PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA-FORMATRICE

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Transcript della presentazione:

PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA-FORMATRICE CORSO DI ABILITAZIONE PER IL SOSTEGNO A.A.2015/16 Didattica speciale e apprendimento per le disabilità sensoriali 4 CATIA PEPE PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA-FORMATRICE CONSORZIO HUMANITAS Catia Pepe

Lezione del 5 Marzo Il metodo oralista, L’approccio bilinguista, la dattilologia bimanuale, Il bambino sordo a scuola- l’intervento in classe. L’adolescente sordo a scuola- l’intervento in classe.

La scelta del sistema comunicativo Spetta ai genitori del bambino sordo la scelta del sistema comunicativo da adottare. Non esiste un sistema migliore di un altro ma soltanto un canale di comunicazione più adatto e più accettato da quel bambino e dalla sua famiglia Oltre al canale da utilizzare è fondamentale preventivare quale competenza linguistica il bambino potrà raggiungere in quel versante e quanto questa competenza condizionerà i futuri apprendimenti scolastici

Personalizzazione dell’intervento Epoca di comparsa, Eziologia, Evoluzione della sordità, Frequenze acustiche, Grado di ipoacusia, Tipo di protesizzazione o impianto, Precocità nella diagnosi, Presenza di genitori sordi.

Chi fa l’impianto? In casi di sordità grave e profonda sia congenita o acquisita, Che non traggono beneficio dalle protesi acustiche, In tutte le forme di ipoacusie neurosensoriali, Bambini di età inferiore ai 2 anni in assenza di progressi significativi nel riconoscimento del linguaggio dopo 3-6 mesi di protesi acustica, Bambini di età superiore ai 2 anni con punteggio inferiore al 30% per parole bisillabiche.

Risultati positivi in casi di sordità profonda Accurata valutazione e selezione preimpianto, Coinvolgimento della famiglia, Adeguata riabilitazione postimpianto Risultati: ascoltare la voce umana parlata, modulata e sussurrata, percezione di quasi tutti i rumori e dei suoni ambientali, utilizzo in breve tempo dei feedback acustici seguendo tappe evolutive simili a quelle di un bambino udente. Le ricerche (Bosco, 2005) evidenziano quanto il gap tra le performance degli alunni impiantati senza ulteriori disabilità, tra età cronologica e classe frequentata è inesistente per il 62% dei ragazzi, di un anno per il 28% e di due anni per il 10%. Precocità dell’impianto, qualità delle relazioni familiari, adeguatezza della logopedia, collaborazione scuola-famiglia-terapia, rappresentano fattori predittivi di successo scolastico per l’alunno sordo.

QUALE LINGUA INSEGNARE AI BAMBINI SORDI? Non esistono, a livello nazionale, indicazioni comuni e condivise riguardo alla lingua che deve essere usata con i bambini sordi. Ai sordi segnanti, che imparano la LIS precocemente e la sviluppano come lingua nativa, si contrappone un cospicuo gruppo di sordi oralisti, i quali prediligono l’esclusivo utilizzo della lingua orale.

L’approccio oralista I bambini sordi inseriti in un ambiente di parlanti, non sono in grado di percepire ed elaborare senza aiuti una comunicazione verbale efficace. Il mancato sviluppo naturale della lingua parlata è da inquadrare nell’impossibilità fisica dei bambini sordi di discriminare e riconoscere in modo automatico i tratti fonemici della lingua italiana. La mancata esposizione dei bambini sordi alla lingua parlata, nelle stesse modalità di frequenza e qualità dei coetanei udenti, ne impedisce lo sviluppo nei termini previsti della competenza linguistica (Caselli, 1994).

L’approccio oralista I bambini sordi, sottoposti a training specifici di logopedia riescono ad acquisire, in maniera variabile da soggetto a soggetto, una competenza comunicativa (Radelli, 1998), Soltanto casi limitati riescono a raggiungere livelli di competenza linguistica in italiano parlato pari a quelli dei loro coetanei udenti (Radelli, 1998).

