Le AREE VALUTARIE E L’UME L’euro. I benefici e i costi di una valuta comune La teoria delle Aree Valutarie Ottimali (AVO) L’Europa è un’area valutaria ottimale? La politica fiscale e le aree valutarie.
L’Euro Il Trattato di Maastricht del 1992 stabilisce: I diversi criteri da soddisfare per entrare a far parte della costruenda area valutaria. Una tabella di marcia per l’entrata in funzione della moneta comune Regole riguardanti la creazione della Banca Centrale Europea (BCE). L’euro è entrata ufficialmente in vigore il 1 gennaio 1999 e il 1 gennaio 2002 le banconote e le monete in euro hanno iniziato a circolare.
L’Euro Inizialmente i paesi dell’eurozona erano 12. Oggi sono 18. L’unione economica e monetaria (UME) era vista come necessaria al fine di completare la costruzione del mercato comune europeo (CEE). L’Atto Unico Europeo, approvato dal Parlamento europeo nel 1986, identificava 300 misure che avrebbero favorito il completamento del mercato comune.
L’Euro Una serie di Direttive europee sono state emanate al fine di indicare ai paesi aderenti i 4 obiettivi da raggiungere: Libera circolazione di beni, servizi, lavoro e capitali tra gli stati membri; progressiva armonizzazione delle leggi, dei regolamenti e delle disposizioni amministrative tra gli stati membri; politica comune della concorrenza; tariffa esterna comune.
I Benefici di una valuta comune Eliminazione dei costi di transazione dovuti alla conversione delle diverse valute. Riduzione della discriminazione di prezzo. Diventa sicuramente più difficile nascondere le differenze di prezzo tra paesi quando si usa una valuta comune. Riduzione della variabilità dei tassi di cambio che crea incertezza ogni qualvolta si scambia tra paesi.
I costi di una valuta comune Perdita della sovranità monetaria per il paese aderente e conseguente impossibilità di gestire la politica monetaria sfruttando la variazioni nel valore esterno della moneta per aggiustamenti maroeconomici.
I costi di una valuta comune Supponiamo che vi sia un cambiamento nelle preferenze tale per cui i beni francesi sono preferiti a quelli tedeschi. La curva di domanda aggregata si sposterà verso sinistra in Germania e verso destra in Francia portando ad una maggiore disoccupazione in Germania ed a una maggiore pressione sui prezzi in Francia.
Spostamento delle preferenze dai beni tedeschi a quelli francesi
I costi di una valuta comune Se i governi non intervengono le economie ritorneranno, nel lungo periodo, al loro tasso naturale di disoccupazione. Se i due paesi hanno ciascuno la propria moneta allora le fluttuazioni di breve periodo nella domanda aggregata saranno attenuate da variazioni nel cambio.
Spostamento delle preferenze con tassi di cambio flessibili
I costi di una valuta comune Senza un meccanismo di aggiustamento quale il cambio, i policy makers tedeschi vorrano ridurre il tasso di interesse al fine di dare implulso alla domanda aggregata mentre i governanti francesi favoriranno una salita del tasso di interesse al fine di contenere l’inflazione. La BCE non può soddisfare entrambe i paesi.
I costi di una valuta comune La BCE persegue una politica di stabilità dei prezzi. Se in un paese il tasso di inflazione è al di sotto della media dell’area euro allora la politica monetaria apparirà troppo stringente per le condizioni di quel paese. Se in un paese il tasso di inflazione è al di sopra della media dell’area allora la politica monetaria sarà troppo blanda per le sue condizioni economiche.
Le Aree Valutarie Ottimali (AVO) Un’ area valutaria ottimale è costituita da un gruppo di paesi per i quali risulta ottimale adottare una valuta comune e formare un’unione monetaria. La teoria AVO identifica i criteri necessari affinchè un’unione monetaria risulti ottimale per un gruppo di paesi. L’aggettivo “ottimale” è usato per indicare la capacità dei paesi di limitare i costi dell’unione monetaria e massimizzare i benefici.
AVO: Caratteristiche che riducono i costi della moneta unica Elevata Flessibilità dei salari tale da reagire rapidamente alle fluttuazioni nella disoccupazione in modo da riportare il mercato all’equilibrio nel lungo periodo. Elevato grado di mobilità del lavoro tra i paesi membri dell’unione monetaria in modo da assicurare la stabilità macroeconomica. Es. La migrazione del lavoro dalla Germania alla Francia allevierebbe la pressione inflazionistica in Francia e non farebbe crescere tanto la disoccupazione in Germania.
AVO: Caratteristiche che riducono i costi di una moneta comune Elevata mobilità dei capitali può alleviare gli shock asimmetrici. Se I residenti di un paese vivono una recessione essi possono prendere a prestito denaro dai residenti di un paese che vive invece una fase di crescita in modo da tamponare la caduta del reddito.
