Istituzioni di diritto romano La querela inofficiosi testamenti: le origini
La querela inofficiosi testamenti La querela inofficiosi testamenti era l’azione mediante la quale i figli ingiustamente diseredati dal testamento paterno o i parenti prossimi che fossero stati trascurati attaccavano il testamento stesso (valido per il diritto civile) sulla base della finzione di follia (color insaniae)
La querela inofficiosi testamenti Querela indica la doglianza Testamento inofficioso indica un testamento redatto senza il rispetto dell’officium pietatis L’officium pietatis era il sentimento di rispetto che il cittadino romano doveva nutrire per la sua comunità, gli dei e la famiglia
La querela inofficiosi testamenti Le origini della querela inofficiosi testamenti sono avvolte nell’oscurità: numerosi sono stati coloro i quali hanno tentato di chiarirle Un tedesco di nome Gluck, ponendo al centro della sua riflessione il color insaniae, cioè la finzione di follia, deduce che la q.i.t. sarebbe nata direttamente dalla prassi del tribunale centumvirale
La querela inofficiosi testamenti Il tribunale centumvirale era quello deputato a giudicare le controversie in materia ereditaria Per Gluck, dunque, la q.i.t. non sarebbe stata introdotta con una legge o prevista dal pretore nel suo editto: sarebbe nata dalla prassi
La querela inofficiosi testamenti Una tesi innovativa venne proposta nel XIX secolo da Eisele Eisele, nel tentativo di armonizzare le fonti esistenti e talvolta contraddittorie in tema di q.i.t., sostenne l’esistenza di due tipi di querela:
La querela inofficiosi testamenti Querela centumvirale Querela cognitio
La querela inofficiosi testamenti La querela centumvirale altro non sarebbe stata che un incidente processuale sollevato dalla parte interessata nel corso di una hereditatis petitio: se i centumviri lo ritenevano opportuno, accoglievano il rilievo dell’infermità di mente sollevato in giudizio e rescindevano il testamento, determinando l’apertura della successione ab intestato
La querela inofficiosi testamenti Con questa azione si sarebbe conseguito sia l’effetto rescissorio che il conseguimento dei beni
La querela inofficiosi testamenti Il tutto avrebbe seguito la struttura processuale del processo per legis actiones La querela cognitio sarebbe, invece, stata introdotta con legge (lex Glitia) ed esperibile nell’ambito della cognitio extra ordinem L’azione in questo caso non sarebbe stata fondata sul color insaniae, bensì sull’ iniuria, sull’offesa arrecata all’escluso e avrebbe avuto lo scopo di rescindere il testamento
La querela inofficiosi testamenti Un volta rescisso il testamento, il vincitore avrebbe dovuto esercitare l’ hereditatis petitio per conseguire i beni Solo in epoca giustinianea, ritiene Eisele, le due querelae si sarebbero riunite in un’unica azione fondata sulla inofficiosità
La querela inofficiosi testamenti La tesi di Eisele riscosse un indubbio successo e i successivi studiosi in parte si rifecero a lui, in parte gli sollevarono delle critiche Fra di loro dobbiamo ricordare la posizione di Marrone Marrone aderì inizialmente alla tesi di Eisele, per discostarsene successivamente
La querela inofficiosi testamenti Lo studioso rimase persuaso del fatto che la q.i.t. fosse un incidente di una hereditatis petitio basato sull’affermazione, da parte del querelante, dell’invalidità del testamento stante la presunta follia del de cuius Si sarebbe trattato di un escamotage, di un argomento pretestuoso, ma accolto dal tribunale centumvirale che, altrimenti, non avrebbe potuto rescindere un testamento iure civili perfetto
La querela inofficiosi testamenti Deposero per l’origine centumvirale della q.i.t., cioè per la sua nascita nell’ambito della prassi presso il tribunale centumvirale, anche altri autori: Renier, Di Lella, Ribas-Alba In particolare, Di Lella distingue due momenti: dal I sec. a.C. e sino al II d.C. e dal II d.C. in poi
