Cultura dei campi d’urne Tarda età del bronzo (XIII - metà dell'VIII secolo a.C) nell'Europa centrale. Seguì la cultura dei tumuli (media età del bronzo)

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Cultura dei campi d’urne Tarda età del bronzo (XIII - metà dell'VIII secolo a.C) nell'Europa centrale. Seguì la cultura dei tumuli (media età del bronzo) e precedette la cultura di Hallstatt (età del ferro) Cremazione al posto della precedente inumazione (i resti cremati venivano conservati n in urne. Probabilmente l'introduzione e la diffusione progressiva di nuove credenze religiose comportò un cambiamento degli usi funerari.

Celti Popolo indoeuropeo V sec.:cultura di La Tene, sviluppatasi durante l'Età del ferro dalla precedente Cultura di Hallstatt :patria originaria: l'alto Reno e le sorgenti del Danubio, tra le attuali Germania meridionale, Francia orientale e Svizzera settentrionale) IV-III secolo a.C.: massimo splendore (occupavano un territorio esteso dal Belgio, alla penisola iberica, all’Asia minore) Stesse origini etniche e culturali, condivisione di una base linguistica indoeuropea e medesima visione religiosa, politicamente frazionati Tra i vari gruppi di popolazioni celtiche si distinguono i Britanni, i Galli, i Pannoni, i Celtiberi e i Galati

Società Popolazione di guerrieri dediti preriodicamente alla guerra. Società imperniata sulla "grande famiglia" patriarcale. Gruppo familiare (clan) includeva non solo la famiglia in senso stretto, ma anche antenati,discendenti e parenti acquisiti, comprendendo varie decine di persone. Più clan formavano una tribù a capo della quale era posto un re. Alla famiglia - e non all'individuo - spettava anche la proprietà della terra. La struttura sociale, nota principalmente grazie a Cesare ( Commentarii), prevedeva una notevole articolazione in classi. L'aristocrazia guerriera assolveva i compiti di difesa e di offesa ed eleggeva un re dalle funzioni principalmente militari ; il popolo libero svolgeva attività economiche, imperniate sull'agricoltura e l'allevamento; esistevano gli schiavi. Infine vi erano i druidi, sacerdoti, magistrati e maghi, depositari delle tradizioni comunitarie, del sapere collettivo e dell'identità intertribale nella quale tutti i Celti si riconoscevano La donna godeva di uguali diritti all'interno della società dei Celti. Poteva ereditare come gli uomini ed essere eletta a qualsiasi carica, comprese quelle di druido o di comandante in capo degli eserciti; quest'ultima possibilità è attestata dalle figure di Cartimandua della tribù dei Briganti o di Boudicca degli Iceni al tempo dell'imperatore romano Claudio.

Druidi Svolgevano, genericamente, le funzioni sacerdotali. Essi tuttavia non si limitavano a essere il collegamento tra gli uomini e gli dei, ma erano anche guardiani del "sacro ordine naturale", oltre che filosofi, scienziati, astronomi, maestri, giudici e consiglieri del re. Cesare riferisce il carattere elitario della sapienza all'interno della società celtica, che proibiva l'uso della scrittura per la registrazione dei precetti religiosi L'educazione di un druido durava circa vent'anni e comprendeva insegnamenti di astronomia (disciplina della quale possedevano una padronanza tale da stupire Cesare), scienze, nozioni sulla natura; il lungo percorso educativo era dedicato in buona parte all'acquisizione mnemonica delle loro conoscenze

Guerrieri L'armatura dei Celti comprendeva scudi in legno con rifiniture in bronzo e ferro decorati in vario modo. Le loro trombe di guerra producevano un suono assordante e terrificante per il nemico. Alcuni indossavano sul petto piastre di ferro, mentre altri combattevano nudi. Non utilizzavano soltanto spade corte simili ai gladi romani, ma anche lunghe, ancorate a catene di ferro o bronzo, che pendevano lungo il loro fianco destro, oltre a lance dalle punte di ferro ed i loro dardi avevano punte più lunghe delle spade degli altri popoli. Sembra che preferissero affrontare le contese con duelli tra i capi o tra i più abili guerrieri di ognuno degli schieramenti opposti, piuttosto che scontrarsi in battaglia. Di solito appendevano le teste dei nemici uccisi al collo del proprio cavallo, e, in alcuni casi, le imbalsamavano, quando il vinto era un importante guerriero avversario (consideravano la testa e non il cuore la sede dell’anima) La vocazione guerriera e la prospettiva di ottenere un soldo regolare o bottini occasionali fece sì che in varie tribù si diventasse soldati mercenari Il primo indizio di una simile scelta risale al 480 a.C., quando sembra che alcuni soldati celti abbiano partecipato, a fianco dei Cartaginesi alla battaglia di Imera

Religione Politeisti. Adoravano divinità legate alla natura (quercia) Cesare riferisce anche della credenza nella trasmigrazione delle anime, che si traduceva in un'attenuazione della paura della morte tale da rafforzare il valore militare gallico Sacrifici umani ( a volte volontari; in alternativa si faceva ricorso a criminali, ma in caso di necessità si immolavano anche innocenti ). Nel pantheon gallico, Cesare testimonia il particolare culto attribuito a un dio che egli assimila al romano Mercurio forse il dio celtico Lúg. Era l'inventore delle arti, la guida nei viaggi e la divnità dei commerci. Altre figure di rilievo tra gli dei gallici erano Belanu, il guaritore), Toutatis, il signore della guerra, Taranis, il signore del tuono e Belisama l'iniziatrice delle arti) [ Augusto proibì i culti druidici ai cittadini romani delle Gallie e in seguito Claudio estese il divieto all'intera popolazione

Economia Praticavano abitualmente la caccia e il saccheggio ai danni delle città e delle popolazioni in cui facevano le loro scorrerie Nelle Gallie e nelle Isole britanniche: fiorente agricoltura, accompagnata dall'allevamento, e dall'artigianato metallurgico, con una peculiare e raffinata oreficeria, di cui costituiscono elemento caratteristico i torque, collane rigide in bronzo, in argento o in oro Ampia rete commerciale:, nelle città della Gallia Narbonese (Marsiglia, Narbona) avvenivano transazioni commerciali con i Cartaginesi, con Greci ed Etruschi e, più tardi, con i Romani.

Abitudini Passione per le grandi feste collettive, il cui momento culminante era il banchetto: si trattava infatti di occasioni sociali in cui si esibiva e legittimava il prestigio, si celebrava il valore militare, si stringevano alleanze e si scambiavano doni. Il banchetto rifletteva inoltre il particolare legame dei Celti con la guerra: Diodoro Siculo, storico del I secolo a.c., ci informa che non solo ‘ai guerrieri più valorosi si rende onore offrendo i migliori pezzi di carne’, ma anche che durante i banchetti spesso scoppiavano violente risse e si ingaggiavano duelli personali I Galli consumavano i pasti seduti a terra su giacigli di paglia o pelli, servendosi da tavole basse in legno ( ‘Succede così che, quando essi mangiano, il cibo si ferma sui peli della barba e, quando bevono, la bevanda passa attraverso i peli come attraverso un filtro’, commenta Diodoro, meno drastico però di Posidonio: ‘Mangiano con raffinatezza, come dei leoni, afferrando (i pezzi di carne) con entrambe le mani e mordendo le porzioni intere’. Tipica bevanda dei popoli celtici è la birra, ottenuta dal frumento, che veniva bevuta schietta. Lo stesso facevano con il vino, destando lo stupore dei Greci e dei Romani che invece di berlo puro lo diluivano con acqua (e in più non amavano affatto la birra) (