Lezione VI Le guerre sannitiche.

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Lezione VI Le guerre sannitiche

Roma entra in contatto con il territorio sannita Le vittoriose campagne nel Lazio meridionale contro i Volsci portano Roma ad entrare il contatto con il territorio della Lega Sannitica, che si estendeva nell’Appennino centro-meridionale, tra il Sangro e l’Ofanto. Nel 354 a.C. un trattato pone al fiume Liri il confine tra le zone di influenza delle due potenze.

Il Sannio e la Campania: i luoghi della I e della II guerra sannitica

La I guerra sannitica (343-341 a.C.) La pressione sannita sulla Campania: attacco a Teanum, città dei Sidicini, che chiede il soccorso della Lega Campana (343 a.C.). La Lega Campana, guidata da Capua, chiede a sua volta soccorso a Roma, consegnandosi ad essa (deditio in fidem). La guerra si conclude rapidamente nel 341 a.C.: il trattato del 354 a.C. è rinnovato; Roma si vede riconosciuta Capua, i Sanniti mantengono Teano.

Livio,VII, 29, 3-7: il conflitto per Teano e la richiesta di aiuto dei Campani a Roma L'occasione della guerra coi Sanniti si presentò ai Romani, essendo essi uniti da alleanza ed amicizia, dal di fuori, non nacque tra di loro. Avendo i Sanniti mosso guerra ingiustamente, perché erano i più forti, ai Sidicini, costoro furono costretti, deboli com'erano, a ricorrere all'aiuto di popoli più potenti, e si unirono ai Campani. I Campani portarono a difesa degli alleati più la loro fama che le forze e, snervati dalla vita lussuriosa che conducevano, furono respinti da quella gente, rotta all'uso delle armi, nel territorio dei Sidicini, tirandosi addosso tutto il peso della guerra. Infatti i Sanniti ..., dopo aver occupato con un forte presidio i Tifata, le alture che dominano Capua, discesero di là in file serrate nella pianura che si stende tra Capua e i Tifata. Ivi si combatté nuovamente; e i Campani, sconfitti e respinti entro le proprie mura, non avendo a portata di mano alcuna speranza dopo che era stato annientato il fiore della loro gioventù, furono costretti e chiedere aiuto ai Romani.

La grande guerra latina Un sorprendente ribaltamento delle alleanze nel 341 a.C.: i Campani e i Sidicini concludono un’alleanza con i Latini; alla Lega si aggiungono i Volsci e gli Aurunci. Roma ottiene il sostegno della Lega Sannitica. Campani e Sidicini: insoddisfazione per le clausole della pace con i Sanniti. Latini: insofferenza per l’egemonia crescente esercitata da Roma sull’alleanza stabilita dal foedus Cassianum. Volsci: volontà di rivincita dopo le recenti sconfitte. Aurunci: timore di un accerchiamento da parte dei Romani. Il conflitto, durissimo, si chiude nel 338 a.C. con la vittoria di Roma.

Livio, VIII, 14, 2-11: l’organizzazione della conquista alla fine della guerra latina Ai Lanuvini fu concessa la cittadinanza romana e furono lasciati i propri culti religiosi ... Gli Aricini, i Nomentani e i Pedani furono accolti nella cittadinanza alle stesse condizioni dei Lanuvini. Ai Tuscolani fu lasciata la cittadinanza, che essi già avevano ... I Velletrani, antichi cittadini romani, furono trattati duramente, perché tante volte si erano ribellati: furono abbattute le mura della città, i membri del senato furono allontanati e costretti ad abitare al di là del Tevere ... Nelle terre appartenenti ai nobili furono mandati dei coloni, e con la loro immissione Velletri riprese l'antico aspetto popoloso. Anche ad Anzio fu mandata una nuova colonia e fu concessa facoltà agli Anziati di iscriversi anch’essi come coloni se lo volevano. Furono tolte agli Anziati le navi da guerra e fu interdetta a quel popolo la navigazione marittima, ma fu concessa la cittadinanza romana.

Livio, VIII, 14, 2-11: l’organizzazione della conquista alla fine della guerra I Tiburtini e i Prenestini furono privati di una parte delle terre, non soltanto per la recente ribellione, colpa che era comune agli altri Latini, ma perché un tempo, per insofferenza della dominazione romana, avevano unito le loro armi a quelle dei Galli, popolo barbaro. Alle altre popolazioni latine fu tolto il diritto di matrimonio, di commercio e di riunione fra le diverse città. Ai Campani, in grazia dei loro cavalieri, perché non avevano voluto prendere parte alla ribellione insieme coi Latini, e ai Fondani e ai Formiani, perché il passaggio dei Romani attraverso le loro terre era stato sempre sicuro e tranquillo, fu concessa la cittadinanza senza diritto di suffragio.

