Il mito di Osiride. Il Mito Di Osiride è fondamentale per comprendere alcuni aspetti della civiltà egizia, eppure ci è stato tramandato sotto forma di.

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Il mito di Osiride 1.
Transcript della presentazione:

Il mito di Osiride

Il Mito Di Osiride è fondamentale per comprendere alcuni aspetti della civiltà egizia, eppure ci è stato tramandato sotto forma di un resoconto omogeneo solo da Plutarco, uno scrittore greco, verso 100 d.C., mentre gli scritti egizi contengono soltanto allusioni. Nell'antico Egitto infatti non era consentito parlare di Osiride. Erano i cosiddetti “misteri del grande dio”.

Secondo il racconto di Plutarco Osiride era un mitico re dio dei popoli che abitatavano le rive del Nilo; sovrano benefico, indusse i suoi selvaggi sudditi a vivere in pace, ad abbandonare I'avventurosa vita nomade. A questo fine insegnò loro a lavorare la terra, a coltivare la vite e ad ottenere il vino e l'orzo da cui trarre la birra. Mostrò loro come forgiare i metalli e le armi per difendersi dalle belve. Li invogliò a vivere in comunità, a fondare città.

Il nome di Osiride in geroglifico Compare in esso il geroglifico del trono (AS) unito a quello dell'occhio (IR). Dunque, gli antichi Egizi dovevano pronunciare "ASIR" o "ASAR" il nome del dio. Il significato letterale del termine potrebbe essere "vegetazione", infatti Osiride era considerato anche Signore del raccolto, ma sono possibili anche altre interpretazioni.

Iside, la sorella sposa, per parte sua, guariva le malattie, scacciava gli spiriti maligni con arti magiche, fondò la famiglia, insegnò agli uomini a fare il pane e alle donne tutte le arti muliebri, la tessitura, il ricamo. Insomma, inventarono la civiltà. L'Egitto si trovò così nell'Età dell'Oro.

Il nome di Iside in geroglifico E’ formato dal segno del trono, As, quello della semisfera, T, che sta a indicare il genere femminile e dal serpente che indica divinità femminile o regina. Il nome si doveva pronunciare più o meno ASET

Le principali divinità del pantheon egizio

Entra poi in scena Seth, il malvagio dio fratello di Osiride e Iside, che nella pittura egizia viene rappresentato con una testa di animale (capra o sciacallo), dio del caos, del deserto e della guerra.

Il perfido Seth ordisce un orribile inganno: dà una grande festa in onore del fratello; durante il banchetto mostra agli invitati un magnifico scrigno finemente istoriato e tempestato di gemme e, scherzando, proclama che ne farà dono a chi, entrandovi, lo occuperà esattamente con il proprio corpo (l'aveva fatto costruire su misura per Osiride, che aveva una statura gigantesca).

Ognuno dei commensali, ammirato per la preziosità dell'opera e desideroso di averla, ci si provò, ma risultava sempre troppo piccolo. Alla fine fu la volta del re, la cui statura si attagliò a pennello.

Seth, fulmineo, con i suoi complici rinserrò il coperchio, lo sigillò con piombo fuso e gettò lo scrigno nel Nilo. Iside, disperata, si strappò Ie vesti, riuscì a fuggire e partì alla ricerca della salma dello sposo per dargli almeno degna sepoltura.

Era scortata da sette velenosissimi scorpioni, temibile guardia del corpo. Giunse esausta alla città di Pa- sin; ma lacera e sfinita com'era, non trovò ospitalità. Una donna le chiuse ostentatamente la porta in faccia. I sette scorpioni vendicarono I'affronto alla dea pungendo il bambino della poco cortese signora. La forza del veleno era tale che la casa prese fuoco. Lo scorpione è un animale sacro nell’antico Egitto, associato a Serket, dea della magia

Frattanto una misericordiosa e umile contadina, Taha, impietosita da quel volto impietrito dal dolore, accolse Iside spontaneamente; I 'altra, che si chiamava Usa, non trovò una sola goccia d'acqua per spegnere I’incendio e disperata, col bambino morente fra le braccia, vagava in cerca di aiuto, ma nessuno le rispondeva. Fu Iside che ebbe pietà di lei: impartì al veleno I'ordine di non agire e il bimbo guarì subito, mentre una pioggia miracolosa spegneva I'incendio. L'ira del cielo s'era placata; Usa, pentita, capì di trovarsi di fronte ad un essere soprannaturale e offrì doni a Iside, implorandone il perdono.

Iside riprese il vagabondare tra le infinite insidie che gli spiriti maligni, al servizio di Seth, ponevano sulla sua via. Presso Tanis seppe che la cassa, sul filo della corrente di quel ramo del Nilo, aveva raggiunto il mare aperto. Disperata, camminò e camminò e giunse a Biblo. Proprio qui era approdata la bara, tempo prima, tra i rami di un cespuglio che, al contatto col corpo divino, s'era trasformato in una splendida acacia che rinserrò lo scrigno nel proprio tronco.

