Donne e mercato del lavoro in Puglia Giovanna Indiretto – ricercatrice Isfol - distaccata presso la Regione Puglia (Caratteristiche strutturali e congiunturali.

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Donne e mercato del lavoro in Puglia Giovanna Indiretto – ricercatrice Isfol - distaccata presso la Regione Puglia (Caratteristiche strutturali e congiunturali del Mercato del Lavoro femminile, principali indicatori in ottica di genere) Bari 4 giugno 2014

Popolazione in Puglia MaschiFemmineTotale Distribuzione della popolazione per fascia d’età Popolazione attiva (15-64 anni) Popolazione 0-14 anni Popolazione oltre 65% ,3% della popolazione complessiva 14,7% della popolazione complessiva 19% della popolazione complessiva Distribuzione della popolazione attiva (15-64 anni) per fasce d’età e per sesso (valori percentuali) Fascia d’età MF ,5%48,5% ,1%48,9% ,3%49,7% ,9%50,1% ,6%50,4% ,%51,% ,6%51,4% ,2%51,8% ,0%52,0% ,1%51,9% Condizioni di squilibrio

Gli indici di squliibrio generazionale e di genere e i loro impatti sulle condizioni di sviluppo economico e sociale Indice di vecchiaia È il rapporto di comparazione tra la popolazione anziana 66 anni e più) e la popolazione in età giovanile (meno di 15 anni) Indice di dipendenza È il rapporto tra la popolazione residente in età non attiva (da 0 a 14 anni) e da 65 e oltre e la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) e misura il carico demografico sulla popolazione attiva Differenza Puglia95,5129,634,0 Italia131,4147,215,8 Sud96,8126,229, Differenza Puglia48,450,62,3 Italia49,153,10,5 Sud49,550,00,5 Aumento della sopravvivenza e decremento della natalità ben al di sotto del livello di sostituzione (2,1 figli per donna)

La popolazione attiva di un territorio si definisce, nel mercato del lavoro, con il termine Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate che vanno dai 15 anni in su La popolazione inattiva si definisce con il termina Non Forze di lavoro e comprende le persone che non sono classificate né come occupate, né come disoccupate, anche in questo caso ci si riferisce a coloro che hanno dai 15 anni e più Occupati - comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: - hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; -hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; -sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi Disoccupati - comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che: -hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorar -e (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; -oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma -) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro Alcuni concetti preliminari…

Il mercato del lavoro L’occupazione femminile in Italia si attesta al 47,1% contro il 58,6% della media Ue27. Il tasso di occupazione maschile è al 66,5%. Gap del 19,4%. Il tasso di attività è del 73,9% per gli uomini e del 53,5% per le donne. Gap di 20,4 punti percentuale. Il tasso di disoccupazione è pari al 12% per le donne ed al 10% per gli uomini. Gap del 2%. Tasso di inattività del 46,5% per le donne contro il 26,1% degli uomini. Gap del 20,04%. (specificità femminile) In Italia Forte incidenza di genere nei lavoro non standard Segregazione orizzontale La crescita occupazionale delle donne è soprattutto concentrata nel commercio, negli alberghi e ristorazione e nei servizi alle famiglie Ruoli Apicali Imprenditrici (19%) Dirigenti (27%) Libere professioni (29%) Dirigenti medici di strutture complesse (13,2%) Prefetti (20,7%) Professori ordinari (18,4%) Direttori enti di ricerca (12%) Ambasciatori (3,8%) Nessuna donna ai vertici della magistratura Segregazione verticale

Condizione familiare Aumentano i nuclei familiari con figli dove a lavorare è solo la donna (dal 5% del2008 si raggiunge l’8,4% nel 2012) Cresce il numero delle donne occupate nelle coppie in cui l’uomo è in cerca di occupazione (+21,2%) o disponibile a lavorare (+53,9%) Cresce l’occupazione femminile per le donne di nuclei monogenitore di 36mila unità (soprattutto nel mezzogiorno e al nord) Aumenta il numero delle madri in coppia in cerca di occupazione (+ 34,5%) Il numero medio di figli per donna è di 1,42 ed è sostenuto dalle donne straniere (2,07 figli ) L’età delle madri italiane al parto è di 32,1 anni, mentre per le stranieri è di 28 anni. Le ricadute sulla fertilità

