Spesa previdenziale tra equità, solidarietà e sostenibilità dei costi Giorgio Fiorino.

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Spesa previdenziale tra equità, solidarietà e sostenibilità dei costi Giorgio Fiorino

22 milioniContribuenti al ,5 milioniLavoratori dipendenti 4,4 milioniLavoratori autonomi 1,1 milioneGestione separata e altri 129,7 Numero medio di contribuenti su 100 pensioni erogate 2

* Non comprende le pensioni liquidate con decorrenza anteriore al 1 gennaio 1989 e le pensioni ai superstiti i cui oneri sono integralmente sostenuti dalla GIAS 3

SPESA PENSIONISTICA PREVIDENZIALE ANNI (milioni di euro) VALORI ASSOLUTIVARIAZIONI 2014/ Assolute% Gestione privata ,0 gestioni previdenziali ,1 oneri a carico GIAS ,5 Gestione dipendenti pubblici ,5 gestioni previdenziali ,3 oneri a carico GIAS ,8 Gestione lavoratori dello spettacolo e sport professionistico ,8 gestioni previdenziali ,7 oneri a carico GIAS ,5 TOTALE SPESA PREVIDENZIALE ,6 4

5

% PENSIONATI E % IMPORTO ANNUO COMPLESSIVO DEL REDDITO PENSIONISTICO PERCEPITO PER CLASSE DI IMPORTO AL

Serie storica e previsione* di alcuni indicatori demografici *Fonte Istat - Previsioni Istat – Anni – ipotesi centrale Anni Speranza di vita alla nascita MaschiFemmine ,582, ,384,3 2030*82,887,7 2065*86,691,5 Alcune componenti demografiche della popolazione italiana (la speranza di vita) 7

*Fonte: ISTAT – Previsioni della popolazione residente – Anni – ipotesi centrale Previsioni* della popolazione italiana residente per classi di età (dati percentuali) Età ,612, ,561,354, ,526,132,6 di cui 85+3,24,510,0 Totale100 Alcune componenti demografiche della popolazione italiana 8

Le componenti socio-economiche (rischio economico – crescita) 1. – banche dati - Osservatori statistici – Disoccupazione, mobilità e tiragggio Cassa integrazione - Report mensile gennaio 2016www.inps.it Le implicazioni macro economiche derivanti dall’aumento della popolazione anziana, in rapporto alla popolazione in età attiva, sono molto più vaste rispetto a quelle connesse al solo sistema previdenziale e alla relativa crescita dei beneficiari. L’invecchiamento determina effetti negativi sulla crescita economica, riduce il tasso di accumulazione del capitale di un’economia e può indurre fenomeni di riduzione di valore degli investimenti privati per il peso crescente del risparmio previdenziale. Durante l’ultima recessione la retribuzione media è diminuita, si è quindi abbassato l’imponibile contributivo: - nel settore pubblico c’è stato un blocco ormai quinquennale dei contratti e delle retribuzioni; - nel settore privato le imprese sono ricorse massicciamente agli ammortizzatori sociali e la retribuzione contrattuale è stata sostituita dalle integrazioni salariali o dalle indennità di mobilità e di disoccupazione (questi ultimi oltre di disoccupati con ammortizzatori – media ) con importi per di più decrescenti nel periodo di fruizione, che oscillano circa tra 700 e euro mensili, con contribuzioni figurative più basse. 9

2. Istat - The heterogeneity of irregular employment in Italy; some evidence from the Labour force survey integrated with administrative data” - Working Papers n.1/2015 negli ultimi anni è aumentato il lavoro precario a tempo determinato, l’elusione contributiva con denuncia di retribuzioni più basse e il lavoro sommerso valutato dall’Istat, pari al 9,8% dell’occupazione ufficiale (circa 2,2 milioni di lavoratori) 2 giovani italiani con lauree tecniche o scientifiche sono emigrati in altri paesi europei ed extra europei e, pur avendo il nostro Paese investito nella loro formazione, ora sono retribuiti e contribuiscono in sistemi previdenziali esteri è aumentato il numero di lavoratori stranieri con attività manuali elementari non qualificate, cui corrispondono basse retribuzioni i giovani che riescono a lavorare sono generalmente sottoccupati o sotto retribuiti rispetto alle loro potenzialità formative. A questi elementi che incidono sulle possibilità di accumulare un adeguato montante contributivo si aggiunge il meccanismo di rivalutazione del montante stesso legato al PIL (c.d. rischio Paese). Le componenti socio-economiche 10

