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Il decentramento fiscale Produzione e finanziamento di beni pubblici

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Presentazione sul tema: "Il decentramento fiscale Produzione e finanziamento di beni pubblici"— Transcript della presentazione:

1 Il decentramento fiscale Produzione e finanziamento di beni pubblici
Economia pubblica/scienza delle finanze Prof. Massimiliano Mazzanti SPISA Giugno 2009

2 Teoria e politica dei rapporti economici e finanziari tra diversi livelli di governo
Perché esistono diversi livelli di governo: stato, regioni, comuni? Quali sono i compiti di centro e periferia? Quali beni (pubblici) producono i diversi livelli di governo Come si finanziano i diversi livelli di governo? Bosi P. (2003), Corso di scienza delle finanze, cap.IV, Il Mulino, Bologna Varian, 2002, Microeconomia, Ca Foscarina, 5-6 pp. Su produzione beni pubblici e free riding

3 Approccio economico Economia pubblica (microeconomia, economia del benessere): analisi deduttiva Scienza delle finanze (più macro) Analizzano il ruolo dello stato (motivazioni teoriche) ed effetti dell’intervento: efficienza, equità, efficacia

4 Spiegazione del decentramento
Politico-ideologica (sussidiarietà, partecipazione) Organizzativa (efficienza amministrativa) Socio-economica: ruolo degli enti decentrati rispetto alle funzioni primarie dello stato/agente pubblico: Stabilizzazione/crescita (keynes, funzione più centrale)  ruolo tasse, spesa, politica monetaria Distribuzione (più centrale) Allocazione efficiente (micro)  ruolo enti decentrati beni e servizi pubblici locali

5 I e II teorema dell’economia del benessere
Mercato concorrenziale (N consumatori N imprese, P esogeni) è sempre efficiente Una soluzione Pareto-efficiente è sempre raggiungibile da un meccanismo di mercato (decentralizzato, via prezzi di mercato) Divido efficienza ed equità, distribuzione risorse e funzionamento di mercato

6 “Fallimenti” del mercato
Esternalità negative e positive Beni pubblici (caso di est. Positiva) Asimmetria informative Prezzi non esogeni (monopoli, oligopoli) Approccio liberale all’intervento pubblico laico e trasparente

7 Beni pubblici Beni non rivali e non escludibili….rari i pubblici puri…. Beni pubblici impuri, parzialmente rivali e/o escludibili Beni pubblici “locali” (fruizione territoriale) Beni di merito

8 Tassonomia Rivalità nel consumo Non rivalità Escludibilità
Beni privati Beni pubblici impuri Musei, autostrade, infrastrutture Escludibilità (teoricamente sempre possibile, tecnologicamente no) Strade (urbane) con congestione (esternalità negativa) Risorse comuni Beni pubblici puri (esistono?) Difesa, tutela patrimonio culturale, inquinamento Non escludibilità

9 Beni pubblici (2) Quando erogarli?..se somma benefici > costi di produzione… ..ma benefici non osservabili..sono extra mercato…disponibilità a pagare non osservabile…. Problema della Valutazione delle preferenze, eterogenee come per altri beni

10 Beni pubblici (3) possibile “private provision of public goods”….
Free riding  produzione sub-ottimale Ruolo dello stato/ente pubblico… Bene di merito vs beni pubblici (cultura, sanità..)

11 Modello di produzione del bene pubblico
2 agenti, bene pubblico discreto (produco o non produco) Vincoli di bilancio X1+G1=W1; X2+G2=W2 X=consumo bene privato, G= bene pubblico, W=ricchezza Produco se G1+G2 >=Costo bene pubblico

12 Cont. Utilità consumo U funzione + di X e G
U1(X1, G1), U2(X2, G2) Prezzo di riserva o Max disponibilità a pagare (r1) per il bene (pubblico) U1(W1-r1, 1)=U1(W1, 0) U2(W2-r2, 1)=U2(W2, 0) DAP r eterogenea per agente, dipende da reddito e preferenze…

13 Cont. Quando si avrà un miglioramento sociale (Paretiano) con la produzione del bene pubblico? Se U1(X1, 1) > U1(W1, 0) e U2(X2, 1)>U2(W2, 0), con W-r=X (il consumo di bene privato è pari alla ricchezza meno la contribuzione per il bene pubblico)

14 Cont. U1(W1-r1, 1)=U1(W1, 0) < U1(X1, 1)=U1(W1-G1,1)
Allora W1-r1<W1-G1 e W2-r2<W2-G2 Cioè r1>G1 e r2>G2 In altre parole, la DAP è maggiore del contributo individuale CONDIZIONE NECESSARIA