L’Italia ha problemi strutturali di incremento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro; ha mancato gli obiettivi della Strategia di Lisbona (occupazione femminile al 60%), non sembra in linea neanche con quelli definiti dalla Strategia Europa 2020 (75% per l’occupazione di uomini e donne) Esistono aspetti strutturali della partecipazione femminile al mercato del lavoro che non solo continuano a non essere risolti ma sono ulteriormente aggravati dalla crisi economica Gap di genere in tutti gli indicatori del mercato del lavoro; “Specificità femminile” nello scivolamento dall’occupazione all’inattività; Prevalenza femminile nei lavori non standard (soprattutto per la classe giovanile); Segregazione per genere del mercato del lavoro, sia per settori e professioni che per posizioni gerarchiche; Forte incidenza della condizione familiare e della presenza di figli sulla partecipazione al mercato del lavoro con conseguente discontinuità occupazionale legata all’evento maternità; Forti divari territoriali; Divario retributivo di genere costante … in sintesi

Le donne e il lavoro in Puglia Gli indicatori che prenderemo in considerazione Analizzati alla luce di alcune criticità tra cui quelle riferite alla conciliazione vita-lavoro Tasso di attività - rapporto tra le forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento. Tasso di occupazione - rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento. Tasso di disoccupazione - rapporto tra i disoccupati e le corrispondenti forze di lavoro. Tasso di inattività - rapporto tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento. La somma del tasso di inattività e del tasso di attività è pari al 100%.

Tasso di attività e tasso di inattività femminile Aumenta la disponibilità a lavorare di: Donne con diploma di maturità (8,9%) e fino alla licenzia media (+ 2,8%) Donne con età anni (+33,6%) e anni (+8,7%) Diminuiscono le disponibilità a lavorare tra le donne laureate (- 12,1%) e tra le donne con età anni (-25,3%) e anni ( - 9,7%) Tasso sempre elevato anche se in crescita rispetto al 2010, ma in leggera flessione (0,2) rispetto al 2012(-4,4%) Il tasso di attività femminile è in aumento dal 2010 con una leggera flessione (- 0,2%) rispetto al 2012(+4,4%) E’ solo effetto della crisi? Tasso di attività (15-64 anni) MFGap di genere Puglia67,6%38,6%29% Italia73,9%53,5%20,4% Tasso di inattività(15-64 anni) MFGap di genere Puglia32,4%61,4%31% Italia26,6%46,4%20,02%

Aumenta il numero delle giovani donne che né lavorano né seguono alcun corso di formazione I giovani in questa condizione sono identificati con il termine NEET (Not in Employment and not in any Education and Training) Nella fascia d’età anni i Neet maschi sono il 33,3% e le donne 35,0 con un incremento di oltre 4 punti percentuali nel corso dell’ultimo anno Profilo delle donne non disponibili Donne “scoraggiate” Donne che preferiscono lavorare saltuariamente e senza contratti formali Donne che non trovano lavori adeguati ai bisogni di conciliazione

Tasso di occupazione femminile in Puglia anni Uomini occup ati Donne occup ate Gap di genere Puglia55,4%29,5%28,5% Media naziona le 64,8%46,8%20% Rispetto all’anno precedente l’occupazione femminile ha perso 2 punti percentuali, come del resto a livello nazionale. Tale diminuzione avviene dopo una biennio di crescita dell’occupazione femminile con un recupero di unità - rispetto al biennio precedente in particolar e nel lavoro indipendente ma, in quale fascia d’età si determina il gap? Fascia di etàGap di genere anni36% anni42% anni40% Tale recupero ha riguardato le fasce di età centrali dai 35 ai 49 anni. Domande: la crisi ha influenzato un cambiamento di ruoli tra maschi e femmine? Ovvero stanno dando i primi frutti le politiche sviluppate a livello regionale? +25% nella fascia di età prossime alla pensione Effetto Fornero più che effetto di crescita della domanda?

Caratteristiche dell’occupazione femminile in Puglia Titolo di studio % sulla Popolazione attiva femminile Occupate Fino alla licenza media 53,4%31,6 Diploma di maturità 34,945,1 Laurea11,723,2 Il titolo di studio paga: le donne con alti titoli di studio sono quelle con il tasso di attività più elevato in tutte le classi d’età MA ……. Si conferma la difficoltà per le giovani di trovare e mantenere un’occupazione anche con titoli di studio elevati Commerci o Altri servizi Altre attività Fino alla licenza media 16,850,732,4 Diplomate21,265,813 Laureate6,888,94,3 Il fenomeno del sottoinquadramento Maggior incremento, nel 2012, nella fascia d’età 35-44

