Il ripristino ambientale

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Transcript della presentazione:

Il ripristino ambientale Valutazione di Impatto Ambientale DISCARICA PER RIFIUTI NON PERICOLOSI SITA IN LOCALITA’ PORTA – PROGETTO DI VARIANTE MODIFICATO COME DA INTEGRAZIONI VERBALE CONFERENZA DEI SERVIZI DEL 14.11.2008 Il ripristino ambientale Programma Ambiente Apuane S.p.A.

Nella vegetazione naturale esiste una tendenza evolutiva perennemente in atto, che procede di pari passo con il variare delle condizioni pedo-climatiche, determinando una transizione graduale da una comunità iniziale ad una finale attraverso una serie di stadi evolutivi intermedi. Si parte dallo strato erbaceo, passando a quello suffrutticoso, poi quello arbustivo ed infine al bosco; quest’ultimo, stabilizzandosi con le condizioni climatiche e pedologiche complessive, finirà per possedere una composizione flogistica uniforme, con il dominio di una o pochissime specie arboree e con un corteggio di forme, prevalentemente erbacee, strettamente correlato a quelle arboree prevalenti. Una comunità vegetale di questo tipo, evoluta e stabile e in equilibrio con l’ambiente, viene detta climax o vegetazione climatogena, ed è destinata a durare finchè la situazione ecologica complessiva rimarrà invariata. La vegetazione climax in un determinato ambiente è quella che manifesta il più elevato rendimento nello sfruttare la disponibilità di acqua, nutrienti, luce e spazio. Perchè la vegetazione climax si instauri e si diffonda occorre che popolamenti di forme più rustiche e frugali migliorino gradualmente le condizioni ambientali complessive: le specie che dominano nell’ambito di una vegetazione climatogena sono molto esigenti in quanto formazione che sarà la più stabile nel tempo in quell’ambiente.

La vegetazione della zona. La vegetazione della zona, nell’immediato intorno e dalle testimonianze a disposizione, si va a porre secondo il piano altitudinale nel piano basale o pedementano (0-900 m slm) e nell’orizzonte delle sclerofille sempreverdi mediterranee. Rientrano in quest’ultimo i popolamenti arbustivi genericamente indicati come “macchia mediterranea” ed i boschi di leccio; in esse le associazioni climatogene sono l’oleo-lentiscum ed il quercetum ilicis. Talvolta sono presenti querceti a roverella. Solitamente, a causa dell’intervento antropico queste associazioni sono “inquinate” con vegetazione termofila esotica dotata di un singolare pregio decorativo ed inoltre dalla presenza di pinete a pino domestico, pino marittimo e talvolta da pino d’aleppo o pino nero come in questo caso.   Come evidenziato nello studio dell’ unità ecosistemica della vegetazione forestale nelle carte della vegetazione forestale attuale e della vegetazione potenziale la formazione climatogena della zona è quella della lecceta e delle macchie di sclerofille sempreverdi mediterranee. E’ da escludere la formazione di pinete di qualsiasi natura a causa dei problemi fitopatologici ed ecologichi che creano e alla alta incendiabilità.

Le piante che costituiscono più frequentemente le macchie di sclerofille sempreverdi sono: erica Erica arborea; alaterno Rhamnus alaternus; caprifolio mediterraneo Lonicera impleax; cisto a foglie di salvia Cistus salvifolius; cisto a foglie sessili Cistus monpelliensis; corbezzolo Arbutus unedo; erica da scope Erica scoparla; euforbia arborea Euphorbia dendroides; fiammola Clematis flammula; ginepro ossicedro Juniperus oxycedrus; ginestra Spartium junceum, ginestra spinosa Calicotome spinosa, leccio Quercus ilex; lentaggine Viburnum tinus, lentisco Pistacea lentiscus, ligustro Ligustrum europaeus, lillatro Phillyrea latifoglia; lillatro sottile Phillyera angustifolia; mirto Myrtus communis, robbia selvatica Rubia peregrina; rosmarino Rosmarinus officinalis; straccibrache Smilax aspera. Per lo strato erbaceo in genere sono diffusi praterie di graminacee mediterranee che tendono ad essere accompagnate prevalentemente da composite. La macchia mediterranea viene poi distinta in bassa quella formata da arbusti che giungo fino a 2-3 metri ed alta o forteto quando è presente una dominanza di forme altoarbustive come leccio, carrubo e corbezzolo. Ovviamente esistono stadi intermedi tra forteti e boschi termofile sempreverdi. I sempreverdi della macchia mediterranea possiedono numerosi adattamenti all’ambiente, in genere volti a limitare le perdite d’acqua per traspirazione molto pericolose in periodi aridi e su substrati a limitata capacità di campo.

.. estratto da boschi e macchie di Toscana: <<La macchia mediterranea viene inoltre distinta in macchie primarie quelle a sviluppo naturale in difficili condizioni naturali per lo sviluppo della vegetazione arborea. Macchie secondarie quelle che derivano dall’azione antropica. Il grado della degradazione può essere stimato in base alla composizione che, per livelli crescenti può comprendere: 1° ancora molto leccio 2° la prevalenza di alberelli sclerofillici come filliree, corbezzolo, lentisco, mirto, alterno 3° la presenza di arbusti pionieri come erica arborea, ginepro, ginestra, raramente rosmarino e minestrone 4° la prevalenza di cespugli e suffruttici pionieri come cisto, rosmarino, lavanda, elicriso, erica multiflora. Il modo di limitare gli aspetti negativi del rimboschimento va ricercato nella scelta delle specie e nella disposizione dei lavori del terreno. Il sistema più seguito è quello di lasciare fasce di vegetazione e di terreno indisturbato alternato alle fasce lavorate e rimboschite>>……   Il rimboschimento con le leccio e piante sclerofilliche rappresenta la soluzione migliore. In sede di impianto molte delle specie devono essere coltivate in vaso od in fitocella per la fragilità dell’apparato radicale. Particolare attenzione deve essere posta nella scelta della terra di coltivo la quale deve avere una buona percentuale di sostanza organica e una buona capacità di campo.

