di tonnellate la produzione mondiale di sostanze chimiche i composti chimici inorganici e organici di sintesi. Almeno prodotti vengono prodotti commercialmente ed immessi nel mercato (e quindi nell’ambiente) con un incremento di all’anno. Si hanno pertanto decine di migliaia di potenziali fonti di rischio per la salute dell’uomo e dei biosistemi ma, purtroppo, solamente per una minima frazione di questi sono disponibili dati tossicologici ed ecotossicologici(*). Mentre in precedenza l’impatto chimico sull’ambiente era visto principalmente come un fattore di rischio solamente potenziale per l’uomo, a partire dagli anni ‘60 si è cominciato ad affrontare il rischio chimico con crescente interesse e sistematicità. (*) Fonte: European Environment Agency, Europe’s Environment - The Dobrís Assessment, Copenhagen 1995.
Alla fine del 1991 erano stati catalogati 121 incidenti nel Major Accident Reporting System (MARS), una banca dati in cui sono stati raccolti i casi più rilevanti di incidenti avvenuti in Europa, individuati sulla base della Direttiva del Consiglio europeo 82/501/CE, nota come “Direttiva Seveso”.
Il disastro di Bhopal del 1984, il più grave incidente chimico-industriale della storia, fu causato dal rilascio accidentale!? di 40 tonnellate di isocianato di metile (MIC), prodotto dalla Union Carbide; un'azienda multinazionale americana produttrice di pesticidi, localizzata nel cuore della città di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh.
Il rilascio di isocianato di metile, iniziato poco dopo la mezzanotte del 2 dicembre 1984, uccise più di persone, avvelenandone da a ; almeno morirono come conseguenza dell'intossicazione. Alcune fonti affermano che il disastro provocò un numero ancora maggiore di morti e feriti. Nel novembre 2004 gli investigatori della BBC confermarono che la contaminazione era ancora viva.
L’isocianato di metile è un liquido chiaro, incolore, con un odore pungente e causa lacrimazione e temporanea cecità. È altamente infiammabile e solubile in acqua ma reagisce con essa se in ambiente chiuso. L’isocianato di metile deriva dalla reazione della monometilammina e del fosgene. Simboli di rischio chimico CH 3 NH 2 + CH 3 NCO + HCl Isocianato di metile Fosgene COCl 2
Sono chiamate frasi R alcune frasi convenzionali che descrivono i rischi per la salute umana, animale ed ambientale connessi alla manipolazione di sostanze chimiche. Sono chiamate frasi S alcune frasi convenzionali che descrivono i consigli di prudenza cui attenersi in caso di manipolazione di sostanze chimiche. Sono frasi codificate dall'Unione Europea nella direttiva 1988/379/CEE, sostituita dalla direttiva 1999/45/CEE (a sua volta modificata dalla direttiva 2001/60/CEE). Ad ogni frase è associato un codice univoco composto dalla lettera R seguita da un numero. Ad ogni codice corrispondono le diverse traduzioni della frase in ogni lingua ufficiale dell'Unione Europea. È previsto dalle attuali normative che ogni confezione di prodotto chimico rechi sulla propria etichetta le frasi R e le frasi S corrispondenti al prodotto chimico ivi contenuto.
Frasi R: R 12-23/24/25-36/37/38 R 12: Estremamente infiammabile. R 23/24/25: Tossico per inalazione, ingestione e contatto con la pelle. R 36/37/38: Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle. Frasi S: S 1/ S 1: Conservare sotto chiave. S 2: Conservare fuori portata dei bambini. S 9: Conservare il recipiente in un luogo ben ventilato. S 30: Non versare mai acqua in questo prodotto. S 43: In caso d'incendio utilizzare apparecchi estintori specificati dal produttore. S 45: In caso d'infortunio o di malore, consultare immediatamente un medico (recare possibilmente con sé l'etichetta). CH 3 NCO Metil isotiocianato
PERICOLI FISICI: Il vapore è più pesante dell'aria e può spostarsi lungo il suolo; è possibile una accensione a distanza. Il vapore si miscela bene con aria, si formano facilmente miscele esplosive.
PERICOLI CHIMICI: La sostanza può polimerizzare quando pura. La sostanza può polimerizzare per forte riscaldamento e sotto l'influenza di metalli; si decompone al contatto con acqua. La sostanza si decompone rapidamente a contatto con acidi e basi producendo gas tossici acido cianidrico, ossidi di azoto e monossido di carbonio. Attacca alcuni tipi di plastica e di gomma.
EFFETTI DELL'ESPOSIZIONE A BREVE TERMINE: La sostanza è gravemente irritante per gli occhi, la cute e il tratto respiratorio. Corrosivo per ingestione. L’inalazione di vapore può causare edema polmonare e reazioni asmatiformi. L'esposizione può portare alla morte. Gli effetti possono essere ritardati. E' indicata l'osservazione medica. EFFETTI DELL'ESPOSIZIONE RIPETUTA O A LUNGO TERMINE: Contatti ripetuti o prolungati possono causare sensibilizzazione cutanea. La sostanza può avere effetto sul tratto respiratorio. Causa tossicità per la riproduzione o lo sviluppo umano.