La terapia logopedica È preferibile iniziare la terapia logopedica subito dopo la diagnosi di sordità, Le ricerche internazionali sottolineano l’importanza di un metodo che privilegi il canale uditivo-verbale Nei casi in cui esiste solo una diagnosi di sordità, e non vi sono ulteriori difficoltà, la protesizzazione, l’impianto precoce e la terapia logopedica rappresentano delle buone premesse per lo sviluppo delle abilità uditive e linguistiche nel bambino,

Anche I bambini sordi preverbali se possono usare l’impianto precocemente apprendono a parlare, Sarà fondamentale stimolare il linguaggio del bambino sia in famiglia che nei diversi contesti riabilitativi e educativi

L’approccio bilinguista Una possibilità offerta al bambino sordo è quella di far coesistere l’uso della lingua vocale, acquisita attraverso l’impianto cocleare o la protesi acustica, con l’uso della lingua dei segni (LIS). La coesistenza delle due esperienze, benché molto dibattuta, non ostacola lo sviluppo della lingua orale, ma favorisce invece lo sviluppo linguistico, comunicativo e cognitivo del bambino.

L’approccio bilinguista Si basa sull’offrire al bambino sordo anche una conoscenza linguistica fondata sulla LIS (LINGUA ITALIANA DEI SEGNI), L’apprendimento della lingua dei segni avviene nel bambino sordo in maniera naturale, rapida e automatica rispetto all’acquisizione della lingua verbale, Consente al bambino sordo di entrare in relazione in modo completo e totale con una parte della società, Tuttavia la mancata correlazione della LIS ad un codice scritto, principale veicolatore dei processi culturali e intellettuali, non consente di raggiungere risultati significativi nello sviluppo dell’Apprendimento scolastico del bambino sordo.

Le ricerche…. Uno studio condotto su bambini con impianto cocleare, nel quale sono stati confrontati bambini che hanno ricevuto un’educazione esclusivamente oralista e bambini che hanno ricevuto un’educazione bilingue bimodale, ha mostrato che nella fluenza verbale, il gruppo dei bambini bilingui ha ottenuto punteggi notevolmente migliori rispetto al gruppo di bambini oralizzati (Jiménez, Pino, Herruzo 2009). Un ambiente in cui si usa sia la lingua dei segni che la lingua orale rende il bambino sordo capace di interagire e di acquisire consapevolezza degli stati mentali di chi comunica con lui (Meristo et al. 2007).

L’approccio con la Dattilologia Fonologica Bimanuale (DFB) L’idea dell’approccio è quella di realizzare un canale di comunicazione che tenga conto di due aspetti; Trasmissione di informazioni linguistiche verbali su un canale che si adatti alle competenze ricettive e indenni (vista), Aderenza assoluta alla lingua verbale

L’approccio con la Dattilologia Fonologica Bimanuale (DFB) 2 È un tipo di approccio che integra l’Alfabeto Manuale Italiano con l’aggiunta di altri cinque segni, In tal modo risulta aderente non solo alla lingua scritta italiana ma anche a quella verbale.

Dattilologia Fonologica Bimanuale (DFB)

Passi della DFB Si esegue con due mani ed è sincronizzata con il parlato, Con la mano destra si producono tutte le consonanti e tutte le vocali non precedute da consonanti, Con la mano sinistra si producono soltanto le vocali precedute da consonanti, Le due mani sono posizionate sotto il mento in simultanea e ravvicinate tra loro per fare rientrare anche le labbra nel campo visivo dei bambini, Durante la produzione dei gruppi consonantici e delle vocali non precedute da consonante la mano sx scompare dal campo visivo, Le consonanti doppie sono prodotte con un duplice movimento ritmico della mano ds.

In sintesi…. Rappresenta un linguaggio verbale tradotto in elementi segnati e risulta recepibile ai bambini sordi attraverso il canale visivo mediante il quale veicolare la quantità necessaria di informazioni verbali necessaria allo sviluppo della competenza linguistica verbale. Risulta necessario l’intervento logopedico per organizzare il corretto profilo fonologico-articolatorio.

