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PubblicatoCristiana Pala Modificato 10 anni fa
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Prima di imboccare la galleria del Sansinato per giungere in città, un mega cartellone realizzato dallAssessorato al turismo del Comune saluta quanti arrivano a Catanzaro. Molti ancora lo ignorano, alcuni l'hanno scoperto leggendo qualche libro di storia che lo riporta, in tanti solo ora lo stanno apprendendo, che il nome Italia è nato in questo territorio e deriva dal vocabolo Italói termine con il quale i greci designavano i Vítuli o Vitéli, una popolazione che abitava nella zona a sud di Catanzaro che adorava il simulacro di un vitello e pertanto indicata come ''abitanti della terra dei vitelli''. Fino all'inizio del V secolo avanti Cristo, con Italia si indicò solo la Calabria, in un secondo tempo il nome fu esteso a tutta la parte meridionale del Paese quindi in seguito, e per sempre, isole comprese, allintera Penisola.
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La città è conosciuta come la "Città tra due mari", perchè è situata nell'istmo di Catanzaro, ovvero la parte più stretta d'Italia, infatti il mar Ionio e il mar Tirreno sono separati da soli 30 Km. Ciò consente di vedere contemporaneamente, dai quartieri a nord della città, in alcune giornate limpide, i due mari e le isole Eolie! È detta anche Città dei tre colli perché fondata su tre colli: il San Trifone (oggi San Rocco), il Vescovato (oggi Piazza Duomo) e il Castello (oggi San Giovanni) che sono rappresentati nello stemma civico. Catanzaro anticamente era conosciuta, come la Città delle tre "V", riferite a tre caratteristiche: Vitaliano (il santo Patrono ), Velluti ("V V V" era la sigla con cui venivano identificati, sui mercati nazionali ed esteri i velluti, i damaschi ed i broccati che si producevano e vestivano i Re francesi) e vento ( un detto popolare dice Trovare un amico è così raro come un dí senza vento a Catanzaro). Oggi è la città dei tre ponti: il vetusto ponte di Siano che la collegava a quel quartiere, oggi raggiungibile attraverso un moderno manufatto, il viadotto Bisantis, secondo ponte in Europa ad una sola arcata e un altro moderno viadotto che collega velocemente la zona nord al quartiere Gagliano ad ovest e al quartiere Lido a sud.
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Nel lontano 1936 viene trovato ai piedi del viadotto il cadavere di un uomo. Si pensa immediatamente al suicidio. Ma nel 1939 avviene qualcosa di inspiegabile. Una ragazza diciassettenne, posseduta dallo spirito delluomo, parla con la voce del defunto descrivendo fatti e avvenimenti che solo lui poteva conoscere; come le circostanze della sua morte. Non si è trattato di suicidio, ma è stato ubriacato, picchiato e poi trasportato sotto il ponte da quattro uomini di cui fa nome e cognome. Ma le autorità giudiziarie non possono intervenire, perché le affermazioni non possono costituire prove dellomicidio. A Siano tutti credono alla storia soprannaturale e soprannominano il viadotto"ponte maledetto che è stata meta di molti aspiranti suicidi che spinti da motivi sconosciuti, scelgono di gettarsi nel vuoto. Ancora oggi il ponte è teatro di avvenimenti paranormali. Sembra che sulla strada si aggirino spettri che in qualche occasione si rendono visibili. Per esorcizzare il posto il Comune ha posto leffigie della Madonna di Porto, che invita alla preghiera per tutte quelle anime
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Nel 1560 i Gesuiti fondarono un collegio nel cuore storico della città che oggi è il Convitto Nazionale "P.Galluppi, ma la storia degli studi superiori (Università) risale al periodo del regno di Ferdinando IV di Borbone re di Napoli (1759 – 1806). Oggi l'Ateneo e il Campus universitario dell'Università degli Studi di Catanzaro "Magna Graecia fondata nel 1998, ubicata in origine nella periferia nord della città in più strutture, vengono trasferiti nel quartiere Germaneto (periferia ovest ) su un'area attrezzata di 170 ettari, in una struttura realizzata nel 2006.
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L'autentico piatto forte della cucina catanzarese, conosciuto un po' ovunque e unico nel sapore e nell'aroma, ottenuto dalla cottura delle interiora e della carne del vitello nel sugo e servito caldo nella pitta, pane a forma di focaccia schiacciata tagliata a libretto, è il Morzello (in dialetto Morzeddhu) il cui ingrediente base è costituito dalle interiora di vitello, con peperoncino piccante, sale, origano, alloro, e vino rosso. Il nome della pietanza deriva dallo spagnolo "al muerzo perché mangiato a morsi. Una leggenda narra che la nascita della pietanza fu dovuta ad una vedova di nome Chicchina, che rimasta sola con i suoi figli dovette fare i lavori più umili per tirare avanti. Chiamata a pulire il cortile dove venivano macellati gli animali, doveva raccogliere le frattaglie e portarle alla discarica della Fiumarella il torrente locale. Non sapendo cosa preparare per il pranzo di Natale, ideò un piatto sostanzioso utilizzando tutte le interiora del vitello scartate, lavò tutte le frattaglie e decise di farne una "zuppa di carne.
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