(come inizio possiamo tenere presenti le pagine dedicate dal manuale di storia allo sport e alla società di massa) Nell’800 lo sport si affermò inizialmente in Inghilterra tra le classi sociali più ricche; gradualmente si diffuse anche nella scuola, dove veniva sottolineata la sua funzione educativa. Soltanto in seguito, con l’aumentare del tempo libero anche tra le classi meno agiate, lo sport tenderà progressivamente a diffondersi anche tra i ceti popolari
Il calcio, assieme al ciclismo, fu uno dei primi sport che si diffuse tra le classi sociali meno ricche. I primi campioni del ciclismo provenivano dalle classi popolari. Il primo vincitore del Tour de France, nel 1903, fu Maurice Garin, che faceva lo spazzacamino Video su Maurice Garin
Anche l’industria inizia a considerare con interesse lo sport, soprattutto nel ciclismo e nell’automobilismo
Nel 1896, ad Atene, su iniziativa del barone De Coubertin, vengono organizzate le prime olimpiadi dell’era moderna Il greco Spiridione Louis vince la maratona Immagini delle Olimpiadi di Atene
Nei primi 15 anni del ‘900 lo sport si afferma sempre più. Nel ciclismo nascono il Tour e il giro d’Italia. Grazie alla stampa sportiva si costruiscono i miti dei primi grandi campioni. Si diffondono i primi giornali sportivi (“La Gazzetta dello sport” nasce nel 1896) Ottavio Bottecchia, grande campione di ciclismo Dorando Pietri
La ginnastica fu uno dei primi sport a diffondersi. Fu sostenuta anche dai partiti nazionalisti, che ritenevano che essa potesse servire a formare i futuri soldati
Tra i vari partiti politici, anche socialisti e cattolici organizzarono associazioni sportive. I socialisti, dopo un iniziale contrarietà (lo sport era stato accolto come un “prodotto della cultura capitalistica”), promossero società sportive dei lavoratori e dei sindacati. Lo sport non doveva essere competitivo e doveva servire al miglioramento dell’uomo Olimpiadi dei lavoratori, Vienna 1931
Dal 29 al 26 luglio 1936 venne organizzata a Barcellona dal governo spagnolo di sinistra del Fronte Popolare un’Olimpiade Popolare, in contrapposizione con i giochi olimpici di Berlino, organizzati dal partito nazista di Hitler. L'evento non poté tuttavia avere luogo a causa dello scoppio della guerra civile spagnola. L'invito per l'Olimpiade Popolare fu rivolto a parecchie nazioni in tutto il mondo. Il programma dei giochi comprendeva, oltre alle classiche discipline sportive, anche competizioni di scacchi, danze popolari, musica e teatro. Un caso particolare era poi quello delle squadre tedesca e italiana, formate da atleti in esilio. Di tutti i partecipanti, molti provenivano da sindacati e partiti socialisti e comunisti. Un caso interessante: le olimpiadi popolari di Barcellona del 1936
Con il XX secolo -e in particolare dopo la prima guerra mondiale- lo sport ha uno sviluppo sempre maggiore. Le nazioni partecipanti alle Olimpiadi aumentano di numero. E le questioni politiche cominciano ad affiorare anche nel mondo dello sport. Ad esempio alle olimpiadi del 1912 (Stoccolma) l’Ungheria (che faceva parte dell’impero Austro-Ungarico) chiese e ottenne di non gareggiare sotto l’Austria. Nel 1920 ad Anversa la Germania fu esclusa dai giochi in quanto ritenuta responsabile della guerra. Si affermavano –anche grazie al ruolo di stampa e radio- nuovi grandi atleti tra i vincitori olimpici, come il nuotatore americano Jhonny Weissmuller e il fondista finlandese Paavo Nurmi Harold Abrahams ed Eric Liddell Paavo Nurmi
Lo sport femminile si afferma invece in modo più graduale. Negli Stati Uniti il professionismo, soprattutto nel pugilato, si contrappone al dilettantismo, sostenuto da De Coubertin e dagli organizzatori delle Olimpiadi Jack Dempsey
Quando a partire dagli anni ‘20 nascono in Europa regimi dittatoriali, lo sport diventa un formidabile strumento di propaganda. In Italia il fascismo promuove lo sport di massa attraverso le organizzazioni giovanili del regime. Lo sportivo doveva poi diventare il soldato di domani