Era il 4 maggio 1980 quando il presidente della Union Carbide, Warren Anderson, premeva il bottone per l’avvio alla produzione del Sevin indiano. Il primo obiettivo dell'azienda era il SAFETY FIRST annunciato nelle sue campagne promozionali, ossia la sicurezza del personale innanzitutto, e per questo motivo l'azienda donò all'ospedale della città (Hamidia) l'attrezzatura necessaria per la rianimazione in caso di contaminazioni gassose e allestì un piccolo ospedale interno per eseguire tutti gli esami necessari al controllo dello stato di salute dei lavoratori e alla cura di eventuali disturbi respiratori. I medici che vi operavano non erano però stati istruiti circa patologie dovute a fughe di gas, in particolare di isocianato di metile. Nel 1981 la produzione del Sevin si innalzò raggiungendo le duemilasettecento tonnellate, metà della capacità produttiva della fabbrica.
CH 3 NH 2 + CH 3 NCO + HCl Isocianato di metile Fosgene COCl 2
Nome IUPAC2-naftil metilcarbammato Nome d’usoSevin Codice identificativo Numero CAS Proprietà Formula molecolareC 12 H 11 NO 2 Peso molecolare g/mol AspettoSolido cristallino incolore Punto di fusione142 °C
In origine, la Union Carbide scoprì questo composto e ne iniziò la commercializzazione nel A lungo, fu il terzo insetticida utilizzato negli Stati Uniti d’America per la disinfestazione dei giardini, delle foreste, ma usato anche in agricoltura. In seguito, l’azienda venne assorbita dalla Bayer attraverso l’acquisto della Aventis CropScience, che ne controllava per intero il pacchetto azionario.
Sulla tossicità di questo composto non mancano pareri e studi molto controversi. Risulterebbe essere un inibitore della colinesterasi e potenzialmente tossico per l’uomo se sottoposto ad una prolungata esposizione. Attualmente l’EPA lo classifica come un potenziale carcinogeno umano. Se ne consiglia un uso limitato e comunque per breve periodi dato che risulta tossico anche per un gran numero di insetti e di crostacei, indispensabili e assolutamente non pericolosi. Ad esempio, risulta molto tossico per le api. Oral LD 50 : Da 250 mg/kg a 850 mg/kg per i topi Se ingerito, gli uomini sono in grado solo parzialmente di metabolizzarlo e espellerlo tramite le urine.
Nell’autunno del 1983 gli impianti di sicurezza vennero disattivati: sospesa la produzione, non aveva senso spendere denaro per mantenere in esercizio i sistemi d’allarme e intervento (!!!). La refrigerazione delle vasche del MIC fu interrotta, la sospensione della manutenzione ordinaria e lo spegnimento della fiamma pilota della torre di combustione, ultimo sistema di sicurezza per bloccare eventuali fughe di gas contaminante, furono sospese. Alla fine del 1983 a Bhopal non c’era più neanche un ingegnere. La “bella fabbrica” chiuse definitivamente. Il 26 ottobre 1984, 63 tonnellate di isocianato di metile restavano nelle vasche non più refrigerate.
Anche la sera del 2 dicembre bisogna lavare i tubi. Il personale non specializzato di turno esegue gli ordini scritti sin dove possibile. Le istruzioni dicono: isolare le sezioni dei tubi, immettere acqua e lavare. Ma quella sera una delle saracinesche si è talmente incrostata che l’acqua non passa in nessun modo e la sua pressione aumenta. Tre ore sono passate dall’apertura dell’acqua e dal cambio di turno. Per una non corretta interpretazione degli ordini, o meglio a causa del degrado dell’impianto, le tubature non bene isolate causano la fuoriuscita dell’acqua che scorre verso la cisterna piena di MIC. È mezzanotte circa quando alcuni operai di guardia sentono uno strano odore nell’aria: cavolo lesso, l'odore dell’isocianato di metile allo stato gassoso. L’acqua è arrivata nella vasca provocando la reazione del MIC. Le 42 tonnellate di MIC si disintegrano in un’esplosione di calore che trasformerà rapidamente il liquido in un vortice gassoso. La pressione è sbalzata di colpo a trenta libbre al pollice quadrato, successivamente a 55.
Il gas viaggia verso la torre di decontaminazione, dove dovrebbe trovare la fiamma del bruciatore pronta a incenerirlo. Ma la fiamma è spenta e il gas trova, come ostacolo, solo valvole chiuse. Quando le valvole saltano a causa della forte pressione, un geyser altissimo sprizza sopra l’impianto. Il sovrintendente di turno, pur non potendo bloccare l’eruzione della vasca 610, impedisce che la contaminazione si propaghi alle restanti 21 tonnellate di MIC della vasca 611. Ma il vento non risparmia la catastrofe, l'“Hiroshima chimica”, la nuvola “assassina”, dovuta all’esplosione del MIC, si dirige verso le bidonville dei quartieri poveri che si trovano nella Spianata nera, abbattendosi senza rumore su centinaia di migliaia di persone. Nelle strade le persone muoiono, tra spasmi, con polmoni e occhi in fiamme. Gli ospedali sono colmi di migliaia di agonizzanti che, diventati ciechi, soffocano e vomitano. I medici non sanno cosa fare.