La querela inofficiosi testamenti Nel primo periodo non sarebbe esistita un’azione autonoma di inofficiosità, ma la stessa sarebbe stata sollevata nel corso di un giudizio petitorio e avrebbe avuto come punto focale non la rescissione del testamento, ma la validità delle singole istituzioni di erede Successivamente, nel corso del II sec. d.C., la q.i.t. si sarebbe delineata quale azione autonoma, perché sarebbe divenuta – secondo l’autore – una circostanza giuridicamente rilevante
La querela inofficiosi testamenti Giunti a questo punto di sviluppo, la q.i.t. avrebbe avuto l’effetto di rescindere il testamento ed aprire la successione legittima A fondamento dell’incidente sollevato nel corso della hereditatis petitio vi sarebbe stata l’iniuria e il giudizio sarebbe consistito in una comparazione tra la posizione del’escluso o de diseredato e quella dell’istituito
La querela inofficiosi testamenti I centumviri avrebbe stabilito chi dei due era più meritevole di conseguire i beni L’insania pure sarebbe stata addotta come elemento, ma il vero fondamento – anche quando la q.i.t. diventa un’azione autonoma – sarebbe rimasto l’iniuria
La querela inofficiosi testamenti Sostenitori dell’origine pretoria della q.i.t. furono, invece, Wlassak, La Pira e Voci Ci soffermeremo sugli ultimi due autori La Pira riteneva che al centro di tutto vi fosse il riconoscimento dei legami parentali, riconoscimento fatto dal pretore quando inserì anche i cognati nell’ambito della bonorum possessio
La querela inofficiosi testamenti Il particolare il pretore avrebbe concesso ai diseredati o agli esclusi la bonorum possessio, negando l’azione per conseguire i beni a coloro i quali erano stati nominati nel testamento ed erano, pertanto, eredi per il diritto civile Prima di concedere la bonorum possessio però il pretore avrebbe nominato un commissario chiamato a verificare se il testamento era o meno inofficioso
La querela inofficiosi testamenti Se il parere del commissario era nel senso di riconoscere l’inofficiosità, il pretore concedeva la bonorum possessio; in caso contrario, la negava La pronuncia non poteva in alcun modo intaccare la validità del testamento, si conseguiva solo l’effetto pratico di assegnare il possesso dei beni ereditari
La querela inofficiosi testamenti L’effetto rescissorio si sarebbe raggiunto, secondo La Pira, solo quando la q.i.t. venne recepita dal ius civile con una legge, la lex Glitia: in epoca postclassica l’azione avrebbe portato all’annullamento del testamento e all’apertura della successione legittima In questa epoca elemento fondamentale alla base del quale risiedeva la rescissione sarebbe stato il color insaniae
La querela inofficiosi testamenti Per l’epoca precedente (classica), invece, fondamento sarebbe stato l’iniuria, poiché l’obiettivo non era rescindere il testamento, ma rimuovere l’iniuria Anche secondo Voci l’originaria tutela rispetto al testamento inofficioso sarebbe stata offerta dal pretore
La querela inofficiosi testamenti Successivamente delineatasi rispetto alle origini, la q.i.t. avrebbe avuto funzione rescissoria rispetto al testamento e determinato l’apertura della successione legittima Il color insaniae avrebbe rappresentato un espediente, ma il reale motivo alla base della rescissione sarebbe stata l’inofficiosità
La querela inofficiosi testamenti Dalla ricchezza delle opinioni e delle tesi sviluppate sull’origine, sulla struttura processuale, sul fondamento della q.i.t. si evince quanto le fonti che la riguardano siano complesse e talvolta contraddittorie Partendo proprio dal color insaniae e da una fonte – non direttamente afferente alla q.i.t. – ho provato ad ipotizzare e tracciarne le origini
La querela inofficiosi testamenti E’ attestato che la nozione di testamento inofficioso era già nota nel I sec. a.C. poiché di essa fa menzione, tra gli altri, Cicerone Apparentemente assenti sono invece fonti giuridiche che affrontino la materia Tuttavia esiste una fonte che va, a mio giudizio, rivalutata
La querela inofficiosi testamenti La fonte (D ) descrive questa fattispecie: un figlio emancipato è istituito unico erede dal padre e, nel caso in cui lui non accetti l’eredità, viene nominato un sostituto (uno schiavo manomesso e istituito per l’appunto come sostituto). Il figlio non accetta e, asserendo che il padre era come se fosse stato pazzo (tamquam pater demens fuisset) chiede la bonorum possessio ab intestato e il pretore gliela concede
