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13.00 Lettera 250 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

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Presentazione sul tema: "13.00 Lettera 250 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce."— Transcript della presentazione:

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7 Lettera 250

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11 Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

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13 Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi con vero e dolcissimo lume, il quale lume è necessario all'anima; cioè, d'aprire l'occhio dell'intelletto a vedere e guardare e giudicare la somma ed eterna volontà di Dio in voi.

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15 Questo è quel dolce vedere che fa l'uomo prudente, e non ignorante; Lo fa cauto, e non leggermente giudicare la volontà degli uomini, come spesse volte fanno i servi di Dio, con colore di virtù e con zelo d'amore. Esso lume fa l'uomo virtuoso, e non timoroso.

16 E con debita riverenza giudica la volontà di Dio in sé; cioè, che quello che Dio permette, o persecuzione o consolazione, o dagli uomini o dal dimonio, tutto vede che è fatto per nostra santificazione; e si gode della smisurata carità di Dio, sperando nella provvidenza sua, che provvede in ogni nostra necessità; ogni cosa dà con misura; e se cresce la misura, cresce la forza.

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18 Questo vede l'anima e conosce, quando, illuminato l'occhio dell'intelletto suo, ha conosciuta la volontà di Dio, e però n'è fatto amatore. Dico che questo lume non giudica la volontà dei servi di Dio, né di veruna altra creatura; ma giudica ed ha in reverenza che lo Spirito Santo li guidi; e però non piglia ardire di mormorazione: che essi non siano giudicati dagli uomini, ma solo da Dio.

19 Benché potremmo dire: è veruno servo di Dio, che sia tanto illuminato, che un altro non possa vedere più di lui? No. Anco è di necessità, per manifestare la magnificenza di Dio, e per usare l'ordine della carità, che l'un servo di Dio con l'altro usino e partecipino insieme il lume e le grazie e i doni che ricevono da Dio;

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21 e perché si veda che il lume e la magnificenza della propria dolce Verità si manifesti infinita, come ella è, e non finita; e perché noi ci umiliamo a conoscere il lume e la Grazia di Dio nei servi di Dio.

22 I quali egli pone come fonti; e chi tiene un'acqua, e chi ne tiene un'altra; i quali sono posti in questa vita per dare vita ad essi medesimi, e per consolazione e refrigerio degli altri servi di Dio, che hanno sete di bere queste acque, cioè di molti doni e grazie che Dio pone nei servi suoi. E così sovviene alla nostra necessità.

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24 Sicché, è vero che non è veruno che sia tanto illuminato, che spesse volte non abbia bisogno del lume d'altrui; ma colui che è illuminato di questa dolce volontà di Dio, dà lume con lume di fede; non giudicando con mormorazione e scandalo di colui che egli vuole consigliare; ma per sì fatto modo, che sta e rimane senza pena.

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26 Onde, se egli s'attiene al consiglio suo, ne gode; e se egli non s'attiene al consiglio suo, ne gode; e se egli non vi s'attiene, giudica dolcemente che non è senza mistero e senza necessità, e con provvidenza e volontà di Dio. E però rimane in pace e in quiete, e senza pena; perché è vestito di questa volontà; e non si affanna di parole, partecipando con altri i suoi pareri: anco, s'ingegna d'annegarli e di mortificarli nel parere dolce di Dio; offrendogli ogni dubbio e timore che egli n'avesse.

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28 Liberamente offre sé, e il dubbio che ha dal prossimo suo dinanzi a Dio. Or con questa dolce prudenza vanno e stanno coloro che sono illuminati di questo vero lume: onde in questa vita gustano vita eterna.

29 Il contrario è di coloro che sono ignoranti; poniamoché servono a Dio: i quali pur s'hanno serbato ancora dei loro giudizi e dei loro pareri, colorati di virtù e di zelo d'amore. E per questo cadiamo spesse volte in grandi difetti e in molti scandali e mormorazioni. E però c'è bisogno il lume vero e schietto.

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31 Ma non so che si possa bene avere se non si perde la nuvola e la tenebra di noi; che il nostro parere non sia fermo, ma dia a terra. Oh lume glorioso! O anima annegata, perduta sei nel lume; perché non vedi te per te, ma vedi solamente il lume in te; e in quel lume vedi e giudichi il prossimo tuo.

32 Così vedi e ami e hai in reverenza il prossimo tuo nel lume, e non nel tuo parere, né nel falso giudizio dato per zelo d'amore. Bene è da aprire, dunque, e speculare con l'occhio dell'intelletto nostro, con la perduta e annegata volontà.

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34 E così col lume dell'amore vero, e reverenza della volontà di Dio, e di quella dei suoi servi, acquisteremo il lume, e giungeremo alla perfetta e vera purità; e non saremo scandalizzati nei servi di Dio. Perché non ne saremo fatti giudici: ma saremo consolati in loro, e dello stare, dell'andare e d'ogni loro operazione godremo, avendo giudicato e veduto la volontà di Dio in loro.

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36 Orsù dunque, carissimo padre e figliuolo, poniamoci al petto della divina Carità, e ine gustiamo questo dolce e soave latte, il quale ci farà venire alla perfezione dei Santi, e seguire le vestigia e la regola dell'Agnello. Perderemo il timore, e ci metteremo fra le spine e fra i triboli, e non schiferemo labore: ma ci dorremo dell'offesa dei mormoratori e dello scandalo degli uomini; e li porteremo con grande compassione dinanzi a Dio.

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38 E noi seguiremo l'operazioni sante, cominciate per onore di Dio e salute delle anime; e finiremo nella sua dolce volontà. Sopra questa materia io non dico più, se non che noi ci anneghiamo nel sangue di Cristo crocifisso; senza veruno timore vi dico, sapendo che se Dio è per noi, nessuno sarà che sia contro noi.

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40 La mia venuta non so quando ella potrà essere. Non posso sapere quanto io mi starò. Mi spaccerò il più tosto che si potrà; sempre compiendo in me, nell'andare e nello stare, la dolce volontà di Dio, e non quella degli uomini. Vi fo sapere, a voi e agli altri, che tante pene e cogitazioni vi lasciate cadere nel cuore, che io non sto né mi vo affaticando, con le molte infermità, a diletto, se non quando io son costretta da Dio per il suo onore e per salute dell'anime.

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42 Onde se del bene i cuori infermi ne vogliono pigliare male, io non ne posso fare altro. Non debbo però io volgermi indietro, e lasciare stare l'arato; perché così parrebbe che noi arassimo a petizione degli uomini, onde verrebbe la zizzania, e affogherebbe il grano.

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44 Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

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