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PubblicatoTiziano Alfano Modificato 8 anni fa
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C’ERA UNA VOLTA…
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C’era una volta un uomo, uno qualunque, che dopo un lungo peregrinare si trovò vicino al baratro del “fine vita”. Al di là il buio… o altro, speriamo… chissà!
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Un signore anziano, gentile, vestito di bianco l’aspettava. Quando si fu ripreso, l’anziano signore gli chiese: - Cosa lasci di questa tua esistenza?
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L’uomo qualunque, vedendo la propria vita vissuta come in un rapido e nitido sogno, rispose con orgoglio: - Ho avuto tanto, sono stato celebre, dal nulla ho costruito un impero e ho dominato gli altri. Passa pure - gli rispose l’anziano - tanto sarai dimenticato!
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Poi arrivò un uomo, lo diresti senza infamia e senza lode. - E tu, cosa lasci della tua vita?
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L’altro senza pensarci troppo, rispose: - Non ho avuto molto ma ho speso il mio tempo per dare e quando non ho avuto più nulla, ho dato parte di me e così altri vivono grazie a me. Passa pure, ma tu ancora vivi e vivrai - gli rispose l’anziano.
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E’ colui che dà. Da questa donazione vive chi riceve.
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I nostri genitori ci hanno dato la vita, di loro ricordiamo le parole di affetto, l’educazione ricevuta, il sorriso, i rimproveri, il loro amore.
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Mia madre mi disse: “Dimmi dove sei domani, in modo che io ti possa pensare dove tu sei”. Ora non c’è più. Ma sono sicuro che lei è sempre insieme a me. Non ho bisogno di vederla per sapere che c’è!
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Ma noi che stiamo percorrendo la nostra strada e stiamo vivendo la nostra “commedia umana” di ogni giorno, cosa abbiamo intenzione di lasciare?
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Un segno, una traccia, un sorriso, una mano tesa, una parola di conforto, comportarmi come se fossi io al posto del paziente… Ma forse non basta!
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Abbiamo il dovere, l’obbligo morale di aiutare chi cerca aiuto. Non importa se questo non è riconosciuto e valorizzato, perché spesso c’è tanta ingratitudine e irriconoscenza. In fondo non è facile…
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Ma c’è una gioia intima nella propria coscienza che deriva dall’aver donato qualcosa di prezioso e personale. Noi siamo quello che abbiamo donato.
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Ogni uomo è unico e sa come dare concretamente nel proprio ambito. Come sarebbe bello e utile se ogni uomo ed ogni donna nel pieno della salute fisica e mentale lasciasse un testamento biologico, in modo che quando non ci saremo più qualcuno possa vivere per quello che abbiamo dato.
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Sarà un gesto di generosità, un atto nobile che scolpirà per sempre l’immagine di chi ha dato… Il suggello di una vita vissuta, caratterizzata da piccole donazioni quotidiane.
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Que siempre nos consuela Nos guía Alla fine del processo di distacco dalla vita, chi resta e ha ricevuto ci porterà con sé...
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La decisione della donazione degli organi diventa così un gesto naturale, desiderato, voluto da chi non c’è più ed una liberazione per i familiari che dovranno esaudire una volontà. E lo spirito aleggerà ancora…
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Pensare e riflettere su quello che succederà dopo, ora che stiamo bene, in un certo senso fa paura e mette tristezza.
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Ma ci vuole coraggio per donare, non è un gesto semplice. Apparentemente è contro natura per la legge di conservazione dell’essere umano!
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Sorridi ! Dovremmo vivere intensamente i momenti presenti come se fossero gli ultimi e programmare la nostra vita come se durasse a lungo.
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E’ bello godere degli affetti dei figli, trascorrere in semplicità il tempo con le persone che amiamo, rispettare e godere della natura che abbiamo trovato…
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Ma noi siamo “a veglia”. Una ruota che gira che ha un inizio e prima o poi un’inesorabile fine. Un domani dovremmo lasciare il posto ad altri che già sono venuti e che verranno.
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A quel punto non importa quanto abbiamo avuto in beni materiali perché saremo soli, nudi e spogli. Questa è una verità certa, indiscutibile, socialmente giusta e ci porrà sotto la stessa “livella” perché vale per tutti gli uomini, ricchi e poveri.
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Allora non vorremmo essere ricordati per la cenere che resta dietro una foto sbiadita di una lapide…
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…ma per quanto abbiamo dato, per quello che lasciamo: un segno, una traccia, una donazione concreta di noi…il nostro testamento umano. Anonimo contemporaneo (B.C.)
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