La congiuntura manifatturiera in Toscana Firenze, Luglio 2013 Consuntivo I trimestre 2013 Aspettative II trimestre 2013.

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La congiuntura manifatturiera in Toscana Firenze, Luglio 2013 Consuntivo I trimestre 2013 Aspettative II trimestre 2013

Indice C APITOLO 1: I L CONTESTO DI RIFERIMENTO C APITOLO 2: L A CONGIUNTURA REGIONALE C APITOLO 3: I L COMMERCIO ESTERO DELLA T OSCANA N OTA METODOLOGICA R ICONOSCIMENTI

Capitolo 1 Il contesto di riferimento Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Segnali di ripresa nell’economia mondiale Lo scenario economico internazionale del primo trimestre del 2013 è caratterizzato da una ripresa in consolidamento, ma non ancora in grado di coinvolgere tutte le macroaree geografiche. La domanda mondiale ha registrato una modesta crescita (+1,8% in termini tendenziali), in linea con la dinamica della seconda metà del 2012, alimentata esclusivamente dalle economie emergenti, in particolare asiatiche e latinoamericane, mentre più moderata è la dinamica dei paesi dell’Europa dell’est (fig. 1.1). La domanda delle economie avanzate è nel complesso ancora in terreno negativo, ma con rilevanti differenze tra i vari Paesi: ancora in decisa contrazione nell’Area Euro, in stagnazione negli Stati Uniti e in crescita in Giappone. Secondo i dati trimestrali diffusi a giugno dall’OECD, il Prodotto Interno Lordo nel complesso dei Paesi OECD è aumentato in termini tendenziali dello 0,8%, in linea con gli ultimi tre mesi del 2012, con un progressivo rallentamento dal +1,8% del primo trimestre Più solida la crescita dei Paesi emergenti, guidata da Cina (+7,7%) e, in misura minore, India (+2,8%), la cui economia appare però in deciso rallentamento. Tra i principali Paesi OECD restano in crescita gli Stati Uniti (+1,8%) e, sia pure con un tasso estremamente modesto (+0,2%) il Giappone, grazie al successo delle politiche monetarie accomodanti messe in campo dalle banche centrali.

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Ancora in difficoltà l’Area Euro L’Europa, nonostante la svolta verso politiche maggiormente espansive realizzata dalla Banca Centrale Europea nel corso del 2012, non ha condiviso il percorso di miglioramento intrapreso dalle principali economie avanzate. La crisi dei debiti sovrani, non ancora del tutto superata, non ha permesso ai governi nazionali dei paesi maggiormente in difficoltà di agire sulle politiche di bilancio e ha interferito nei tradizionali canali di trasmissione della politica monetaria, ostacolando il miglioramento delle condizioni dai acceso al credito. Il prolungarsi della fase recessiva nel primo trimestre dell’anno (-1,1% la variazione tendenziale del Pil dell’Eurozona, dati OECD) preoccupa adesso soprattutto per le difficoltà manifestate da Germania e Francia, che finora non erano state coinvolte dalla seconda ondata della crisi: la Francia, in negativo dalla fine del 2012, vede il proprio Pil perdere lo 0,4%, in linea con la Germania (-0,3%). Resta grave la situazione dei Paesi periferici, con i principali di essi ancora in recessione: accelera la caduta del Pil spagnolo (-2,0%) e resta decisamente in terreno negativo la dinamica di quello italiano (-2,4%). L’apprezzamento dell’Euro conseguente alla politiche monetarie espansive messe in campo dalle principali economie mondiali e i vincoli di bilancio che ancora gravano sulla finanza pubblica, lasciano ai governi nazionali dei paesi europei pochi strumenti per contrastare la crisi economica e aiutare i rispettivi sistemi industriali a raggiungere il punto di svolta della congiuntura economica. Secondo i dati Eurostat la produzione manifatturiera (corretta per i giorni lavorativi) dell’area Euro ha perso nel primo trimestre dell’anno il 2,8%, dopo la contrazione del 3,4% con la quale si era chiuso il 2013, con perdite in tutte le principali economie: Germania (-1,7%), Spagna (-3,8%), Francia (-4,0%).