15 Cont. Condizione sufficiente:
(r1+r2)>(G1+G2)>= costo bene pubblico R disponibilità a pagare (max), G contributo effettivo Se (r1+r2)>= costo bene pubblico, allora si può trovare sempre uno schema di pagamento (G1, G2) tale per cui R1>=G1 e r2>=G2

16 Free riding/modello di Nash “il dilemma del prigioniero”
Costo bene pubblico= 120 DAP degli agenti A e B= 100 Dotazione/ricchezza= 500 Vediamo come il gioco cooperativo non conduce, almeno nello statico, ad un equilibrio cooperativo, ma ad un fallimento del mercato (non cooperazione/free riding)

17 Free riding/modello di Nash “il dilemma del prigioniero”
Agente B: Coopera Agente B: non Coopera Agente A: coopera 540, 540 (stato del mondo migliore ma non è equilibrio) A:480, B:600 Agente A: Non coopera A:600, B:480 500, 500 (equilibrio del gioco)

18 Free riding/modello di Nash “il dilemma del prigioniero”
Al produzione privata di un bene pubblico non conduce di solito a soluzioni ottimali Sottoproduzione sociale del bene pubblico Intervento dell’agente pubblico Nel dinamico (gioco ripetuto) e nei beni pubblici locali o impuri, il free riding è mitigato

19 Principi contrapposti
Per accentramento: esigenza di uniformità nella erogazione di servizi pubblici (sanità, istruzione..) Per decentramento: Responsabilizzazione amministrazioni locali (università) Produzione allineata alle diverse preferenze, variabili per area, regione, etc… Conflitto cruciale, costi e benefici….

20 Preferenze eterogenee
Preferenze/domanda  DAP  benefici eterogenei per area Dati costi uguali, diversa produzione di equilibrio Problema anche legato al diverso stadio di sviluppo, dato che le preferenze determinano la domanda insieme al reddito (e prezzi)

21 Domanda beni pubblici D= f(R, Pp, Ppr, X)
X= fattori socio-economici che determinano le preferenze/domanda Ciò è rilevante per l’allocazione delle risorse al livello decentrato

22 Allocazione decentralizzata
Intuizione su un problema molto generale relativo alla allocazione efficiente nei livelli centro-periferia: Date preferenze (benefici) e/o costi eterogenei tra aree, una produzione di beni decisa dal livello centrale non è necessariamente efficiente, anzi….tendenzialmente inefficiente Vedi politica (ambientale) europea o nazionale…

23 Decentramento e distribuzione
Funzione prevalentemente centrale Motivazioni di uniformità dei criteri di equità distributiva Senza distribuzione rilevante, “rischi” di migrazioni e polarizzazione della società (sanità, educazione..)

24 Decentramento e allocazione
È la funzione più rilevante e critica per i livelli decentrati Ad esclusione di beni pubblici puri (forse), tutti i servizi pubblici possono essere forniti (più efficientemente) al livello decentrato Criterio allocativo, con legami con quello distributivo (allocazioni non uniformi)

25 Teorema del decentramento di Oates (1972)
“in presenza di preferenze territorialmente differenziate, è sempre preferibile, per ragioni di efficienza, il decentramento della produzione di beni pubblici”

26 Ipotesi Lo stato non è in grado di offrire quantità decentralizzate (gap informativo) Costo marginale costante, non presenti economie di scala che mitigano i benefici del decentramento Assenza di effetti di congestione Preferenze identiche all’interno delle Regioni (jurisdictions) Area economica = area amministrativa spillovers effect (traboccamento benefici)  cooperazione con stato o tra enti locali

27 Produzione decentralizzata
Enti autonomi (regioni, comuni), parzialmente auto-finanziati: problema del finanziamento bene pubblico locale (who benefits? who pays?) Enti “centralizzati” al livello locale (MBAC)

28 Finanziamento Completamente autonomo per ogni bene pubblico
Legami finanziari centro-periferia per ragioni sia allocative sia perequative Nel primo caso motivazioni più deboli se non nulle (benefici e costi circoscritti).. ….ma possibili spillovers tra livelli (es.ambiente)

29 Finanziamento Problema della potestà tributaria
Modello regionale/federale. Nel secondo c’è possibilità di imposizione autonoma di tributi, tasse, etc… Modello più economico nel senso definito dalla economia del benessere: diverse preferenze e costi, diverse produzioni, diverse imposizioni…anche la popolazione diviene “endogena”…..