Mussolini, il dittatore del fascismo, si faceva spesso fotografare mentre faceva (o fingeva di fare) sport
I trionfi dello sport sono esaltati come la dimostrazione della grandezza del regime, come nel caso delle due vittorie ai mondiali di calcio dell’Italia (1934 e 1938)
Uno degli sportivi che la propaganda fascista esaltò come il prodotto della “razza italica” fu Primo Carnera, un gigantesco pugile che negli Stati Uniti conquistò, dopo una carriera forse in parte truccata, il titolo di campione del mondo
Un altro grande campione italiano fu il ciclista toscano Gino Bartali, che vinse verso la fine degli anni ‘30 due giri d’Italia e unTour. Nonostante il tentativo di Mussolini di presentarlo come un prodotto dello sport fascista, Bartali, che era un cattolico convinto (lo chiamavano il “ciclista di Dio”) e non amava il regime, non si lasciò “usare” dalla propaganda fascista. Anzi, durante la guerra, contribuì a salvare molti ebrei dai campi di concentramento trasportando nella canna della sua bicicletta falsi documenti. Dopo la seconda guerra diventarono memorabili i suoi duelli con l’altro grande campione Fausto Coppi. edia/ContentItem c7-a2f a980-ed html
Anche il nazismo, andato al potere nel 1933, utilizzò lo sport per esaltare il regime. Lo sport era considerato un’esibizione della superiorità razziale ariana e doveva servire ai giovani per prepararsi alla guerra
Nel 1936 le Olimpiadi di Berlino furono un’occasione propagandistica per mostrare al mondo la forza e le capacità organizzative del regime nazista. Tra l’altro durante i quindici giorni di gare si interruppero le violenze contro gli ebrei, sempre con l’intento di minimizzare le violenze antisemite del nazismo
Durante le gare la regista tedesca Leni Riefensthal girò un film dedicato ai giochi (“Olympia”). Al di là dell’esaltazione del regime, tecnicamente il film è molto interessante: furono usate molte inquadrature tecnicamente innovative, poi imitate nelle future riprese di eventi sportivi
Uno degli atleti più famosi dei giochi di Berlino fu Jesse Owens, vincitore di ben quattro medaglie d’oro nella velocità e nel salto in lungo, gara in cui il suo rivale era il tedesco Long, che fu sconfitto solo all’ultimo salto
Rigore finale Fuga per la vittoria Ultimi minuti della partita FUGA PER LA VITTORIA
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Il massacro di Tlatelolco avvenne il 2 ottobre 1968 nella Piazza delle Tre Culture a Città del Messico. Non si conosce il numero esatto delle vittime. Nonostante le cifre fornite da fonti governative riportino una stima di non oltre 40 o 50 morti le stime più attendibili indicano oltre 300 vittime, tutte tra i manifestanti [1]. Il massacro avvenne dieci giorni prima dell'inizio delle Olimpiadi (12-27 ottobre) [1] Il massacro fu preceduto da manifestazioni e proteste studentesche contro il governo. Il presidente Diaz Ordaz ordinò all'esercito di occupare il Campus universitario. Le proteste degli studenti non diminuirono. Le manifestazioni crebbero a tal punto che il 2 ottobre, dopo 9 settimane di sciopero studentesco, studenti di varie università marciarono per le vie della città, protestando contro l'occupazione del campus e raggruppandosi nella Piazza delle Tre Culture. Alla fine della giornata le forze militari e politiche con carri blindati e veicoli da combattimento circondarono la piazza e aprirono il fuoco, puntando sulle persone che protestavano o che semplicemente passavano di lì. In breve tempo una massa di corpi copriva tutta la superficie della piazza. Il massacro continuò tutta la notte, i soldati si accamparono negli appartamenti vicini alla piazza. Testimoni riferirono che i corpi furono spostati con camion dell'immondizia. I media di tutto il mondo diffusero le immagini e pubblicarono la notizia che si era registrato lo scontro più violento tra studenti e forze dell'ordine. Città del Messico 1968
Incidenti prima delle Olimpiadi Documentario in lingua italiana
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Rocky 4, La conferenza Il finale di Rocky 4