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Prosegue la caduta del PIL nazionale Il Pil nazionale del primo trimestre si contrae del 2,4% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, in linea con la media del 2012, anche se in lieve miglioramento rispetto alla seconda metà dell’anno (fig. 1.2). Tale risultato è il frutto di flessioni che hanno riguardato, con varia intensità, tutti i settori di attività economica, con la sola eccezione dell’agricoltura (+0,1% il valore aggiunto in valori concatenati): perdono il -3,2% l’industria in senso stretto, il -6,9% le costruzioni e il -1,4% i servizi. La contabilità economica nazionale del trimestre si caratterizza per il venire meno del traino delle esportazioni, che dal primo trimestre del 2010 avevano rappresentato l’unico aggregato del Conto delle risorse e degli impieghi in espansione. Il persistere delle difficoltà sul fronte del credito e le condizioni dei bilanci provati dal perdurare della crisi minano la propensione all’investimento e ancora una volta tra le componenti della domanda interna sono gli investimenti (-7,5%) a registrare le maggiori flessioni, soprattutto nell’aggregato relativo ai mezzi di trasporto. La contrazione della spesa della Pubblica Amministrazione si ferma al -0,8%, grazie al graduale superamento della fase più critica del risanamento dei bilanci pubblici, ma l’ulteriore caduta della spesa delle famiglie (-3,4%) induce nei consumi finali una variazione del -2,7%.

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Dalla fiducia delle imprese l’unico spiraglio positivo Nel quadro critico delineato dagli indicatori dell’industria italiana (fig. 1.3), la cui produzione perde il 4,3%, un timido segnale positivo è offerto dalla battuta di arresto che si osserva nel peggioramento del clima di fiducia delle imprese del manifatturiero, che cala del 2,6% in termini tendenziali dopo il crollo del 10% del trimestre precedente. Dall’analisi degli indicatori di domanda emerge il venir meno del ruolo positivo finora giocato dal canale estero, che risulta sia dalle vendite all’estero (+0,2%), che dagli ordini provenienti da oltre confine (-1,5%), mentre non si attenuano le difficoltà sul fronte interno, sia in termini di fatturato (-8,2%) che in termini di ordinativi (-9,8%). Nel complesso il comparto industriale italiano al netto delle costruzioni subisce una contrazione del 5,6% del fatturato e una riduzione dei nuovi ordinativi del 6,6%, che si ripercuotono negativamente sulle ore lavorate per dipendente (-1,4%).

Congiuntura regionaleContesto di riferimentoCommercio estero Capitolo 2 La congiuntura regionale

Congiuntura regionaleContesto di riferimentoCommercio estero I risultati dell’indagine sulle imprese manifatturiere toscane raffigurano un sistema produttivo sfiancato dal perdurare della flessione della domanda e delle difficoltà finanziarie. Dopo la lieve decelerazione della caduta della produzione registrata nel quarto trimestre del 2012, il 2013 si apre con un nuovo peggioramento di tale indicatore, che fa segnare una contrazione del -4,9% rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente. Il fatturato e gli ordinativi seguono un andamento analogo: le vendite registrano una diminuzione del 5,6 che si sussegue al -4,5% del trimestre precedente e il portafoglio ordini cede il 4,5% dopo il 3,6% del precedente periodo. In entrambi i casi, la dinamica della componente estera fa segnare un progressivo rallentamento attestandosi sul +1,0% per quanto riguarda il fatturato e sul +0,6% relativamente agli ordinativi. La flessione produttiva resta profonda… I giorni di produzione assicurati dal portafoglio ordini, che nel primo trimestre dell’anno precedente erano 74 scendono così a 71 e il grado di utilizzo degli impianti è pari al 76% della capacità produttiva. Gli sforzi messi in campo dalle imprese per mantenere quote di mercato attraverso politiche di prezzo, insieme al raffreddamento delle quotazioni delle materie prime provocato dalla discesa del prezzo del petrolio, hanno provocato una frenata dei prezzi alla produzione regionali, che fanno segnare un modesto tasso di incremento dello 0,4%, il più contenuto dalla fine del 2009.

