La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Piccola e grande impresa in Italia

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Piccola e grande impresa in Italia"— Transcript della presentazione:

1 Piccola e grande impresa in Italia
Università Cattaneo Castellanza – LIUC a.a Piccola e grande impresa in Italia La Belle Époque: le imprese

2 La nascita della Fiat Torino: una capitale decaduta?
Settori tradizionali e innovativi Una finanza evoluta Tradizione tecnica Nobiltà attiva in economia L’auto come “giocattolo” sportivo Prodotto di elite Industria con forte vocazione internazionale 1 luglio 1899: nasce la Fiat Nobili e borghesi Sportsmen a businessmen Elementi di crisi: 1864 spostamento capitale, 1878 guerra commerciale con la Francia, Ultimi decenni ‘800: crisi della seta (pebrina) e della viticoltura (fillossera), Crisi bancaria 1892: Credito Mobiliare nato a Torino nel 1863 Settori: Seta: legata a export Lione, filande e filatoi, alcune tessiture non integrate; Lana: concentrazione verticale in distretti (Biella), es. Sella; Cotone: avvantaggiato da dazio 1887, grosse società per azioni, imprenditori nuovi, italiani e stranieri (Torino 3 colonia svizzera)> trainano sia sviluppo banca che meccanica. Meccanica si sviluppa in relazione ferrovia, materiale tranviario, biciclette > ruolo protezionismo nel favorire industria locale; Problema energetico: no sviluppo vapore, si passa da idraulico a elettrico; 1896 Olivetti a Ivrea Banca: Torino inserita in sistema finanza europea, francesi (Crédit Mobilier), svizzeri, tedeschi (Weill-Schott); Banco di sconto e sete ricapitalizzato dopo crisi, nel 1896, terza banca privata italiana, investimenti in settori nuovi (Ansaldo, Nebiolo, Soc. piem. Carburo di calcio, Eridania, Fiat) Formazione: Arsenale, fabbriche governative sorte in relazione a ferrovia (e tram); 1860: Scuola di applicazione per ingegneri > 1879 laurea in ingegneria industriale (dal 1888 scuola superiore elettrotecnica diretta da Galileo Ferraris) Nobili hanno interessi agricoli e immobiliari, ma attivi in assicurazioni, società servizi (Società per la condotta di acqua potabile), banche (nb: banchieri sono classe “intermedia” tra borghesia e nobiltà). Coinvolti in attività anche innovative e impegnati in aspetti “sportivi” industria auto. Le prime auto: a inizio Novecento costa lire e richiede di manutenzione (salario operaio è sulle 3-4 lire al giorno) Crescita del settore e ruolo Torino: 1899: 111 auto in Italia; 1903: (71 sono a Torino) Ognuna è un pezzo unico: la carrozzeria viene scelta da cliente (e ricalca quella carrozze a cavalli), ma anche parte meccanica viene “personalizzata”, innovazione è talmente rapida che non esiste uno standard, l’obiettivo è sempre maggiore velocità (siamo su all’ora) 1898: nasce a Torino Automobile club d’Italia (ACI), e sua rivista l’Automobile e Scuola italiana per meccanici e conduttori; 1900: Salone dell’Automobile (dal 1904 internazionale) > 25 espositori, 19 italiani, solo visitatori. Vengono importati i telai (specialmente da Francia: Darracq, Pegeot…), poi allestiti da carrozzieri locali Il mercato è così ristretto che pochi produttori si rivolgono a facoltosi di tutto il mondo Racconto mitologico classico: il caffè Burello (Porta nuova) Gruppi sociali Assemblea costitutiva si tiene in palazzo conti Bricherasio, capitale lire, diviso tra una trentina di soci; 750 azioni Banco sete. Presidente Ludovico Scarfiotti, Agnelli segretario (perché è il più giovane). Si ritrovano in Fiat tutte tipologie gruppi dominanti Torino: nobili (Emanuele Bricherasio di Cacherano, Roberto Biscaretti di Ruffia, ), industriali lanieri, seta, meccanici (Ceirano), ingegneri (Faccioli, Giovanni Enrico, direttore tecnico), banchieri (Banco di sconto e sete, Sormani, Delsex). Costruire auto o creare industria auto? Alcuni sono appassionati auto (Bricherasio, Biscaretti, Lanza, Goria Gatti), ma in altri (Agnelli) è più chiara idea di fabbrica che produca sia motore che carrozzeria, privilegiare produzione rispetto innovazione. Linee strategiche iniziali molto incerte. Produzione autonoma o importazione (o mix)? Contrasto Agnelli-Faccioli (si dimette nel 1901 (Agnelli è amministratore delegato), sostituito da Enrico e poi, nel 1906, da Guido Fornaca).

