Arte Greca Età arcaica Le città greche, per tutto il periodo arcaico, ma anche in seguito, si svilupperanno in maniera disorganica, senza alcuna idea.

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Transcript della presentazione:

Arte Greca Età arcaica Le città greche, per tutto il periodo arcaico, ma anche in seguito, si svilupperanno in maniera disorganica, senza alcuna idea progettuale come dimostra la planimetria della stessa Atene che, perfino nell’epoca straordinaria della classicità, fu strutturata con strade tortuose e scomode, quartieri sovraffollati e malsani. Il tentativo di organizzare gli spazi delle città è di antichissima origine basterà citare, in Egitto la città di Kahun del 2500 a.C. che presenta un disegno di straordinaria regolarità geometrica.

Architettura Costruzione tipica dell’età arcaica è il tempio, molto spesso di dimensioni gigantesche; la grandiosità delle misure deriva certamente dall’importanza che il luogo sacro possiede e dall’importanza non solo religiosa, ma anche politica.

L’accrescersi della ricchezza delle singole città e il perfezionarsi delle tecniche di lavorazione permetteranno di tradurre in pietra forme preesistenti realizzate in legno: i popoli arcaici avevano adibito strutture o spazi per la venerazione degli dei, dal bosco-albero sacro, al recinto sacro che si trasformeranno nel tempio ligneo e nel tempio in muratura. L’elemento più evidente di questa trasformazione è rappresentato dalla colonna (albero) la quale costituisce la componente più tipica del tempio. Ciò che caratterizza il tempio greco arcaico è l’unità complessiva, “progettuale”, dell’insieme: le colonne, con la loro scansione ritmica, il basamento sollevato sui gradoni, l’architrave solenne, il fregio decorato, la maestosità del frontone, che conclude triangolarmente la facciata; a ciò si aggiunga l’impressione cromatica che il tempio, colorato in ogni sua parte (tranne le colonne che erano realizzate in pietra chiara o dipinte di bianco) , doveva offrire. L’arte arcaica produce ed evolve fino alla perfezione due sistemi architettonici, basati su due stili, o per meglio dire, due ORDINI diversi, quello DORICO e quello IONICO, il quale avrà una fioritura molto intensa, ma più breve.

Già intorno al 550 a.C. il tempio dorico ha raggiunto la sua forma definitiva, risultato di una attenta e minuziosa progettazione. Regole teoriche e calcoli matematici permettono infatti di stabilire precise proporzioni tra le varie misure del’edificio, come il rapporto tra altezza, lunghezza e larghezza del complesso, l’angolo di inclinazione del timpano, il numero delle metope e dei triglifi. Talvolta in corso di realizzazione veniva adattato lo schema iniziale per correggere l’eventuale distorsione prospettica, ciò poteva avvenire mediante l’inclinazione delle colonne o l’aggiunta di linee orizzontali.

Età classica

Architettura arcaica nella Magna Grecia Caratteristiche tutte particolari possiede l’arte fiorita nelle colonie della Magna Grecia (Italia meridionale e Sicilia) tra l’VIII e il V sec. a. C.; le città di nuova fondazione come Metaponto (costa Ionica), Cuma (Pozzuoli), Taranto, Messina, Gela Selinunte, Siracusa, Agrigento presentano una struttura urbanistica più o meno regolare e comunque quasi sempre grandiosa e funzionale. I templi della Magna Grecia costituiscono una variante delle stile dorico, per l’allungamento della pianta, la posizione molto arretrata della cella sacra (anticipatrice della futura forma del tempio romano), la ricca decorazione del tetto, la frequente presenza di una rampa d’accesso che accentuava la funzione dominante dell’edificio .

