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Biblioteche nell’Ottocento Definitivo consolidamento della biblioteca moderna, intesa come istituzione complessa (raccolta e conservazione di documenti;

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Presentazione sul tema: "Biblioteche nell’Ottocento Definitivo consolidamento della biblioteca moderna, intesa come istituzione complessa (raccolta e conservazione di documenti;"— Transcript della presentazione:

1 Biblioteche nell’Ottocento Definitivo consolidamento della biblioteca moderna, intesa come istituzione complessa (raccolta e conservazione di documenti; accesso all'informazione; comunicazione, etc.). Una serie di fenomeni interagiscono con questo processo.

2 Biblioteche nell’Ottocento Sistema di produzione del libro In primo luogo viene sostituita la materia prima impiegata nella fabbricazione della carta: la pasta di legno sostituisce gli stracci, portando ad un abbattimento consistente dei costi di produzione.

3 Biblioteche nell’Ottocento Sostituzione del torchio manuale con quello meccanico, messo a punto alla fine del XVIII secolo e impiegato per la prima volta agli inizi del secolo successivo nelle tipografia londinese del “Times”. Diminuzione notevole dei tempi di lavorazione: il numero di tirature che nella vecchia officina cinquecentesca poteva essere prodotto in una giornata lavorativa, adesso era realizzabile in meno di un'ora.

4 Biblioteche nell’Ottocento Accelerazione dei processi di alfabetizzazione Un aumento costante dell'alfabetizzazione si era già verificato nei secoli precedenti, per ragioni diverse (paesi riformati; rete di scuole gestite dai Gesuiti). Ora il problema si pone in modo generalizzato: le industrie hanno bisogno di mano d'opera con un minimo di istruzione (bisogna far funzionare macchine complesse; essere in grado di gestire un livello minimo di igiene, in città sempre più affollate).

5 Biblioteche nell’Ottocento E' ovvio che una situazione del genere ha ricadute importanti sulla biblioteca, imponendole di affrontare e risolvere sia un problema di natura quantitativa (l'aumento costante della produzione libraria) che qualitativa (la possibilità di rispondere ad esigenze culturali diverse).

6 Biblioteche nell’Ottocento Fenomeno delle soppressioni, ovvero abolizione del carattere giuridico delle corporazioni, ordini religiosi, accademie, università, con il conseguente incameramento dei relativi patrimoni da parte dello Stato, libri compresi.

7 Biblioteche nell’Ottocento Con le soppressioni si conclude il processo di definitiva affermazione della nuova classe sociale. La borghesia che aveva già da tempo conquistato il potere economico e che si appresta a sostituire come classe dirigente la nobiltà e il clero, si impossessa simbolicamente anche degli strumenti culturali: biblioteche e libri (Lombardo_Veneto, Toscana, Rivoluzione francese, Napoleone).

8 Biblioteche nell’Ottocento Fra la fine del Settecento e l'inizio del nuovo secolo si verificò quindi un sommovimento librario incredibile: migliaia e migliaia di libri cambiarono proprietario e destinazione. Gli antichi proprietari riuscirono solo in minima parte a sfuggire alle confische; una parte dei libri confiscati fu distrutta, altri furono sottratti e venduti sul mercato antiquario, ma per lo più furono utilizzati per aumentare le raccolte delle biblioteche esistenti o per fondarne di nuove.

9 Biblioteche nell’Ottocento In linea di massima i risultati di questo intervento massiccio non furono eclatanti: al di là dell'aspetto quantitativo e del valore giuridico e politico, le raccolte librarie erano sostanzialmente inadeguate a soddisfare i bisogni culturali di una società che stava cambiando profondamente e rapidamente. Da punto di vista della biblioteca l'immissione di una quantità notevole di libri, che dovevano essere sistemati, catalogati e gestiti, provocò una serie di problemi: da una parte stimolò la nascita di una disciplina autonoma (la biblioteconomia) a cui fu affidato il compito di studiare la corretta gestione di una biblioteca, dall'altra mise definitivamente in crisi il vecchio modello che resisteva ormai da oltre due secoli.

10 Biblioteche nell’Ottocento In questo periodo si conclude anche il processo della pubblicizzazione della biblioteca. La nascita della biblioteca pubblica in senso moderno è sicuramente da collegarsi alla Rivoluzione francese. Per la prima volta nella storia si attribuisce alla biblioteca, attraverso un’esplicita volontà politica, un carattere pubblico, nel senso di appartenenza ad un patrimonio pubblico.

