Mariko Mori - Wave UFO, 2003 Mariko Mori - Wave UFO, 2003 “Qualcuno potrà anche pensare che tutte le creature di questo mondo esistano indipendentemente l’una dall’altra, ma in realtà siamo tutti collegati […] Con Wave UFO mi auguro che tutti gli abitanti di questo pianeta si colleghino gli uni con gli altri, travalicando frontiere politiche e culturali. Senza perdere mai di vista questa intenzione, vorrei dedicare quest’opera a tutti noi che condividiamo il pianeta terra, con l’augurio di una reciproca comprensione, libertà e uguaglianza.”
Brain Computer Interface for Second Life “ Le prime applicazioni sono state realizzate per pazienti affetti da gravissime disabilità motorie, i quali hanno perso il controllo di qualsiasi muscolo ma hanno conservato intatte le proprie funzioni cognitive: sono persone perfettamente in grado di intendere e di volere ma completamente impossibilitate a comunicare o interagire con l’ambiente esterno in quanto non sono neanche in grado di muovere gli occhi”. (Luigi Bianchi)
Oltre alla definizione dell’autore e dei luoghi dell’arte, si è vista anche una metamorfosi del ruolo dello spettatore. Accade sempre più frequentemente che chi guarda non sia più solo il destinatario dell’opera ma anche l’artefice, insieme all’artista, della sua attivazione > Eliminare la distanza tra opera e osservatore, abolendo il divieto del «non toccare». Théodore Géricault La zattera della Medusa, 1819
Il fenomeno più appariscente nato da queste premesse fu, però, un completo superamento dell’idea stessa di «opera», con la nascita di ciò che è noto sotto il nome HAPPENING, «accadimento». PAG. 356 Allan Kaprow ( ) Yard (1961) Nel 1958 Allan Kaprow organizzò i suoi primi happening: un’azione nella quale la distinzione tra pubblico e artista andava perduta, essendo tutti chiamati a interagire. La componente teatrale era molto forte, ma a differenza di quanto accade a teatro, il pubblico doveva prendere parte all’azione e non era prevista una regia dogmatica come invece accadde nelle più tarde performance. PAG. 356 Allan Kaprow ( ) Diciotto happening in sei parti (1959) – Rueben Gallery New York
1951, Robert Rauschenberg (1925 – 2008), White Painting 1952, John Cage (1912 – 1992), 4’33’’ Queste opere volevano riflettere proprio l’accidentalità e l’immanenza e agire, come Rauschenberg stesso dichiarò, «nell’intercapedine che separa arte e vita».
Mark Napier p-Soup “una zuppa primordiale di grafiche animate”
Anche Rirkrit Tiravanija è riuscito efficacemente a coinvolgere lo spettatore e a creare momenti di convivialità con l’allestimento di banchetti e di cene che soddisfano almeno due dei nostri bisogni primari, il CIBO e la RELAZIONE CON GLI ALTRI. Tiravanija voleva annullare la distinzione tra spazio istituzionale e spazio sociale e la distanza tra artista e pubblico. Rirkrit Tiravanija Rirkrit Tiravanija «Dove si ferma la cucina e dove comincia l’arte, visto che l’opera consiste essenzialmente nella consumazione di un piatto e gli spettatori sono incoraggiati a compiere gesti quotidiani?» (Nicolas Bourriaud)