I tecnici della Carbide non hanno dato informazioni sulla composizione della nube tossica, non sono autorizzati, dicono, e quindi non è facile trovare un antidoto. Impossibile stabilire con esattezza il numero dei morti, furono sterminate intere famiglie, moltissimi senzatetto. I mussulmani vennero sepolti in fosse comuni, gli indù bruciati a centinaia. Persero la vita all’incirca persone solo nella prima notte, tra 20 e morirono nei mesi successivi, si ebbero più di intossicati.
DANNI ALLA SALUTE UMANA/1 Nessuno saprà mai il numero esatto delle persone che perirono in seguito alla catastrofe di Bhopal, poiché non ne morirono solo nella notte tra il 2 e il 3 dicembre del 1984 e nei mesi susseguenti, ma anche negli anni successivi, e tuttora. A subire gli effetti della nube tossica fu più di mezzo milione di bhopalesi, tre abitanti su quattro della capitale del Madhya Pradesh. Dopo gli occhi e i polmoni, tra gli organi più colpiti c’erano il fegato, i reni, l’apparato digestivo e quello genitale, oltre al sistema nervoso e a quello immunitario. Innumerevoli vittime caddero in uno stato di spossatezza tale da rendere impossibile ogni movimento. Molti accusavano crampi, pruriti insopportabili, emicranie ricorrenti. Nei basti alcune donne non potevano accendere i fornelli per cucinare senza rischiare un’emorragia polmonare a causa del fumo. Migliaia di sopravvissuti privi di difese immunitarie si ammalarono di itterizia.
DANNI ALLA SALUTE UMANA/2 Molti danni neurologici si manifestavano con convulsione e paralisi, che portavano al coma e alla morte. Tante anche le malattie di natura psicologica, come la sindrome da panico che faceva sprofondare i pazienti in uno stato ansioso incontrollabile. Accelerazione del ritmo cardiaco, sudori, tremori, depressioni, crisi d’impotenza, anoressia.
Il Governo indiano e quello del Madya Pradesh, nel 1985, richiedono alla Carbide un risarcimento di 3 miliardi e 300 milioni di dollari, per le vittime e le loro famiglie. Solamente nel 1989 fu raggiunta una transizione in base alla quale la Union Carbide si impegnava a pagare 470 milioni di dollari per compensare parenti delle vittime e sopravvissuti. Tuttavia dei 470 milioni di dollari versati dalla Carbide, pagate le parcelle degli avvocati che avevano lavorato per il governo indiano, e le tangenti ai funzionari corrotti, le vittime del massacro hanno avuto un obolo di 300 dollari, non coprendo neanche le spese mediche.
Tra il 1995 e il '96 poco più di mezzo milione di persone ha ricevuto 300 dollari a testa. Quanto bastava per curarsi per 5 anni. Briciole se paragonate ai 30 miliardi di fatturato annuo della Dow Chemicals o ai 10 milioni di dollari pagati dalla Dow alla famiglia di Joshua Herbs che ebbe un danno cerebrale causato dall’esposizione ad un pesticida prodotto dall’azienda (il Dursban). (Come se il cervello di un bimbo americano valesse 10 milioni di dollari e quello di un bimbo indiano 500 dollari)
Bhopal conta oggi circa duecentomila persone affette da malattie croniche conseguenti alla tragedia, che ogni mese continua a mietere da dieci a quindici vittime. Migliaia sono ciechi, o hanno avuto i polmoni danneggiati in maniera tale da non poter più lavorare; in molti casi la respirazione è così limitata che non consente loro di camminare. Tuttora si manifestano casi di insufficienza respiratoria, tosse persistente, ulcerazione della cornea, cataratta giovanile, anoressia, febbri ricorrenti, ustione della pelle, depressione, stati di debolezza. Altissimi casi di cancro e di tubercolosi, numerosi disturbi ginecologici cronici, come assenza di mestruazioni o la loro comparsa 4/5 volte al mese, nonché menopausa precoce.
Si notano infine fenomeni di ritardo nella crescita tra i giovani dai sedici ai vent’anni, i quali ne dimostrano appena dieci. Un recente studio condotto a Bhopal sui modelli di crescita degli adolescenti, pubblicato dal “Journal of American Medical Association”, ha trovato un ritardo selettivo nella crescita dei bambini maschi nati da genitori esposti a quella miscela gassosa. I bambini risultano più bassi, magri, e hanno la testa più piccola rispetto agli adolescenti di genitori non esposti e mostrano, inoltre, una crescita anormale in cui la parte superiore del corpo risulta proporzionalmente più piccola di quella inferiore.