Tempio di Apollo a Siracusa Tra i templi dorici più importanti devono essere ricordati almeno il tempio di Apollo a Siracusa, risalente al VI secolo molto simile a quello omonimo di Corinto, della metà dello stesso secolo, e l’insieme dei templi di Selinunte. templi di Selinunte

L’esito delle guerre persiane avrebbe fatto di Atene la prima potenza marittima della Grecia; il prestigio e l’autorità morale di Atene divennero così indiscussi che, verso la fine del V sec. a.C. il dialetto attico venne adottato quasi ovunque come lingua comune a tutti i Greci, e l’arte attica cominciò a dominare su tutte le altre per i suoi valori sia estetici, sia etici (morali). Lo sviluppo politico, e quindi artistico del V sec. a.C. è il riflesso dei grandi mutamenti di carattere economico e sociale, che si sono sviluppati in modo particolarmente accentuato nelle grandi città e specialmente ad Atene. Il periodo storico dell’arte classica è stato definito, da un punto di vista strettamente artistico tra gli inizi della attività teatrale di Sofocle (455 a.C.) e la morte di Pericle (430 a.C.) mentre , in senso più generale si è esteso il fenomeno a tutto il V sec.

Classico - Kanon La parola“classico” deriva dal latino, ma presso i Romani non stava ad indicare fatti o valori di ordine spirituale, quanto di natura sociale e solo in seguito venne acquistando anche il significato di “ dignitoso – autorevole”. Presso i Greci il concetto di classico trovava l’equivalente nel termine << kanon >>, con il quale si intendeva sia la squadra usata dagli architetti, sia la norma, la regola, ciò che è fisso e serve da modello. Policleto, il più famoso scultore della classicità, aveva esposto in un suo scritto le regole proporzionali che dovevano fissare la forma ideale del corpo umano. Altrettanto forse aveva fatto Ictino riferendosi al Partenone, componendo un libro anch’esso andato perduto, sulle leggi della proporzione architettonica. Il canone di Policleto rimase per moltissimi secoli il modello di riferimento per ogni concezione “classica” della bellezza e dell’armonia.

Acropoli di Atene E’ con la metà del V sec. a. C., epoca d’inizio dei grandi lavori pubblici voluti da Pericle che l‘Acropoli, la quale era stata completamente devastata e bruciata dai Persiani nel 480 a. C., diventerà un cantiere incessante di attività e per tutto il periodo del governo di Pericle (449 – 429 a.C.) e si popolerà progressivamente di costruzioni e di monumenti. Dopo due anni di progettazioni e di studi coordinati sembra dallo stesso Fidia (già famoso per la gigantesca statua bronzea di Atena) si dette inizio alla costruzione del Partenone su disegno dell’architetto Ictino (447 a.C.); solo una volta completato il grande tempio poté essere dato inizio al lavoro per la ricostruzione dell’entrata all’Acropoli, i Propilei. I Propilei il cui progetto era stato ideato da Mnesicle erano costituiti da un corpo centrale (un portico d’ingresso a cinque entrate) attraverso cui passava la rampa della Via Sacra, percorso delle solenni processioni e da due edifici laterali destinati l’uno a galleria di dipinti e l’altro a santuario delle Grazie.

La parte interna del tempio era composta di due vani, Se si eccettua il Tempio di Zeus a Olimpia, le più importanti realizzazioni dell’architettura religiosa classica appartengono all’Italia: Il Tempio di Era di Selinunte, il Tempio di Atena a Siracusa, il tempio di Segesta, il tempio della Concordia ad Agrigento, il tempio di Poseidone a Paestum Partenone Il Partenone, simbolo stesso della classicità è per certi aspetti , il tempio meno classico rispetto agli altri. Ictino, a cui venne affidato da Pericle il progetto del Partenone, è costretto ad utilizzare un basamento e alcune colonne di un tempio preesistente ed è stato condizionato dalle esigenze di Fidia che doveva erigere all’interno una colossale statua di Atena. Ictino stravolge il tradizionale rapporto tra spazi aperti e chiusi, riducendo di profondità tutta la zona compresa tra il colonnato perimetrale e la parte chiusa e ampliando le celle interne per permettere l’erezione della grande statua la cui altezza superava i 12 metri. La parte interna del tempio era composta di due vani, uno anteriore, il santuario vero e proprio con l’immagine della dea, realizzato con colonne doriche (naos o cella) uno posteriore detto “sala delle Vergini” (che in greco si diceva per l’appunto Partenone) realizzato con colonne ioniche. La compresenza dei due stili, quello dorico e quello ionico sta a testimoniare l’avvento di una nuova sensibilità.