Gli effetti delle riforme previdenziali Di qui l’esigenza di intervento per rendere finanziariamente sostenibile il sistema: l’insieme dei provvedimenti legislativi emanati dal 2007 in poi ha già prodotto e soprattutto produrrà in futuro un notevole risparmio sulla spesa pensionistica prevista. questa notevole riduzione sul fronte delle spese è stata e sarà ottenuta soprattutto attraverso tre interventi: 1.una sensibile diminuzione degli importi delle prestazioni complessive in essere, con il blocco delle rivalutazioni, penalizzazioni per uscite anticipate, contributi di solidarietà e di quelle che saranno percepite dai futuri pensionati, con l’estensione a tutti, dal 1° gennaio 2012, del metodo di calcolo contributivo (= minori uscite) 2.Aumento delle aliquote contributive (= maggiori entrate) 3.una maggiore permanenza al lavoro, mediante l’aumento dell’età legale per la pensione di vecchiaia e un aumento delle anzianità contributive per la pensione anticipata, in relazione agli incrementi della speranza di vita, ottenendo così un minore numero di annualità pagate e maggiori entrate contributive (= minori uscite e contemporaneamente maggiori entrate) 11

Pensione di Vecchiaia Sistema Retributivo e Misto (rispettivamente più o meno 18 anni di anzianità contributiva al ) Età Donne (con almeno 20 anni di anzianità contributiva ) Dipendenti settore privato 63 anni + 9 mesi65 anni + 3 mesi 66 anni + 7 mesi + sper. vita* Autonome 64 anni + 9 mesi65 anni + 9 mesi 66 anni + 7 mesi + sper. vita* Dipendenti sett. pubblico 66 anni + 3 mesi66 anni + 7 mesi 66 anni + 7 mesi + sper. vita* Età Uomini (con almeno 20 anni di anzianità contributiva) Dipendenti settore privato e pubblico - Lavoratori Autonomi 66 anni + 3 mesi 66 anni + 7 mesi 66 anni + 7 mesi + sper. vita* Almeno 67 anni dal Sistema Contributivo (prima contribuzione successiva al 1 gennaio 1996) Stessi requisiti di età e anzianità se: l’importo della Pensione di Vecchiaia è maggiore o uguale a 1,5 volte l’Assegno Sociale (l’assegno sociale nel 2015 è pari a 448,52 euro mensili, ossia euro annui) oppure: 70 anni + 7 mesi di età nel ulteriore speranza di vita* dal 2018 e Anzianità contributiva maggiore o uguale a 5 anni di lavoro effettivo I requisiti Dal 2018 l’ISTAT prevede un ulteriore incremento della speranza di vita di 4 mesi 12

( l’assegno sociale nel 2015 è pari a 448,52 euro mensili, ossia euro annui) Pensione anticipata Sistema Retributivo e Misto (Lavoratori dipendenti e autonomi) (rispettivamente più o meno 18 anni di anzianità contributiva al 1 gennaio 1996) Anzianità Uomini 42 anni + 6 mesi 42 anni + 10 mesi 42 anni + 10 mesi + sper. vita Anzianità Donne 41 anni + 6 mesi 41 anni + 10 mesi 41 anni + 10 mesi + sper. vita La pensione anticipata è calcolata senza penalizzazioni se l'età è 62 anni o più Sistema Contributivo (Lavoratori dipendenti e autonomi) (prima contribuzione successiva al 1 gennaio 1996) Uomini e Donne con 20 anni di anzianità contributiva Età 63 anni e 3 mesiEtà 63 anni e 7 mesi L’importo della Pensione Anticipata deve essere maggiore o uguale a 2,8 volte l’Assegno Sociale I requisiti Se l’età è di 61 anni si applica una penalizzazione sulla quota retributiva*, pari all’1%; Se l’età è di 60 anni la penalità sulla quota retributiva* è del 2% (si aggiunge un ulteriore 1%); Se l’età è pari o inferiore a 59 anni al precedente 2% si aggiunge un ulteriore 2% di penalizzazione per ciascun anno di a nticipo. La penalizzazione non si applica a coloro che maturano il requisito per la pensione anticipata tra il e il *Se il lavoratore è retributivo puro, la quota retributiva su cui si calcola la penalità è quella fino al ; Se il lavoratore è misto, la quota retributiva su cui si calcola la penalità è quella fino al

