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Quanti di luce Ovvero come il giovane Albert nel 1905 spiega l’effetto fotoelettrico, uno dei fenomeni fisici che più metteva in crisi la teoria elettromagnetica.

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Presentazione sul tema: "Quanti di luce Ovvero come il giovane Albert nel 1905 spiega l’effetto fotoelettrico, uno dei fenomeni fisici che più metteva in crisi la teoria elettromagnetica."— Transcript della presentazione:

1 Quanti di luce Ovvero come il giovane Albert nel 1905 spiega l’effetto fotoelettrico, uno dei fenomeni fisici che più metteva in crisi la teoria elettromagnetica classica, ed inaugura (suo malgrado) la meccanica dei quanti. Questa presentazione raccoglie gli appunti riveduti delle lezioni sull’effetto fotoelettrico per la classe VB e VD del Liceo Scientifico Spallanzani di Reggio Emilia tenute nel periodo ottobre-novembre e della lezione effettuata nell’ambito del progetto “Scuole Aperte” nella primavera del 2008. Tiziana Segalini

2 I colori di Newton Tiziana Segalini

3 La riflessione Tiziana Segalini

4 La riflessione interna
Tiziana Segalini

5 La rifrazione Tiziana Segalini

6 La spiegazione ondulatoria di Huygens
Tiziana Segalini

7 Misure della velocità della luce (Fizeau e Foucault)
la velocità della luce nell’aria è maggiore di quella negli altri mezzi Tiziana Segalini

8 La doppia fenditura di Young
Tiziana Segalini

9 E’ la vittoria della teoria ondulatoria su quella corpuscolare
Tiziana Segalini

10 La ricerca delle onde elettromagnetiche
Maxweel nel 1873 prevede che perturbazioni del campo elettrico e magnetico si autocreino e si autosostengano propagandosi nello spazio alla velocità pari a quella della luce. Tiziana Segalini

11 La scoperta dell’effetto fotoelettrico
Heinrich Rudolph Hertz ( ) Nel 1887, al Politecnico di Karlsruhe, Heinrich Hertz produceva onde elettromagnetiche utilizzando un’ antenna oscillante (che produceva scariche: a spark gap) e li riceveva con una antenna analoga. Più tardi osservò che, quando raggi ultravioletti UV illuminavano l’antenna, si ottenevano scariche migliori e che illuminando con UV un elettroscopio carico negativamente (ma non positivamente) lo si poteva scaricare. In questo modo aveva scoperto l’effetto fotoelettrico. J. J. Thomson ipotizzò che i raggi ultravioletti causassero l’emissione di elettroni da parte di alcune superfici metalliche. Dimostrò inoltre che le particelle emesse avevano lo stesso rapporto carica/massa q/m dei raggi catodici. Tiziana Segalini

12 L’apparecchiatura di Hertz
Tiziana Segalini

13 Lo studio dell’effetto fotoelettrico
Lenard era uno studente di Hertz e nel 1900 studiò l’effetto fotoelettrico con l’apparecchio di cui esamineremo lo schema. Illmuminando il catodo (potenziale negativo) con UV e osservando la corrente anodica (dal catodo all’anodo) prodotta, in presenza di un potenziale ritardante, trovò alcune sconcertanti caratteristiche dell’effetto fotoelettrico che gli valsero nel 1905 il premio Nobel per la fisica. Phillip von Lenard ( ) 1905 Nobel Prize Tiziana Segalini

14 Schema dell’apparecchio
Tiziana Segalini

15 L’apparecchio sperimentale di Lenard (assai simile a quello che useremo noi)
Tiziana Segalini

16 I dettagli dell’effetto fotoelettrico
La corrente I è proporzionale all’intensità della luce; La corrente I non ritarda quando la luce viene accesa, anche a basse intensità; Quando DV è negativo, la corrente si arresta a –Vs. (potenziale di arresto) 4. Il valore di Vs è indipendente dalla intensità degli UV ma dipende dal tipo di metallo. Tiziana Segalini

17 La frequenza di soglia Tiziana Segalini

18 Come interagisce l’onda eletromagnetica con le particelle cariche?
Tiziana Segalini

19 L’energia dell’onda è proporzionale al quadrato dell’ampiezza
t (s)


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