L’INTERVENTO CON IL BAMBINO SORDO Promuovere le abilità percettive sensoriali residue in modo da integrare informazioni uditive, tattili, visive, olfattive…. Utilizzo costante dell’amplificazione acustica se il bambino ha avuto l’impianto o usa protesi acustica, Sviluppare le abilità linguistiche: promuovere la comprensione, aumentare l’acquisizione lessicale-semantica-narrativa.

Sviluppare le acquisizioni scolastiche, incrementare la letto-scrittura, ottimizzare i livelli educativo-scolastici, Favorire la crescita emotiva, Favorire l’accettazione della disabilità uditiva, Promuovere lo sviluppo socio-relazionale del bambino.

Carente crescita emotiva, affettiva, psichica e sociale Se facciamo un po’ di storia sulla sordità, un tempo i sordi erano chiamati sordomuti e la loro disabilità annullava la loro persona. Non sapevano leggere, ne scrivere e la famiglia provava un forte senso di vergogna. Completamente esclusi dalla società. Dipendenza, Povertà ideativa, isolamento, Carente crescita emotiva, affettiva, psichica e sociale

Negli anni grazie alle innovazioni educative i sordi hanno iniziato ad essere depositari di diritti verso una partecipazione attiva anche alla vita scolastica e sociale. si assiste ad una crescita personale sociale affettiva e psichica del sordo.

Minori difficoltà di contatti sociali per i sordi Diritti, Libertà, Indipendenza, Accettazione, Ricchezza ideativa, Flessibilità Minori difficoltà di contatti sociali per i sordi

Con il termine «sordo» (legge n Con il termine «sordo» (legge n. 95 del 20/02/2006) si considera sordo il minorato sensoriale dell’udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva che gli abbia compromesso il normale apprendimento del linguaggio parlato...

Le famiglie possono scegliere se affidare l’istruzione dei loro figli sordi a scuole specializzate, oppure alla scuola comune usufruendo di ore di insegnamento ‘specializzato’ attraverso un’ insegnante di sostegno e un’ assistente alla comunicazione che affianca l’insegnante di classe. Il bambino sordo, pur essendo in grado di condurre un programma scolastico al pari degli altri alunni della classe, se non viene opportunamente supportato nelle ore di lezione, soffre di ritardi nel programma e richiede pertanto necessariamente un insegnamento individualizzato. Occorre considerare che un bambino sordo è tale anche nelle relazioni; perciò, benché inserito in una classe, se non opportunamente mediato da un operatore, egli rimane isolato, pertanto non si realizza il progetto di inclusione.

Norme che regolano il diritto all’istruzione dell’alunno sordo legge n. 104 del 1992, Per l’alunno disabile deve essere stilato un Profilo dinamico funzionale (PDF) utile alla formulazione di un Piano educativo individualizzato (PEI), Al fine di ottimizzare i tempi di osservazione e di rendere più efficace la programmazione sarebbe utile stilare per l’alunno sordo un Profilo linguistico funzionale (PLF) realizzato da esperti del settore, ovvero linguisti, logopedisti.

L’assistente alla comunicazione Esperto che facilita la comunicazione tra l’alunno non udente e gli insegnanti e i coetanei, Introdotta nelle scuole a metà degli anni novanta, ma è ancora poco diffusa in maniera uniforme sul territorio nazionale, Utilizza il canale visuo-gestuale LIS oppure uditivo-verbale La legge 23 marzo 93, n76 recita che le funzioni assistenziali sono di competenza delle Province che le esercitano direttamente o in convenzione con i Comuni…..tramite le associazioni di tutela……. Nota 30 novembre 2001, protocollo n. 3390 si afferma che rimane all’ente locale il compito di fornire assistenza specialistica con personale qualificato sia all’interno che all’esterno della scuola….nei casi di particolari deficit.

