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RUOLO DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO ALL’INTERNO

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Presentazione sul tema: "RUOLO DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO ALL’INTERNO"— Transcript della presentazione:

1 RUOLO DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO ALL’INTERNO
DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA

2 Insegnante di sostegno
L’insegnante di sostegno è un facilitatore dell’apprendimento, con competenze pedagogico-didattiche e relazionali finalizzate all’integrazione attraverso la mediazione.

3 Le competenze dell’insegnante di sostegno
- PEDAGOGICO - DIDATTICHE (disciplinari, relative alle tipologie di handicap) - METODOLOGICHE - LEGISLATIVE - ORGANIZZATIVE - RELAZIONALI - COMUNICATIVE

4 Normativa Legge 517/77 "Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico" in particolare l’art.7, che recita: “[…] sono previste forme di integrazione e di sostegno a favore degli alunni portatori di handicaps da realizzare mediante la utilizzazione dei docenti, di ruolo o incaricati a tempo indeterminato, in servizio nella scuola media e in possesso di particolari titoli di specializzazione, che ne facciano richiesta, entro il limite di una unità per ciascuna classe che accolga alunni portatori di handicaps e nel numero massimo di sei ore settimanali.”

5 Normativa Legge 104/92 "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate“ in particolare, i commi 1-6 dell’art. 13 sull’integrazione scolastica Dal comma 3 si evince che: “sono garantite le attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti specializzati” Il comma 6 recita che: "I docenti di sostegno assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di intersezione, di interclasse, di classe e dei collegi dei docenti".

6 “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione”
Normativa Decreto Legislativo 297/1994 “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione” in particolare art. 126, che prevede l’organizzazione per gruppi di alunni della classe oppure di classi diverse; l’art. 127 sottolinea l’importanza dell’interazione con i servizi specialistici e ospedalieri del territorio; l’art. 315 ribadisce la programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati.

7 Normativa DPR 275/99 “Regolamento recante norme in materia di Autonomia delle istituzioni scolastiche” Tale decreto ribadisce il ruolo dell’insegnante di sostegno contitolare all’interno del consiglio di classe affermato dalla legge 104.

8 Organizzazione del lavoro
Elementi comuni ai due ordini di scuola secondaria Organizzazione del lavoro Figure coinvolte - Dirigente Scolastico Docenti curricolari Altri docenti di sostegno - Compagni di classe - Operatori OSE e OSA Spazi utilizzabili - in classe in aula di sostegno, palestra, aula di informatica, … fuori dalla scuola Tempi Articolazione del tempo della didattica sui tempi necessari con flessibilità e autonomia

9 Elementi comuni ai due ordini di scuola secondaria
Organizzazione Elementi comuni ai due ordini di scuola secondaria Flessibilità nell’orario scolastico Coinvolgimento attivo degli organi collegiali (collegio docenti, consiglio di classe, gruppo H, GLIS, gruppo integrato) Coinvolgimento attivo della famiglia al progetto didattico-educativo Gestione delle compresenze (più insegnanti di sostegno sullo stesso alunno) Riferimento al POF e a quanto in esso stabilito, con particolare attenzione alla disabilità

10 Elementi comuni ai due ordini di scuola secondaria
Organizzazione Elementi comuni ai due ordini di scuola secondaria Continuità Orizzontale (coordinamento rispetto a PDF, PEI, ambiente per evitare rischi di isolamento) Verticale (passaggio da un ordine di scuola all’altro) Intrascolastica (linea comune all’interno della scuola) Coerenza stili educativi (collaborazione tra genitori e insegnanti per evitare “comportamenti problema”, didattica incrociata)

11 Differenze tra i due ordini di scuola secondaria
Organizzazione Differenze tra i due ordini di scuola secondaria Scuola secondaria di secondo grado Scuola secondaria di primo grado Flessibilità nei contenuti Aspetti relazionali Progetto a medio o lungo termine (scelta scuola superiore/orientamento al lavoro) Rigidità dei programmi ministeriali Aspetti didattici (conoscenze) Progetto a lungo termine (orientamento al lavoro)

12 L’attività didattico-metodologica dell’insegnante di sostegno
Didattica e metodologia L’attività didattico-metodologica dell’insegnante di sostegno OSSERVARE VERIFICARE - FARE IPOTESI PROGETTARE REALIZZARE VERIFICARE I RISULTATI

13 Didattica e metodologia
Osservazione Per un intervento educativo efficace è necessaria un'azione programmata e consapevole legata alla presenza di precisi schemi di riferimento che permettono di classificare e organizzare quello che osserviamo: OSSERVAZIONE DEL CONTESTO COMUNICATIVO IN CUI SI COLLOCA L’INTERVENTO DIDATTICO OSSERVAZIONE DELL’ALLIEVO

14 Didattica e metodologia
Osservazione del contesto comunicativo-relazionale-istituzionale in cui si colloca l’intervento didattico La scuola è un sistema comunicativo in cui il comportamento del singolo soggetto è in rapporto con il comportamento di tutti gli altri. La relazione didattica insegnante di sostegno/allievo non è una relazione isolata, bensì inserita nella complessità comunicativa-relazionale del più ampio sistema scolastico, nonché di quello familiare dell’allievo. Importanti sono le aspettative provenienti sia dai due partecipanti e dai rispettivi contesti relazionali sia interne all’interazione educativa, che entrano in gioco, definendo e strutturando la relazione didattica stessa.