La querela inofficiosi testamenti I giuristi discutono se, nel successivo giudizio che si apre, qualora il padre fosse riconosciuto sano di mente, l’eredità vada al figlio (in quanto primo erede istituito) o al sostituto Labeone sostiene la prima ipotesi, Giavoleno e Paolo la seconda, ritenendo che non possa essere considerata pro herede gestio la bonorum possessio ab intestato
La querela inofficiosi testamenti Perché il figlio non accetta l’eredità testamentaria e chiede, invece, quella ab intestato? Forse perché il patrimonio era stato disperso in legati e manomissioni che ne riducevano l’importo: chiedere ed ottenere la bonorum possessio ab intestato avrebbe implicato lasciare lettera morta le disposizioni testamentarie
La querela inofficiosi testamenti La richiesta del figlio presentata al pretore viene accolta: l’unico fondamento sulla base del quale il magistrato può aver assunto la sua decisione è rappresentato dalla finzione di follia Solo se il pretore avesse ritenuto fondato ciò avrebbe potuto concedere una bonorum possessio che presuppone l’assenza di un testamento
La querela inofficiosi testamenti Cosa fa lo schiavo? Avendo il figlio rinunciato, lo schiavo agisce per diventare non solo libero, ma anche erede del patrimonio Quali erano le strade processuali percorribili dallo schiavo? Solo due: o una causa liberalis o una hereditatis petitio
La querela inofficiosi testamenti Una causa liberalis è quella in cui lo schiavo avrebbe affermato di essere libero sulla base del testamento Ricordo che la bonorum possessio concessa dal pretore non può in alcun modo determinare la validità del testamento
La querela inofficiosi testamenti Nell’ambito della causa liberalis avrebbe potuto essere sollevata incidentalmente la questione di validità del testamento, legata alle condizioni mentali del pater La seconda via che lo schiavo potrebbe aver seguito è quella della hereditatis petitio: il figlio ha rinunciato, per il diritto civile lo schiavo è libero ed erede e può agire in giudizio per conseguire i beni
La querela inofficiosi testamenti Anche in questo caso sarebbe stata sollevata dal figlio in giudizio l’invalidità del testamento perché redatto da un quasi furiosus Quale che sia stata la strada processuale percorsa dallo schiavo, il pater viene riconosciuto sano di mente
La querela inofficiosi testamenti Accertata la sanità mentale del de cuius, si pone il problema di capire chi, fra i due, sia erede Labeone ritiene che erede sia il figlio, perché se il pater era sano di mente, il testamento è perfetto ed in esso erede è il figlio
La querela inofficiosi testamenti Giavoleno e Paolo ritengono invece che, in ragione del fatto che il figlio non ha adito l’eredità ma abbia chiesto la bonorum possessio (non assimilabile alla pro herede gestio), erede sia il sostituto Vi sono alcuni punti sui quali concentrare l’attenzione
La querela inofficiosi testamenti Il primo è che il figlio non sostiene la follia del pater, ma una condizione mentale ASSIMILABILE a quella del folle, esattamente come accade nella q.i.t. Nel giudizio che segue, però, si valuta proprio la follia o meno del pater: vi è una dialettica costante tra follia vera e propria e follia pretestuosa, come accade nella q.i.t.
La querela inofficiosi testamenti Secondo punto di riflessione che lasciamo sospeso è: come abbia potuto un organo giudicante stabilire la sanità mentale di una persona già morta Su questo tema si ritornerà alla fine delle nostre riflessioni
La querela inofficiosi testamenti Il brano che abbiamo esaminato potrebbe rappresentare un precedente storico di quei meccanismi che vediamo essere attivi nella q.i.t. Questa ipotesi sembrerebbe essere avvalorata da due fonti che affrontano un caso simile a questo
La querela inofficiosi testamenti La prima fonte che viene in considerazione è quella di un giurista di nome Ulpiano (D ) Ulpiano afferma innanzitutto che – se viene lasciata al querelante la quarta parte dei beni ereditari – non può esercitare la q.i.t.