Il tempo nel contesto classe (Berg, 1987) 45% si ascolta 35% si parla 20% si legge o si scrive

Con il bambino sordo è importante utilizzare il codice visivo in quanto funge da supporto al codice orale

IL BAMBINO SORDO A SCUOLA L’apparecchio acustico e l’impianto cocleare migliorano la percezione uditiva del bambino sordo, Il bambino ha la possibilità di percepire in ambiente silenzioso il 70%, 80% delle parole, In un ambiente rumoroso come quello della classe la percezione uditiva si riduce. Risulta necessario adeguare le condizioni ambientali alle caratteristiche uditive e comunicative dei bambini sordi. Promuovere la generalizzazione della via uditiva nei bambini con protesi o impiantati come suggerito dai logopedisti.

Difficoltà di apprendimento nel bambino sordo Difficoltà nella decodifica, Comprensione, Uso della lingua orale e scritta, Riduzione dei tempi di attenzione Prima di arrivare alla comprensione il bambino sordo deve analizzare e interpretare i suoni provenienti dell’interlocutore

L’alunno sordo è demotivato alla lettura per le difficoltà di comprensione dei testi scritti, per la limitata conoscenza di alcuni vocaboli che causano il mancato accesso ai contenuti. L’adattamento dei testi scritti può essere svolto partendo dai libri in dotazione della classe in base alle esigenze degli alunni sordi, in termini di lessico, struttura morfo-sintattica, contenuti e veste grafica (Tiraboschi, 1994).

L’adattamento dei testi in formato elettronico Con l’ausilio di un rilevatore ottico collegato al computer è possibile accedere al testo con il livello di adattamento preferito in formato elettronico; Conteggio (parole, frasi, grafemi), Medie (caratteri/parole, parole/frasi, frasi/paragrafo), Indici di leggibilità Indici di comprensibilità (percentuale di parole comuni/meno diffuse, parole ad alto uso).

la mappa concettuale come forma di adattamento del testo….

Software di riconoscimento dei segni Sperimentazione promossa dal Dipartimento di ingegneria dell’università di Siena, Permette di tradurre i testi scritti in LIS integrato al computer palmare o ad altro dispositivo mobile (progetto Blue Sign Translator).

Per facilitare la comunicazione con lingua scritta Il progetto VOICE (Commissione Europe, 1996), ha l’obiettivo di trasformare le parole dei docenti in testo scritto fruibile dagli alunni sordi in tempo reale mediante un Software di riconoscimento vocale.

LA DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA Attività individuali che può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio; tali attività individualizzate possono essere realizzate nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati.

LA DIDATTICA PERSONALIZZATA Calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo; si può favorire, così, l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue ‘preferenze’ e del suo talento. Nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento, la didattica personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche, tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un apprendimento significativo.

Gli strumenti compensativi Fra i più noti nelle disabilità uditive indichiamo: Strategie volte a utilizzare il codice grafo-visivo (grafici, mappe, schemi) e quello scritto, Strategie volte a facilitare la memorizzazione e organizzazione delle informazioni visive, mediante memoria visiva es. (mappe concettuali,etc.), Potenziare le capacità di lettura e concentrazione, LIM (lavagna interattiva multimediale, Sistemi di sottotitolazione della lezione.

Cosa fare in classe? Evitare compiti che richiedono solo capacità di ascolto, Consentire all’alunno di usufruire di maggior tempo per lo svolgimento di una prova, o di poter svolgere la stessa su un contenuto comunque disciplinarmente significativo ma ridotto, Tenendo conto degli indici di prestazione dell’allievo, valutare in che misura la specifica difficoltà lo penalizza di fronte ai compagni e stabilire di conseguenza oltre a un tempo aggiuntivo anche la riduzione del materiale di lavoro.

Rendere il contesto classe favorevole all’ascolto e alla comunicazione Posizionare il bambino nella zona centro-laterale dell’aula in modo da assicurarsi che abbia un buon controllo dell’ambiente, oppure creare un semicerchio in modo da consentire un’agevole visualizzazione dell’insegnante e dei compagni, Evitare sovrapposizioni di voci nel corso della spiegazione, Scegliere un’aula silenziosa, Contenere al massimo il numero degli alunni per classe, Utilizzare del materiale fono assorbente (tende, tappeti) e antirumore (gommini sotto le sedie, paracolpi alle porte), Controllare che il viso dell’insegnante sia sempre ben visibile al bambino e non vi siano zone d’ombra, Non coprirsi la bocca mentre si parla, Parlare lentamente durante la spiegazione. Avere in classe segnalatori luminosi per avvisi di emergenza,

