Marcarino Simone D-DAY Sbarco in Normandia D-DAY Sbarco in Normandia.

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La seconda guerra mondiale. 1° settembre 1939: le truppe tedesche invadono la Polonia  escalation di violenza  combattimenti totali  moltiplicarsi.
Transcript della presentazione:

Marcarino Simone D-DAY Sbarco in Normandia D-DAY Sbarco in Normandia

INDICE PROLOGO (pag.3) I PREPARATIVI DELLO SBARCO (pag.4) INGANNI E STRATEGIE (pag.5) I PARACADUTISTI (pag.6;7;8) LO SBARCO SU OMAHA BEACH (pag.9;10) OSTACOLI SUL TERRENO (pag.11;12) ARMI INDIVIDUALI STATUNITENSI (pag.13) ARMI INDIVIDUALI TEDESCHE (pag:14) CARRI E MEZZI Di TRASPORTO ALLEATI (pag.15;16) ARTIGLIERIA TEDESCA (pag.17) IL CIMITERO Di OMAHA BEACH (pag.18)

PROLOGO Lo sbarco in Normandia fu l’inizio dell’invasione dell’Europa da parte degli alleati(USA-GRAN BRETAGNA). Ebbe luogo appunto in Normandia (una regione della Francia) il 6 giugno 1944. Fu’ la più imponente operazione militare della storia alla quale parteciparono 3 milioni di uomini (di cui 1.700.000 erano americani, 1 milione tra inglesi e canadesi, il resto erano francesi, norvegesi, belgi, polacchi e cecoslovacchi); un numero incalcolabile di carri armati, circa 13.000 aerei e migliaia di navi.

I PREPARATIVI DELLO SBARCO La svolta giunse con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, l’unico alleato che con la sua potenza militare avrebbe permesso di condurre una vera strategia offensiva contro la Germania (la Gran Bretagna, pur in grado di confrontarsi con i tedeschi sul mare e in cielo, non poteva in alcun modo minacciare direttamente le posizioni tedesche con un azione terrestre). Di tutta l’Europa occidentale, solo 2 aree erano idonee allo sbarco: -la zona di CALAIS, che offriva molti vantaggi (porti, maggiore vicinanza al confine tedesco) ma era maggiormente difesa. -La NORMANDIA che era più sguarnita e garantiva l’ utilizzazione di un grande porto (CHERBOURG) e di un’area in cui fare affluire i rinforzi per la campagna successiva allo sbarco.

Il 4 giugno la squadra di meteorologi annunciò un cattivo tempo per i prossimi 2 giorni, con nuvole basse, un forte vento ed un mare agitato. Il generale Dwight David Eisenhower decise di rinviare l’operazione di almeno 24 ore (6 giugno) e di richiamare le navi che erano già salpate. Il giorno dopo i meteorologi annunciarono un miglioramento del tempo, quindi si decise di attaccare il 6 all’alba. INGANNI E STRATEGIE Prima dello sbarco furono avviate azioni diversive per convincere i tedeschi che lo sbarco sarebbe avvenuto là dove essi lo aspettavano, nella zona di CALAIS. I bombardamenti si infittirono sulla città e sul territorio circostante. Mentre la flotta di invasione navigava verso la NORMANDIA, un’altra flotta finta (guidata dal generale Putton) scortata da aerei si dirigeva verso CALAIS. L’inganno riuscì tanto bene che i tedeschi continuarono a credere che lo sbarco in NORMANDIA fosse solo un diversivo e che la vera invasione avrebbe avuto luogo a CALAIS, dove essi continuarono ostinatamente a mantenere il grosso delle forze.

I PARACADUTISTI (101°AIRBORNE-DIVISIONE AVIOTRASPORTATA) Equipaggiamenti: Durante il D-day i soldati più fortunati portavano da 30 a 40 Kg di equipaggiamento. Quelli meno fortunati avevano gran parte dell’equipaggiamento (arma primaria, esplosivo, altri oggetti) contenuto in sacche da gamba, che venivano spesso perdute durante il lancio (si strappavano immediatamente a causa del getto dell’elica). Per lanciarsi su un territorio sconosciuto i paracadutisti dovevano essere preparati a qualsiasi condizione o situazione dovessero incontrare. Il normale equipaggiamento di un paracadutista nel D-day comprendeva: fucile; baionetta; munizioni; esplosivi; acqua; coltelli; razione; maschera antigas; kit da pasto; bussola; corda; bende; kit igienico; tagliacavi ed effetti personali. Quasi tutti questi oggetti erano contenuti in sacche attaccate all’ uniforme. .