DipendentiAutonomi Requisito anagrafico e contributivo già maturato entro 31 dicembre 2011 Pensione di anzianità 1) Quota 96 (60 anni età + 36 anz. Contr. Oppure 61 età + 35 anz. Contr.) oppure 2) anzianità contributiva 40 anni con qualsiasi età 1) Quota 96 (60 anni età + 36 anz. Contr. Oppure 61 età + 36 anz. Contr.) oppure 2) Anzianità contributiva 40 anni con qualsiasi età Pensione di vecchiaia Donne sett. Privato 60 anni di età e 20 di anzianità; Uomini + donne sett. Pubblico 65 anni di età Donne e Uomini 65 anni di età e 20 di anzianità Decorrenzadopo 12 mesidopo 18 mesi Regime sperimentale (opzione donna tutto contributivo) fino al 31 dicembre 2015 Requisiti entro il 30 novembre anni e 3 mesi di età + 35 anni di anzianità contributiva 58 anni e 3 mesi di età + 35 anni di anzianità contributiva Regime delle decorrenze12 mesi entro il 30 novembre mesi entro il 30 novembre 2015 Lavoratori salvaguardati (legge n. 214/2011 e s.m.i.) Salvaguardati: lavoratori in mobilità, esodati fondi creditizi, lavoratori in congedo per gravi motivi, prosecutori volontari, dipendenti pubblici esonerati dal servizio, lavoratori cessati Stessi criteri per la pensione di anzianità Pensione di vecchiaia 60 anni donne e 65 uomini con 20 anni di anziantià Stessi criteri per la pensione di anzianità Pensione di vecchiaia 60 donne e 65 anni uomini con 20 anni di anzianità Decorrenzadopo 12 mesidopo 18 mesi Le salvaguardie 14

Numero ed età media effettiva alla decorrenza delle pensioni di Vecchiaia e Anzianità/Anticipata liquidate delle Gestioni principali dell'INPS (esclusa la Gestione Dipendenti Pubblici), per anno di decorrenza e sesso Fonte INPS: nostre elaborazioni su dati Inps - Banche dati- Pensioni decorrenti “Monitoraggio dei flussi di pensionamento rilevazione al 2 luglio 2015” N.B. Sono comprese anche le pensioni supplementari, i prepensionamenti, gli assegni di invalidità trasformati al raggiungimento dell'età di vecchiaia e le pensioni erogate ai salvaguardati. 15 ANNI MASCHIFEMMINEMASCHI E FEMMINE Numero nuove pensioni età media alla decorrenza Numero nuove pensioni età media alla decorrenza Numero nuove pensioni età media alla decorrenza , , , , , , , , , , , , , , , , , ,3 Differenza età ,8 0,4 2,1

Gli effetti delle riforme previdenziali (i risparmi) La Ragioneria Generale dello Stato ha quantificato la spesa previdenziale in percentuale del PIL e l’ha proiettata al 2060 evidenziando i risparmi ottenuti con 4 riforme dell’ultimo decennio, confrontandole al sistema normativo previgente la legge n. 243/2004 (scenario Economic Policy Committee – EPC – Working Group on Ageing Populations Sustainability - AWG-): Riforma Monti – Fornero (D.L. n. 201/2011 convertito con legge n. 124/2011) Riforma Berlusconi – Sacconi (D.L. n. 98 del ) Riforma Berlusconi – Sacconi (D.L. 78/2010 tra cui introduzione delle finestre mobili 12 mesi per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per gli autonomi) Riforma Maroni (legge 243/2004 tra cui innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi c.d. “scalone”) 16