Evitare ausili sonori (cd, sintesi vocale, registratore) per i compiti di ascolto, Evitare di porsi dietro al bambino ma porsi sempre di fronte, Rivolgersi al bambino dopo averlo chiamato per nome, Durante le discussioni identificare il parlante chiamandolo per nome, Familiarizzare con il sussidio del bambino in modo da essergli di aiuto per verificare se sia attivo, regolare il volume, cambiare la batteria condividendo con la famiglia tali aspetti.

Ripetere più volte i concetti più importanti, Utilizzare la LIM o video proiettori come strumenti per integrare le spiegazioni usando il codice visivo, Realizzare schemi, mappe, disegni, sottolineare i concetti chiave, Ricorrere a materiale illustrativo (foto, immagini, disegni, software….), Se si utilizza la LIS curare che l’assistente abbia sempre una posizione ben visibile all’alunno che non interferisca con altri elementi visivamente importanti, Verificare la possibilità di utilizzare un sistema a modulazione di frequenza (amplificatori).

Ridurre il tempo di insegnamento frontale a vantaggio di strategie inclusive come l’AC, Facilitare la presa della parola da parte dell’alunno, Apprendimento tra pari, tutoring ecc… L’alunno dovrebbe conoscere in anticipo l’argomento della lezione, In alcuni casi è necessario un lavoro preparatorio in modo da potersi dedicare alla comprensione e non alla decodifica del significato dei termini che non conosce, Avere sempre schemi adeguati alla competenza linguistica dell’alunno a cui poter attingere per lo studio individuale, Concordare in anticipo dei segnali condivisi con l’alunno per avere dei feedback e comprendere quando l’alunno sta seguendo la spiegazione, Mantenere il contatto oculare e avere dei feedback frequenti, Quando un compagno fa una domanda prima di rispondere verificare che l’alunno sordo lo abbia identificato e poi ripetere la domanda, Sensibilizzare la classe all’uso di semplici regole (parlare uno alla volta, indicare chi sta parlando, ripetere domande e risposte, parlare lentamente), Concordare verifiche scritte ma anche orali in maniera graduale.

Percepire con chiarezza il messaggio e il compito richiesto Avere occasioni e tempi adeguati per esprimersi Avere Fiducia nelle proprie possibilità e percepirla anche da parte dell’insegnante.

Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) E’ un orientamento clinico-riabilitativo-educativo che considera la comunicazione come un processo costituito da piu’ elementi che lavorano in modo integrato per consentire lo scambio comunicativo. Ci si riferisce a tutte quelle modalità comunicative che hanno la funzione di integrare, potenziare o sostituire il linguaggio verbale quando quest’ultimo risulti carente tale da impedire l’atto comunicativo.

La CAA nasce nel 1983 come specifico ambito di intervento riabilitativo negli Stati Uniti, con la costituzione della International Society Of Augmentative and Alternative Comunication (I.S.A.A.C.). Con il termine di CAA si intende l’insieme di conoscenze, tecniche, strategie e strumenti che è possibile attivare per facilitare la comunicazione.

Si parla quindi di Comunicazione Aumentativa Alternativa come potenziamento delle risorse comunicative che ancora sussistono: residui vocali, comunicazione non verbale (sguardo, mimica, gesti).

OBIETTIVI DELLA C. A. A. avere un ruolo nella conversazione (salutare le persone) attuare un controllo sull’ambiente e raggiungere un maggior grado di indipendenza (fare scelte) dimostrare l’intenzionalità comunicativa (richiedere “ancora” un oggetto o attività) reagire alle cadute della comunicazione (dare conferma) prendere il proprio turno per scambiare informazioni

COME PROMUOVERE LA C.A.A. Creare le OM a fare la richiesta Fare assaggiare un cibo e aspettare che il bambino ne richieda ancora Dare pochi sorsi da bere…aspettare una eventuale richiesta del bambino Fare un gioco ripetitivo, fermarsi e aspettare che il bambino lo chieda ancora (battere le mani, cantare, percuotere, ecc..) Promuovere bisogni di base, ad esempio, toilette, bere Partire da un libro, un gioco, o l’attività preferita

Strumenti comunicativi Diario fotografico: strumento di comunicazione che contiene informazioni scritte e accompagnate da fotografie, disegni che il bambino riconosce e che rappresentano eventi o esperienze vissute. Materiale molto utile per favorire la conversazione col bambino.