3 Giovanni Agnelli (1866-1945) Origine fortune famiglia: Villar Perosa
La carriera militare e la scoperta dell’automobile La scoperta del taylorismo Posizione politica tra liberalismo e fascismo Uno dei “nuovi ricchi” di metà Ottocento, acquisto proprietà da nobiltà del luogo, interessi terrieri e attività commerciali (seta, legname, bestiame) Nobilitazione esercito: tenente di cavalleria fino a 1893 Continua a occuparsi attività paterne, 1895 sindaco di Villar > 1896 si stabilisce a Torino, commercio di tricicli a motore Viaggio negli Usa 1905, 1912

4 La Fiat di Corso Dante Manifesto del 1916

5 La Fiat di Corso Dante Utilizzazione risorse preesistenti
Il nuovo stabilimento 1900: mq 120 operai Reparti per tipo di lavorazione La produzione “in serie” Crescita disordinata prima guerra mondiale Lo stabilimento Agnelli spinge per iniziare subito attività in grande: rilevano Ceirano, iniziano produzione officine sparse Acquisto appezzamento dietro il Valentino, si passa da 50 a 150 operai circa Impianto costoso e gigantesco per l’epoca Macchine per gruppi omogenei, il pezzo va e viene a seconda di lavorazione: sezione torneria, trapani ecc) Banchi di montaggio Non esiste assembly line, operai si spostano tra le macchine La produzione di massa Innovazione fondamentale: macchine prodotte sono tutte uguali > la Zero verrà prodotta in esemplari tra il 1912 e il 1915 Boom guerra: 18Bl, esemplari, dalla Libia alla I guerra mondiale, spettacolo di Blasetti a Firenze nel 1935. Produzione mitragliatrici, motori nautici e aerei. NB: Fiat cerca di contenere sempre ordinativi entro sue capacità produzione, no gigantismo Ansaldo. 1916: operai, 1918: ; 1917: 176 veicoli al giorno. Crescita disordinata per aggiunte successive di reparti, motore a nord di via dante, lavorazioni meccaniche a sud, carrozzeria via Madama Cristina.

6 La nascita della Terni Gli interessi dello stato
Produrre acciaio per usi bellici Il minerale elbano > Benedetto Brin Ragioni strategiche prevalgono su industriali Scelta protezionista anni ‘80 Vincenzo Stefano Breda Società Veneta per Imprese e Costruzioni Pubbliche Spesa statale come unica opportunità imprenditoriale La strategia deliberata (Elba>Civitavecchia>Terni) Esaurimento industria acciaio lombarda, si pensa sfruttamento minerale Elba > Costringere concessionario a costruire acciaieria (Brin proponeva una sorta di acciaieria di stato) NB: esisteva già esperienza arsenali Breda ex Garibaldino, deputato fino 1879, amico personale uomini sinistra De Pretis Contesto economico ancora agricolo > uniche possibilità impegno in opere sovvenzionate o pagate stato (vicino a speculazione) > risanamenti città, opere pubbliche ecc… NB: la Veneta è una delle più importanti imprese italiane (economia sostanzialmente agricola) Breda aveva acquistato maggioranza società Cassian Bon, aveva fonderia a Terni (poteva tornare utile per opere pubbliche centro sud) Proposte Elba (no spazio), Livorno (indifendibile), Follonica (Maremma=malaria), S.Gottardo (isolabile), La Spezia (tutta industria difesa concentrata unico posto). Terni sicura + c’era già fabbrica di armi + energia idraulica NB: attività siderurgiche tradizionali (eccetto Cassian Bon, tubi ghisa) non hanno niente a che fare, altra scala 10 marzo 1884: Società Alti Forni, Acciaieria e Fonderia di Terni (capitale 6 milioni, Veneta, banchieri e capitalisti veneti). Anticipazioni stato 12 milioni senza interessi > crediti Banca Nazionale, Credito Mobiliare, Banca Generale (sostengono anche azioni e obbligazioni) Lignite Umbria, ghisa altiforni coke Civitavecchia, materiale bellico e commerciale a Terni, ghisa e acciai speciali per utensili Val Trompia. Emissione obbligazioni 16 milioni > si riesce appena a finire acciaieria