11 Biblioteche nell’Ottocento XVII- XVIII secolo: apertura al pubblico grandi biblioteche (origine legata al collezionismo privato; dipendenti dalla discrezionalità dei sovrani). Un esempio di tale situazione è la Magliabechiana, la cui storia conosce momenti di espansione e di vitalità e momenti di decadenza che non a caso coincidono con una maggiore attenzione dei granduchi alla propria biblioteca, la Palatina, e con un minore interesse verso le sorti della biblioteca pubblica.

12 Biblioteche nell’Ottocento Tutti gli aspetti e i problemi che concernono la biblioteca pubblica così come noi la concepiamo furono affrontati in quel periodo nella Francia rivoluzionaria: funzioni della biblioteca pubblica rapporti con altri istituti organizzazione territoriale dei beni librari e dei diversi tipi di biblioteche duplice natura, documentaria e comunicativa, posseduta dal libro e dalle raccolte tentativo di realizzazione di un sistema bibliografico nazionale aspetti tecnici, inventariali, catalografici e gestionali

13 Biblioteche nell’Ottocento Eppure, quando oggi parliamo di biblioteca pubblica, l’immediato riferimento non è al contributo portato dalla Rivoluzione francese, quanto piuttosto a quello del mondo e della cultura anglofona. La Rivoluzione aveva delineato la cornice teorica e intuito una corretta prospettiva di sviluppo senza però riuscire a concretizzare in un sistema di servizi capace di svilupparsi e di adeguarsi a nuove e più evolute esigenze. Andrà diversamente in Inghilterra.

14 Biblioteche nell’Ottocento Il motivo di fondo sta forse nel punto di partenza: in Francia, il punto di partenza è il concetto di nazione, di Stato (le biblioteche delle corporazioni, religiose e laiche saranno incamerate dallo stato, divengono beni pubblici, che dallo Stato saranno ridistribuite nelle biblioteche); in Inghilterra la prospettiva si rovescia, si parte dalla biblioteca, o meglio dal servizio bibliotecario rivolto al pubblico.

15 Biblioteche nell’Ottocento Francia Il decreto dell’Assemblea costituente del 2 novembre 1891 colloca le raccolte librarie provenienti dalle soppressioni nella categoria dei “beni nazionali”. La nozione di bene nazionale applicata alle biblioteche avrà una profonda influenza propulsiva, ma anche limitativa. Sostanzialmente le biblioteche religiose confiscate non cessavano di mantenere i loro connotati culturali; cambiavano soltanto destinazione (era sufficiente?).

16 Biblioteche nell’Ottocento Un altro elemento è l’associazione del concetto di “nazione”, a quello di “bene”. Da un punto di vista sociale la nazione si venne configurando come l’insieme dei cittadini, uguali davanti alla legge e con una medesima possibilità di accesso ai beni, non tanto a quelli di natura privata, quanto a quelli definiti nazionali. Dal punto di vista politico l’idea di nazione è associata a quella di unità (la repubblica unica e indivisibile). L’organizzazione politico amministrativa della Francia sarà infatti caratterizzata dalla suddivisione del territorio in dipartimenti, ma essa non avrà nessun valore di decentramento: è solo un’articolazione del potere politico come manifestazione dell’unica sovranità nazionale.

17 Biblioteche nell’Ottocento Questa impostazione ha una ricaduta precisa sulle biblioteche: ogni biblioteca pubblica viene considerata di pertinenza statale. Ci sarà la disseminazione sul territorio di nuove biblioteche, ma sostanzialmente è assente l’idea che una biblioteca pubblica possa appartenere ad un ente locale, ma soprattutto che l’ente locale, come espressione della comunità sia direttamente responsabile, anche dal punto di vista finanziario dell’istituzione e della gestione di una biblioteca.

18 Biblioteche nell’Ottocento Prima considerazione: forte impegno sul piano legislativo e amministrativo, ma risultati deludenti. Rete capillare di biblioteche articolata a livello di unità amministrative minori è in contraddizione con una gestione fortemente centralizzata. Questa visione centralizzata che già esisteva e coincideva sostanzialmente con l’idea di nazione fu ulteriormente rafforzata sotto Napoleone, con il risultato che dopo lo slancio iniziale lo stato fini per interessarsi esclusivamente dei grandi istituti parigini.