Scultura classica Ciò che caratterizza l’arte figurativa classica è il tentativo di fondere significati estetici e significati etici affinché il bello diventi anche buono. Molte sculture classiche sembrano “in posa” perché l’immagine deve trasmettere un valore simbolico. Nel periodo di Pericle si viene operando la separazione tra divino e l’umano con l’inizio della ritrattistica, anche se rara, di enorme valore storico (ad es. il ritratto di Pericle attribuito a Kresilas di cui abbiamo una copia romana del V sec. Va fatta distinzione tra scultura architettonica e scultura autonoma a tutto tondo. La scultura architettonica presenta una singolare ricerca di profondità prospettica. La scultura a tutto tondo ci è pervenuta quasi esclusivamente in copie di età romana. Della produzione bronzea, che doveva essere numerosissima, possediamo ben pochi originali (tra i quali i bronzi di Riace, l’auriga di Sotades, la testa d’Apollo , la testa del filosofo di Porticello che risulta essere il più antico ritratto greco conosciuto).

Pittura Della pittura classica non ci è pervenuta alcuna testimonianza diretta, anche se doveva essere diventata piuttosto comune stando alle fonti storiche. Di particolare rilievo la pittura dei vasi che si armonizzava pienamente con la forma in un preciso equilibrio. Molte delle scene dipinte sui vasi si ispiravano alle gallerie di affreschi e quadri esposti in città. Le opere romane che si ispirano alle pitture classiche ci fanno capire che probabilmente erano già state teorizzati e sperimentati i principi basilari della prospettiva . Pittura vascolare greca del IV sec. a.C. Il tempietto è rappresentato in prospettiva parallela: prospetto anteriore e posteriore sono cioè collegati da linee oblique. Si tratta di primi tentativi dettati dalla intuizione e dalla osservazione che, comunque, portano alla costruzione di una struttura spaziale e di una tecnica di rappresentazione prospettica.

Il teatro classico ed ellenistico I primi teatri di cui si abbia testimonianza (VI sec. a.C.) erano costituiti dal tempio del dio e da uno spazio piano (in greco orchestra) dove il coro eseguiva le sue danze. All’estremità di questo spazio si trovava un tendone che serviva agli attori per cambiare le maschere e i costumi. La parola greca che designava questa tenda era skéne, in latino si chiamerà scaena. Gli spettatori stavano in piedi sulla terrazza ed altri sul pendio. (cavea) Gradualmente si introdussero delle tribune in legno e successivamente in pietra.

Fu Pericle il promotore del miglioramento delle strutture del teatro Le recite avvenivano in occasione di alcune feste pubbliche; gli spettacoli erano il momento saliente di queste feste. Le rappresentazioni occupavano quattro intere giornate, dalla mattina alla sera e gli autori dei drammi venivano giudicati da una commissione che rappresentava le 10 tribù di Atene e che designava il vincitore. Le rappresentazioni erano composte da ballo, canto, recitazione,costumi maschere e in seguito scenari .