CONTAMINAZIONE AMBIENTALE Già nei primi anni dell’apertura della fabbrica, la Union Carbide iniziò a inquinare il sito dove sorgeva la sua industria. Infatti nei basti, che sorgevano vicino alla “bella fabbrica”, in uno dei loro pozzi si iniziò a sentire un forte odore pestilenziale. L’acqua era di uno strano colore biancastro, quei pozzi furono i primi a “scoprirsi” inquinati. Subito dopo questo episodio, la direzione della fabbrica fece delle analisi, i risultati furono così catastrofici che la stessa direzione ne vietò la divulgazione. I campioni di terra raccolti oltre il perimetro del reparto del Sevin avevano evidenziato un’elevata presenza di mercurio, cromo, nichel, piombo. Nell’acqua dei pozzi situati a sud, sud-est dell’industria, furono rilevati cloroformio, tetracloruro di carbonio e benzene.
In un'inchiesta di BBC Radio 5 del 14 novembre 2004, è stato mostrato che l'area è ancora contaminata da 'migliaia' di tonnellate di sostanze chimiche tossiche tra cui esaclorobenzene e mercurio contenute in contenitori aperti o abbandonate sul terreno. Alcune aree sono così inquinate che chi vi si trattiene per più di una decina di minuti rischia una perdita di conoscenza. La pioggia trascina queste sostanze nel terreno contaminando pozzi e sorgenti d'acqua.
L’isocianato di metile deriva dalla reazione della monometilammina e del fosgene. Simboli di rischio chimico
Il fosgene è stato sintetizzato per la prima volta dal chimico John Davy nel Fu inizialmente usato come arma chimica dai francesi nel 1915; dapprima i tedeschi iniziarono ad aggiungerne piccole quantità al cloro per aumentarne la tossicità. Poco tempo dopo si iniziò ad usarlo tal quale. Si calcola che i morti dovuti all'uso del fosgene nella prima guerra mondiale siano stati circa L'esercito italiano ha utilizzato il fosgene in Libia e in Etiopia durante la campagna d'Africa sia contro militari sia contro civili
Il fosgene (o cloruro di carbonile) a temperatura ambiente è un gas incolore estremamente tossico e aggressivo, dal tipico odore di fieno ammuffito. La sua formula chimica è COCl 2, il suo numero CAS è Da un punto di vista sistematico, è il dicloruro dell'acido carbonico. È un prodotto di sintesi, ma piccole quantità possono formarsi in natura dalla decomposizione e dalla combustione di composti organici contenenti cloro.
Il fosgene è un veleno particolarmente insidioso, perché non provoca effetti immediati. In genere, i sintomi si manifestano tra le 24 e le 72 ore dopo l'esposizione. Combinandosi con l'acqua contenuta nei tessuti del tratto respiratorio, il fosgene si decompone in anidride carbonica e acido cloridrico; quest'ultimo dissolve le membrane delle cellule esposte causando il riempimento delle vie respiratorie di liquido. La morte sopraggiunge per combinazione di emorragie interne, shock e insufficienza respiratoria.
Industrialmente, il fosgene viene prodotto facendo fluire ossido di carbonio e cloro gassosi su un letto di carbone ad alta porosità, che agisce da catalizzatore. La reazione che avviene è: CO + Cl 2 → COCl 2 La reazione è esotermica, ovvero avviene con sviluppo di calore, quindi il reattore deve essere raffreddato continuamente per allontanare il calore che viene prodotto. In genere la reazione viene condotta a temperature comprese tra i 50°C ed i 150°C; sopra i 200°C il fosgene torna a decomporsi in cloro e ossido di carbonio.
Un'altra reazione in cui viene prodotto fosgene è quella tra tetraclorometano e acqua ad alte temperature: CCl 4 + H 2 O → COCl 2 +2HCl Per via dei problemi di sicurezza legati al suo trasporto ed al suo stoccaggio, quasi sempre il fosgene è prodotto ed utilizzato nello stesso impianto chimico. Il fosgene è principalmente impiegato come materia prima nella produzione di polimeri, tra cui i poliuretani, i policarbonati e le poliuree. Viene usato anche per produrre isocianati e cloruri acilici, intemedi nelle produzioni di pesticidi, coloranti e molecole di interesse farmaceutico. Tramite l'uso del fosgene è possibile isolare alcuni metalli - tra cui alluminio e uranio - dai loro minerali, ma si tratta di processi poco usati per via della pericolosità della sostanza
Un sopravvissuto, Champa Devi Shukla, ricorda che "Era come se qualcuno avesse cosparso il mio corpo con pepe rosso, i miei occhi lacrimavano, muco colava dal naso ed avevo la schiuma alla bocca. La tosse era così forte che la gente era preda del panico. La gente correva in tutte le direzioni, tutti erano solo preoccupati di raggiungere qualche posto sicuro e così correvano. Quelli che cadevano non erano aiutati da nessuno, ma erano calpestati dagli altri. La persone si arrampicavano e si urtavano gli uni con gli altri nel tentativo di salvarsi, anche le mucche correvano in tutte le direzioni e nella corsa travolgevano la gente“.