Congiuntura regionaleContesto di riferimentoCommercio estero …e si ripercuote sugli organici aziendali Nel trimestre di analisi gli effetti del prolungarsi della flessione produttiva hanno iniziato a manifestarsi sui livelli occupazionali, cha per la prima volta dall’inizio della seconda ondata recessiva hanno registrato una contrazione, pari allo 0,7%, rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Gli effetti sul mercato del lavoro si sono manifestati con un ritardo di oltre un anno rispetto all’inizio della caduta della produzione. Nel biennio , invece le imprese avevano avviato il ridimensionamento degli organici aziendali con una maggiore tempestività, con un lag temporale di due soli trimestri, anche perché si trattava di una reazione ad una contrazione della produzione molto più profonda. La flessione occupazionale è quindi proseguita per tutto il 2010, con una durata complessiva di due anni e mezzo, esaurendosi un anno dopo l’avvio della ripresa della produzione. Il biennio successivo, dal primo trimestre del 2011 agli ultimi tre mesi del 2012, è stato caratterizzato più da una stabilizzazione degli organici aziendali che da una vera è propria crescita occupazionale. Nella valutazione della tenuta occupazionale del sistema manifatturiero è inoltre opportuno ricordare che in questo ultimo lasso di tempo vi è stato un intenso ricorso agli ammortizzatori sociali. Le ore di Cig autorizzate, che nel corso del 2008 erano state mediamente 1,5 milioni per trimestre, sono aumentate rapidamente nel corso del 2009 fino a raggiungere nell’ultimo trimestre dell’anno gli 8 milioni, rimanendo poi su livelli medi elevatissimi: 10,4 milioni di ore al trimestre nel 2010, 8 milioni nel 2011 e 9,2 milioni nel Nel primo trimestre 2013, infine le ore di Cig sono aumentate del 36% in termini tendenziali, con picchi di oltre il 70% per la Gestione Ordinaria e Straordinaria e una riduzione esclusivamente nella Cassa in Deroga in conseguenza al blocco delle concessioni.

Congiuntura regionaleContesto di riferimentoCommercio estero Tengono solo le medie imprese Sul venir meno della tenuta occupazionale del sistema manifatturiero regionale sembra aver giocato un ruolo fondamentale l’aggravamento della condizione delle grandi imprese (oltre 250 addetti), che per la prima volta dall’inizio di questa seconda fase recessiva hanno reagito all’aggravamento delle difficoltà economiche e finanziarie intervenendo sugli organici aziendali. L’occupazione nelle imprese più strutturate ha così registrato una contrazione del 2,1%, a fronte di una flessione della produzione del 5,3%. Ancora più ampia del calo produttivo è la contrazione del fatturato, per il quale si osserva un vero e proprio crollo, in parte dovuto alla revisione al ribasso dei listini aziendali, che provocano una diminuzione dell’1,4% dei prezzi alla produzione. Evidentemente molte imprese stanno mettendo in campo strategie di costo, sia in termini di compressione dei margini che di razionalizzazione dei costi del personale, volte a conservare competitività sui mercati e a far fronte alle difficoltà finanziarie. La situazione delle piccole imprese (10-49 addetti) è improntata alla continuità con la grave crisi attraversata nel corso di tutto il 2012, con perdite consistenti sia sul fronte della produzione (-6,3%) che sul fronte del fatturato (-6,1%). L’unico spunto positivo è offerto dagli ordinativi esteri, che registrano un incremento del l’1,6%, comunque insufficiente a controbilanciare la caduta della domanda interna, che trascina in basso gli ordini totali (-5,3%). Sul fronte occupazionale, il processo di ridimensionamento degli organici, già in atto da due trimestri, si consolida con una diminuzione degli addetti di quasi l’1%. Ancora una volta, sono soltanto le medie imprese ( addetti) a dare prova di una maggiore resistenza nei confronti della negativa fase congiunturale, con contrazioni della produzione (-1,6%) e del fatturato (-0,9%) relativamente contenute, che non manifestano per adesso ricadute sui livelli occupazionali (+0,5%).