Maschera fittile di Ecuba, (personaggio delle Troiane, tragedia di Euripide) risalente alla prima metà del IV secolo a. C. L’uso della maschera ampliava l’emissione della voce (ancora oggi per dare forza alla nostra voce usiamo formare una specie di imbuto con le mani) inoltre tra le prime file e le ultime c’erano più di 20 metri, dunque l’espressione del volto sarebbe sfuggita alla maggioranza di persone. Il pubblico era l’intera popolazione: durante le recite veniva sospesa ogni attività lavorativa e la gente si riuniva tutta nel teatro. Addirittura tra il V e il IV sec. ai cittadini più poveri veniva risarcita la giornata lavorativa con un gettone di presenza. Nel teatro ellenistico il fondale andrà assumendo sempre più importanza mano a mano che alla tragedia verrà sostituita la commedia, rappresentazione tipica di quest’epoca. Il teatro romano si differenzierà da quello greco perché lo spazio destinato al pubblico (cavea) verrà realizzato tramite arcate in muratura inoltre la pianta assumerà una forma semicircolare

Età ellenistica Con la denominazione di età ellenistica si intende indicare il periodo storico compreso tra la morte di Alessandro Magno (323 a.C), che provocherà lo smembramento dell’Impero e la battaglia di Anzio (31 a.C.) con la quale Roma metterà fine al regno sopravvissuto e diventerà il nuovo centro politico e culturale del mondo antico. Alessandria d’Egitto fondata nel 332- 321 a.C., diventerà il fulcro culturale di questo periodo tanto che quest’epoca si definirà ellenistica o alessandrina. L’arte ellenistica introdurrà alcune innovazioni: la ritrattistica, il paesaggio, una pittura veloce e nuove forme architettoniche. Esempi mirabili dell’arte ellenistica sono l’altare di Pergamo – Afrodite di Melos (Venere di Milo), gruppo del Laooconte, Nike di Samotracia La dea della Vittoria è ritratta nel momento esatto in cui si posa sulla prua della nave mentre le vesti rivelano il corpo nascosto e le ali ancora si muovono nello spazio. l gruppo marmoreo del Laocoonte. Copia di un modello in bronzo di età ellenistica del 140-139 a.C. eseguita da tre artisti di Rodi: Agesandro, Atenodoro e Polidoro. Città del Vaticano, Musei, Cortile del Belvedere

Epoca romana Città e territorio Roma è decisamente originale rispetto alla Grecia nella progettazione di strutture importanti della città. Ogni città possiede un centro cittadino che è insieme centro religioso, commerciale, politico, amministrativo. Il “Foro” è una vera e propria isola pedonale. Intorno ad esso vi sono tre edifici fondamentali: la basilica (nella quale si discutevano gli affari di stato), la curia (sede del Senato) e l’archivio di Stato

L’altra vera innovazione romana è la realizzazione di veri e propri caseggiati, palazzi “condominiali” la cui edificazione fu resa possibile dall’uso di nuovi materiali di costruzione. Dal punto di vista tecnico i Romani seppero introdurre importanti innovazioni come il consolidamento delle fondamenta e dei muri tramite un impasto elastico di calce e pietrisco. Questi complessi, chiamati insulae, erano separati da strade lastricate con marciapiedi rialzati. L’assetto geometrico delle città era preferibile per criteri di economia del suolo ma anche conseguenza di nuovo ordine mentale. Tuttavia solo una parte della città era progettata, infatti i quartieri più poveri e periferici erano disordinati, pericolosi e sporchi. La forma regolare della città nasce spesso da un accampamento militare che si è consolidato in struttura urbanistica stabile; in questo modo nascono città come Torino, Bologna, Lucca, ecc… Le domus