La nuvola di gas velenoso era così densa e bruciante che la gente era praticamente ridotta alla cecità. Mentre ansimavano nel tentativo di respirare, l' effetto soffocante del gas aumentava. Il gas bruciava occhi e polmoni e attaccava il loro sistema nervoso. La gente perse il controllo del proprio corpo: urina e feci scorrevano sulle gambe e donne abortirono mentre correvano. Ma, secondo Rashida Bi, un sopravvissuto che perse per cancro cinque familiari che erano stati esposti al gas, "quelli che scamparono furono gli sfortunati: i fortunati sono quelli che morirono in quella notte". Gli ospedali locali furono subito sopraffatti dal numero di avvelenati, ad aggravare ancor più la crisi fu la mancata conoscenza di quali gas avessero colpito la popolazione e quali fossero gli effetti attesi.
Osama bin LadenWarren Anderson
L'acido cianidrico (o acido prussico) è un acido debole di formula bruta HCN. I suoi sali sono chiamati cianuri. A temperatura ambiente è un liquido volatile incolore i cui vapori hanno un tipico odore di mandorle amare. È un composto molto reattivo e estremamente tossico: 300 ppm di vapori di acido cianidrico nell'aria possono uccidere una persona nell'arco di pochi minuti. La tossicità è dovuta allo ione cianuro (CN - ) che combinandosi con il rame ed il ferro presenti nel sito attivo dell'enzima citocromo c ossidasi, blocca la catena di trasporto degli elettroni e, di conseguenza, la respirazione cellulare.
La dose mortale per via orale è di circa 1-2 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo, mentre una dose più alta conduce a morte pressoché istantanea. Supporti solidi quali piccole palline o dischetti, di polpa di legno o farina fossile impregnati di acido cianidrico costituivano lo Zyklon B, il pesticida usato nei campi di sterminio della Germania nazista per condurre esecuzioni di massa. L'acido cianidrico è prodotto industrialmente e impiegato come reagente intermedio nella sintesi di numerosi composti chimici quali materie plastiche, coloranti, esplosivi, farmaci. Viene prodotto o per reazione tra un cianuro ed un acido forte o per sintesi diretta a partire da ammoniaca e ossido di carbonio.
Zyklon B (o Zyclon B) era il nome commerciale dell'acido cianidrico. Anche se utilizzato solo in un numero limitato di campi, principalmente ad Auschwitz e Majdanek, lo Zyklon B è oggi ricordato come uno dei simboli più tragicamente evocativi dell'Olocausto. Il pesticida, sviluppato originariamente negli anni '20 da Fritz Haber, un ebreo tedesco. Era composto da piccole palline o dischetti, di polpa di legno o terra diatomacea che venivano impregnate con acido cianidrico, uno stabilizzatore ed una sostanza irritante d'allarme. Le palline rilasciavano l'acido cianidrico in forma di gas quando venivano rimosse dai loro contenitori sottovuoto. Lo Zyklon B fu inizialmente usato nei campi di concentramento per lo spidocchiamento e il controllo del tifo.
Dai bonifici effettuati dalle SS a questa società si deduce che furono forniti al campo di concentramento di Auschwitz: kg di Zyklon B nel kg di Zyklon B nel kg di Zyklon B nel 1944 Per uccidere un uomo erano necessari circa 70 milligrammi. Cinque o sette chili di questo acido, fatto cadere nella camera della morte attraverso un'apertura nel soffitto, consentivano di uccidere persone nel giro di pochi minuti. Laddove l'uso di tale metodo si fosse rivelato antieconomico, i nazisti preferivano utilizzare iniezioni di fenolo: ad Auschwitz veniva utilizzata una soluzione acquosa di fenolo, iniettata direttamente nel ventricolo sinistro, la quale causava la morte entro secondi.
Scatolette di Zyklon B usate dai nazisti trovate nel lager
L'ICMESA (Industrie Chimiche Meda Società Azionaria) era un'industria chimica di titolarità svizzera che operava nella città di Meda sul confine con il comune di Seveso. Nata in Svizzera nel 1924 con il nome di Società Industrie Chimiche Karl Benger, il 29 novembre 1945 spostò lo stabilimento a Meda, vicino a Seveso (MI) e cambiò l'acronimo in Industrie Chimiche Meridionali SA.' L'ICMESA faceva parte del gruppo Givaudan & C. di Vernier S.A. di Ginevra, che fu a sua volta acquistato nel 1963 dal gruppo Hoffmann-La Roche AG. di Basilea; aveva 170 dipendenti.
Lo stabilimento ICMESA comincia la sua attività nel Lo stabilimento produce prodotti farmaceutici. Da subito iniziarono le proteste degli abitanti della zona e le denunce per gli effetti che l'impianto aveva sull'eco-sistema della zona: gas maleodoranti che fuoriuscivano dai camini, l'inquinamento del torrente Certosa. Ma tutte le denunce sugli effetti nocivi della fabbrica e le varie accuse furono rigettate dai dirigenti dello stabilimento e non vennero mai presi provvedimenti. Produceva intermedi per l’industria cosmetica e farmaceutica tra i quali, a partire dal 1969 e con produzione intensificata negli anni ‘70, il 2,4,5-triclorofenolo (TCP), composto tossico non infiammabile utilizzato come base per la sintesi di erbicidi.