Tabelle: costituite da simboli che rappresentano attività o momenti particolari della giornata, Cartelloni e tavole di comunicazione: sono costituiti da fotografie o immagini che rappresentano oggetti appartenenti al contesto in cui si trovano. Servono per indurre il bambino a fare scelte e richieste

I PECS PECS è l’acronimo di “Picture Exchange Communication System” ovvero è un Sistema di Comunicazione mediante Scambio per Immagini. Tale sistema punta allo sviluppo della Comunicazione Funzionale e della Comunicazione come scambio sociale, attraverso un programma di apprendimento a piccoli passi che comprende 6 fasi. Basato sull’uso di ‘rinforzi’ ha come obiettivo quello di incoraggiare la spontaneità e l’iniziativa del bambino nella comunicazione.

FASE I- RICHIESTA Si insegna al bambino ad avvicinarsi ad un'altra persona e a dare la carta-simbolo di un oggetto desiderato, in cambio dell’oggetto. Tale richiesta è sempre accompagnata dal linguaggio verbale. Nelle fasi iniziali sono necessari almeno 20-30 scambi nell’arco della giornata.

Si inizia ad insegnare al bambino la giusta comunicazione scambiando una singola immagine con un oggetto estremamente desiderato. In questa fase sono necessari due adulti che aiutano il bambino uno che lo avvicina verso l’immagine e lo aiuta in maniera silenziosa magari mettendosi dietro di lui, l’altro che aspetta la richiesta del bambino.

CP Comunicative Partner PP Physical Prompter 1) Aspetta che il bambino inizia 2) Aiuta fisicamente il bambino a scambiare l'immagine 3) Sfuma sistematicamente i prompts ovvero gli aiuti In questa fase, componendo in passi elementari, il bambino impara a: ◦prendere la carta; ◦allungarsi verso l’adulto; ◦rilasciare la carta nella sua mano; 1) Attrae l’attenzione del bambino 2) Rinforza il bambino in ½ secondo 3) Aggiunge un elogio sociale con il rinforzo definito 4) Tiene il tempo appropriato della mano aperta

FASE II- MOVIMENTO dirigersi verso il Book; staccare il pittogramma appropriato andare dall’interlocutore e rilasciare la carta-simbolo insieme alla richiesta verbale

FASE III – DISCRIMINAZIONE DEL SIMBOLO Si insegna a discriminare più immagini ed a selezionare il pittogramma che rappresenta l’oggetto desiderato. Il bambino imparerà a distinguere e scegliere fra carte-simbolo ed oggetti. In genere in questa fase viene utilizzato un solo adulto.

FASE IV – LA COSTRUZIONE DELLA FRASE Si insegna ad usare la struttura di una frase per fare una richiesta sotto forma di: "io voglio …". Il bambino impara a costruire, mediante pittogrammi, una frase e a presentarla all’adulto. È sufficiente la presenza di un solo adulto.

FASE V – RISPONDERE Una volta che il bambino è in grado di formulare richieste spontanee, si insegna a rispondere alla domanda: “cosa vuoi?”

FASE VI – COMMENTARE Nell’ultima fase si insegna a commentare le cose del loro ambiente sia spontaneamente che in risposta ad una domanda. In questa fase il bambino impara a rispondere alle domande: •Cosa vedi? •Cosa senti? Le carte-simbolo “Io vedo” ed “Io sento” si usano allo stesso modo della carta “Io voglio”. Si usano oggetti interessanti per il bambino oppure eventi da guardare. Si commenta su fatti insoliti, cambiamenti, etc. cercando di utilizzare contesti diversi.