OBIETTIVI E FATTI Il 6 giugno 1944 i paracadutisti delle divisioni 101° e 82° composte circa da 15.000 uomini, si lanciarono all’una del mattino nella zona compresa tra CARENTAN e SAINT MERE EGLISE, avrebbero dovuto assicurarsi il possesso di posizioni chiave che permettessero una rapida avanzata dalle spiagge all’entroterra. Purtroppo il lancio fu troppo impreciso e solamente 6.000 uomini furono in grado di combattere, molti si persero, altri annegarono nelle zone allagate dai tedeschi, intrappolati nel loro paracadute e a causa dell’enorme peso del materiale trasportato, altri invece atterrarono in posizioni totalmente sbagliate. I superstiti riuscirono a raggrupparsi grazie ad un giocattolo metallico che imitava il rumore della cavalletta (per sfortuna di alcuni soldati questo rumore si confondeva con il caricamento del fucile MAUSER tedesco). Gli uomini dell’ 82° furono più precisi della 101°, grazie anche all’esperienza della Sicilia, mentre i secondi erano carenti nella pratica.

Distintivo della 101°AIRBORNE DIVISION (detta anche divisione delle “aquile urlanti”), divisione impegnata nel D-day e nel resto della campagna di Francia. Un paracadutista della 101° divisione aviotrasportata a bordo del C47 con l’equipaggiamento al completo. Sopra:alcuni soldati della 101° divisione in perlustrazione. Sotto:tre Americani della 101°divisione (della compagnia “easy”-simbolo bianco sull’elmetto del primo soldato-) impegnati in uno scontro a fuoco in Normandia.

LO SBARCO (OMAHA) Operazioni di sbarco I bombardieri alleati bombardarono pesantemente le spiagge della Normandia, a causa della scarsa visibilità questi ritardarono il lancio delle bombe, cosi facendo le formidabili difese su OMAHA non furono minimamente sfiorate. Il mare era particolarmente agitato e, dopo l’intervento navale, la fanteria (1° ondata) sbarcò alle ore 6.30, ma a causa del mancato bombardamento aereo, furono bloccati pesantemente (i tedeschi erano agguerriti e preparati). Sotto il fuoco nemico i soldati americani non poterono fare altro che cercare riparo dietro gli ostacoli tedeschi o le barriere naturali sulla spiaggia, subendo forti perdite. I genieri non furono cosi in grado di aprire i varchi ai mezzi di supporto (carri armati)e alla fanteria; identica sorte toccò alla 2° seconda ondata che, messa in acqua verso le ore 7.00, sbarcò solo parzialmente verso le ore 8.00. Date le numerose perdite e le difficili circostanze il generale BRADLEY pensò per un attimo di cessare le operazioni di sbarco; di conseguenza diede ordine alla flotta di bombardare nuovamente le difese nemiche. Questa ottima decisione permise ai valorosi soldati in azione di progredire (tra l’altro ai tedeschi iniziarono a scarseggiare le munizioni). Particolarmente coraggiosi furono i pompieri del genio che liberarono la spiaggia di gran parte dei corpi dei compagni caduti che ivi si trovavano ammucchiati. Dopo alcune ore di combattimento i soldati americani riuscirono a stabilire una fragile testa di ponte, ma al prezzo di 3.000 morti, altrettanti feriti e dispersi tra le onde del mare (se i tedeschi fossero stati in grado di sferrare un violento contrattacco, i soldati americani sarebbero stati rigettati in mare). Alle ore 10.00 del mattino OMAHA BEACH era sotto il controllo americano e i soldati statunitensi iniziarono ad avanzare nell’entroterra.

Soldati americani a bordo dei mezzi da sbarco si preparano ad invadere la spiaggia di OMAHA. Molti soldati persero la vita sotto il fuoco nemico. Una volta sbarcati i soldati americani si trovano di fronte uomini ben preparati che li mettono in serie difficoltà. I morti vengono sepolti direttamente sulla spiaggia per poi essere riesumati e sepolti sopra OMAHA BEACH, dove oggi sorge il cimitero dei caduti. Le forze americane dopo il D-day si mobilitano nell’entroterra.

Ostacoli sul Terreno Cancelli Belgi Un altro ostacolo per i mezzi da Oltre al fitto tiro dei cannoni, mitragliatrici, ecc. le truppe da sbarco dovevano superare una fitta serie  di ostacoli (come si vede nello schema) posti sulla battigia delle spiagge, questi ostacoli consistevano in cancellate di ferro, pali su cui erano poste mine, che, con l'alta marea venivano sommersi dall'acqua ed erano impossibili da individuare, cavalli di frisia e filo spinato seguiti  da una fitta serie di campi minati ( si conta che nel 1944 erano state posizionate circa 4.000.000 di mine) Cavallo di Frisia Era costruito da traversine di ferro, la forma a riccio determinava il fatto che  se anche l'ostacolo veniva fatto rotolare costituiva sempre lo stesso ostacolo Cancelli Belgi Un altro ostacolo per i mezzi da sbarco, era costituito dai "Belgian Gates" costruiti di ferro, durante l'alta marea non erano visibili e potevano causare gravi danni ai mezzi da sbarco, anche su questi ostacoli venivano collocati mine esplosive a contatto.