Cosa sono: I composti fenossicarbossilici sono costituiti da una unità fenossicarbossilica (derivati dell’acido acetico) variamente sostituita con cloro sull’anello aromatico. I più usati sono l’acido 2,4- diclorofenossiacetico (2,4-D) e l’acido 2,4,5- triclorofenossiacetico (2,4,5-T).
FENOSSIACIDI ,4 –D Acido 2,4-diclorofenossiacetico 2,4,5-T Acido 2,4,5-triclorofenossiacetico MCPA Acido 2-metil-4-clorofenossiacetico
In particolare, ci interessa un reattore in cui avveniva l’idrolisi alcalina di TCB (1,2,3,4-tetraclorobenzene) a 2,4,5-triclorofenato, composto intermedio della preparazione di triclorofenolo. All’interno dell’ICMESA la lavorazione del TCB di norma avveniva mediante una reazione esotermica termostatata a °C. A temperature molto superiori si può innescare la produzione in concentrazioni elevate di un’impurità, la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p- diossina (TCDD), indicata come diossina, molecola assai pericolosa per le caratteristiche di altissima tossicità, persistenza e stabilità ma poco conosciuta al tempo dell’incidente. Al momento dell'esplosione del reattore chimico si era già al corrente tra gli addetti, che con il surriscaldamento dei materiali di lavorazione si sarebbe formata diossina, ma si sapeva anche, che aumentando la temperatura i tempi di reazione chimica dei prodotti sarebbe diminuita (da 5 a 1 ora) e si avrebbe avuto più prodotto in meno tempo.
1°stadio 2°stadio
3°stadio Sottoprodotto diossine 2,4,5-T
UTILIZZO Al contrario l ’ acido 2,4,5-T e ’ usato per diserbare il sottobosco, per esempio lungo i bordi delle strade e i corridoi lungo le linee elettriche.
UTILIZZO L ’ acido 2,4-D viene impiegato come diserbante per uccidere le erbe incolte a foglia larga nei prati, lungo i percorsi e nei campi da golf oltre che nei campi coltivati. Il 2,4-D è enormemente impiegato per il controllo delle erbe incolte sia in ambiente agricolo che domestico.
TOSSICITA ’ Possibili effetti sulla salute dell ’ uomo Agricoltori che hanno utilizzato grosse quantit à di miscele del 2,4-D per i loro raccolti presentarono una maggiore incidenza di cancro del tipo linfoma non Hodgkin In realt à, lo sviluppo del linfoma è da attribuire apparentemente pi ù alla sua associazione con l ’ AIDS che non alla esposizione agli erbicidi
Correlazioni a varie forme tumorali. Aumentata prevalenza del diabete e incremento della mortalit à dovuta a diabete e a malattie cardiovascolari sempre in relazione all ’ esposizione a tali sostanze. In bambini esposti a diossine durante la fase gestionale sono stati riscontrati effetti sullo sviluppo del sistema nervoso. A livelli pi ù elevati, i bambini esposti per via transplacentare in fase intrauterina alle diossine presentarono alterazione della cute (cloracne), alterazione della mineralizzazione dentale,ritardo nello sviluppo. EFFETTI SULLA SALUTE UMANA
Passò alla cronaca sabato 10 luglio 1976, quando alle ore 12:40 circa per un guasto ad un reattore si propagò nell'aria una nube di TCDD. Furono colpiti molti paesi della Brianza, primo su tutti Seveso, Meda, Desio, Cesano Maderno e, in misura minore, di altri 7 comuni, tutti della provincia di Milano, per un totale di 1810 ettari. Causa diretta dell’emissione fu una sovrapressione anomala causata da una reazione esotermica nella vasca del triclorofenolo, insorta nel reattore dopo qualche ora dalla sospensione delle operazioni, che provocò il cedimento del disco di rottura di una valvola di sicurezza: infatti, raggiunte le 4 atmosfere, il disco di rottura del reattore scoppiò, e a 250 °C la TCDD, accompagnata dai citati prodotti, da glicol etilenico e da soda, fuoriuscì dallo scarico sul tetto, disperdendosi nell’atmosfera per la mancanza di un polmone di espansione.
Gli addetti sapevano che altri incidenti da codesti impianti, erano avvenuti nel tempo in altre nazioni, e sapevano anche dei loro effetti catastrofici sull'ambiente. Sapevano anche che il camino sopra il tetto dell'impianto era privo di abbattitore. Sapevano che i termometri per controllare la temperatura degli impianti erano insufficienti a controllare la reazione. Perciò l'incidente fu provocato dalla omissione delle più elementari norme di sicurezza per un impianto del genere situato vicino al centro abitato e nonostante questo "la fabbrica dei profumi" (così come la chiamavano gli a abitanti del luogo), ha continuato a funzionare per anni celando la sua pericolosità anche agli stessi operai che vi lavoravano.
Contrariamente a quanto abituale in quel periodo dell’anno, soffiava un vento di 5 m/sec; la scia depositata dalla nube contaminò il terreno seguendo un percorso lineare per circa 6 km dalla fabbrica verso sud-est. La direzione della nube interessò aree abitate, ma la sua dispersione venne favorita dalla velocità del vento; in sua assenza i contaminanti si sarebbero distribuiti su una “fascia” ridotta, ma con concentrazioni di TCDD al suolo assai più elevate.