La querela inofficiosi testamenti In particolare, se l’erede è istituito come unico erede, gli sarà garantita la quarta parte dei beni sulla base della lex Falcidia Tuttavia Ulpiano sembra segnalare un’eccezione alla regola generale: se un figlio emancipato, istituito erede dal padre, non accetta l’eredità, il patrimonio passa al sostituto, ma il figlio può agire per l’inofficiosità del testamento ed ottenere i beni ab intestato
La querela inofficiosi testamenti Perché il figlio dovrebbe fare una cosa del genere? Perché se un patrimonio è composto prevalentemente di schiavi e il pater li manomette nel testamento, il patrimonio perde valore: il figlio è motivato ad ottenere l’eredità ab intestato
La querela inofficiosi testamenti La lex Falcidia protegge dai legati, non dalle manomissioni Vi sono dei punti in comune con la prima fonte che abbiamo studiato: 1) in entrambi i brani (sia quello di Giavoleno che quello di Ulpiano) vi è un figlio emancipato istituito erede dal padre che non accetta l’eredità;
La querela inofficiosi testamenti 2) vi è il passaggio dell’eredità al sostituto in ragione della mancata adizione dell’emancipato; 3) conseguimento dell’eredità da parte del figlio ab intestato L’altra fonte di cui ci dobbiamo occupare è Paolo Sent. 4.5
La querela inofficiosi testamenti Anche in questo brano ritroviamo una fattispecie simile a quella vista sinora Paolo afferma che se un figlio istituito erede non accetta l’eredità, passa al sostituto: il figlio promuove la q.i.t. e non vince Si pone il problema di capire a chi spetti l’eredità, se al sostituto o al fisco
La querela inofficiosi testamenti Cerchiamo di capire come queste tre fonti possano essere collegate Nel primo frammento (Giavoleno) si pone il problema di capire a chi spetti il patrimonio ereditario nel caso in cui si scopra che il pater non era pazzo, ma sano di mente
La querela inofficiosi testamenti Labeone riteneva che l’eredità spettasse al figlio istituito, mentre Giavoleno e Paolo pensano spetti al sostituto, perché il primo istituito non ha accettato l’eredità ex testamento Nell’ultimo frammento analizzato (Paolo Sententiae) il problema che si pone è capire chi sia erede tra il sostituto e il fisco, quando il figlio primo istituito non accetti e attacchi il testamento come inofficioso e perda la lite
La querela inofficiosi testamenti Nel frammento di Giavoleno, il figlio attacca con pretesto il testamento paterno per ottenere la bonorum possessio ab intestato: in giudizio si scopre però che il pater era sano Se, al contrario, il pater fosse stato riconosciuto pazzo, il figlio avrebbe legittimamente attaccato il testamento e conseguito i beni ab intestato
La querela inofficiosi testamenti Nella successiva disciplina relativa al testamento inofficioso, Ulpiano ci dice che se taluno attacca improbe un testamento e perde la lite, l’eredità va al fisco Il brano di Paolo sembra essere la tappa conclusiva di un lungo percorso
La querela inofficiosi testamenti All’inizio il caso poneva l’unico problema di capire chi, tra figlio e sostituto, fosse erede se il testamento risultava valido Successivamente, nel frammento di Ulpiano, il punto focale è rappresentato dall’esperimento della q.i.t. dal figlio istituito con sostituto che però vince la lite: legittimamente possiede i beni ab intestato
La querela inofficiosi testamenti Ulpiano non ci dice cosa sarebbe avvenuto se il figlio avesse perso la lite, anche se lo si può dedurre in maniera indiretta da ciò che egli afferma in via generale: chi attacca improbe il testamento come inofficioso, determina l’acquisto dei beni al fisco Sul punto, però, interviene Paolo: il figlio istituito con un sostituto che attacca il testamento come inofficioso e perde la lite determina l’acquisto dell’eredità in capo al sostituto e non al fisco
La querela inofficiosi testamenti Al di là del caso descritto, altro importantissimo punto di contatto tra il brano di partenza di Giavoleno e la q.i.t. è rappresentato dal tamquam pater demens fuisset espressione del tutto affine al quasi demens, quasi furiosus, quasi non sanae mentis presente nelle numerose fonti che si occupano di q.i.t.
La querela inofficiosi testamenti Proseguendo con il nostro studio, avremo modo di capire come la finzione di follia, nata in ambiente retorico, si sia diffusa nella prassi del tribunale centumvirale
La querela inofficiosi testamenti Numerosi autori sono concordi nel fissare nel I sec. a.C. le origini della q.i.t. e, alcuni tra loro, ritengono che a tale epoca risalirebbe l’introduzione da parte delle scuole retoriche la creazione del color insaniae quale strumento per invalidare i testamenti inofficiosi