19 Biblioteche nell’Ottocento Mancò sostanzialmente il coinvolgimento popolare nella costruzione di un nuovo assetto culturale Non è un caso che le opere di effettivo interesse che ancora erano reperibili furono destinate ai licei lasciando i resti alle biblioteche pubbliche. Il fallimento è a monte, ovvero nell’ipotesi di poter realizzare una biblioteca pubblica moderna, prelevando nuclei librari già organizzati per funzioni diverse, semplicemente cambiando loro destinazione e ponendoli a disposizione della nazione.

20 Biblioteche nell’Ottocento Rapporto libro-lettura-istruzione basato su un’ impostazione tardo illuministica ampliamento quantitativo dell’offerta e più facile accesso al libro = maggior interesse per la lettura. In realtà le raccolte librarie di monasteri e abbazie, ma anche quelle della nobiltà difficilmente avrebbero potuto rispondere ai bisogni informativi della nuova classe emergente, la borghesia, o dei ceti popolari.

21 Biblioteche nell’Ottocento Gran Bretagna (mondo anglofono) La situazione è profondamente diversa: istituzioni monastiche e relativi beni erano già state soppresse e confiscate ai tempi della Riforma Anglicana le biblioteche ecclesiastiche annesse alle diocesi e alle cattedrali, venivano percepite come istituti, speciali, destinati esclusivamente alle esigenze degli studi teologici le biblioteche presso le parrocchie venivano considerate utili solo ed esclusivamente per l’istruzione primaria, che era affidata alle strutture ecclesiastiche.

22 Biblioteche nell’Ottocento Le biblioteche pubbliche inglesi non ebbero neppure quella tipica funzione che assunsero invece in paesi come l'Italia, ovvero strumenti per l'affermazione di una cultura e di un'identità nazionale (l'unità territoriale, politica e culturale dell'Inghilterra era un fatto compiuto e consolidato). La funzione di ribadire il prestigio internazionale dell'Inghilterra vittoriana anche in campo bibliotecario. fu affidata al British Museum, su cui si scelse di concentrare risorse, che permisero nel corso del secolo (grazie anche alla lungimiranza di Antonio Panizzi) a questo istituto di diventare davvero la più grande biblioteca del mondo.

23 Biblioteche nell’Ottocento La public library viene concepita come come istituzione rivolta ad un servizio di lettura (non come un luogo di conservazione dei beni). All'inizio anche in Inghilterra questa tipologia di biblioteca fu pensata per quei ceti che erano definiti "working class“, (ceto popolare). Non è un caso che nei dibattiti di metà Ottocento si preferisca piuttosto la definizione "free library" al posto di "public", cioè una biblioteca liberamente accessibile, un servizio gratuito come le iniziative assistenziali ed educative rivolte alle classi lavoratrici.

24 Biblioteche nell’Ottocento Quali sono i tratti distintivi ed originali del modello bibliotecario della “public library”che si è profondamente radicato, cresciuto e diffuso ovunque, a differenza di quello coevo nato nell'Europa continentale e definito "biblioteca popolare”? Gli storici concordano nell’individuarli nelle modalità che caratterizzarono la sua stituzione.

25 Biblioteche nell’Ottocento Anche in Francia si erano avute leggi specifiche, ma nel caso inglese il Public libraries Act, promulgato nel 1850 ha contenuti del tutto originali. Esso prevedeva che 1) i consigli municipali delle città con popolazione di almeno 10.000 (dal 1855 divennero 5000) abitanti potevano chiedere agli aventi diritto al voto se intendevano pagare una tassa per la costituzione di una "free library"; 2) in caso di assenso della comunità (con una maggioranza di almeno due terzi) l'amministrazione poteva imporre una tassa non superiore a mezzo penny per ogni sterlina di imponibile; 3) il gettito della tassa poteva essere impiegato esclusivamente per la istituzione e la gestione della biblioteca; 4) le amministrazioni potevano anche accendere mutui a questo scopo.

26 Biblioteche nell’Ottocento Furono il coinvolgimento diretto della comunità locale e la scelta di puntare sull'autogoverno le carte vincenti. La "public library“ non è il frutto di un decentramento voluto dal governo centrale, quanto piuttosto espressione della volontà della comunità locale, disposta per questo anche a pagare una tassa. Da questa impostazione derivano anche altri elementi importanti, primo fra tutti il potere di controllo esercitato dalla comunità sulla biblioteca stessa, un controllo che si esercitava attraverso un comitato, nominato dall'amministrazione locale, su base elettiva.