30 Meccanismo allocativo di Tiebout (1956)
“voting with your feet”, migrazioni politico-economiche Gli individui sceglieranno la comunità in cui vivere in funzione del mix di servizi offerti e delle imposte È un modello di “rivelazione indiretta delle preferenze” (si osserva un comportamento) Ipotesi: mobilità soggetti, bassi costi di transazione, perfetta informazione, competizione tra molti enti locali (US oriented)

31 implicazioni Stratificazione comunità per livello di reddito (DAP)…US jurisdictions.. ..affascinante perché applica il meccanismo di mercato nella produzione di beni pubblici..concorrenza tra enti e rivelazione delle preferenze…(hedonic model)

32 ….Altre ragioni non economiche del decentramento
“ideologiche”: principio di sussidiarietà, lo stato interviene quando gli stati membri non hanno competenze o possibilità (ma può ricondursi a elementi economici: economie di scala, beni pubblici puri sopranazionali) Politiche: rapporto più stretto e controllo cittadini-amministratori; tiene conto delle differenze sociali (tutela minoranze….beni di merito) Organizzative: strutture meno burocratiche (costi); sperimentazione e innovazione offerta servizi (più vicini alle preferenze, gap informativo a favore del locale)

33 La dimensione ottimale dei livelli di governo (teoria economica federalismo fiscale)
Il livello ottimale è quello, presi popolazione e/o produzione come variabili che influenzano i costi, dove la curva di costo medio raggiunge il punto di minimo (CF e CV) andamento tipico a U.. Problema: diversi andamenti a U per diversi beni..non compatibilità con assetti organizzativi-amministrativi..!! Punto ottimale più piccolo o più grande dell’area o regione di interesse…(coop tra enti locali..acqua, rifiuti..etc..)

34 La teoria dei club di Buchanan (1965)
Club good: bene pubblico impuro locale soggetto a congestione (rivalità nel consumo)..ogni consumatore in più (incrementale) ha effetto sia sui benefici (più contribuzione, più produzione per chi è nel “club”), ma anche sui costi di congestione, crescenti con N..

35 Variabili endogene Popolazione del club N
Quantità del servizio prodotta Q Il vettore N-Q ottimale dipende dai costi e benefici….. …..il modello fornisce un’analisi teorica della “dimensione” desiderabile…

36 Ipotesi All’aumentare di N, i benefici pro-capite diminuiscono per effetto congestione All’aumentare di Q, i benefici pro-capite aumentano ma in modo decrescente (figura) Senza CF, i costi pro capite (C=aQ/N) diminuiscono con N e aumentano proporzionalmente a Q

37 Equilibrio Ottimale max B (N,Q) – C(N,Q)
Max differenza tra Benefici/N costi/N N= dato Q, si confronta al margine il minore costo pro capite e il minore beneficio (da congestione) Q= dato N, dove i benefici marginali/incrementali sono pari ai costi incrementali si ha l’ottimo Q *concetto di “marginale” essenziale nella microeconomia e nelle decisioni di allocazione mirate alla efficienza

38 Dimensione ottimale: alcune note
La teoria dei club fornisce alcune indicazioni generali Le curve ad U dei costi, in presenza di molteplici servizi, portano a concludere che non vi sia una dimensione ottima in assoluto..spillovers di benefici…necessità di cooperazione… Questo può indirizzare quali servizi sono da produrre (e finanziare) a livello comunale, consortile, provinciale, regionale, sovra-regionale….

39 Finanziamento enti decentrati
Entrate livelli inferiori di governo: Tariffe e/o tasse Imposte Trasferimenti dai livelli superiori Quali suggerimenti può fornire la teoria economica per la struttura ottimale delle forme di finanziamento?

40 Tariffe e tasse Fondate sul principio della controprestazione Si possono applicare tariffe se il servizio è divisibile (parte privata di un bene pubblico impuro: acqua, rifiuti) Tasse se si è in presenza di beni pubblici o elementi valoriali pubblici o esternalità (polizia, scuola, cultura, etc..)..sanità..? Tasse/sussidi (di scopo); per esternalità e beni pubblici locali con associati elementi di divisibilità Tax vs fee (e passaggio da tassa a tariffa per molti servizi..minore rilevanza delle tasse…) Logica del beneficio (congrua con il livello decentrato)