AVO: Caratteristiche che riducono i costi di una moneta comune Elevato grado di integrazione commerciale tra le economie dei paesi membri Consideriamo il rapporto tra esportazioni e importazioni intra-UE sul PIL come misura di integrazione commerciale.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Sebbene variabile il grado di integrazione commerciale è piuttosto alto in media tra i paesi. Esso è andato crescendo nel tempo. Il tasso di crescita è cresciuto appena l’Unione è stata creata suggerendo che il livello di integrazione commerciale può oggi essere considerato endogeno. I dati suggeriscono che ci sono significativi vantaggi derivanti dall’UME.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Ricerche effettuate suggeriscono che i mercati del lavoro dell’Europa continentale sono tra i più rigidi al mondo mentre quello del Regno Unito è uno tra i più flessibili. Una ragione è l’elevato grado di contrattazione collettiva comune all’Europa continentale.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? L’Introduzione dell’euro potrebbe avere avuto un effetto negativo sulla flessibilità salariale. Molti accordi salariali collettivi coprono i lavoratori di un’impresa nei vari paesi e una moneta unica favorisce la trasparenza sui differenziali salariali tra I lavoratori di un’impresa nei vari paesi. In tali circostanze è difficile per un’impresa evitare la salita dei salari ad esempio in Germania quando la stessa impresa è obbligata ad aumentare i salari in Francia a causa di un mercato del lavoro rigido, anche se in Germania c’è disoccupazione.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? I costi di un’impresa di ridurre o aumentare al sua forza lavoro sono in genere più alti in Europa continentale che negli USA o nell’UK. Nel complesso è improbabile che gli aggiustamenti agli shocks asimmetrici attraverso i cambiamenti nei salari reali siano significativi nell’Area Euro.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Il lavoro è, com’è noto, immobile tra i 12 paesi dell’Area Euro. Infatti, anche all’interno dei singoli stati dell’Area Euro la mobilità del lavoro è inferiore a quella degli USA. L’Europa soddisfa poco i criteri della Teoria AVO.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Prima dell’introduzione dell’euro, l’integrazione finanziaria tra I paesi dlel’area era abbastanza ridotta. Dall’introduzione dell’euro l’integrazione è aumentata fortemente.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Nel mercato dei titoli governativi i rendimenti dei diversi governi dell’area Euro sono simili e tendono a muoversi insieme, evidenziando così l’elevato grado di integrazione in questo mercato. L’integrazione del mercato finanziario al dettaglio è moto minore. Esiste una limitata attività bancaria cross-border al dettaglio ed esistono persistenti differenze nei tassi di prestito bancari nei diversi paesi.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? I cicli economici nei paesi dell’area euro appaiono positivamente correlati – le fasi di booms e le recessioni sembrano essere molto vicine. Non c’è una chiara evidenza di shocks asimmetrici che influenzino tali paesi.
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Tuttavia un problema resta in quei paesi che registrano persistenti tassi di crescita rispetto agli altri come ad es. l’Irlanda nel periodo 2000-2010
L’Europa è un’area valutaria ottimale? Non esiste una risposta chiara alla domanda. Probabilmente l’unico vero test consiste nel vedere se l’Unione Monetaria sopravviverà nel lungo periodo.
Politica fiscale e aree monetarie il Federalismo fiscale è un sistema fiscale per un gruppo di paesi che prevede un comune bilancio fiscale ed un sistema di trasferimenti fiscali tra paesi. Se un’unione monetaria ha una comune politica fiscale essa opererà così come opera la politica fiscale all’interno di un paese. Il problema è dato dal fatto che chi paga le tasse in un paese non vedrà di buon occhio che tali tasse siano spese per trasferimenti ai residenti di un altro paese.
Politica fiscale e aree monetarie In assenza del federalismo fiscale si pone il problema del potenziale free rider. Qualora un governo aumenti il suo debito esiste sempre la possibilità che il governo dichiari default sul suo debito. Generalmente i mercati finanziari aumenteranno i tassi di interesse quando presteranno ad un governo con un debito così grande.
Politica fiscale e aree monetarie All’interno di un’unione monetaria è probabile che gli altri membri salvino (Bail out) il governo che ha preso a prestito eccessivamente piuttosto che assistere al suo fallimento (default). Se i mercati finanziari si comportano così la penalizzazione in termini di tasso di interesse imposta al governo altamente indebitato sarà minore.
Politica fiscale e aree monetarie Ma poichè tutti gli altri governi sono considerati come sottoscrittori del debito elevato di questo paese,, essi si troveranno tutti a fronteggiare elevati tassi di interesse sui prestiti rispetto a quelli che avrebbero altrimenti avuto. Per cui il governo altamente indebitato prende a prestito ad un tasso più basso di quello che avrebbe al di fuuori dell’unione monetaria e impone costi agli altri membri dell’unione monetaria.