7 Il boom bellico-cantieristico
La strategia realizzata Fallisce progetto integrazione, ritardi costruzione Il salvataggio del 1887 Ridimensionamento + produzione comune (rotaie) L’ascesa degli armatori (1906) Dopo manovre finanziarie si affermano Odero e Orlando (+ Comit) Il trust siderurgico Sfruttamento mercato interno da posizioni monopolistiche (prod. comune e bellica) Condannare Terni = smentire linea politica industrializzazione > Consorzio sovvenzione, nuove forniture Attività mista + abbandono progetto siderurgia integrale da prima fusione (No minerale, no altiforni Civitavecchia) Breda in difficoltà: banche controllano Terni + Veneta in crisi (bolla speculazione edilizia anni ’90). Terni salvata da commesse pubbliche, politica riarmo di Crispi (NB: però dipende da pochi grandi clienti es. Armstrong e Elvetica) 1888:inizia produzione bellica a Terni, 1892 è unica acciaieria in Italia a produrre tutti tipi acciaio (62% prod. italiana) > impianti ultimati, inizia risanamento e estinzione debiti anni ’80 > interesse ambienti finanziari 1898: quotata in borsa: gruppi toscani, genovesi, armatori, siderurgici lombardi (sindacato collocamento), speculatori (Scartezzini, Prina, presidente dal 1904 al 1906). Proventi finanziari prevalgono su industriali, manovre speculative fino a muore Breda Armatori hanno più facilità trattativa con amministrazioni militari. Odero Sestri, Orlando Livorno. 1899 nasce Elba (Raggio, Ge + Credit). Ruolo Comit, cantieristica. Collegamento con Elba (e siderurgici in orbita Credit) attraverso Siderurgica Savona (1903). 1905: nasce Ilva (per stabilimento Bagnoli) + Vicker Terni Nb: legame esclusivamente finanziari, nessuna razionalizzazione

8 Il trust siderurgico

9 Tra mercato e stato Nuovo programma di espansione Rivalità con Ansaldo
Monopolio produzione bellica Differenziaizione Capacità eccedenti Rivalità con Ansaldo Ferdinando Maria Perrone Fusione con Armstrong Le forniture allo stato Irregolarità Funzione compensazione Comit (indebitamento) Obiettivo è differenziare + conquistare monopolio produzione bellica > occuparsi di tutto materiale bellico stato (oltre che progetto nave completa) NB: capacità impianti eccedente domanda: essere pronti a far fronte a periodi eccezionali NB obiettivo è sempre quello avere impianti più grandi degli altri, non è giro affari che spinge a espansione. Ansaldo: Bombrini sostituiti da Perrone, tentativo fusione con Armstrong (1903) sfrutta indebolimento Terni durante fase speculativa Comit finanzia Terni anche dopo 1907, mentre ridimensiona impegno verso trust siderurgico. Garanzia forniture allo stato, intervento Banca d’Italia > i “sacrifici” per produzione bellica sono moneta di scambio politico

10 Piccola e grande impresa in Italia
Università Cattaneo Castellanza – LIUC a.a Piccola e grande impresa in Italia La Belle Époque: le imprese


Scaricare ppt "Piccola e grande impresa in Italia"

Presentazioni simili


Annunci Google