La querela inofficiosi testamenti Ricordo, infatti, che la q.i.t. era un’azione esperita dai figli ingiustamente diseredati o dai parenti prossimi esclusi per attaccare il testamento redatto contro l’officium pietatis Il testamento inofficioso era però assolutamente perfetto per il diritto civile: serviva, dunque, un espediente per poterlo invalidare
La querela inofficiosi testamenti Peraltro, l’accusa pretestuosa di follia veniva impiegata anche in altri contesti, ad es. con lo scopo di dare un curatore al pater Questo fece nascere tra i retori un dibattito relativo a quando questa accusa poteva essere accolta, anche senza che vi fosse pazzia vera e propria, come nel caso dell’inofficiosità
La querela inofficiosi testamenti Esistono due brani nei quali si può cogliere per la prima volta l’uso pretestuoso della follia per attaccare un testamento valido: un brano di Cicerone e uno del Retore ad Herennium In questi due brani si può cogliere il sorgere del color insaniae
La querela inofficiosi testamenti I due brani sono pressoché identici e descrivono il caso del matricida Malleolo La vicenda si collocherebbe storicamente intorno al 102 – 101 a.C. Malleolo uccide la madre e viene condannato alla pena del culleo
La querela inofficiosi testamenti La pena del culleo prevedeva che il parricida venisse chiuso in un sacco all’interno del quale venivano messi un gallo, un cane, una vipera e una scimmia e gettato pro fluentem Prima dell’esecuzione, il parricida è chiuso in carcere dove redige un testamento per aes et libram: istituisce eredi coloro i quali gli sono stati vicini durante il processo ed esclude il fratello a lui ostile
La querela inofficiosi testamenti A condanna eseguita, il fratello attacca il testamento per invalidarlo: lui è l’ adgnatus proximus e senza testamento è lui erede La questione che si pongono i retori è se Malleolo, già condannato ma non ancora giustiziato, potesse o meno redigere un testamento
La querela inofficiosi testamenti Al fine di risolvere la controversia ereditaria nata tra gli eredi indicati nel testamento e quello legittimo, vengono allora in considerazione tre norme, tutte delle XII tavole La norma concernente il furiosus ‘si furiosus est, agnatum gentiliumque in eo pecuniaque eius potestas esto’
La querela inofficiosi testamenti La norma concernente la successione testamentaria ‘paterfamilias uti super familia pecuniaque sua legassit, ita ius esto’ La norma concernente la successione ab intestato ‘si intestato moritur, cui suus heres nec escit, familia pecuniaque adgnatus gentiliumque esto’
La querela inofficiosi testamenti E’ stato notato come le due norme relative alla successione ereditaria fossero del tutto congruenti all’interno di una controversia relativa all’eredità L’argomento e la norma sottoposte ad interpretazione riguarderebbero quella relativa al furiosus
La querela inofficiosi testamenti Il fratello di Malleolo sa che il testamento redatto è valido per il diritto civile: l’unica cosa che può fare è sostenere la (presunta) follia di Malleolo con la speranza che, dichiarato nullo il testamento, si apra la successione legittima Ma sulla base di cosa il fratello del matricida può sostenerne la follia?
La querela inofficiosi testamenti La fattispecie presenta, a ben vedere, gli elementi classici della q.i.t. Esiste un testamento in cui vengono istituiti estranei a discapito del fratello, parente più vicino escluso Malleolo lo esclude perché gli è stato avverso durante il processo
La querela inofficiosi testamenti Dal punto di vista di Malleolo non vi è inofficiosità, perché – nella sua ottica – giustamente ha escluso l’ adgnatus proximus Ma l’inofficiosità opera anche e forse prevalentemente su un piano sociale: giustamente il fratello non lo ha sostenuto, perché Malleolo ha compiuto un atto contrario al rispetto della pietas: ha ucciso sua madre
La querela inofficiosi testamenti La comunità ha bisogno di evitare le conseguenze nefaste prodotte dalla violazione della pax deorum, tra cui lasciare in piedi il testamento di un matricida Ma una norma specifica non c’è: l’unica possibilità, l’unico aggancio è rappresentato dalla norma relativa al furiosus
La querela inofficiosi testamenti Questo aggancio ha il suo senso: era infatti prassi, sia in letteratura che in retorica, ricorrente considerare un parricida alla stregua di un furiosus Questo perché chi si macchiava di questo crimine era destinato ad essere perseguitato dalle Furie a causa del crimine compiuto
La querela inofficiosi testamenti In letteratura, possiamo ad esempio ricordare le vicende di Eracle e di Oreste, protagonisti delle tragedie di Euripide Eracle viene fatto impazzire dalla divinità Lyssa e, a causa del furor che lo coglie, uccide tutta la propria famiglia: in questo caso il furor è il presupposto del compimento di un’azione empia