17

Il grafico evidenzia che l’insieme degli interventi di riforma, a partire dalla legge n. 243/2004, producono una riduzione della spesa in rapporto al PIL di circa 60 punti percentuali di PIL se si cumula fino al Di questi, circa 40 punti di PIL sono da attribuire alle riforme precedenti il D.L. n. 201/2011 e 19 punti alla riforma Monti-Fornero (cumulati fino al 2050). La riforma del 2012 produce risparmi per circa 30 anni fino a circa il 2045; dal 2045 al 2060 il maggiore importo medio delle pensioni si compensa con il minor numero di pensioni vigenti dovuto all’innalzamento progressivo dei requisiti di accesso. 18

Gli effetti delle riforme previdenziali Riassumendo: Con la riforma Monti-Fornero l’Italia, nonostante abbia la popolazione tra quelle più anziane d’Europa, ha messo a punto una serie di interventi che sul fronte dell’invecchiamento garantiscono in modo strutturale la sostenibilità del sistema di previdenza pubblica mediante: -Introduzione del sistema contributivo per tutti da 1 gennaio 2012 (equivalenza attuariale tra contributi e prestazioni) -Innalzamento dei requisiti minimi anagrafico-contributivi per tutte le pensioni di vecchiaia e anticipate (minor numero di pensioni in pagamento) - Revisione periodica dei coefficienti di trasformazione (biennale dal 2019), in base alle variazioni della speranza di vita calcolata dall’Istat e il calcolo annuale del coefficiente di rivalutazione del montante contributivo (tasso di rivalutazione del montante) sempre calcolato dall’Istat, si effettuano con automatismi procedurali (riforma Sacconi - legge 122/2010 e s.m.i.) e l’adozione di decreti interministeriali MEF e Ministero del Lavoro (periodico adeguamento all’andamento dell’economia e alla durata della vita residua) 19

20

Ulteriori spazi di intervento possibili Un intervento, ancora da fare sul fronte della spesa previdenziale, potrebbe essere la razionalizzazione della spesa assistenziale per invalidità civile che sta ancora lievitando in modo consistente concentrando ed attribuendo all’INPS tutta la fase di accertamento sanitario. Molto resta ancora da fare per far incrementare le entrate contributive con politiche tese a migliorare: I tassi di occupazione, i tassi di natalità (politiche per la natalità, per gli asili nido), trattenimento al lavoro dei lavoratori anziani, rinnovo dei contratti collettivi congelati, emersione del lavoro nero, incentivi al rimpatrio dei giovani laureati italiani emigrati all’estero, recupero dei crediti contributivi Inps; Visti anche gli esiti positivi derivanti dall’introduzione del nuovo ISEE (dal 75% al 20% delle dichiarazioni con patrimonio nullo) occorre razionalizzare le erogazioni legate a condizioni reddituali con indicatori della situazione economica più precisi, più facili da controllare e più rappresentativi della reale condizione economica del beneficiario. 21

Pensioni e mercato del lavoro - gli sgravi contributivi gli sgravi contributivi a favore delle aziende, ossia minori contributi pagati all’Inps, pesano sul bilancio 2013 dell’Istituto per circa 13,5 miliardi lo Stato li finanzia attraverso la Gestione interventi assistenziali – GIAS con la fiscalità generale il provvedimento per l’assunzione a tempo indeterminato nel 2015 prevede uno sgravio contributivo a favore delle imprese private nel limite massimo di euro per ciascun lavoratore e per ciascuno degli anni e una parte del 2018 (art. unico, commi e 313 della legge n. 190/2014 e delle disposizioni del D. Lgs. 81/2015). Le relazioni tecniche della RGS 1 mostrano come parte di questi sgravi andranno ad aumentare il disavanzo Inps, per la parte non finanziata dallo Stato e che restano a carico dell’Istituto circa 11,4 miliardi di euro in 4 anni, senza contare che altri 3,5 miliardi di finanziamento del Fondo di Rotazione affluiscono all’erario piuttosto che alla GIAS Inps. 1 RGS – Relazione tecnica alla legge di stabilità 2015 – Legge 23 dicembre 2014, n