41 Imposte Finanziano servizi indivisibili/spesa pubblica generale (viabilità, infrastrutture, tutela territorio e patrimonio)  fini stabilizzazione e redistribuzione, beni pubblici puri locali, beni di merito..? Sovraimposte e addizionali Compartecipazioni (imposte centrali il cui gettito è devoluto a livelli inferiori) Tributi propri (autonomia finanziaria)

42 Imposte Caratteristiche ideali:
Basata sulla “capacità contributiva” (diversa da tassa) Basi imponibili poco mobili per evitare “concorrenza fiscale” (Immobili) Uniformi sul territorio -> servizio minimo uniforme per tutti

43 Esempi Imposta sugli immobili congrua con gli elementi elencati
Imposta attività produttive con ricadute territoriali (beneficio) imposte redistributive sul reddito meno congrue

44 Motivazioni trasferimenti intergovernativi
Tendenza sottodotazione risorse Concorrenza fiscale per attirare base imponibile Effetto à la Baumol (minore produttività servizi pubblici…) Vincoli imposti dal governo centrale Consumo minimo di servizi (aree o individui?) Limiti alla capacità di indebitamento (investimenti) Effetti traboccamento: se benefici non coincidono con confini, più difficili da modificare…

45 Tipologia ed effetti economici dei trasferimenti
Funzioni: integrare risorse e/o incentivare comportamenti MISURA: discrezionali o automatici (regola definita ex ante); limitati (stanziamento dato ex ante) o illimitati (open-end) UTILIZZO: condizionati (fini allocativi) e non condizionati (più perequativi)

46 Valutazione trasferimenti
Approccio paternalistico (max benessere agente pubblico benevolente) Approccio individualistico (max benessere cittadini)—> problema di scelta collettiva Approccio elettore mediano: max benessere elettore/consumatore mediano (preferenze omogenee come in oates) più usato…

47 Effetti trasferimenti
Analisi microeconomica del benessere del consumatore (analisi effetto reddito e sostituzione) Sintesi: Addizionalità diretta netta: si stimola l’offerta di un bene che non sarebbe stato offerto (fine proprio) Addizionalità indiretta netta (si stimolano altri beni) Spiazzamento (non si amplia produzione, ma si riducono imposte locali in modo neutrale) NB effetti anche compresenti

48 Esempi Lump sum non condizionato: tre effetti possono essere compresenti derivanti dall’effetto di reddito generato Matching open ended: il sussidio è 0 se consumo nullo, max se consumo massimo di X bene pubblico: la scelta ottima del governo locale/elettore mediano dipende dalle sue preferenze… Effetto diretto più forte nel secondo caso, indiretto e spiazzamento nel primo (perequativo)

49 Modelli di trasferimenti perequativi (approccio macro)
Spesa storica: Logica lontana dal federalismo fiscale: autonomia e responsabilizzazione economica e politica Performance: risorse pari alla differenza tra fabbisogno standard e gettito effettivo Capacità: risorse pari alla differenza tra fabbisogno standard e gettito potenziale Potenziale fiscale: pareggiare dotazioni di risorse complessive ad enti che attuano il medesimo sforzo fiscale

50 Modello (variabili, termini pro capite)
Bi base imponibile ti aliquota dell’ente Ti gettito imposta locale Gi spesa effettiva Si fabbisogno effettivo Tri trasferimento Ai = (Ti+Tri) dotazione complessiva

51 Modello spesa storica S= G–T TR = S
A = T + TR = G, ogni ente ha sempre quanto vuole spendere Si può premiare anche inefficienza e/o dinamica politico elettorale, oltre il fine della compensazione di vincoli impositivi nel livello locale

52 Inefficienze premiate…carico distribuito su altre aree…
Inefficienze premiate…carico distribuito su altre aree….free riding problem..come beni pubblici, via fondo perequativo di distribuzione.. Vediamo altri schemi perequativi più soddisfacenti teoricamente.. Ipotesi: fondo pereq. Nullo, quindi gettito tutti enti locali = spesa enti locali, ogni trasferimento pereq. Si risolve sempre in TR positivi o negativi…

53 Performance TRi = t*B* – tiBi
valore medio standard fabbisogno /gettito - gettito effettivo Ai = A* = t*B* cioè (T + TR) Le inefficienze non sono premiate, lo stato non se ne fa carico Ma l’ente riceve le stesse risorse indipendentemente da ti, (irrisolto problema comportamento fiscale responsabile, incentivo ad abbassare livello imposte locali per ottenere TR) Si può estendere con un indice di fabbisogno relativo, anziché medio…A* differenziato per caratteristiche socio geografiche, non medio..