La miscela contenuta nel reattore al momento della sospensione delle operazioni era probabilmente costituita da circa 2030 kg di 2,4,5- triclorofenato di sodio (o altri prodotti di idrolisi di TCB), 540 kg di NaCl e circa 2000 kg di prodotti organici. Nella bonifica del reattore furono trovati 2171 kg di materiale, prevalentemente NaCl (1560 kg). Si può pertanto concludere che l’emissione atmosferica, costituita da una miscela di numerosi inquinanti tra i quali la diossina, sia stata dell’ordine di 3000 kg. Il monitoraggio della distribuzione della diossina nel suolo, effettuato per oltre 17 mesi, dimostrò che la TCDD nella parte superiore del terreno, pari a oltre il 90% della diossina misurabile, si riduceva del 50% nei primi 5 mesi, a causa della fotodecomposizione, ma poi tendeva a stabilizzarsi.
Malori, malattie della pelle, moria di animali domestici cominciarono ad essere segnalati sin dalle prime ore dopo il disastro. La cui bonifica si concluse nel 1977, venne rimosso l’intero strato superiore, fino a una profondità di 40 cm; tale materiale terroso, le macerie degli edifici demoliti e le attrezzature impiegate per le operazioni di bonifica furono collocati in due discariche speciali controllate di circa m 3 situate a poca distanza dal sito dell’incidente. L'ICMESA fu smantellata nel Al suo posto c'è ora il campo sportivo della città di Meda, mentre in quella che era la zona "A", l'area più contaminata dalla nube, ora sorge il 'Bosco delle Querce'. L'ICMESA, in particolare il reattore da cui fuoriuscì la nube, è stato chiuso in un contenitore in cemento armato e collocato al centro della discarica di Seveso.
Bidoni con il materiale contaminato
La Diossina "Diossina è un nome generico che indica vari composti tossici; il più noto, indicato con la sigla TCDD, si forma come sottoprodotto nella preparazione del triclorofenolo, sostanza utile a produrre erbicidi e battericidi. "La diossina è una sostanza altamente tossica in grado di provocare seri danni al cuore, ai reni, al fegato, allo stomaco e al sistema linfatico".
Il composto si deposita sui terreni è non assolutamente biodegradabile né l'intaccano i microrganismi presenti nel terreno. Penetra nell'organismo attraverso la respirazione, per contatto con l'assunzione di cibo, soprattutto carne, pesce e latticini. Nei casi di esposizione a concentrazioni e poiché si deposita nei grassi, è soggetta ad accumulo biologico. Nei topi da laboratorio provoca tumori, disturbi al sistema nervoso, anomalie genetiche. Ancora non è stato accertato quali possano essere gli effetti a lungo termine sull'uomo. Gli abitanti di Seveso e zone limitrofe sono ancora oggi soggetti da laboratorio per lo studio degli effetti della diossina. La diossina non uccise nessun essere umano al momento, ma distrusse l'equilibrio eco-biologico di una vasta aera di territorio e decretò la morte civile di un'intera popolazione. Si sospetta che a 30 anni di distanza il terreno sia ancora intriso di diossina nonostante lo stabilimento chimico sia stato interrato ed al suo posto ci sia ora il "Bosco delle Querce" impiantato in seguito nella zona, con flora e fauna importata a segnare con un itinerario della memoria un evento da non dimenticare.
Il disastro provocò una destabilizzazione socio-economica di tutta l'area con enorme disagio per gli abitanti che dovettero abbandonare la loro terra, le loro case, il loro lavoro, gli animali. Non si coltivò più. Molte donne in gravidanza in quel periodo preferirono abortire e le coppie smisero di fare figli. Ci furono gli animali morti o abbattuti, 158 gli operai esposti alla contaminazione. Un numero imprecisato di bambini rimarranno sfigurati dalla cloracne e porteranno sulla propria pelle gli effetti di questa micidiale sostanza con problemi psicologici che minarono la loro vita.
La zona dell'incidente venne subito divisa in tre aree (A, molto inquinata, B, poco inquinata e C, di rispetto) con criteri francamente arbitrari. La zona fu subito militarizzata, e solo dopo qualche giorno, quando ormai i danni erano palesi non solo alle persone ma anche agli animali, gli abitanti della zona A vennero evacuati in alberghi e residence. Un po' per ignoranza, un po' per cercare di evitare che le donne incinte della zona ricorressero all'aborto terapeutico per molto tempo la scienza ufficiale cercò di minimizzare i danni da diossina. Ci fu addirittura un cretino, tal Trabucchi professore all'università di Milano, che si offrì di mangiare l'insalata di Seveso per dimostrare che non faceva danno.