27 Biblioteche nell’Ottocento In una prima fase i comitati si occuparono anche degli aspetti gestionali e tecnici (acquisti, orari, servizi, etc.). Solo in un secondo momento, grazie anche alla crescita della consapevolezza professionale, i bibliotecari ebbero riconosciuto un ruolo attivo nella gestione della biblioteca, mentre i compiti dei comitati furono essenzialmente di controllo sull'attività dei bibliotecari e sull'efficacia della biblioteca (obbligo dei bibliotecari a produrre annualmente una relazione per fornire informazioni sullo stato della biblioteca).

28 Biblioteche nell’Ottocento Il carattere giuridico di bene pubblico applicato alle biblioteche, non è comunque sufficiente a determinarne con chiarezza compiti, funzioni e prospettive di sviluppo: emerge ben presto la necessità di distinguere e individuare modelli funzionali diversi. Non tutte le biblioteche sono uguali e non tutte possono svolgere lo stesso servizio (diversità delle loro raccolte e della loro dislocazione territoriale). Da qui l’esigenza di disegnare modelli di biblioteca diversi che rispondessero ad esigenze culturali diverse.

29 Biblioteche nell’Ottocento Tra i vari modelli, sicuramente occupa un ruolo centrale quello della biblioteca nazionale. Oggi al concetto di biblioteca nazionale sono legati alcuni compiti e funzioni ormai generalmente accettati: - la raccolta e la conservazione della produzione editoriale corrente, attuata attraverso un’efficiente legge sul deposito obbligatorio degli stampati; - la possibilità di documentare la cultura del passato con un patrimonio librario quantitativamente e qualitativamente apprezzabile; - la possibilità di documentare anche aree culturali e linguistiche diverse da quella in cui risiede; - l’allestimento di servizi bibliografici efficaci (bibliografia nazionale corrente e retrospettiva, informazioni bibliografiche)

30 Biblioteche nell’Ottocento La nascita del concetto di biblioteca nazionale deve essere collocata agli inizi dello scorso secolo ed ha sicuramente un rapporto stretto con i fenomeni storici, politici e sociali che giunsero a maturazione nel XIX secolo, a partire dall’esordio violento della rivoluzione francese e che sfociarono nel radicamento del concetto di sovranità dello stato e più tardi di nazione. Si intreccia anche, per certi aspetti, con l’evoluzione del modello della biblioteca pubblica, se non altro per l’ambiguità che il termine pubblica può sottendere e per le diverse accezioni che ad esso sono state conferite: biblioteca che appartiene ad un ente pubblico, biblioteca aperta al pubblico, biblioteca per tutti.

31 Biblioteche nell’Ottocento Ha alle spalle un processo secolare di raccolta, conservazione, progressiva concentrazione e stratificazione libraria, su cui può agevolmente innestarsi. La nascita del modello di biblioteca nazionale si colloca dunque in un contesto, che vede, per le biblioteche nel XIX sec., nuovi problemi e nuove prospettive di sviluppo. Il primo problema che le biblioteche devono affrontare nel XIX secolo è lo spazio e la relativa organizzazione delle raccolte.

32 Biblioteche nell’Ottocento A partire dal Seicento le biblioteche avevano ricalcato il modello architettonico ideato dal card. Borromeo per l'Ambrosiana: il grande salone rettangolare, illuminato dai finestroni e tutto scaffalato con l'utilizzo dei ballatoi: organizzazione fisica delle raccolte basata su una divisione per materia; uso immediato del materiale bibliografico da parte dei lettori, favorito ovviamente anche dal grado di preparazione culturale posseduto da chi poteva permettersi di frequentare le biblioteche. I cataloghi in questo momento hanno sicuramente una funzione amministrativa e gestionale, ma non quella oggi fondamentale di strumenti di mediazione e di informazione. Nel caso di cataloghi a stampa, come quello della Bodleyana potevano semmai servire a far conoscere la biblioteca e le sue raccolte all'esterno, in altri luoghi anche lontani.

33 Biblioteche nell’Ottocento Questo modello funzionale entra in crisi fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Il problema dello spazio era sicuramente preesistente ai fenomeni descritti brevemente sopra: a conferma di ciò basta pensare all'Italia del primo Ottocento, un paese in cui i fenomeni connessi al processo di industrializzazione tarderanno ancora qualche tempo e in cui le novità introdotte nella produzione del libro si affacceranno solo dopo il terzo decennio del secolo. Eppure, qui, nel 1816, viene pubblicato a Firenze un opuscolo che pone con forza il problema dell'inadeguatezza del vecchio modello bibliotecario e prefigura nuove soluzioni.