Congiuntura regionaleContesto di riferimentoCommercio estero La pelletteria, che nei precedenti trimestri aveva avuto un andamento altalenante, palesando anche alcuni segnali positivi, registra nel trimestre un deciso peggioramento (- 5,5,%). Gli altri due settori del sistema moda, tessile (-9,6%) e abbigliamento (-8,3%) subiscono insieme al legno e mobilio (-9,3%) le perdite più gravi. Tra i comparti a medio-alto contenuto tecnologico, fatta eccezione per la farmaceutica di cui si è detto sopra, la chimica e la meccanica (entrambe –4,4%) registrano le flessioni produttive più contenute, ma comunque piuttosto ampie. Minerali non metalliferi, metalli, elettronica e mezzi di trasporto subiscono perdite importanti, collocandosi in termini di contrazione della produzione tra il 6,9 e il 7,4%. Perdite diffuse nella maggior parte dei settori monitorati La contrazione della produzione ha coinvolto, sia pure con varia intensità, la quasi totalità dei settori monitorati. L’unica eccezione è rappresentata ancora una volta dall’industria farmaceutica, il cui incremento (+13,2%) è tuttavia connesso all’importante investimento realizzato da una grande impresa del comparto nel corso del 2012 (fig. 2.4). Tra i restanti settori, solo alimentare (-3,2%) e calzature (-1,2%), entrambi comparti a basso contenuto tecnologico, riescono a contenere le perdite.

Congiuntura regionaleContesto di riferimentoCommercio estero In stabilizzazione le aspettative Il clima di fiducia emerso dalle opinioni espresse dagli imprenditori in merito al secondo trimestre dell’anno resta decisamente improntato al pessimismo, sia pure con qualche moderato segnale di “rasserenamento” rispetto alle aspettative manifestate alla fine del L’indicatore complessivo del clima di fiducia degli imprenditori costruito sulla base dei saldi destagionalizzati tra aspettative di aumento e di diminuzione in termini congiunturali in merito a produzione, domanda (interna ed estera) e occupazione, sia pure ancora negativo per 8 p.p., ha comunque registrato un incremento di due punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione, grazie al moderato miglioramento rilevato in tutti gli indicatori di base (fig. 2.5). Sulle aspettative degli imprenditori gravano in particolare i timori per l’evoluzione del mercato interno, il cui indicatore mostra tuttora un saldo pesantemente negativo (-16 p.p.), sia pure in miglioramento di due punti percentuali. E’ invece più diffuso l’ottimismo in merito alla domanda estera, con un valore dell’indicatore –sempre destagionalizzato- pari a –4 p.p.: è nel miglioramento dello scenario internazionale che la ridotta quota di imprenditori “ottimisti” spera di trarre spunto per il superamento della fase recessiva. Restano negativi, rispettivamente per 9 e 6 p.p. i saldi tra “ottimisti” e “pessimisti” relativamente a produzione e occupazione.

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Capitolo 3 Il commercio estero della Toscana

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Il canale estero tiene… Nel primo trimestre 2013 le vendite all’estero della Toscana segnano per la prima volta dalla fine del 2009 un risultato negativo, pari al -0,6% su base tendenziale (fig. 3.1). Si tratta di un andamento in linea con la dinamica nazionale del commercio estero, caratterizzata anch’essa dal volgere in negativo delle esportazioni (-0,7%). E’ tuttavia necessario sottolineare che il risultato regionale è stato ampiamente influenzato dal crollo degli scambi di metalli preziosi, al netto del quale le esportazioni toscane sono cresciute del 5,6% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Nel periodo di analisi si riscontra inoltre un elemento di discontinuità connesso contabilizzazione di commesse pluriennali di una grande impesa della meccanica. Al netto di entrambi gli effetti considerati, la dinamica delle esportazioni regionali nel primo trimestre 2013 risulta essere positiva, con una crescita tendenziale del +1,5%. Le importazioni subiscono invece un inequivocabile crollo, pari a 9 punti percentuali (-6% al netto dei metalli preziosi). In particolare, il forte calo della domanda espressa dalle impese toscane si esplica in una contrazione dell’8,7% delle importazioni di beni strumentali (- 16,2% al netto delle macchine di impiego generale) e in una caduta del 12,6% dei beni intermedi (-4,9% depurando dagli effetti della dinamica dei metalli preziosi).