Pali con mine affisse Un altro micidiale ostacolo per i mezzi da sbarco, era costituito da lunghi pali conficcati nel terreno a rampa, su cui venivano fissate mine Teller a contatto, durante l'alta marea le mine venivano sommerse dall'acqua rendendole invisibili Asparagi di Rommel Questo tipo di ostacolo costituito da pali conficcati nel terreno, non era posizionato proprio sulla battigia, ma nei campi nell'entroterra, che in oltre erano  stati deliberatamente  allagati, per cercare di sventare un eventuale sbarco di paracadutisti Fossati anticarro scavati nella spiaggia

ARMI INDIVIDUALI STATUNITENSI MITRAGLIATRICE LEGGERA CALIBRO 7.62x63 mm PESO 8.8 Kg LUNGHEZZA 121 cm ALIMENTAZIONE CARICATORE DA 20 PROIETTILI FUCILE SEMIAUTOMATICO CALIBRO 7.62x63 mm PESO 4.3 Kg LUNGHEZZA 110 cm CARICATORE DA 8 PROIETTILI Thompson M1 FUCILE MITRAGLIATORE CALIBRO 7.62X63 mm PESO 7.4 Kg LUNGHEZZA 105 cm CARICATORE DA 20 PROIETTILI

ARMI INDIVIDUALI TEDESCHE MITRAGLIATRICE MG 42 MITRAGLIATRICE LEGGERA MP40 CARICATORE DA 32 PROIETTILI FUCILE Di PRECISIONE GEWEHR 43 CARICATORE DA 10 PROIETTILI

CARRI E MEZZI Di TRASPORTO ALLEATI Lo SHERMAN è sicuramente il più comune dei carri armati Alleati  usati durante la Seconda guerra Mondiale. Nel D-day però lo Sherman, data la sua forma e il suo debole armamento, non era paragonabile ai carri Tedeschi Panzer e Tiger visto che il suo cannone da 75 mm. non era in grado di perforare la corazza di questi carri, se non con un tiro diretto, e  a distanza ravvicinata. Divenne comune per tutti gli equipaggi dei carri di irrobustire la corazzatura dello Sherman con pezzi di cingolo saldati nei punti più vulnerabili o con sacchi di sabbia. La sua grande versatilità e maneggevolezza gli permisero di diventare il carro standard di tutte le forza alleate  visto che dal 1942 al 1946 furono costruiti circa 50.000 esemplari in moltissime versioni e modifiche speciali, agevolando notevolmente lo svolgimento di tutta la campagna di Normandia.

Mc Donnell Douglas C47 “Spooky” Dakota Aereo militare convertito dal velivolo civile DC3 utilizzato per il trasporto tattico e lancio paracadutisti. Nella versione da lancio poteva ospitare fino a 20 paracadutisti con il loro completo equipaggiamento. Aliante “WACO” Aliante AS-51 “Horsa”

ARTIGLIERIA TEDESCA Cannone Flak 88 mm. Con il suo diametro della  canna da  88 mm e' sicuramente la miglior arma messa in campo dall'esercito  tedesco durante tutta la guerra, progettato e costruito dalla Krupp poteva essere utilizzato si come cannone antiaereo, che come cannone anticarro. La formula della canna calibro  88 venne montata su moltissimi carri armati Tigre. Per il trasporto del pesante cannone veniva impiegato un cingolato (foto in Basso), su cui trovavano posto anche i serventi eLa squadra di un 88 comprendeva normalmente 8 serventi più un comandante, schierati come nello schema (di fianco).  A ogni cannoniere corrispondeva una sigla K1, K2 ecc. Il Comandante C dopo aver stimato la distanza del bersaglio servendosi di un osservatore oculare, impartiva i comandi al K1 e K2 addetti ai volanti che muovevano la canna. Il K6 regolava un meccanismo  che programmava le spolette dei proiettili affinché esplodessero alla distanza voluta (antiaree) o per impatto. Il K7 inseriva la punta in tale meccanismo e il K3  inseriva il proiettile da 11,3 Kg nella culatta , la chiudeva e faceva fuoco a comando, il K5 e il K8 passavano i proiettili al K7. durante lo scontro con i carri armati i pezzi da 88  usavano potenti proiettili perforanti a contatto che distruggevano l'obbiettivo anche a un chilometro di distanza. le munizioni.

IL CIMITERO Di OMAHA Tutt’oggi vicino ai luoghi dello sbarco si erge, in memoria delle migliaia di soldati uccisi, il cimitero commemorativo di Saint Laurent, visitato tutto l’anno da curiosi e parenti delle vittime di una delle più cruente battaglie della storia.