Ma qualcosa sta cambiando? Giovani che abbandonano prematuramente gli studi (c.d. Dispersione scolastica) Tot. MF Puglia30,219,524,114,6 Italia 22,918,221,015,2 Sud27,621,224,218,2 Indicatore Europa % Diritti a scuola Diploma universitario o equivalente (30-34 anni) Tot.MF MF Puglia11,59,513,415,510,820,2 Italia15,613,018,420,315,924,7 Sud12,910,715,116,413,019,9 Indicatore Europa % Bollenti Spiriti Ritorno al Futuro Dottorati di ricerca Laboratori Urbani, Catalogo Interregionale dell’Alta Formazione Dote occupazionale Contratti di Programma Imprenditoria femminile Aiuti agli investimenti per ricerca nelle PMI

L’occupazione femminile distribuite per settori Oltre la metà dell’occupazione femminile si concentra in 4 settori Diminuisce nella P.A per mancato rinnovo dei contratti temporanei e per mancato turn over; Cresce in agricoltura e nell’industria come lavoro autonomo; Cresce nei servizi alle imprese e alle persone. Oltre i 2/3 delle occupate è concentrata nella posizione impiegata o operaia; Quota molto bassa nelle posizioni apicali (dirigenti e imprenditrici) La crescita maggiore è nei servizi alle persone, alle famiglie e ai servizi di cura (nel 2012 il 12% dell’occupazione totale e il 23% dell’occupazione femminile)

Le tipologie contrattuali: il contratto a tempo determinato (% sul totale delle donne occupate) M

Le forme contrattuali “atipiche” rilevanza della quota di contratti Co.Co. Co. caratteristica di “stagionalità” nel settore pubblico Notevole incremento, + 19,7%, rispetto allo stesso periodo del 2010

Regime d’orario: il part-time % sul totale dell’occupazione femminile % incremento 2012 % sul totale dell’occupazione maschile % incremento ,59,57,04,0 Per le donne il lavoro part-time cresce nelle fasce d’età 35 anni (61%) 54 anni (65%) Sul totale dei lavoratori part- time le donne rappresentano il 70% Il part-time involontario rappresenta i 2/3 del part-time totale

Lavoro, maternità e congedi parentali: Indice di concentrazione per tipologia di contratto La quota delle donne alle dipendenze con contratti a tempo determinato in Puglia raggiunge il 23,5%, superiore a quella del Mezzogiorno (19,1%) e a quella della media nazionale (9%). Forte contrazione tra il 2010 e il 2011 – 2,2% Dimissioni per maternità in aumento costante

I congedi parentali in Puglia Le donne rappresentano il 90% del totale dei beneficiari (la media nazionale è del 89,3%). Donne con contratto a tempo determinato PugliaMezzogiornoNordMedia nazionale Circa il 30%27,3%2%6,1% In forte contrazione già nel 2012

Disoccupazione femminile MFGap di genere Puglia17,8% 23,3%5,5% Italia11,5% 13,12,4% Le caratteristiche delle ex occupate e in cerca di occupazione Il 90% aveva un’occupazione alle dipendenze 2/3 si concentrano nella fascia di età anni Il 42% è stato espulsa dai settori: commercio, ricettività alberghiera e ristorazione Il 13% dall’industria manifatturiera Il 42% è senza titolo di studio o licenza media Il 46% ha un diploma di scuola superiore Il 12% è laureata Tra le giovani disoccupate ( fascia d’età anni) il tasso di disoccupazione delle laureate (37,1%) è superiore di circa 6 punti rispetto a quello delle diplomate (31,8%) Incremento del 4,1% rispetto all’anno precedente

21 A partire dal 2011 la Regione Puglia ha avviato una sperimentazione relativa a misure di sostegno al reddito delle occupate e degli occupati e dei liberi professionisti residenti nel territorio regionale pugliese, in linea con le misure già previste dalla legislazione e dalla contrattazione collettiva. Questa prima sperimentazione, prevista dal Piano straordinario del Lavoro, è stata cofinanziata grazie all’Intesa Conciliazione Vita – Lavoro del DPO. La sperimentazione ha coinvolto, a seguito di Avviso Pubblico Regionale, nello specifico tre Enti Bilaterali (EBAP, Ente Bilaterale Artigianato Puglia, EBINTER Provincia di Bari, EBT, Ente Bilaterale Turismo Puglia, questi ultimi due afferenti a Confcommercio) e l’Ordine degli Avvocati di Bari. La linea prescelta ha previsto la costituzione presso gli enti bilaterali pugliesi e gli ordini professionali di Fondi pubblico privati per la flessibilità nel lavoro, con l’intento di sostenere l’occupazione femminile grazie al riconoscimento ed al soddisfacimento dei bisogni di conciliazione. Sulla base di una progettazione di dettaglio dei candidati ammessi, le azioni hanno riguardato: 1.integrazione al reddito delle lavoratrici in astensione facoltativa fino alla concorrenza del 100% del reddito di riferimento, per un periodo predeterminato; 2.integrazione contributiva previdenziale delle lavoratrici madri/lavoratori padri che chiedono la riduzione dell’orario di lavoro nel 1°, 2° e 3° anno di vita del bambino, atta a garantire il versamento del 100% dei contributi; 3.integrazione al reddito di lavoratrici/lavoratori che richiedono il congedo di cura familiare fino alla concorrenza del 100% del reddito di riferimento; 4.contributo alle spese di conciliazione certificate. Fondo pubblico privato per il sostegno alla genitorialità nel lavoro Le misure di conciliazione attive in Puglia