34 Biblioteche nell’Ottocento L'opuscolo che fra l'altro suscitò un ampio dibattito fu firmato da Leopoldo Della Santa ( Della costruzione e del regolamento di una pubblica universale biblioteca con la pianta dimostrativa, Firenze, Ricci, 1816), un personaggio effettivamente esistito, che però fu subito identificato come un prestanome. Quasi sicuramente l’autore è Vincenzo Follini, che allora dirigeva la Biblioteca Magliabechiana di Firenze.

35 Biblioteche nell’Ottocento Al di là della discussione sulla paternità intellettuale dell'opuscolo, quello che ci interessa sono le proposte contenute che si rivelano interessanti sotto due punti di vista, quello della gestione e dell'organizzazione dello spazio e quello della funzionalità informativa della biblioteca. Il problema dello spazio è sicuramente l'elemento centrale dell'opuscolo, quello che emerge con più evidenza e consapevolezza. (non più un unico grande spazio che metta a disposizione dei lettori tutte le risorse della biblioteca, ma una divisione netta fra i locali destinati alla lettura e quelli destinati alla conservazione del libro).

36 Biblioteche nell’Ottocento L'opuscolo cioè propone come soluzione alla scarsa capacità di accoglienza del vecchio modello architettonico una frattura netta fra due luoghi e due attività che fino a quel momento erano state concepite in modo unitario. La separazione fra magazzini e luogo dove i libri si leggono e si consultano ha una ricaduta notevole sull'organizzazione complessiva delle raccolte, sul modo ad esempio di collocarle sugli scaffali, ma ancora di più sulle tecniche e sulle procedure da allestire per favorire l’incontro tra bisogni di informazione e risposte di libri. E' altrettanto chiaro che si pone con forza un cambiamento radicale della funzione del catalogo che diventa in questa nuova ottica uno strumento indispensabile perché la biblioteca possa svolgere la sua funzione principale

37 Biblioteche nell’Ottocento Il problema dello spazio sarà appunto risolto, almeno per quanto riguarda, le grandi biblioteche di carattere generale, proprio nel senso indicato dall'opuscolo del Della Santa, ovvero con la divisione netta, almeno nelle grandi biblioteche generali, degli spazi destinati alla conservazione del libro e quelli invece destinati allo studio e alla lettura, una soluzione che comporterà necessariamente la messa a punto di strumenti di mediazione sempre più sofisticati e, più avanti, l'allestimento di servizi complessi pensati per fornire assistenza e informazione agli utenti (British Museum).

38 Biblioteche nell’Ottocento L'altro problema che le biblioteche devono affrontare a partire dal XIX secolo è la differenziazione del servizio. Fino al XVIII secolo il modello di biblioteca attestato è sostanzialmente univoco: un apparato di studio calibrato per rispondere ad esigenze uniformi. Successivamente l'accelerazione del processo di alfabetizzazione, la contemporanea esplosione della produzione libraria, la differenziazione dei percorsi di formazione culturale e la conseguente formazione di fasce di potenziali utenti con esigenze di informazione diverse e con diversi livelli di preparazione culturale imporranno una diversificazione del servizio bibliotecario, un problema a cui saranno date risposte diverse.

39 Biblioteche nell’Ottocento Una risposta sarà quella che abbiamo visto concretizzarsi nel mondo angloamericano in cui la biblioteca di base (che non a caso viene chiamata public library) verrà saldamente inserita all'interno del contesto sociale, interessando direttamente la comunità alla sua fondazione, alla sua gestione e al suo finanziamento. Diverso è il percorso seguito nell’Europa continentale dove il processo di diversificazione tipologica è caratterizzato in molte situazioni da interventi di natura centralistica per un verso e per l’altro da iniziative private, sorte da istanze specifiche e settoriali, che non sempre sono state in grado di garantire nel tempo la sopravvivenza delle biblioteche fondate.

40 Biblioteche nell’Ottocento L’Italia costituisce un esempio significativo, ma anche negativo, in questo senso. Il giovane stato unitario, nella breve stagione in cui fu più vivo l’interesse per questo settore della politica culturale tentò in qualche modo una riorganizzazione, ma i risultati non furono certo eclatanti, anche perché non si arrivò mai a disegnare un sistema organico, ma ci si concentrò quasi esclusivamente sulla riorganizzazione dell’esistente e soprattutto sulla tipologia bibliotecaria tradizionale, la biblioteca di cultura generale, spesso con tradizioni antiche.


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