Agli inizi dell’età imperiale l’urbanistica di Roma era ancora modesta Agli inizi dell’età imperiale l’urbanistica di Roma era ancora modesta. Il nuovo Foro voluto da Augusto, inaugura la grande avventura monumentale di Roma che passando attraverso successivi ampliamenti alla costituzione di un straordinario centro urbano ricco di piazze, templi, monumenti, edifici pubblici. L’opera di progettazione del Foro di Traino venne realizzata da Apollodoro il quale, per unire il centro della città con il Campo Marzio, deciderà di far abbattere alcune alture rocciose. Il tempio, a cominciare da Augusto comincia a svilupparsi su piante rettangolari e circolari, vengono poste delle absidi sul fondo al cui interno erano collocate immagini di culto così come avverrà anche in seguito nelle chiese cristiane. La basilica aveva una funzione di tipo civile, eppure la sua pianta non si differenziava molto da quella del tempio anche perché per i romani entrambi avevano molto valore. L’arco costituisce l’elemento più caratteristico dell’architettura romana: viene impiegato nella realizzazione di ponti, acquedotti, viadotti, nella realizzazione di porticati, nella realizzazione di muri perimetrali dei teatri e degli anfiteatri. Eretto singolarmente servì a celebrare trionfi ed eventi importanti. La qualità tecnica di tutte queste costruzioni ha sfidato il tempo, tanto che molti ponti romani sono ancora oggi perfettamente funzionanti. Tra le costruzioni più tipiche del mondo romano ci sono anche le Terme Pubbliche: enormi edifici comprendenti varie parti funzionali, tra le quali il frigidarium, il tepidarium, il calidarium. La vita sociale che vi si svolgeva era varia poiché questi edifici comprendevano luoghi per riunioni, sale destinate allo studio, agli incontri, sale per l’esercizio fisico e il relax.

LA DOMUS ROMANA – Abitazione dei patrizi La domus romana era costruita con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento) e si componeva di due parti. La parte anteriore aveva al suo centro un grande vano (atrio) con un'ampia apertura sul soffitto, spiovente verso l'interno (compluvio): di qui scendeva l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare (impluvio) sistemata nello spazio sottostante. Nella domus si entrava attraverso la porta affacciata sulla strada (ostium), che immetteva in un corridoio (vestibolo) . Sul fondo dell'atrio, proprio di fronte all'entrata, si trovava una grande sala di soggiorno (tablinum), separata dall'atrio soltanto da tendaggi. In questa parte della casa erano esposte le immagini degli antenati, le opere d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobiltà o di ricchezza. Le camere da letto si chiamavano cubicoli. La sala da pranzo veniva chiamata triclinio perché conteneva tre letti a tre posti, su cui i romani si sdraiavano durante i banchetti. Si trovava nell'una o nell'altra parte della casa, spesso in entrambe..

Pittura romana Il grande archivio della pittura di epoca romana è depositato nei resti di Ercolano, Pompei, Stabia, sepolte dalla eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. La pittura superstite consiste in opere dipinte su intonaco o su marmo, mentre la vasta produzione di dipinti su legno è completamente scomparsa. Plinio ci informa che la maggior parte dei quadri presenti a Roma erano stati eseguiti da artisti greci e che già ai suoi tempi le pitture murali erano spesso un tentativo mal riuscito di imitare i capolavori greci. L’influenza della cultura ellenistica fu quella prevalente e si può osservare nelle caricature, nelle nature morte, nei paesaggi.

Scultura Le opere più importanti del periodo, soprattutto quelle alle quali era assegnato il compito di rappresentare e celebrare gli eventi più determinanti del trionfo di Roma, sono realizzati da artisti greci o che, comunque, dell’arte greca sono profondi conoscitori. Questa impronta decisamente “classica” è particolarmente evidente nei rilievi di quel monumento, l’Ara Pacis, che Augusto vuole eretto per celebrare il proprio dominio e la propria “virtus”; l’Ara Pacis è un monumento di propaganda politica rappresenta contemporaneamente scene della storia mitica delle origini di Roma ed immagini di stretta attualità, affidando ad un linguaggio classico il compito di inserire la figura del principe Augusto nell’immaginario storico e mitico della conoscenza collettiva. Nel II secolo l’arte romana produce le sue più grandi opere storico-celebrative, nel carattere assolutamente nuovo della tecnica narrativa che si sviluppa a nastro continuo come avviene nelle insolite e sorprendenti spirali decorative delle due famose colonne di Traiano e di Marco Aurelio. Rilievi dell’Ara Pacis