15 Osservazione dell’alunno
Didattica e metodologia Osservazione dell’alunno La conoscenza dell’alunno prevede: colloqui con i genitori colloqui con insegnanti dei gradi scolastici precedenti colloqui con operatori dei servizi (neuropsichiatra, …) consultazione della documentazione (PEI anni precedenti, diagnosi funzionale, ...) osservazione dell’alunno nei vari momenti dell’attività scolastica e ricreativa

16 Didattica e metodologia
Programmazione Coinvolgere l’alunno nella programmazione dal punto di vista dell’insegnante significa: rispettare gli stili, tempi e ritmi di apprendimento dell’alunno (avere il tempo necessario per svolgere il compito) tener conto degli interessi e dei punti di forza (poter coinvolgere l’alunno in attività interessanti e piacevoli in cui è capace) trovare connessioni tra il PEI e la programmazione della classe (fare le stesse cose dei compagni e alcune volte insieme a loro) assegnare incarichi relativi al funzionamento della classe (sentirsi utili al gruppo e dimostrare ai compagni il proprio valore) concordare alcuni traguardi e attività consentendo anche attività opzionali (poter decidere da sé una parte della propria esperienza scolastica) incoraggiare e sostenere la motivazione intrinseca come senso di compiutezza e competenza ed estrinseca attraverso uso di rinforzi gratificanti (sentirsi apprezzato come persona e nel proprio lavoro) orientare l’alunno nel proprio progetto di vita (conoscere le proprie aspirazioni e avere consapevolezza dei propri limiti)

17 Didattica e metodologia
Programmazione 2 Caratteristiche della programmazione sono: Apertura Flessibilità Condivisione

18 Didattica e metodologia
Azione didattica Prevedere un intervento educativo con una pluralità di azioni: Intervento nel gruppo classe Intervento per gruppi e/o classi aperte Intervento individualizzato separato o in presenza

19 C’è un apprendimento significativo in assoluto?
Didattica e metodologia C’è un apprendimento significativo in assoluto? NO, è l’insegnante che deve decidere se un apprendimento è significativo e la scelta è legata alle esperienze già fatte e ai vissuti. L’apprendimento deve essere PERSONALIZZATO quindi DIFFERENZIATO perché possa diventare SIGNIFICATIVO

20 Didattica e metodologia
Valutazione PREREQUISITI IN INGRESSO FORMATIVA IN ITINERE EX POSTI SOMMATIVA A CHI SERVE LA VALUTAZIONE ? STUDENTE GENITORI INSEGNANTI SERVIZI

21 Circolarità nella didattica
Didattica e metodologia Circolarità nella didattica Tra osservazione, programmazione e azione didattica dovrebbe essere prevista una produttiva interazione caratterizzata da una progressione non rigidamente lineare Osservazione Programmazione con verifica Azione didattica

22 Relazione Con chi si rapporta … ALUNNO DISABILE FAMIGLIA
PERSONALE SCOLASTICO (Docenti, Dirigente scolastico e personale ATA) ALUNNI SERVIZI (ASL, Enti di formazione professionale, Operatori OSA e OSE, Assistenti sociali, Mediatori culturali)

23 L’insegnante facilitatore
Relazione L’insegnante facilitatore Insegnante di sostegno

24 Relazione L’Alleanza tra gli attori funziona se è un’intesa, un legame nato da affinità di scopi tenuti saldi da reciproca stima e considerazione

25 I 3 assiomi della comunicazione
Relazione Comunicazione (Palo Alto) I 3 assiomi della comunicazione La non comunicazione non esiste “Ogni azione produce conseguenze e così anche la non azione” 2. La comunicazione è un continuo feedback “Non esiste una comunicazione assoluta, ma esiste una risposta alle proprie fantasie e alle altrui aspettative che condiziona e manovra” 3. La comunicazione è di 3 tipi: verbale (parole che pronuncio) 7% paraverbale (intonazione e cadenza) 33% corporeo (gestualità e sguardo) 60%

26 Comunicazione (Carl Rogers)
Relazione Comunicazione (Carl Rogers) La comunicazione si basa su due principi: la regola dell’autenticità: “tutto quello che dico lo penso e lo sento” la regola della discrezionalità: “non tutto quello che penso e sento lo dico”

27 Ipotesi di ricerca Ostacoli che restano e determinano debolezze nel ruolo professionale dell’insegnante di sostegno Poca chiarezza delle istituzioni nel garantire la continuità didattica per un intero ciclo scolastico Divisione per aree prevista nell’attribuzione delle cattedre nelle scuole secondarie di secondo grado Utilizzo selvaggio dell’insegnante di sostegno come “tappabuchi” per sostituire colleghi assenti


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