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CULTURA E SOCIETÀ
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La cultura è l’insieme dei modi di vita dei membri di una società o di gruppi all’interno della società. Essa include, ad esempio, l’abbigliamento, le consuetudini matrimoniali, la vita familiare, le forme di produzione, le convinzioni religiose, l’uso del tempo libero. La società è un insieme di individui legati da relazioni strutturate sulla base di una cultura comune. Tra cultura e società esistono forti interrelazioni, l’esistenza dell’una è strettamente correlata all’esistenza dell’altra.
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La cultura non si riferisce a caratteri ereditati, ma appresi nel corso del processo di socializzazione. I caratteri culturali, condivisi dai membri di una società, sono alla base della cooperazione e della comunicazione. Una cultura comprende: aspetti materiali: artefatti prodotti da una società; aspetti immateriali: linguaggio, valori e norme.
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I valori sono le idee che definiscono ciò che è considerato importante, degno e desiderabili in una cultura, e che guidano gli essere umani nella loro interazione con l’ambiente sociale. Le norme sono regole di comportamento che riflettono o incarnano i valori di una cultura. Valori e norme variano: nel tempo; nello spazio.
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Le società possono essere distinte in:
monoculturali (culturalmente omogenee) multiculturali (culturalmente composite) All’interno di una società è possibile individuare diverse: - subculture: segmenti di popolazione appartenenti a una società più ampia e distinguibili sulla base di parametri culturali (es. hacker, naturisti, hippy ecc.). - controculture: gruppi che, respingendo i valori e le norme prevalenti in una data società, elaborano e diffondono valori alternativi a quelli della cultura dominante.
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Ogni società, o gruppo sociale, sviluppa una propria cultura.
Lo shock culturale è il disorientamento che si prova quando si entra in contatto con una cultura diversa dalla propria a causa della perdita dei punti di riferimento familiari che ci aiutano a comprendere il mondo circostante. L’appartenenza a una cultura può indurre gli esseri umani a considerare le altre culture inferiori o comunque distanti. In sociologia bisogna, quindi, evitare l’etnocentrismo: la tendenza a giudicare le altre culture confrontandole con la propria, generalmente ritenuta ‘superiore’.
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il relativismo culturale presenta anche un’insidia:
In sociologia è importante il relativismo culturale: lo studio di una cultura sulla base di significati e di valori che le sono propri. Ma il relativismo culturale presenta anche un’insidia: tende a considerare ugualmente legittimi tutti i costumi e i comportamenti.
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La socializzazione è il processo attraverso cui il bambino, o un qualunque nuovo membro (es. immigrato), apprende valori, norme e stili di vita della società di cui entra a far parte. Alcune caratteristiche della socializzazione: è un processo attraverso cui il bambino inerme diventa gradualmente una persona consapevole di se stessa; non è una sorta di “programmazione culturale”; collega l’una all’altra le diverse generazioni; è un processo che dura quanto la vita stessa.
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I sociologici distinguono fra:
socializzazione primaria socializzazione secondaria avviene durante l’infanzia ed è il periodo di più intenso apprendimento culturale comincia dopo l’infanzia per continuare fino alla maturità e oltre I principali agenti della socializzazione sono: - la famiglia; - la scuola; - il gruppo dei pari; - le organizzazioni; - i media; - il lavoro.
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Attraverso il processo di socializzazione gli individui imparano a conoscere i ruoli sociali.
Un ruolo sociale è l’insieme dei comportamenti socialmente definiti che ci aspettiamo da chi ricopre un determinato status o posizione sociale. Lo status può essere: ascritto: assegnato sulla base di fattori biologici; acquisito: ottenuto attraverso una prestazione. In ogni società ci sono master status, cioè status che hanno priorità su tutti gli altri e determinano la posizione sociale complessiva di una persona.
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In sociologia l’identità può essere:
sociale individuale Si riferisce alle caratteristiche attribuite dagli altri a un individuo ed è plurima e cumulativa. Si riferisce al processo di sviluppo personale attraverso il quale elaboriamo il senso della nostra unicità. Oggi noi creiamo e ricreiamo continuamente la nostra identità, perché i modelli tradizionali sono diventati meno importanti e abbiamo sempre più possibilità di prendere autonomamente delle decisioni.
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Ogni società è influenzata dal livello di “cultura materiale” che le è propria.
Per comprendere ciò, può essere utile analizzare le forme di società succedutesi fino all’affermazione dell’industrialismo moderno: società di cacciatori-raccoglitori; società pastorali e agricole; società tradizionali; società industrializzate.
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Le società di cacciatori-raccoglitori si procurano il sostentamento con la caccia, la pesca e la raccolta di piante commestibili spontanee. Esse si caratterizzano per: - piccole dimensioni; basso grado di disuguaglianza; scarso interesse per la ricchezza materiale; attenzione ai valori religiosi e alle attività rituali; differenze di rango limitate all’età e al sesso; cooperazione fra gli individui e scarsa competizione; ridotta bellicosità. Oggi solo lo 0,001% di tutta la popolazione si mantiene in vita principalmente con la caccia e la raccolta.