La querela inofficiosi testamenti Nell’Oreste la follia è la conseguenza dell’azione compiuta: il protagonista è perseguitato dalle Erinni a causa del matricidio compiuto Il colpevole di un tale gesto era empio e in ragione di questo veniva escluso dalla comunità La pena, dunque, nelle tragedie greche è innanzitutto la follia
La querela inofficiosi testamenti Il topos culturale del matricida/parricida perseguitato dalle Furie era conosciuto anche a Roma, non solo in Grecia A Roma è Ennio a scrivere una tragedia, l’ Alcmeo, dove si racconta la storia di un matricida perseguitato dalle Furie L’empietà (atti contrari alla pietas) è stata, attraverso il parricidio, da sempre collegata alla follia
La querela inofficiosi testamenti E’ in ragione di questo che i retori possono proporre in giudizio di considerare Malleolo pazzo, in ragione del fatto che nel tempo successivo al delitto è stato perseguitato dalle Furie I retori sono, però, consapevoli che Malleolo non è realmente pazzo: è un argomento pretestuoso per invalidare il testamento
La querela inofficiosi testamenti Il legame tra furor e pietas è proprio uno degli aspetti peculiari della q.i.t. Non a caso l’azione è quella per il testamento inofficioso (contrario alla pietas) ed ha tra i suoi elementi il color insaniae (la finzione di follia) La q.i.t. nasce nel I sec. a.C. epoca in cui Roma è sconvolta dalle guerre civili
La querela inofficiosi testamenti Proprio per ricompattare il popolo romano, Augusto vuole riportare al centro alcuni valori fondamentali romani tra cui la pietas La pietas è il sentimento doveroso di affetto che il cittadino romano nutriva nei confronti della patria (popolus romanus), degli dei e della famiglia
La querela inofficiosi testamenti Inizialmente è probabile che iniziò a darsi rilevanza al testamento inofficioso per rimuovere le conseguenze nefaste della diseredazione che, in quanto lesive della pietas, si sarebbero ripercosse su tutta la comunità L’Eneide di Virgilio è testimonianza del tentativo compiuto da Augusto di tornare ai valori tradizionali romani, tra cui – come detto – la pietas
La querela inofficiosi testamenti In questo senso Enea è incarnazione della pietas, perché pospone anche i suoi sentimenti per realizzare lo scopo per cui è destinato: dare vita alla stirpe da cui nascerà Roma Per questo abbandonerà Didone, la quale a sua volta è l’incarnazione del furor che la porta anche al suicidio
La querela inofficiosi testamenti L’episodio di Malleolo rappresenta, dunque, una tappa nella formazione del meccanismo della q.i.t.: è il primo episodio in cui compare la rescissione del testamento attraverso la finzione di follia La dichiarazione di nullità apre le porte alla successione ab intestato: follia e inofficiosità si saldano, rispecchiando il topos culturale esistente della contrapposizione tra furor e pietas, dando vita a quell’elemento della q.i.t. che giungerà sino alle fonti giuridiche classiche: il color insaniae
La querela inofficiosi testamenti Il tema della follia è ricorrente in ambito retorico: i retori, nelle loro esercitazioni, discutono animatamente su quando si possa accusare taluno di follia In particolare, l’azione della quale discutono è l’actio dementiae, cioè la richiesta avanzata al pretore di dare un curatore al pater
La querela inofficiosi testamenti Questo tema è connesso con quello relativo all’accertamento giudiziale della follia del pater e, in particolare, se colui il quale compia atti empi (contrari alla pietas) sia pazzo (o assimilabile a un pazzo) L’approfondimento proposto riguarda, innanzitutto, le controversie di Seneca Retore
La querela inofficiosi testamenti La prima controversia che viene in considerazione è quella contenuta in Contr. 2.3: un uomo seduce una donna e, per salvarsi la vita, ha bisogno del perdono del padre della ragazza e del suo Il padre della ragazza lo perdona, suo padre ha trenta giorni di tempo per concederlo
La querela inofficiosi testamenti Con l’approssimarsi dello scadere dei trenta giorni, termine oltre il quale il seduttore sarà ucciso, egli accusa il padre di pazzia, cioè chiede al pretore che gli dia un curatore L’argomento sulla base del quale il figlio accusa il padre di follia è quello di affermare la sua empietà, perché non rispetta il legame che ha con il figlio
La querela inofficiosi testamenti Cioè il pater è pazzo perché non rispetta l’officium che lo lega al figlio I retori si esercitano nella difesa del pater e uno tra loro, Publio Asprenate, gioca con il concetto stesso di inofficiosità: poiché era ritenuto pazzo chi redigeva un testamento inofficioso, avendo in questo caso il pater istituito erede il figlio, è sano di mente
La querela inofficiosi testamenti Ma i retori sono in dubbio se si possa proprio accusare taluno di pazzia non sulla base di una malattia conclamata, ma perché si comporta in maniera contraria alla pietas L’ accusa di demenza si ripresenta in un’altra controversia di Seneca (2.6) in cui viene descritto il caso di un figlio che accusa il padre di follia perché ha uno stile di vita da sperperatore