L’organizzazione della conquista dopo la grande guerra latina Scioglimento della Lega Latina Alcune comunità latine ricevono la cittadinanza romana e vengono incorporate nello stato romano, conservando un’autonomia interna (municipia civium Romanorum). Poche (Ardea) mantengono lo ius connubii, commercii e migrationis con Roma, ma non hanno più legami tra loro. Altre comunità perdono i diritti ricordati e diventano semplici sociae (alleate): piena autonomia interna, ma obbligo di seguire Roma in politica estera e di fornire truppe in caso di guerra: così Tibur e Praeneste.

L’organizzazione della conquista dopo la grande guerra latina Alle città del Volsci e dei Campani (Capua) viene concessa la civitas sine suffragio: assolvimento dei doveri propri dei cittadini romani (pagamento del tributum, servizio di leva), esclusione dal diritto elettorale attivo e passivo. Conservano ampia autonomia interna. Fondazione di colonie latine, composte anche da cittadini romani: gli abitanti hanno nei confronti di Roma i medesimi diritti e doveri delle vecchie comunità latine. Fondazione di colonie romane, piccole comunità in possesso della piena cittadinanza romana (Anzio)

Cicerone, Sulla legge agraria, II, 73: la funzione delle colonie E a proposito di questa questione, come pure in tutti gli altri affari di stato, vale la pena di ricordare il saggio zelo dei nostri antenati, che stanziarono delle colonie in luoghi così adatti a difenderli da un pericolo anche solo immaginato, che venivano ritenute non tanto delle città dell'Italia, quanto dei baluardi avanzati del nostro impero.

I diversi statuti delle città del mondo romano Comunità di diritto romano Colonie Municipi Comunità di diritto latino Comunità sociae

L’alleanza romano-italica alla vigilia della II guerra punica

La II guerra sannitica (326-304 a.C.): le cause Fondazione delle colonie latine di Cales e di Fregelle, nel territorio a sud del Liri, che i Sanniti consideravano nella loro sfera di influenza. I contrasti interna nella città greca di Neapolis tra la fazione popolare (filosannita) e la fazione aristocratica (filoromana). A Neapolis prevale la fazione filosannita: I Sanniti insediano una guarnigione in città, i Romani inviano un esercito per sloggiarla (326 a.C.)

Dionigi di Alicarnasso, XV, 6, 1-2; 5: la situazione a Napoli allo scoppio della guerra Si radunò il senato della città [di Neapolis], alla presenza del quale furono pro-nunciati molti discorsi da parte degli ambasciatori e dei loro seguaci; le opinio-ni erano divise, anche se i membri più influenti sembravano favorire la causa dei Romani. Per quel giorno non fu emesso nessun decreto e si rimandò a un'altra seduta la decisione concernente le opposte ambascerie. Vennero allora a Neapolis in gran numero i più influenti dei Sanniti e, ingraziatisi con alcuni favori gli uomini che erano a capo dello stato, convinsero il senato a rimettere al popolo la decisione relativa al pubblico interesse ... La parte assennata della città, in grado di prevedere le sciagure che avrebbero colpito Neapolis in segui-to alla guerra, voleva la pace, ma la parte aspirante ai cambiamenti e che mira-va ai guadagni derivanti da un generale rivolgimento, favoriva la guerra. Ci fu-rono mutue recriminazioni e zuffe e la contesa degenerò sino a lanci di pietre; alla fine i peggiori prevalsero sui migliori, cosicché gli ambasciatori romani se ne partirono senza aver combinato niente. Per queste ragioni il senato romano dichiarò guerra ai Neapolitani.

La II guerra sannitica: lo svolgimento 321 a.C.: un tentativo di penetrare nel cuore del Sannio finisce nel disastro delle Forche Caudine. Roma è costretta alla pace o a una tregua, perdendo Cales e Fregelle. Negli anni seguenti Roma rafforza le sue posizioni in Campania, stringe alleanza con le comunità della Puglia e della Lucania e riorganizza il suo esercito (ordinamento manipolare e cambio di armamento). 316 a.C. le ostilità si riaccendono: Roma migliora i collegamenti con la Campania (via Appia), fonda colonie latine che circondano il Sannio (Luceria). 308 a.C.: una coalizione di città etrusche, che aveva stretto alleanza coi Sanniti, è costretta a siglare una tregua. 304 a.C:: dopo la presa di Bovianum anche i Sanniti sono costretti alla pace.