Tecniche da utilizzare in sede di messa a dimora delle piante. Nella progettazione del piano di ripristino ambientale sono state selezionate quelle tecniche che permettono di: effettuare interventi stabilizzanti, effettuare interventi di rivestimento ed interventi combinati. innescare quei fenomeni di avvicendamento vegetazionale che si verificano in ecosistemi instabili ma che sono indispensabili affinchè si creino tutti i presupposti ecologici per la “rapida affermazione” della vegetazione climax ovvero di quella fitocenosi che in un determinato ambiente manifesta il maggior rendimento ecologico e che quindi è quella destinata ad affermarsi.

Indicazioni specie botaniche da introdurre nel ripristino SPECIE ARBOREE (ALBERI DI PRIMA GRANDEZZA) Quercus ilex Leccio ( 75%) PRINCIPALE Quercus pubescens roverella (5 %) Amelanchier Pero corvino (5%) Fraxinus ornus Orniello (1%) Salix sspl Salice (10 %) alta valenza biotecnica Alnus glutinosa Ontano (3%) pioniera Acacia dealbata Mimosa (1%)pioniera

SPECIE ARBOREO-ARBUSTIVE   SPECIE ARBOREO-ARBUSTIVE Phillyrea ssp 10%; Laurus ssp 2%; Lavandula angustifolia 2%; Rosmarinus officinalis 3%; Teucrium fruticans 2%; Berberis ssp 3%; Viburnum ssp 10%; Pistacea lentiscum 5%; Spartium junceum 15%; Cotoneaster ssp 5%; Prunus ssp 3%; Rosa canina 1%; Crataegus monogyna 3%; Calluna vulgaris 3%; Arbutus unedo 25%; Ligustrum lucidum\europaeus 4%; Cercis siliquastrum 2%; Laburnum anagyroides 2% Saranno poi introdotte, nel caso di problemi di copertura suffrutticose come Cistus saIvifolius, Calluna vulgaris, Satureja montana, Centranthus rubar, Helicrysum italicum, Hula.

Specie erbacee Trifolium ssp Medicago ssp Lotus ssp Onobrychs sspi Dactylis ssp Bromus ssp Festuca ssp Phleum ssp Agropyron ssp Agrostis ssp Anthyrrinum Cynodon ssp Lolium ssp Poa ssp Brachipodium ssp Trifolium ssp Medicago ssp Lotus ssp Onobrychs sspi

Descrizione degli interventi di rinaturalizzazione, tempi e modi di realizzazione. Per l’affermazione di questo tipo di vegetazione è necessario alternare fasce libere a fasce rivegetate. Per favorire questo schema progettuale e contemporaneamente ridurre l’impatto visivo che genera si è scelto di lasciare la lenza libera. Questa è una scelta anche prudenziale in quanto questo permette la circolazione di mezzi per il soccorso a varie quote e possono costituire fasce tagliafuoco. Per composizione e tipologia di impianto è prudente lasciare zone tagliafuoco sul perimetro dell’area estrattiva e nel suo interno per evitare eventuali diffusioni di fuochi originati nell’area oggetto del recupero vegetazionale.

Le specie arboree saranno messe a dimora in buche puntuali con materiale drenante (ricavato in sito) sul fondo, terricciato composto da terra di coltivo e ammendante per colmare la buca e saranno legate ad un palo tutore, La densità della copertura vegetale nell’intorno dell’area estrattiva è abbastanza bassa per cui anche nel recupero vegetazionale sarà rispettato il principio della naturalità dei versanti, anche se, la diffusione delle erbacee verrà diffusa in modo regolare per accelerare la formazione di humus. Nelle zone meno acclivi, ad intervento ultimato, verrà impostato un bosco di sclerofille mediterranee. Anche in questo caso i moduli di impianto saranno compartimentati da piste tagliafuoco. Per il controllo delle acque meteoriche, oltre a lavorare sullo schema d’impianto delle piante stesse, sono previste delle trincee drenanti sulla lenza realizzate mediante uno scavo a sezione obbligata di circa m 0.50 x m 0.50 e intasato con detrito grossolano stratificandolo dal più grossolano al più fino; l’acqua meteorica sarà poi convogliata esternamente all’impianto per evitare infiltrazioni..

Vista la conformazione del versante, al momento, non occorre intervenire con interventi stabilizzanti o combinati, mentre saranno privilegiati gli interventi di rivestimento ed antierosione. Gli interventi antierosivi e di rivestimento per zone pianeggianti o comunque su versanti con inclinazione inferiore a 40° saranno principalmente: Semina a spaglio Trapianto alberi con pane di terra Trapianto di alberi a radice nuda Messa a dimora di talee legnose Per zone ad inclinazione maggiore, dato che la matrice geologica del sito e le caratteristiche microclimatiche della zona difficilmente, almeno nei primi tempi, permetteranno una rapida affermazione della vegetazione arborea saranno rinaturalizzati prevalentemente con specie erbacee ed arbustive. Le tecniche utilizzate saranno Messa a dimora di talee legnose Semina diretta di specie arbustive ed erbacee Trapianto arbusti in fitocella Trapianto alberi in fitocella.

Sezione tipo conferimento di progetto Riempimento fase 3 Nuovo fondo Riempimento fase 2 Riempimento sottofase 1B Riempimento fase 1 Riempimento sottofase 1A Riempimento autorizzato in esercizio

Sezione tipo paramento esterno