La querela inofficiosi testamenti Il caso sembrerebbe rientrare nella fattispecie della prodigalità, ma giacché era difficile dimostrarla, il figlio preferisce accusare il pater di demenza La presenza della pazzia si sarebbe manifestata improvvisamente, nel momento in cui il vecchio pater scopre i piaceri della vita, dopo aver lungamente lavorato ed essersi occupato della famiglia
La querela inofficiosi testamenti Sarebbe stato colto da un furor improvviso giustificato dall’età avanzata L’età avanzata è già di per sé un elemento che rimanda ad una diminuzione della capacità di giudizio ed uno degli argomenti addotti anche nelle cause di inofficiosità unitamente, ad esempio, ad un furor che nasce da una passione amorosa
La querela inofficiosi testamenti Anche in questo caso l’empietà (cioè il condurre una vita dissoluta) è connessa con la follia Un altro caso è descritto nella controversia 6.7: un padre di due figli si risposa e dopo il matrimonio uno dei figli cade gravemente ammalato
La querela inofficiosi testamenti Il medico riconosce che la malattia è dell’animo e, in particolare, il padre scopre che il figlio è innamorato di sua moglie A questo punto, per salvare suo figlio, rinuncia alla moglie e l’altro figlio lo accusa di demenza Il figlio potrebbe essere stato motivato a far questo perché – morto il fratello – avrebbe avuto l’eredità per sé
La querela inofficiosi testamenti La base sulla quale il figlio può accusare il pater di demenza sembra essere rappresentato dal fatto che il pater – non punendo l’adulterio – si comporta in maniera contraria al diritto e alla morale Dunque, ancora un legame tra follia ed empietà
La querela inofficiosi testamenti In un’altra controversia si ripropone la questione dibattuta, cioè quando si possa legittimamente accusare taluno di pazzia Il caso riguarda questa volta un pater che non perdona la figlia per aver seguito il marito in un conflitto civile: morto il marito, torna dal padre il quale ne chiede la morte ed ella si suicida
La querela inofficiosi testamenti L’altro figlio accusa il padre di demenza Si ripropone il problema se il pater possa essere accusato di demenza anche in assenza di una malattia vera e propria, ma in ragione del suo comportamento contrario al rispetto della pietas nei confronti della figlia In questo caso, il retore Latrone, che in altre circostanza aveva affermato che il pretore dà un curatore al padre solo se affettivamente pazzo, sembra aprirsi ad altre eventualità
La querela inofficiosi testamenti Dalle controversie di Seneca, si evince, dunque, come i retori – in assenza di una vera e propria malattia mentale – cercassero di sostenere un’eventuale accusa di demenza sulla base di comportamenti contrari al rispetto della pietas Lo stesso tema si pone per il testamento inofficioso
La querela inofficiosi testamenti Asinio Pollione, noto retore vissuto nel I sec. a.C., afferma che il pretore dà un curatore al pater solo se pazzo, non se è impius Questo è quello che egli sostiene perorando la causa di Liburnia, ingiustamente diseredata dal figlio: il retore sostiene in giudizio che il testamento redatto dal figlio è furioso, non inofficioso
La querela inofficiosi testamenti Asinio Pollione è cioè insicuro che il testamento venga dichiarato inofficioso e la finzione di follia accolta: per andare sul sicuro, sostiene con forza che il testamento è stato redatto da un pazzo vero, non da un pazzo finto Se Asinio Pollione sostiene questo, è evidente che anche l’accusa di inofficiosità si fondava sulla follia, ancorché finta, altrimenti non avrebbe necessità di distinguere le due ipotesi
La querela inofficiosi testamenti Ad ulteriore conferma del fatto che fosse proprio la finzione di follia alla base dell’azione di inofficiosità, viene in considerazione un’altra fonte, Apuleio, de magia Quest’opera narra dell’accusa di magia che venne sollevata contro Apuleio mentre si trovava a Tripoli
La querela inofficiosi testamenti La vicenda si colloca intorno al 158 – 159 d.C. e vede come protagonista Apuleio stesso che, giunto a Tripoli, sposa una ricca vedova di nome Pudentilla Coloro i quali ambivano a conseguire il patrimonio ereditario escogitano allora un piano e accusano Apuleio di esercitare le arti magiche e di aver in tal modo indotto Pudentilla a sposarlo, facendola uscire di senno
La querela inofficiosi testamenti Con lo scopo di difendersi dall’accusa, Apuleio adotta una specifica strategia difensiva: per salvarsi dall’accusa ha solo una strada, dimostrare che Pudentilla non è pazza Per dimostrare ciò, Apuleio usa una prova specifica: il testamento di Pudentilla, nel quale è istituito erede il figlio
