia, ontologia, meccanica, pneumatologia. In molti di questi saggi sostenni la mia convinzione sul fatto che anche le donne debbano essere istruite.
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Nonostante i successi di questi saggi, all'età di ventuno anni, chiesi a mio padre il permesso di diventare monaca, ma dovetti sacrificare le mie inclinazioni per rimanere in casa ad accudirlo, a condizione però di non prendere più parte alla vita mondana ed avere il permesso di recarmi in chiesa a mio arbitrio. Fu in quel periodo che decisi di dedicarmi intensamente allo studio dell'algebra e della geometria.
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Ha scritto opere riguardanti la matematica?
Certo, nel 1740, a ventidue anni, iniziai un periodo di studi con padre Ramiro Rampinelli, professore di fisica e matematica a Milano presso il monastero degli Olivetani di San Vittore e grande pioniere della matematica analitica. Con il suo aiuto mi dedicai stesura di un testo di analisi, le “Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventù Italiana”, che venne pubblicato in italiano nel 1748 e lo dedicai all'imperatrice Maria Teresa d’ Austria.
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Questa mia opera fu il mio più grande successo, infatti godette di larga fama e fu tradotta in varie lingue. Inoltre mi giunsero plausi da tutta l'Europa, l'imperatrice Maria Teresa mi inviò un anello di brillanti; l'Accademia Reale di Francia lodò questo libro come la migliore opera mai apparsa nel genere e il papa Benedetto XIV mi riservò benedizioni e doni preziosi; Anche il mondo del teatro respirò questo successo dell'opera, tanto che Goldoni mi dedicò un sonetto.
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Di cosa tratta in particolare quest’opera?
Le “Istituzioni analitiche” sono una chiara sintesi delle conoscenze sull'analisi matematica. Il primo volume tratta dell'analisi delle quantità finite e il secondo dell'‘analisi infinitesimale Nello specifico la prima sezione espone l'analisi di quantità limitate e tratta anche di problemi elementari di massimi, minimi, tangenti, e punti del flesso; la seconda sezione discute sull'analisi di quantità infinitamente piccole; la terza sezione esamina il calcolo integrale e l'ultima concerne le equazioni differenziali.
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Lei è anche conosciuta per la curva chiamata “strega di Agnesi”, mi può spiegare in cosa consiste?
Descrissi questa curva nelle “Istituzioni analitiche”; essa era era già stata studiata da Pierre de Fermat e da Guido Grandi. Il suo vero nome, ossia Versiera deriva dal latino “versoria” e indicava la corda legata all'estremità di una vela, utilizzata per le virate. Il traduttore inglese del mio libro confuse la versiera con il termine l'avversiera, che significa strega, denominando così erroneamente la curva come “witch of Agnesi”(strega di Agnesi), e con tale nome essa rimase conosciuta in numerose lingue.
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Io scrissi l'equazione di questa curva nella forma y = a. sqrt(a. x-x
Io scrissi l'equazione di questa curva nella forma y = a*sqrt(a*x-x*x)/x in quanto considerai l’asse delle x come asse verticale e l’asse delle y come asse orizzontale. La versiera è quindi una curva cubica del piano, costruibile attraverso procedimenti geometrici elementari e caratterizzata da una forma a campana.
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Si dedicò anche all’insegnamento?
Si, dal 1750 sostituì mio padre nell'insegnamento della matematica all'Università di Bologna . Il papa Benedetto XIV mi consentì anche di ricoprire ufficialmente la cattedra, ma io la rifiutai per dedicarmi, dopo la morte di mio padre, nel 1752, ad altre attività. Quando egli morì infatti abbandonai i miei lavori nell’ ambito della matematica.
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A quali attività si dedicò?
Mi dedicai ad opere di carità, agli studi privati delle Sacre Scritture e all'istruzione dei miei fratelli e sorelle, nonché dei domestici che vivevano in casa mia.
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In particolare mi ritirai definitivamente dalla vita pubblica per riservare il mio aiuto alla cura dei poveri, dei malati; infatti resi la mia casa un rifugio delle inferme e divenni presto anche serva e infermiera;
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Lei è anche sicuramente una benefattrice, si ritiene tale?
Mi ritengo una donna molto religiosa e ho cercato di fare il possibile per aiutare il prossimo. Aprii anche un piccolo ospedale in cui andai a vivere per stare con le malate; per far fronte alle spese elevate, dopo aver venduto tutti i miei averi non esitai a rivolgermi ai conoscenti, alle autorità e alle opere pie.
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Nel 1771, grazie ad una donazione del principe Don Antonio Tolomeo Trivulzi, venne istituito a Milano il Pio Albergo Trivulzio;
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Il cardinale Giuseppe Pozzobonelli mi invitò a ricoprire la carica di Visitatrice e Direttrice delle Donne, specialmente inferme; così nel 1873 mi trasferii al Pio Albergo, in qualità di direttrice. Nel frattempo non abbandonai i miei studi in materia religiosa, tenni anche diverse lezioni pubbliche di catechismo e pur senza titoli accademici mi consideravano anche una teologa.
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Per concludere vorrei sapere se lei si ritiene una grande matematica..
Io ritengo di essere innanzitutto una donna che ha contribuito all’emancipazione femminile nell’ambito dell’istruzione. La cultura e le scienze in particolare erano campi in cui alle donne non era permesso entrare, ma con costanti sforzi e straordinaria tenacia io riuscii a ottenere un’ottima istruzione e a far valere il mio prestigio soprattutto con i contributi alla matematica.
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A mia parere Maria Gaetana Agnesi è stata sicuramente una grande matematica italiana, ma soprattutto è stata una donna straordinaria, benefattrice umile e modesta. Nella sua semplicità si riscontra un’ eccezionale personalità. Ha contribuito alla storia della matematica in Italia e non solo in quanto la sua fama è stata a livello internazionale. Oggi sembra essere dimenticata da molti ed è anche per questo che ho scelto lei come grande matematico da intervistare.
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Intervista realizzata da Frasconi Giulia
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