Un giorno il re di Biblo, vedendo lo stupendo albero, ordinò che lo si tagliasse per farne una colonna del suo palazzo. Iside, giunta in città, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzava intorno alla colonna, lanciando strida strazianti, ma nessuno le faceva caso. Alla fine decise di agire: fece amicizia con le ancelle della regina conversando e offrendo loro doni. Anche la regina volle conoscere la straniera che, in brevissimo tempo, entrò nelle sue grazie e fu nominata governante del principino. Ogni notte, preso il suo aspetto di rondine, non cessava il suo pianto.

Ma qualche tempo dopo la dea svelò il proprio essere. Il re, onorato d'aver dato ricetto a una dea, le offrì tutto ciò che lei volesse. Iside, naturalmente, chiese la grande colonna e lei stessa ne trasse lo scrigno, riempì il tronco di profumi e lo lasciò al re e al suo popolo come preziosa reliquia. Ripresa la via del ritorno scortata da due figli del re, non seppe resistere a lungo: ordinò alla carovana di fermarsi e aprì la cassa. All'apparire del volto del marito le sue urla di dolore riempirono I'aria di un tale spavento che uno dei figli del re usci di senno. Peggiore sorte toccò all'altro: Iside s'era chinata lacrimando sul caro viso e I'ignaro ragazzo I'osservava incuriosito; la dea, accortasene, gli lanciò una tale occhiata che il poveretto cadde fulminato.

Rimasta sola, usò invano tutte le possibile formule magiche per reclamare in vita lo sposo; e, trasformatasi in falco, e agitando su di lui le ali per cercare di ridargli il soffio della vita, miracolosamente rimase fecondata. Nascose la bara in un luogo isolato presso Buto, tra le inestricabili paludi del Delta che la proteggevano dai pericoli.

Ma per caso Seth, andando una notte a caccia al chiaro di luna, la trovò. Apertala e vista la salma del fratello, in preda aI più scatenato furore la fece a brani, tagliandola in quattordici parti che sparpagliò per tutto I'Egitto. L'infelice Iside, al nuovo scempio, ricominciò la pietosa ricerca dei macabri resti; dal suo pianto ebbero origine le piene del Nilo. Dopo immense fatiche riuscì a ricomporre il corpo del marito. Sui luoghi ove i resti furono trovati, sorsero cappelle e poi templi ai quali si compivano pellegrinaggi chiamati " della ricerca di Osiride ".

Ricomposto il corpo, Iside con la diletta sorella Neftis (incolpevole sposa del malvagio Seth ), Thot e Anubi si prodigarono per rendere a Osiride la vita. Anubi imbalsamò il corpo e confezionò così la prima mummia che fu fasciata e ricoperta di talismani.

Osiride così resuscitò, ma non poté regnare più su questa terra e divenne re del “Sito che è oltre l' Orizzonte occidentale", che trasformò da luogo cupo e triste in una larda ricca di messi.

Compiuto il rito della sepoltura, Iside tornò a nascondersi nelle paludi per proteggere se stessa e soprattutto il nascituro dalle vendette di Seth. Quando Horo nacque, la madre lo protesse con tutto il suo amore, invocò su di lui I'aiuto di tutti gli dei, poi gli insegnò la scienza, I'educò nel culto del padre.

Horo crebbe "come il sole nascente, il suo occhio destro era il sole, quello sinistro la luna" ed egli stesso era un grande luminoso falco che solcava i cieli. E quando fu abbastanza grande, Osiride tornò una volta sulla terra per farne un soldato. Allora Horo, radunati tutti i fedeli del re tradito, partì alla ricerca di Seth per vendicare il padre.

Triade divina: Horo, Osiride ed Iside

La tremenda battaglia durò tre giorni e tre notti, Seth e i suoi si trasformarono nei più terribili e imprendibili animali per cercare di sfuggire alla sconfitta

Alla fine intervennero anche gli altri dei e posero la questione l giudizio di Thot. Fu un processo fiume che durò ottant'anni. Seth accusò Horo di non essere figlio di Osiride, essendo nato troppo tempo dopo la morte del vantato padre. Horo controbatté tacciando Seth di malafede, e alla fine il Divino Tribunale sentenziò che Horo avesse il regno del Basso Egitto e Seth quello dell'Alto Egitto.

Quale signore del regno dei morti, Osiride – raffigurato con l’aspetto di una mummia – è il patrono dell’imbalsamazione e di tutto ciò che rappre- senta per un egiziano. Presto concepito anche come il giudice del tribunale dei morti, per essere lui stesso passato vittorioso nell’esperienza che tutti attende, Osiride personifica la speranza di un’esistenza che continua nel- l’aldilà, la fiducia nella possibilità di salvarsi dal rischio di una completa estinzione. Invece il pianto di Iside alla notizia della morte di Osiride ha da- to origine alle cerimonie funebri praticate in tutto l’Egitto. La morte nel fiu- me e la dispersione del corpo di Osiride venivano intese dagli Egizi come il precedente mitico di quanto accadeva ai campi coltivati del Paese, periodi- camente sottoposti alla fertilizzazione della piena del Nilo.