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Le società pastorali nascono circa 20.000 anni fa.
I componenti di queste società si procurano il sostentamento prevalentemente allevando animali domestici. Le società pastorali si caratterizzano per: nomadismo; allevamento del bestiame; modesto accumulo di proprietà materiali; maggiore differenziazione rispetto alle società precedenti.
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Le società agricole nascono, come quelle pastorali, circa 20
Le società agricole nascono, come quelle pastorali, circa anni fa. I componenti di questa società si procurano il sostentamento prevalentemente coltivando appezzamenti di terreno. Nella fase iniziale praticano soprattutto l’orticoltura (società orticole) e in un secondo momento passano all’agricoltura vera e propria. Le società agricole si caratterizzano per: stanzialità su un territorio; approvvigionamento più sicuro di cibo; dimensioni più ampie rispetto alle società precedenti.
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Le società tradizionali nascono a partire dal 6.000 a.C.
Esse si caratterizzano per: dimensioni ancora più ampie rispetto alle società precedenti; sviluppo urbano; disuguaglianze di ricchezza e potere pronunciate; governo da parte di re o imperatori; uso della scrittura; sviluppo tecnologico rudimentale; sviluppo di scienze e arti. Per quest’ultimo motivo queste società sono state definite anche civiltà.
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Le società che hanno dominato la storia fino a due secoli fa sono state distrutte dall’industrializzazione avvento della produzione meccanizzata e alimentata da risorse energetiche inanimate, come il vapore e l’elettricità. Le società industrializzate si caratterizzano per: - lavoro prevalentemente extra-agricolo; - urbanizzazione; - stato nazionale. Lo stato-nazione ha confini ben definiti ed emana leggi vincolanti per tutti coloro che vivono al loro interno; esso coniuga sviluppo economico, coesione politica e potenza militare.
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Il colonialismo è un fenomeno sviluppatosi fra il XVII e il XX secolo => creazione di colonie da parte dei paesi occidentali in molte aree precedentemente occupate da società tradizionali ricorrendo, se necessario, alla superiore potenza militare. Il colonialismo rimodellò la mappa sociale e culturale del globo. Gli studiosi hanno suddiviso il globo in: Primo mondo; Secondo mondo; Terzo mondo.
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Le società del Primo mondo (Europa, Nord America, Australia, Nuova Zelanda, Giappone) sono quelle industrializzate e sono caratterizzate da: economie di mercato; sistemi politici multipartitici. Le società del Secondo mondo (Urss ed Europa orientale) sono scomparse con la fine della guerra fredda ed erano caratterizzate da: economie pianificate; ruolo limitato della proprietà privata e della competizione; sistemi politici a partito unico.
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Le società del Terzo mondo sono quelle dei paesi in via di sviluppo e molte di queste aree hanno subìto il dominio coloniale (Asia, Africa, Sud America). Questi paesi sono caratterizzati da: stati nazionali; concentrazione della popolazione in aree rurali; recente avvio dello sviluppo urbano; prodotti agricoli destinati soprattutto al mercato mondiale e non al consumo locale; generale arretratezza rispetto ai paesi industrializzati.
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Negli ultimi 30 anni, alcuni paesi del Terzo mondo hanno intrapreso un processo di crescita economica sensazionale e perciò sono detti paesi di nuova industrializzazione (Singapore, Taiwan, Hong Kong, Messico, Brasile ecc.). In una prima fase questi processi hanno interessato paesi di piccole dimensioni, più di recente anche grandi paesi asiatici come la Cina, l’India, l’Indonesia. Lo sviluppo dei paesi di nuova industrializzazione sta alterando la tradizionale distinzione fra “Nord” e “Sud”, fra Primo e Terzo mondo. I processi di globalizzazione stanno producendo una redistribuzione molto complessa della ricchezza, del potere e della conoscenza.
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I principali tipi di fattori che hanno costantemente influenzato il mutamento sociale sono:
i fattori ambientali: condizioni climatiche, condizioni fisiche (fertilità dei terreni, facilità di trasporto); i fattori politici: esistenza di istituzioni politiche autonome, potenza militare; i fattori culturali: religione, sistemi di comunicazione, leadership.
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Ma perché negli ultimi due secoli il mutamento sociale ha subìto una straordinaria accelerazione?
I principali fattori implicati sono: fattori economici: espansione della produzione, accumulazione della ricchezza, evoluzione delle tecnologie produttive; fattori politici: competizione tra le nazioni, ruolo economico dello stato, guerra moderna; fattori culturali: sviluppo scientifico, secolarizzazione e nuovi ideali (autorealizzazione, libertà, uguaglianza, partecipazione democratica).
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