7. Significa non farci condizionare dai giudizi e dalle valutazioni degli altri, ma di credere in noi stessi e al nucleo divino che si cela in ciascuno.

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Transcript della presentazione:

7. Significa non farci condizionare dai giudizi e dalle valutazioni degli altri, ma di credere in noi stessi e al nucleo divino che si cela in ciascuno di noi.

8. Significa riuscire a perdonarci. Friedrich Nietzsche afferma: Getta via il malcontento sul tuo essere, perdo­na a te stesso 6. Soltanto quando riusciamo a perdona­re le nostre debolezze, le fragilità relazionali, spirituali, caratteriali queste perderanno la loro forza distruttiva e si trasformeranno in punti di forza. 6. NIETZSHE FRIEDRICH, Umano, troppo umano. Frammenti postumi ( ), in Opere di Friedrich Nietzsche, a cura di G. Colli, M. Montanari, Adelphi. Milano 1965, 4/II, p. 201.

9. Significa smettere di fare confronti con le altre per­sone che riteniamo più brave, più intelligenti, più capaci di noi. Si tratta piuttosto di vedere, per usare un’immagine, il nostro giardino, i nostri fiori, i nostri frutti e apprezzarli, anziché vedere sempre i fiori e i frutti del giardino accanto.

10. Significa, infine, sentirci amati e accettati incondizionatamente da Dio. Più che conquistare Dio, dobbiamo lasciarci conquistare da Lui. Più che tendere ad amarlo siamo chiamati a lasciarci amare da Lui.

De­smond Tutu scrive: 7. DESMOND TUTU, Anche Dio ha un sogno, L’ancora del mediterraneo. Napoli 2004, p. 37.

Giovanni Salonia afferma: il Signore non si arrende, ci ama e continua ad amarci senza stancarsi. Non gli interessa come siamo o quello che facciamo. Lui ci ama comunque e sempre. E fa di tutto: continua a incarnarsi, a farsi piccolo, ad assumere tutta la nostra umanità per stare con noi e salvarci GIOVANNI SOLONIA, Le sue braccia sempre aperte, Pozzo di Giacobbe, Trapani 2011.

Il segreto per essere felici è credere di essere amati da Lui, con un amore grande, passionale, tenero, acco­gliente e misericordioso. Papa Francesco afferma: per Dio noi non siamo numeri, siamo importanti, anzi sia­mo quanto di più importante Egli abbia; anche se peccatori, siamo ciò che gli sta più a cuore PAPA FRANCESCO nel discorso di insediamento sulla Cathedra Romana, 7 aprile 2013.

Se potessimo vedere e credere a quanto ci ama Dio, la nostra vita cambierebbe e niente ci scalfirebbe, ma vivremmo la nostra esistenza segnata da una gran­de gioia e pace. Al riguardo l’evangelista Giovanni nella sua prima lettera dice: In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo unigenito Figlio, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione dei nostri peccati (1Gv 4,9-10).

 C’è un primo amore, quello di Dio, il nostro non è altro se non una risposta al suo. “Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19). Allora impegnia­moci a chiedere questa grazia, vivremo meglio la nostra vita quotidiana e rifletteremo sugli altri questo amore e questa serenità che vengono da Lui.

ESPERIENZA. LA PREGHIERA DEL CUORE Per vivere bene questa esperienza suggerisco di creare delle condizioni ottimali.

La prima: rilassatevi, e se non è un problema, chiudete gli occhi. Mettetevi in contatto con il vostro respiro. (Pausa)

La seconda: smettete di sentirvi inseguiti e di inseguire gli eventi della vita. Per fare questo è fondamentale che vi fermiate, entrando in contatto con voi stessi per scoprire il vostro spazio interiore e ritirarvi in esso.

La terza: provate a consapevolizzare come vi sentite in questo momento. (Pausa)

La quarta: non state a giudicare ciò che affiora dentro di voi. Lasciate che ogni cosa sia come deve essere. Accet­tate voi stessi con tutto ciò che c’è dentro di voi. (Pausa)

La quinta: offrite a Dio ciò che trovate dentro voi stessi, con la certezza che il Suo calore e la Sua luce possano tra­sformare ogni cosa e renderla vitale e pacificante. (Pausa)

Per cinque minuti provate a pronunciare lentamente, nel silenzio del vostro cuore e con fervore, le seguenti pa­role: “Gesù, tu sei l’Amore”. Ripetete queste parole quan­to più potete e lasciate che il vostro cuore sia ricolmo di lode e di gratitudine. Rimanete semplicemente con Gesù in questo momento prezioso. (Pausa)

Poi, dolcemente, passate ai successivi cinque minuti. Anche noi siamo destinati a diventare i diletti di Dio. La­sciate che questa verità: “Gesù, io sono l’amato di Dio da tutta l’eternità e per tutta l’eternità” si depositi nel pro­fondo del vostro cuore. (Pausa)

Infine, andate avanti nei successivi cinque minuti, di­cendo nel silenzio del vostro cuore: “Gesù, noi tutti siamo gli amati di Dio”. Lasciate che le persone entrino nel vostro cuore: il vostro confratello, il parrocchiano antipatico, il vi­cino., un parente, qualcuno di cui avete letto sul giornale del mattino. La cosa importante è non escludere nessuno”. (Pausa)

Concludete l’esperienza e lasciatevi toccare e traspor­tare dalle immagini del Salmo 22, affidandovi al Signore. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me, Signore. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; Cospargi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. Amen

Che cosa ho sperimentato attraverso questa espe­rienza e quali le mie risonanze emotive?