I DATI

Strutture per l’infanzia

Catalogo on line per l’infanzia e l’adolescenza D.D. 1425/2012 Il Catalogo on-line dei servizi per l'infanzia raccoglie tutti i soggetti e le strutture che hanno presentato regolare domanda di iscrizione al Catalogo e che erogano servizi per l'infanzia e l'adolescenza (dai 3 mesi ai 17 anni). il Catalogo on-line dei servizi per l'infanzia è attivo e consultabile su rtal/PianoLavoro/InfanziaeAdolescenza,. rtal/PianoLavoro/InfanziaeAdolescenza Quali sono i servizi iscrivibili al Catalogo asili nido, asili nido condominiali piccoli gruppi educativi centri socio-educativi diurni centri ludici per la prima infanzia Ludoteche servizi per l'integrazione scolastica e sociale extrascolastica dei diversamente abili servizi socio-educativi innovativi e sperimentali per la prima infanzia servizi di contrasto alla povertà e alla devianza servizi educativi per il tempo libero centri polivalenti per minori attività educativa domiciliare Quali requisiti devono avere le strutture e i soggetti erogatori di servizi per fare domanda a) l'autorizzazione comunale definitiva al funzionamento b) l'iscrizione nell'apposito Registro regionale ( L.R. n. 19/2006 e R.R. n. 4/2007), o con procedura di iscrizione in corso

Alcune considerazioni L’assenza delle donne dal mercato del lavoro ha conseguenze rilevanti nel mercato, nell’economia e fuori dal mercato:  Non si innesta la spirale di consumo e produttività (meccanismo moltiplicatore)  Riflessi sul PIL  Incidenza sulla fecondità L’occupazione femminile è un requisito per la crescita di tutto il sistema Stime della Banca d’Italia dicono che portando l’occupazione femminile al 60% Si giungerebbe ad un aumento del prodotto interno lordo del 7%; ma anche semplicemente allineando, su base regionale, l’occupazione delle donne a quella degli uomini si avrebbe un aumento del PIL del 4%

Quali le difficoltà Le difficoltà per le donne dell’ingresso nel mercato del lavoro si possono rintracciare in alcuni elementi, tra i quali:  La struttura economica e produttiva del paese  La preferenza dell’offerta  Le dinamiche della domanda di lavoro  I meccanismi discriminatori delle imprese  La difficoltà oggettiva di conciliazione  Il calcolo economico costi/benefici tra lavoro e non lavoro

La “piccola biblioteca” della conciliazione vita-lavoro Macchioni E. (2012), Welfare aziendale - buone pratiche di conciliazione famiglia-lavoro, eBook3, in Molendini S. (2012), Le politiche di genere della regione puglia, in Rivista di scienze sociali, numero 4, Studi di genere, Foggia. Pedrini M. (2010) La conciliazione famiglia-lavoro - un'opportunità per imprese e pubbliche amministrazioni - guida operativa, Altis, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano Quadrelli I. (2012) Promuovere la conciliazione tra responsabilità familiari e impegno lavorativo nei luoghi di lavoro, in Working/paper, n.2 Roma: Saraceno C. (2013), La conciliazione di responsabilità familiari e attività lavorative: paradossi e equilibri imperfetti, in Polis, 17/(2) Todisco A. (2010), La conciliazione famiglia-lavoro - un'opportunità per imprese e pubbliche amministrazioni, Guida Operativa, Milano, Educatt. Treu T.(2013), Welfare aziendale, Ipsoa, Milano 2013 Bergamante F., La modulazione dei tempi di lavoro. uno strumento di conciliazione, Osservatorio Isfol, 2011, n.2, Italia Lavoro, (2012), Donne in Italia. una grande risorsa non ancora pienamente utilizzata, Roma. Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, (2012), Rapporto sulla coesione sociale, Roma. Mocetti S., Olivieri E., Viviano E., (2011), “Le famiglie italiane e il lavoro”, Stato e Mercato, n. 2, Il Mulino., “Il lavoro femminile in tempo di crisi”, Stati Generali delle donne in Italia – Cnel II Commissione, Roma, 2012