Livio, IX, 2, 6-10: il disastro delle Forche Caudine Due vie conducevano a Luceria, una lungo il litorale del mare superiore, ampia ed aperta, ma, quanto più sicura, tanto forse più lunga, l'altra attraver-so le Forche Caudine, più breve; la conformazione del luogo però è la se-guente: vi sono due passi alti, stretti e selvosi, congiunti tra di loro tutt'intor-no da una serie ininterrotta di monti. Tra di essi è racchiusa una pianura, ab-bastanza ampia, erbosa e ricca d'acqua, nel mezzo della quale passa la strada; ma avanti che tu giunga a quella pianura, bisogna entrare nella prima gola, e poi o rifare all'indietro la stessa via per la quale sei entrato oppure, se vuoi proseguire oltre, uscire per l'altro passo, più stretto e malagevole. I Romani, fatto scendere l'esercito per la prima di tali vie, scavata nella roccia, prose-guendo direttamente verso l'altra gola, la trovarono sbarrata da alberi abbat-tuti e da un cumulo ingombrante di grossi macigni. Era ormai apparso evi-dente l'inganno dei nemici, quando si scorge un presidio anche sulla sommità del passo. Cercano quindi di tornare indietro, rifacendo in fretta la via per la quale erano venuti; ma trovano anche questa bloccata da uno sbarramento e da uomini armati.

Ineditum Vaticanum, 3: i Romani adottano l'armamento sannita Parimenti lo scudo lungo sannita non faceva parte del nostro armamento, né avevamo giavellotti, ma combattevamo con scudi rotondi e lance, né avevamo una forte cavalleria, ma la potenza dei Romani stava tutta o in larga parte nella fanteria. Ma quando ci trovammo in guerra contro i Sanniti, ci armammo di scudi lunghi e giavellotti e ci imponemmo su di loro negli scontri di cavalleria e, copiando l'armamento straniero, sottomettemmo coloro che erano pieni di presunzione.

Le clausole della pace Conferma del trattato del 354 a.C., ma Roma recupera Cales e Fregelle. Grande avanzata di Roma negli Appennini centrali: Gli Ernici, accusati di ribellione, sono incorporati nello stato romano senza diritto di voto. Gli Equi sono definitivamente sterminati; nel loro territorio sono insediati coloni romani. Le popolazioni sabelliche minori dei Marsi, Peligni, Marrucini, Frentani e Vestini, spaventate dalla sorte degli Equi, concludono alleanze con Roma.

La III guerra sannitica (298-290 a.C.) 298 a.C.: i Sanniti attaccano alcune comunità lucane, che si appellano a Roma. Il comandante supremo della Lega Sannita, Gellio Egnazio, marcia verso nord e crea una grande coalizione antiromana formata anche da Umbri, Etruschi e Galli. 295 a.C.: le sorti dell’Italia si decidono a Sentinum (Sassoferrato): i Romani e gli alleati sconfiggono i coalizzati. 293 a.C.: i Sanniti sono sconfitti ad Aquilonia. 290 a.C.: incapaci di reagire alla fondazione della grande colonia latina di Venusia, i Sanniti sono costretti alla pace.

Il sarcofago di L. Cornelio Scipione Barbato (metà del III sec. a.C.)

Corpus Inscriptionum Latinarum I2 6: l’elogio di Scipione Barbato Cornelius Lucius Scipio Barbatus, Gnaivod patre / prognatus, fortis vir sapiensque, quoius forma virtutei parisuma / fuit, consol, censor, aidilis quei fuit apud vos, Taurasia, Cisauna Samnio cepit, subigit omne Loucanam opsidesque abducit. Lucio Cornelio Scipione, figlio di Gneo, / uomo forte e saggio, il cui aspetto fu in tutto pari al valore, / fu console, censore, edile presso di voi. / Prese Taurasia e Cisauna nel Sannio, assoggettò tutta la Lucania e ne portò ostaggi.

Per saperne di più D. Musti, La spinta verso sud: espansione romana e rapporti «internazionali», «Storia di Roma, I, Roma in Italia», Torino 1988, pp. 527-542 [BAU STO/D 937 STO I].