Maria Bacca II°H Anno Scolastico 2009/2010 EBOLA
L'Ebola è un filovirus, dalla caratteristica forma allungata, che deve il suo nome al fiume della Repubblica Democratica del Congo dove fu isolato per la prima volta nel 1976. Dei quattro ceppi del virus isolati fino a ora, tre sono letali per gli esseri umani. Probabilmente il contagio alla nostra specie è avvenuto dalle scimmie e da qualche altro mammifero della foresta africana, ma l'origine e la modalità di trasmissione rimangono un mistero.
Esistono 4 varianti le cui differenze sono dovute al tipo d’ospite che infettano : Ebola Zaire, Ebola Sudan, ed Ebola Marburg che causano malattia nell’uomo e nei primati, ed Ebola Reston che causa la malattia solo nei primati. Questo ceppo virale ha il tasso più elevato di mortalità: oltre il 90%, con una media approssimativa dell'83% in 27 anni.
Il virus può presentarsi in forma rotondeggiante, a U, a 6 o come lunghissimi filamenti; è un RNA virus ed è sensibile al calore (inattivati a 60 ˚C per 30 min.), ai raggi ultravioletti, e alle radiazioni gamma. Ciclo vitale Il virus attacca i recettori dell'ospite mediante le proteine del suo capside, veicolandosi in vescicole per endocitosi nella cellula ospite. Poi si attua la fusione della membrana virale con la membrana vescicolare; il nucleocapside è rilasciato nel citoplasma. L' RNA del virus è usato come stampo per la sintesi di RNA infetto. Con l'aumento del livello proteico virale, dalla traduzione si passa alla replicazione, e il nuovo RNA viene nuovamente incapsidato. Il nucleocapside neoformato e le proteine si associano alla membrana plasmatica della cellula ospite; il rilascio dei virioni avviene per gemmazione.
Diffusione dell’Ebola
Segni clinici La febbre emorragica dell'Ebola è potenzialmente mortale e comprende una gamma di sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato e a volte emorragia interna e esterna. Ebola Incubazione: 2 - 21 giorni Sintomatologia: comparsa di cefalea, malessere, dolori muscolari, febbre elevata, diarrea, dolore addominale, disidratazione, e letargia. Compaiono inoltre dolore toracic, tosse secca e marcata faringite, eruzione maculopapulare. Frequenti sono melena, sangue dal naso, dalle gengive e dalla vagina. Nelle donne gravide: aborto. La causa della morte è solitamente dovuta a shock ipovolemico o sindrome da disfunzione d’organo multipla. La morte sopraggiunge 72 ore circa dopo la comparsa dei primi sintomi. Mortalità: dal 50 al 90% dei malati.
Una diffusa leggenda vuole che il virus uccida così in fretta da avere poco tempo per diffondersi. In realtà, l’incubazione è di circa una settimana. L'intervallo medio fra la comparsa dei primi sintomi e la morte varia dai 3 ai 21 giorni, tempo già abbastanza lungo perché alcune persone contraggano la malattia. Un altro mito vuole che il virus faccia sciogliere, liquefare o sanguinare copiosamente i pazienti. In rappresentazioni di questo tipo, le vittime dell'ebola presentano sangue che spruzza, carni in liquefazione, volto da zombi e drammatici conati a proiettile di vomito ematico, che fuoriesce a volte anche dai corpi appena deceduti. Nei fatti, solo poche vittime dell'ebola presentano sanguinamento copioso, e la maggior parte dei resoconti sul corso della malattia descrivono pazienti ottusi e letargici. Circa il 10% dei pazienti soffre di qualche emorragia, ma è generalmente interna o lieve, come il sanguinamento delle gengive. Al cinema, ovviamente, è prediletta questa versione “splatter” dell’ebola, e non potevano mancare film di chiara importanza intellettuale, tratti da altrettanto elevati videogiochi, che trattano proprio di virus ad esso ispirati: per esempio i capolavori “Resident Evil” e “Tomb Raider: La culla della vita”, che confesso ho avuto la sfortuna di vedere entrambi. Quello che segue è l'estratto di un'intervista al primario epidemiologo Philippe Calain, del Centro di controllo e prevenzione malattie, reparto agenti patogeni speciali, di Kikwit, che sfata questi miti: « Nell'ultima fase della malattia i pazienti non appaiono, dall'esterno, orripilanti come si legge in certi libri. Non si sciolgono. Non sono pieni di sangue. Sono in stato di choc: choc muscolare. Non sono incoscienti, ma si potrebbero dire 'ottusi', fiacchi, apatici, stremati. Pochissimi perdono sangue. L'emorragia non è il sintomo principale. Meno della metà dei pazienti ha qualche tipo di sanguinamento. Ma quelli che hanno perso sangue, sono morti. »
La trasmissione avviene per contatto diretto con sangue, secrezioni corporee (saliva, urine, sperma) di persone e animali infetti, tramite materiale infetto sotto forma di aerosol e per mezzo di aghi, siringhe o altri materiali da medicazione infettati con tali secrezioni. Il rischio è più alto durante le fasi tardive della malattia, quando il paziente presenta vomito, diarrea o emorragie. Si ipotizza anche la trasmissione per via aerea. Nelle prime fasi l'Ebola sembra non essere estremamente contagioso. Il contatto in fase precoce con individui colpiti sembra non causare la malattia. Come la malattia progredisce, i fluidi corporei presenti nella diarrea, nel vomito e nel sangue rappresentano un rischio biologico estremo. A causa della carenza di strumenti appropriati e di protocolli igienico-sanitari, le epidemie su vasta scala scoppiano nelle aree più povere ed isolate prive di ospedali moderni e di personale addestrato. Molte delle aree dove persistono le riserve virali hanno queste caratteristiche. In alcuni ambienti basterebbe cessare la condivisione degli aghi o il loro riutilizzo senza le adeguate procedure di sterilizzazione, isolare i pazienti e osservare le procedure infermieristiche che prevedono l'uso di mascherine, guanti, occhiali e camici monouso. Procedure igieniche, queste, che dovrebbero osservare tutto il personale medico e chiunque abbia a che fare con il paziente, come purtroppo non è sempre possibile.
Non esiste un protocollo standardizzato di trattamento per la febbre emorragica da Ebola. La terapia primaria è unicamente di supporto e comprende procedure invasive ridotte al minimo: bilancio degli elettroliti, poiché i pazienti sono frequentemente disidratati, ripristino dei fattori di coagulazione per arrestare il sanguinamento, mantenimento dei parametri ematici e di ossigenazione, trattamento delle complicanze infettive. Il plasma dei convalescenti (i sopravvissuti all'infezione di Ebola) sembra essere promettente come terapia. Recenti sperimentazioni nella produzione di vaccini umani non hanno sortito alcun successo. Il problema maggiore con i vaccini è che fintanto che la somministrazione avviene nel corso dell'esordio sintomatologico (1-4 giorni dopo la manifestazione), la compromissione organica sarà sempre troppo avanzata affiché possa avvenire una guarigione: la rottura di arterie e capillari e altri sintomi potrebbero causare danni mortali o traumatizzare seriamente il paziente.
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