54 Capacità Cerca di ovviare a comportamenti fiscali irresponsabili (ma notare differenza tra differenze nelle aliquote e nelle basi imponibili…) Aliquota standard t* (media ponderata, con pesi basi imponibili locali, delle aliquote effettive) TRi = A* - t*Bi Ai= Ti + TRi = tiBi + A* - t*Bi = A* + Bi (ti-t*)

55 Capacità Tanto minore base imponibile rispetto alla media, tanto più elevato il trasferimento Un ente che fissa t < t* avrà meno risorse rispetto al fabbisogno standard: no incentivi ad abbassare t Se t= t* A=A* standard Costo: calcolare aliquota t* (e A*)….e..

56 …Evasione Non diminuisco aliquota, ma tollero evasione (ridotta Bi)…..con Bverai= Bi + Ei.. Evasione fiscale può agire come se fosse una ridotta capacità impositiva legata alla base imponibile (reddito inferiore)

57 Modello del potenziale
Incentivare sforzo fiscale enti locali TR = t(B*-B) TR=0 se uguali basi imponibili..non si stima A*, ma si ha come riferimento t*B*, gettito pro capite medio della nazione.. A = T+TR = tB + tB* – tB = tB* A= tB*

58 Potenziale Risorse dipendono in modo più diretto dalla politica locale, tanto più alte quanto più è alta t….. nel modello della capacità ciò era vero solo se t>t*.. Si incentiva lo sforzo fiscale…ammontare A complessivo non dipende da B… Due enti con stessa aliquota e redditi (B) diversi potranno finanziare lo stesso livello di servizi…

59 Decentramento in Italia
Rapporti tra stato e: Regioni (sanità, ambiente, ricerca, lavoro..) Enti locali: province (lavoro, ambiente), comuni (servizi locali), università, consorzi, comunità montane, etc… Esempio beni culturali: soprintendenze e regioni..

60 Modello centralistico vs federale
Stato assolve fine di perequazione e finanziamento deleghe ai livelli inferiori (fondo ordinario per comuni..) Nesso tra regioni e comuni ha carattere più cooperativo coordinamento che finanziario

61 Modello federale Stato funzione perequativa
Anche trasferimenti orizzontali tra regioni, gioco a somma zero. Nesso finanziario tra regioni e comuni con funzione anche perequativa Maggiori tasse, imposte tributi al livello regionale…

62 Alcuni dati 2003: aggregato enti locali e regioni ha erogato spesa pubblica pari a 190 miliardi di €, 30% del totale…. 2/3 finanziata con entrate proprie, non alto ma tendenza in aumento… Spesa pro capite uniforme (più alta regioni a statuto speciale) Entrate legate al reddito..le 4 grandi regioni del Nord “finanziano” altre aree…

63 Decentramento/funzioni funzioni  finanza decentrata
Ampi processi di riforma.. in atto Leggi Bassanini 1 e (decentramento ammin. Non finanziario) Legge delega su federalismo fiscale l.133/99 e dlgs 56/2000 che definisce rapporti finanziari stato regioni (fondo pereq.) Legge costituzionale n.3/2001: modifiche al titolo V (fonte normativa primaria per funzioni) …………..

64 Art. 117 119 costituzione 117 119 Pari dignità tra stato e regioni…
Affida potestà legislativa a stato e regioni (no enti locali)..regioni hanno potestà residuale su funzioni non definite allo stato…Bosi p.238 Potestà esclusiva e concorrente (stato detta principi fondamentali)…non si offrono indicazioni su cooperazione… 119 Novità: regioni ed enti locali possono stabilire tributi propri..allo stato la funzione tributario erariale..ma quali limiti? Pari dignità tra stato e regioni…

65 autonomia Autonomia impositiva delle regioni, ma limiti ancora da chiarire e definire..poche esperienze…(es. beni demaniali, risorse naturali)  regolazione caratteristiche dei tributi Diversi gradi di autonomia: da totale a solo aliquota (resto definito dal centro). Art. 116 ulteriore possibilità di autonomia su proposta regionale, con approvazione 51% parlamento…influenza del colore politico di maggioranza regionale e nazionale…

66 Finanziamento Regioni
2 obiettivi: Separazione netta fonti finanziarie, fino a soppressione TR (esclusa sanità) IRAP e addiz. IRE due pilastri..più imposte ambientali (trasporti, rifiuti, acqua), meno contributi sanitari aboliti.. Irap in via di soppressione..30 miliardi €..?? Fondo di perequazione che si ispira al modello delle capacità