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero …grazie ai mercati extraeuropei Proseguendo l’analisi delle esportazioni al netto dei metalli preziosi e considerando le aree geografiche di destinazione, si osservano dinamiche nettamente differenziate tra le economie avanzate e i Paesi emergenti (fig.3.2). L’Unione Europea si caratterizza ancora per la debolezza della domanda e le vendite delle imprese toscane destinate ai Paesi Ue, in diminuzione dello 0,4% rispetto al primo trimestre 2012, forniscono un contributo negativo alla crescita complessiva dell’export regionale (- 0,2%. Le esportazioni regionali sono trainate dai mercati extraeuropei (+10,9%), in particolare dai paesi asiatici (+8,5%), che forniscono un contributo alla crescita di quasi 2 punti percentuali. Le esportazioni verso l’Oceania, costituite per la maggior parte da vendite di macchine di impiego generale, con un contributo alla crescita del 3,5%, hanno giocato un ruolo determinante nella dinamica complessiva dell’export regionale.

Contesto di riferimentoCongiuntura regionaleCommercio estero Tra i settori di attività economica è ancora una volta la meccanica a registrare la migliore performance, con un picco del +27,6% delle vendite all’estero, anche grazie alla consegna di un’importante commessa pluriennale da parte di un’impresa del settore (fig. 3.2). Vi è poi un gruppo di settori che mostra una buona capacità di stare sui mercati esteri: alimentari (+7,2%), pelletteria (+6,3%) e calzature (+4,9%), chimica (+11,8%) e minerali non metalliferi (+9,8%). Registrano invece una modesta crescita delle esportazioni il settore dell’abbigliamento (+2,8%) e quello dell’elettronica (+1,3%), mentre la farmaceutica, dopo il buon risultato del trimestre precedente, perde il 2,6% del fatturato all’estero. Disomogenee le dinamiche settoriali Manifestano rilevanti difficoltà di accesso ai mercati internazionali tessile (-8,9%), legno e mobilio (-6,9%) e mezzi di trasporto (-13,9%). Le esportazioni di metalli e prodotti in metallo, quasi interamente costituite dalle vendite di metalli preziosi, subiscono un crollo (-24,2%) che è espressione non tanto di dinamiche interne al sistema produttivo regionale quanto dei movimenti di capitali finanziari di cui si è fatto precedentemente menzione.

Cenni metodologici L’indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale viene svolta trimestralmente su un campione di imprese manifatturiere con almeno dieci addetti. I risultati relativi al primo trimestre 2013 sono analizzati nel cap. 2. La rilevazione presso le imprese si è svolta nei mesi di maggio e giugno Per un approfondimento sulla metodologia utilizzata per lo svolgimento dell’indagine è disponibile una nota metodologica scaricabile dal sito nell’Area territoriale Toscana. Per i risultati a livello provinciale si rimanda alle pubblicazioni e/o comunicati stampa realizzati dalle singole Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Toscana e dalle Associazioni Industriali provinciali. Cenni metodologici e Riconoscimenti Riconoscimenti L’indagine sulla congiuntura manifatturiera della Toscana è il frutto della collaborazione fra l’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana ed il Centro Studi di Confindustria Toscana. L’impostazione metodologica dell’indagine è stata curata da un gruppo di lavoro composto, oltre che dai rappresentanti di Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, dai responsabili degli Uffici Studi e Statistica delle Camere di Commercio della Toscana e da Universitas Mercatorum S.Cons.R.L. La rilevazione è stata effettuata dalle Camere di Commercio di Arezzo, Pisa, Pistoia, Prato e Siena, dalle Aziende Speciali COAP della Camera di Commercio di Grosseto, dal Centro Studi della Camera di Commercio di Livorno e dall’Associazione Industriali di Firenze – che hanno coperto in tutto o in parte le quote del campione da rilevare nei rispettivi territori di competenza – e dall’Azienda Speciale ISR della Camera di Commercio di Massa-Carrara per la parte restante del campione regionale. La validazione dei dati delle interviste e le elaborazioni dei risultati sono state effettuate da Universitas Mercatorum S.Cons.R.L. Le elaborazioni statistiche sono state effettuate da Silvia Rettori (cap.1), Lauretta Ermini (cap. 2) e Cristina Marullo (cap.3) di Unioncamere Toscana, la redazione del rapporto è a cura di Silvia Rettori con il coordinamento di Riccardo Perugi (Unioncamere Toscana).