Politica fiscale e aree monetarie I membri delle unioni monetarie possono aderire a accordi di non salvataggio (nobail-out), ma si sostiene che la credibilità di tali accordi sia dubbia. Un insieme di regole fiscali può tuttavia essere usato. Alla nascita dell’UME tale set di regole è stato creato ed è noto come Patto di Stabilità e Crescita.
Politica fiscale e aree monetarie Le regole principali del Patto di Stabilità sono: I Membri devono mirare ad avere pareggi di bilancio. I Membri con deficit di bilancio superiori al 3% del PIL sono soggetti a sanzioni fino al 0.5 % del PIL a meno che il paese stia sperimentando circostanze eccezionali o una recessione in cui il PIL è sceso del 2% o più in un anno.
Politica fiscale e aree monetarie La necessità di mantenere il deficit di bilancio entro il 3% del Pil è collegata alla clausola del Trattato di Maastricht che suggerisce un tetto massimo del debito pubblico non superiore al 60%. Mentre ciò appare logico non è invece chiaro perchè il Patto di Stabilità raccomanda di avere pareggi di bilancio.
Politica fiscale e aree monetarie La questione cruciale è se il deficit massimo consentito sarà sufficiente a permettere che gli stabilizzatori automatici entrino in azione quando l’economia entra in recessione. I primi anni dell’UME furono anni di crescita strisciante del PIL e molti paesi si vennero a trovare con deficit di bilancio in eccesso rispetto alla soglia del Patto di Stabilità, incluse Francia e Germania. Questi paesi hanno poi persuaso gli altri membri a non imporre tasse, e nel 2004 la Commissione Europea ha stabilito delle linee guida per ammorbidire il Patto di Stabilità.
Politica fiscale e aree monetarie Con un sistema di regole rigide ma senza una credibile possibilità di imporre le sanzioni, appare impossibile assicurare la stabilità fiscale nell’area euro. Il sistema oggi si basa sul prestigio nazionale – nessun paese vuole essere visto come irresponsabile e inaffidabile.
Sommario Un’area monetaria è un’area geografica in cui circola un’unica moneta usata come mezzo di scambio. La sua costituzione porta particolari benefici ai suoi membri specialmente se tra essi vi è un elevato grado di integrazione commerciale. Ciò grazie alla riduzione dei costi di transazione e all’eliminazione dell’incertezza sul tasso di cambio.
Sommario Ci sono tuttavia alcuni costi nel partecipare ad un’unione monetaria: La perdita di una politica monetaria indipendente E la perdita della possibilità di manovrare il cambio per gli aggiustamenti macroeconomici. I costi di tali aggiustamenti saranno minori quanto maggiore sarà la flessibilità dei salari reali, la mobilità del lavoro e l’integrazione dei mercati dei capitali tra I paesi membri e quanto meno I membri dell’unione soffrono di shocks asimmetrici della domanda.
Sommario Un gruppo di paesi con un elevato livello di integrazione commerciale, alta mobilità del lavoro e flessibilità dei salari reali ,un elevato livello di integrazione dei mercati fiannziaria e I cui paesi non soffrono di shocks asimmetrici è definito Area Valutaria Ottimale (AVO). Essa si avvantaggia dalla creazione di un’unione monetaria.
Sommario E’ possibile che un gruppo di paesi possa diventare un’Area Valutaria Ottimale dopo aver costituito un’unione monetaria in quanto una moneta comune può favorire ulteriormente l’integrazione commerciale, aiutando a sincronizzare i cicli dei paesi membri e favorendo una crescente mobilità del lavoro e una crescente integrazione dei mercati dei capitali.
Sommario L’area euro mostra in genere un elevato grado di integrazione commerciale e non appare essere caratterizzata da elevati shocks asimmetrici della domanda ma la flessibilità dei salari reali e la mobilità del lavoro sono basse. Sebbene l’introduzione dell’euro ha portato l’area ad un elevato grado di integrazione finanziaria a livello generale, i mercati finanziari al dettaglio rimangono fortemente segmentati a livello nazionale. In generale attualmente l’area euro non è un’area valutaria ottimale anche se potrebbe diventarlo in futuro.
Sommario I problemi di aggiustamento all’interno di un’unione monetaria che non sia un’un’area valutaria ottimale possono essere alleviati dal Federalismo fiscale –un comune bilancio fiscale ed un sistema di tasse e trasferimenti tra i paesi membri. In pratica, tuttavia il federalismo fiscale può essere difficile da implementare per ragioni politiche.
Sommario Con politiche fiscali separate i paesi membri di un’unione monetaria possono dare vita ad un problema di free rider. e’ per questa ragione che un’unione monetaria deve imporre regole alle politiche fiscali dei paesi membri.