Furono fatte decine di migliaia di analisi del sangue e delle urine (…e non solo) con metodologie così antiscientifiche da far urlare in una storica riunione in provincia a Milano che «state facendo il possibile perchè non si arrivi a nessun risultato!». Intanto la Hoffmann organizzava congressi su congressi dove si poteva chiedere qualunque cosa, anche l'odalisca in camera, purché si accettasse acriticamente e si diffondesse le tesi tranquillizzanti della multinazionale. Risultato: giornali scientifici considerati seri come The Lancet pubblicarono lavori a favore della tesi dell'innocuità della diossina; in Svizzera nessun giornale parlò mai del disastro di Seveso; ricercatori seri come Lorenzo Tomatis, all'epoca direttore del massimo ente comunitario di ricerca sul cancro, lo Iarc di Lione, furono invitati a smetterla di denigrare una società «al di sopra di ogni sospetto» come Hoffmann-La Roche.
Nei soggetti affetti da cloracne comedoni e cisti sebacee acquisiscono pigmentazione gialla e un forte odore di cloro (probabilmente dovuto alla presenza concomitante di clorofenoli); questa patologia si manifesta generalmente da poche settimane a qualche mese dopo l’esposizione e a volte persiste per diversi anni. Le lesioni compaiono dapprima in volto e successivamente su braccia, petto e organi genitali. Sono stati registrati casi di porfiria a danno della pelle (pigmentazione grigio-marrone) e delle unghie, nonché casi di irsutismo nei chimici esposti a TCDD pura. I rimedi farmacologici per manifestazioni acneiche locali risultano inefficaci, ma l’acido transretinoico 9,10 ha dimostrato di poter migliorare la dermatosi.
La responsabilità ricadde in sede processuale sui dirigenti dell'impianto che vennero condannati nel 1983 per disastro colposo e lesioni. I 200 milioni in vecchie lire pagate dalla multinazionale svizzera per il risarcimento furono usati per la bonifica dei terreni più contaminati come la zona A di Seveso dove tutto era stato raso al suolo perché irrecuperabile. I danni materiali e morali di questo disastro ecologico provocato dall'uomo restano incalcolabili e non risarciti.
A Seveso venne sacrificato un po' di terreno, furono dati risarcimenti con parsimonia, si costruì un bel giardino sulla collinetta fatta con la terra di riporto e poi per anni non si seppe più nulla. In realtà, come era stato previsto, analisi e studi epidemiologici non hanno mai dato risultati rilevanti. Le maggiori vittime della cloracne da tempo non abitano più a Seveso, e di molte non si sa più nulla. Unica consolazione: forse Seveso passerà alla storia della scienza perchè un gruppo di zoologi dell'università di Pavia ha scoperto nella zona una specie di topi che si riproduce solo quando si incrociano individui della stessa specie, che sono sterili negli accoppiamenti con gli altri volgari topastri locali.
Vienna, il primario della clinica viennese che ha in cura il leade illustra i risultati degli esami: “Yushenko è stato avvelenato con la diossina somministrata quasi certamente con un gesto deliberato
Dibenzo-p-diossina: α β α α α β β Β 75 possibili conformeri 1≤ num. di atomi di cloro ≤ 8 Struttura planare Modello di tossicità delle diossine: Tre o quattro atomi di cloro in β e pochi o nessuno in α Alta tossicità, es. 2,3,7,8-TCDD Atomi di cloro in tutte le posizioni α Bassa tossicità, es. OCDD Composti mono/diclorurati anche se in β Non elavata tossicità
TCDD 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina la più tossica, la più studiata solido cristallino inodore e incolore termostabile fino a 800°C, p.f. 307°C liposolubile, resiste ad acidi e alcali tempi lunghi (anni) di degradazione se non colpita da radiazioni UV in presenza di donatori di idrogeno
FONTI DI DIOSSINA ALTERAZIONE DI PCB E PCF (policlorofenoli) SINTESI DI SOSTANZE ORGANOCLORURATE PER PESTICIDI, ERBICIDI, DISINFETTANTI, ETC. (PCF, acidi ed esteri fenossiacetici, esaclorofene, PCB) FUMI E CENERI di combustione di precursori organo-clorurati (motori a combustione interna, stufe e caminetti, incendi forestali, incenerimento dei rifiuti solidi urbani)
FORMAZIONE DI TCDD FORMAZIONE DI TCDD durante la sintesi del 2,4,5-triclorofenossiacetico HOCH=CHOH NaOH TCDD Elevate pressioni e temperatura Solvente in grado di formare polimeri instabili (reazione esotermica) Condizioni estreme nei reattori, possibili incidenti!! (Seveso, 1976) - -
Altre fonti di diossina: Cartiere che utilizzano il cloro nel processo di sbiancamento della pasta di legno Combustione ed incenerimento di rifiuti urbani, rifiuti ospedalieri, catrame Combustione del legno trattato con il fungicida pentaclorofenolo (PCP) (contenente almeno il 20% di 2,3,4,5,6-pentaclorofenolo) I pentaclorofenoli utilizzati anche come muschicida e insetticida sono una delle principali fonti chimiche di vari tipi di diossina. v = k [clorofenossido] 2 Riduzione del contaminante attraverso il controllo della concentrazione e della temperatura fino a 0.1 ppm. 2,3,7,8-Tetraclorodibenzo-p-diossina (2,3,7,8-TCDD)