67 TR stato Abolizione graduale tutti i trasferimenti regioni ordinarie, compreso alla fine fondo sanitario…accordo transitorio su 75mil€, incremento pari al PIL nominale..oggi 95M€… Costituzione fondo perequativo nazionale finanziato con % IVA ed entrata a regime nel 2013 (12 anni di transizione dal 2001)

68 Fondo perequativo nazionale delle regioni (dlgs 56/2000)
Finanziato con compartecipazione del 38,55% IVA (% per mantenerlo in linea con TR precedenti di spesa storica..)….problema IRAP + IVA Formalmente orizzontale (regioni hanno in dotazione IVA in base ai consumi regionali) ma di fatto gestito dal Ministero economia, meccanismo virtuale

69 Fondo perequativo Nazionale: calcolo nella transizione
L’iva perequata è pari alla somma algebica di 4 elementi: Allocazione su base popolazione n/N (IVA perequata) Per favorire Regioni con minore capacità fiscale, all’IVA del punto 1 si sottrae 0,9 [t*B (gettito standard regionale) –t*B* (gettito standard medio)]; t=irap, ire, aci, accise - incentivo ad accrescere base imponibile, perequazione B del modello della capacità fiscale non è totale..

70 Si somma poi Gsani – Gsan* (spesa sanitaria pro capite)
TR 100%: spesa sanitaria necessaria, scelta politica (finora…)  bene di merito, extra economico 4. Si somma il 70% della differenza tra spesa pro capite standardizzata della regione e quella media (Pi –Pm, spese per funzioni legate al territorio ed amministrative) Correzione che vuole mitigare squilibri socio-economici e territoriali: di fatto compensa diseconomie di scala di aree regionali limitate IVAP=

71 Calcolo (2) Nel primo anno si è garantita uguaglianza con risorse storiche (=TR soppressi) Dal 2002: 95% spesa storica, 5% fondo perequativo con nuove regole elencate, fino ad annullamento spesa storica nel 2013 (a regime) Il riferimento alle basi imponibili tenderà a differenziare nel tempo le risorse, riducendo il peso della spesa storica. Il ruolo dei meccanismi perequativi è destinato ad aumentare

72 TR=IVA -IVAp A regime, ogni regione riceverà un TR, + o -, pari a:
Differenza negativa tra IVA non per. – IVAper Regione con alta capacità fiscale e bassa spesa sanitaria e basse diseconomie otterranno meno IVA di quella che spetterebbe…e viceversa…ma non si può cedere più dell’IVA non per. (limite), cioè IVAper non può assumere valore negativo, se no alcune regioni finanzierebbero alter con fonti non IVA.. Modello più vicino alla capacità fiscale che al potenziale

73 Finanziamento comuni Entrate tributarie proprie meno rilevanti
Maggiore eterogenità tra enti Servizi pubblici locali con carattersitiche anche di mercato (tariffe) Da anni 80 inizio superamento spesa storica Fondo perequativo basato su reddito Costo pieno servizi di mercato (risorse idriche) Quadro di base legge 142 del 1990 che definisce in modo organico il quadro delle autonomie locali, integrato da Bassanini

74 Autonomia e finanze TR e entrate fiscali locali devono garantire un livello minimo di servizi e tener conto delle eterogeneità socio-economiche, territoriali, etc.. Fonti: tributi (ICI, 4-7 per mille valore catastale immobili), addizionali IRE (fac.), tariffe (ex TARSU, servizi locali), TR TR: fondo ordinario, perequativo, unico per investimenti, consolidato, per il federalismo amministrativo (definiti nella legge Finanziaria)

75 Problemi aperti dopo la riforma del 2000
Il decentramento fiscale è reso difficile dal vincolo di riduzione del debito: esigenza di monitoraggio centrale Dimensione ottimale e numero regioni ed enti locali Superamento dicotomia regioni a statuto ordinario e speciale Incertezza sul quadro definitivo: dibattito in corso nella attuale fase politica

76 Modello federale? Regioni decidono perequazione con comuni..pluralità di modelli… Resistenza stessi comuni….ora rimane forte legame stato-comuni… Il numero di enti locali può non essere ottimale: vedi approcci teorici studiati…le stime dei costi pongono il livello efficiente (min costi medi) al di sopra di un livello di frammentazione attuale (8100 comuni, con tendenze ad aumentare enti locali..) Una riforma federalista potrebbe correlarsi ad una riduzione del numero degli enti…elemento (ovviamente) poco discusso


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