Gli sgravi contributivi – effetti sul bilancio INPS diminuiscono le entrate contributive di complessivi milioni di euro per il pagamento delle pensioni vigenti nel quadriennio con il sistema a ripartizione Tale contrazione si può accogliere favorevolmente solo se sarà in grado di generare aumento stabile dell’occupazione Come è stato anche evidenziato dalla Corte dei Conti nella delibera 6/2016 «ove le nuove assunzioni dovessero risultare ascrivibili a mere trasformazioni della durata e della natura contrattuale dei rapporti in essere il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale. Inoltre, tenuto conto del periodo massimo di trentasei mesi di durata dell’esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, la scadenza delle agevolazioni potrebbe determinare un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro - instaurati o trasformati in funzione della decontribuzione - con conseguente ricorso alle prestazioni a sostegno al reddito e all’adozione di misure per la ricollocazione dei lavoratori.» 23

RGS – Relazione tecnica alla legge di stabilità 2015 (+ valori positivi per la finanza pubblica; - valori negativi per la finanza pubblica) – valori in milioni di euro, al lordo effetti fiscali Gli sgravi contributivi – effetti sul bilancio INPS 24

La riforma delle pensioni deve essere legata all’evoluzione del mercato del lavoro ovvero alla fase in cui avviene l’accumulazione pensionistica; il sistema oltre che sostenibile finanziariamente deve anche essere sostenibile socialmente. E sotto questo profilo abbiamo almeno tre problemi seri: 1.Giovani, con entrata molto ritardata mercato lavoro e spesso basse retribuzioni ed elevata discontinuità; 2.over 55 che sono espulsi e non riescono a ricollocarsi; 3.Adeguatezza pensioni future Gli interventi auspicabili 25

Gli effetti teorici (innalzamento medio dei tassi di sostituzione per effetto aumento età) potrebbero non generare effetti concreti univoci. L’allungamento vita lavorativa eleva il rischio di discontinuità lavorativa (adeguato periodo di contribuzione); L’allungamento vita lavorativa eleva il rischio salute e autosufficienza (welfare integrato); L’allungamento dell’età pensionabile crea sfiducia e incertezza Adeguatezza 26

La riforma del sistema va fatta rapidamente L’età media dell’elettore mediano passerà da 44 (2005) a circa 55 anni (2060) (EU 15). L’opportunità di ulteriori aggiustamenti si restringe: da troppe riforme passeremo all’impossibilità di una riforma? Il potere, economico, politico, elettorale dei pensionati impedirà un aggiustamento della spesa pensionistica a scapito della popolazione attiva? Probabile rilevante conflitto tra le generazioni 27

Per accrescere l’adeguatezza del sistema serve un nuovo meccanismo di solidarietà. Ridisegnare sistema su 3 pilastri: a.Primo pilastro di base (definire per chi) e condizioni di accesso (minimo anzianità/contribuzione) (finanziato dalla fiscalità generale) b.II pilastro a ripartizione contributivo c.III pilastro fondi pensione, volontario? Le linee di una possibile riforma 28

Come si finanzia il primo pilastro? Con quali basi imponibili? Mix di interventi a.Interne al sistema: ad es.: con un contributo di solidarietà su pensioni elevate e con il completamento dell’armonizzazione delle regole per le categorie ad oggi escluse b. e con risorse esterne: sistema tributario generale – ridistribuzione degli interventi Le linee di una possibile riforma 29

Previdenza Complementare A oggi hanno aderito i segmenti del mercato del lavoro più forti e protetti: Uomini, intorno ai 50 anni, del nord, di aziende con molti dipendenti, dipendenti privati, iscritti al sindacato, con altri investimenti finanziari. Condizioni e campagna adesioni erano tali che solo questi soggetti avrebbero aderito? Le linee di una possibile riforma 30

Il Progetto «La mia pensione» avviato dall’INPS si pone l’obiettivo di colmare questa carenza informativa. Ma per varie ragioni (inerzia, ignoranza, sottostima, ecc...) i lavoratori anche informati potrebbero non aderire. come risolvere dilemma adesioni? Una possibile opzione potrebbe essere quella di passare da un sistema volontario ad uno semi-obbligatorio (adesione contrattuale con contributo del datore di lavoro). Ma resta il gap di tutela per chi è fuori dal mercato del lavoro e per chi ha basso livello di reddito con risorse insufficienti per aderire alla previdenza complementare Le linee di una possibile riforma 31