La querela inofficiosi testamenti Apuleio cioè usa un argomento giocandoci sopra: siccome tutti sanno che il testamento inofficioso (che esclude i figli) è redatto da un quasi demens, invita il magistrato ad aprire il testamento di Pudentilla dove troverà indicato il figlio come erede Pudentilla non può, pertanto, essere pazza perché ha istituito il figlio
La querela inofficiosi testamenti L’uso della finzione di follia, come abbiamo visto dalle fonti retoriche, non è limitato alla q.i.t. Le fonti conservano la menzione di un episodio rilevante, non adeguatamente approfondito dalla dottrina romanistica: il testamento di Tiberio
La querela inofficiosi testamenti L’episodio ci è tramandato da Cassio Dione e narra dell’imperatore Tiberio che, incerto su chi designare quale suo erede e successore, istituisce due eredi, Caligola e Tiberio Gemello Caligola escogita un piano per rimanere l’unico successore, avvalendosi del prefetto del pretorio Macrone
La querela inofficiosi testamenti L’escamotage fu quello, morto Tiberio, di inviare Macrone in senato, portando con sé il testamento affinché lo invalidasse L’argomento per invalidarlo fu che il testatore non era sano di mente perché aveva istituito erede Tiberio Gemello che era ancora un fanciullo
La querela inofficiosi testamenti Il punto rilevante per noi è rappresentato ovviamente dalla finzione di follia Che di finzione di follia si tratti è testimoniato dall’uso del termine parafronos che in greco indica colui che sragiona, compie gesti fuori da ogni logica
La querela inofficiosi testamenti La lingua greca normalmente usa mania per indicare la follia vera e propria, ciò che in latino si rende con furiosus Cassio Dione, usando parafronos, sembra dunque essere consapevole che di finzione di follia si tratti, non di follia vera e propria
La querela inofficiosi testamenti In questo caso la mancanza di giudizio di Tiberio è sostenuta dal fatto che egli abbia istituito erede un giovane L’argomento della pazzia, anche in questo caso, serve ad invalidare un testamento che altrimenti sarebbe rimasto in piedi
La querela inofficiosi testamenti Ulteriori conferme del legame esistente tra follia e redazione dei testamenti inofficiosi ci giunge da Valerio Massimo In un noto brano (7.8.1) ricorda la vicenda di Tuditano, un vero pazzo che era solito lanciare monete alla folla e trascinare la toga per la città come fosse un costume teatrale
La querela inofficiosi testamenti Ci si aspetterebbe, dunque, che il suo testamento sia attaccato ed invalidato con relativa facilità: così non è Tuditano ha istituito nel testamento il figlio e, in ragione di questo, i centumviri giudicano come se egli fosse sano di mente e non pazzo
La querela inofficiosi testamenti Come nel caso di Apuleio, è dalla officiosa disposizione testamentaria che si deduce la sanità mentale del de cuius Nel brano seguente Valerio Massimo descrive un altro episodio risalente all’epoca di Augusto
La querela inofficiosi testamenti Una donna, Ebuzia, ha due figlie entrambe meritevoli: ne istituisce però solo una come erede ed esclude l’altra In ragione di questo, Valerio Massimo afferma che il testamento è pieno di furore, cioè redatto in maniera completamente illogica
La querela inofficiosi testamenti L’atto è fonte di iniuria (offesa) per la figlia esclusa che, in ogni caso, decide di non attaccare il testamento Peraltro è lo stesso Valerio Massimo che ci dice che Ebuzia si lascia guidare nella scelta più dalla propria propensione che dal rispetto dell’officium
La querela inofficiosi testamenti Vi sono tutti i termini chiave presenti nella q.i.t.: la pazzia, l’empietà e l’iniuria Da altre fonti letterarie si deduce come anche l’amore, la seduzione potesse essere elemento che confonde, che svia, che fa uscire di senno
La querela inofficiosi testamenti Un brano in cui compare ciò è di Giovenale, nel quale descrive il caso di una diseredazione indotta da una parte dalla vecchiaia e dall’altra dall’influenza ricevuta dal vecchio da una prostituta Non vi è malattia più dannosa, dice il poeta, della demenza (senile) che fa dimenticare i propri figli e lasciare tutti i beni ad una prostituta
La querela inofficiosi testamenti Questo doveva essere un problema comune che ritroviamo anche descritto da Plinio (ep. 6.33) Plinio riporta il caso di Attia Viriola, donna dignitosissima, che attacca il testamento redatto dal padre
La querela inofficiosi testamenti E’ proprio Plinio a perorare la causa di Attia Viriola Il caso era seguitissimo dall’opinione pubblica, sia dai padri, che dalle figlie che dalle matrigne Attia era stata, infatti, diseredata a favore della giovane amante del padre, un vecchio ottuagenario che era stato amore captus
La querela inofficiosi testamenti Il caso si chiude con una rescissione parziale del testamento: Attia Viriola vince contro due degli istituiti e perde nei confronti di altri due