Dirigente Scolastico in Europa Nella maggior parte dei paesi Europei per la nomina a D.S. vengono presi in considerazione più criteri: Esperienza professionale di insegnamento Esperienza amministrativa e/o gestionale Formazione iniziale specifica Buona condotta e buona salute (in alcuni casi)
EUROPA Trattato di Roma 1957: è nata la Comunità Economica Europea
Atto Unico Europeo 1986 Trattato di Maastricht 1991 Trattato di Amsterdam 1997 Da comunità economica a Unione politica. Internazionalizzazione della vita dei cittadini. “ Cultura della scuola “
Art. 126 Trattato di Maastricht Art. 149 Trattato di Amsterdam Sviluppare la dimensione europea dell’istruzione Favorire la mobilità degli studenti e degli insegnanti Promuovere la cooperazione tra gli istituti di insegnamento Incoraggiare lo sviluppo dell’istruzione a distanza
Scuola, formazione professionale e lavoro: esperienze di lavoro – orientamento e formazione professionale Contenuti specifici dell’istruzione Lifelong learning Certificazioni delle competenze Conoscenza e padroneggiamento delle lingue comunitarie
Programma comunitario Leonardo da Vinci EUROPASS FORMAZIONE Certificato da cui risultano le esperienze professionali acquisite all’ estero
Programma Socrate: varato dal Parlamento Europeo nel 1995 Sottoprogramma Erasmus Sottoprogramma Comenius Sottoprogramma lingua
Pedagogia interculturale Cittadino europeo Globalizzazione
Fondi Europei Fondi strutturali FSE ( Fondo sociale Europeo ) Agenda 2000
Fondo Sociale Europeo (FSE) Obiettivi: a) consolidamento di una cultura di base; b) l’integrazione e la rifondazione di competenze professionali di base; c) il conseguimento di un titolo scolastico; d) conseguimento di una qualifica professionale.
Fondo Sociale Europeo (FSE) Destinatari: a) allievi in formazione professionale e degli istituti secondari superiori; b) diplomati; c) adulti in rientro formativo; d) alunni in difficoltà; e) disoccupati; f) adulti privi di qualificazione; g) alunni H.
Lo scenario europeo Tende ad assicurare un’elevazione del livello di competenze di base di cui ciascuno deve disporre come minimo per partecipare attivamente alla vita professionale, familiare o collettiva, a tutti i livelli, da quello locale a quello Europeo Adeguare l’O. F. di ogni paese agli standard Europei
Francia Istruzione prescolare: dai 2 ai 6 anni, facoltativa e gratuita Istruzione obbligatoria: da 6 a 16 anni a) istruzione primaria: 6/11 anni; b) istruzione secondaria inferiore: 11/15 anni; c) istruzione secondaria superiore: 16 anni (solo il 1° anno di liceo ); Istruzione secondaria superiore: da 16 a 18 anni
Germania Istruzione prescolare: dai 3 ai 6 anni Istruzione obbligatoria: da 6 a 15/16 anni (a seconda del Land) a) istruzione primaria da 6 a 10 anni; b) istruzione secondaria inferiore da 10 a 12 anni (fase di orientamento); c) da 12 a 15 anni Istruzione secondaria superiore: da 16 a 19 anni
Competenze nei Curricoli Europei Concetto di qualità con finalità prioritaria lo sviluppo delle competenze chiave
Lifelong learning Occupabilità e cittadinanza: la strategia dell’Unione Europea sull’apprendimento per tutto il corso della vita “ Libro Bianco “ 1996 Insegnare e apprendere – Verso la società conoscitiva
Obiettivi Il ruolo strategico di un apprendimento che accompagni le persone per tutta la vita La necessità di attività formative in età adulta finalizzate alle attitudini sociali La centralità del soggetto che apprende “basando i servizi sui suoi bisogni e sulle sue aspirazioni”
Obiettivi L’ obiettivo principale del Lifelong Learning Programma (LLP) è quello di contribuire, attraverso l’apprendimento permanente, allo sviluppo dell’U.E. quale società avanzata basata sulla conoscenza, riunendo al suo interno tutte le iniziative di cooperazione europea nell’ambito dell’istruzione e della formazione. In particolare promuove all’interno della Comunità, gli scambi, la cooperazione e la mobilità tra sistemi d’istruzione e formazione.
Il memorandum per l’istruzione e la formazione permanente (ottobre 2000) Nuove competenze di base per tutti Maggiori investimenti nelle risorse umane Innovazione nelle tecniche di insegnamento e di apprendimento Valutazione dei risultati dell’apprendimento Ripensare l’orientamento Un apprendimento sempre più vicino a casa
Le categorie di apprendimento L’apprendimento formale L’apprendimento non formale - non porta a certificati ufficiali L’apprendimento informale – è il corollario naturale della vita quotidiana
Europass Formazione: documento personale CV Europeo (curricola vitae) – pone l’accento sull’importanza dell’apprendimento non formale e informale Dichiarazione di Copenhagen 30 novembre 2002 – promuove la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale
Educazione alla cittadinanza Insieme delle attività educative formali, non formali e informali che vengono sviluppate nei sistemi scolastici ed extrascolastici per consentire ai giovani e agli adulti di acquisire le competenze necessarie ad esercitare i propri diritti e i propri doveri e a partecipare attivamente alla VITA DEMOCRATICA della società
Lisbona A Lisbona, nella primavera del 2000, il Consiglio Europeo ha lanciato una sfida ambiziosa e coraggiosa: quella di trasformare l’Unione Europea nell’economia basata sui saperi, più competitiva e dinamica del mondo Libro Bianco della Commissione (1993) – “Crescita, competitività, occupazione: le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo” di Jacques Delors
Consiglio Europeo di Lussemburgo (1997) – lanciò la strategia Europea per l’ Occupazione che fu alla base della strategia definita “Strategia di Lisbona” Consiglio Europeo di Stoccolma (2001) - sono stati presentati tre obiettivi strategici futuri e concreti dei sistemi di istruzione e formazione: a) aumentare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione nell’ U.E. b) facilitare l’accesso ai sistemi di istruzione e formazione; c) aprire i sistemi di istruzione e formazione al mondo esterno.
Il Consiglio di Barcellona (2002) Ha sottolineato il rilievo dell’istruzione e della formazione nell’ottica del conseguimento degli obiettivi di Lisbona, integrandolo con un nuovo obiettivo generale: “rendere entro il 2010 i sistemi di istruzione e di formazione dell’U.E. un punto di riferimento di qualità a livello mondiale ”
Il Consiglio dell’Unione Europea il 6 maggio 2003 ha adottato cinque parametri di riferimento (benckmark): 1) entro il 2010, nell’U.E. si dovrebbe pervenire ad una percentuale media di abbandoni scolastici precoci, non superiore al 10% a) è ancora troppo alto il tasso degli abbandoni scolastici precoci – la media europea si è attestata al 15,3%
2) Entro il 2010, almeno l’85% della popolazione ventiduenne dell’U. E. dovrebbe avere completato un ciclo di istruzione secondaria superiore b) è ancora troppo ridotto il numero dei diplomati del secondo ciclo – la media europea si attesta al 77,8%
3) Entro il 2010, il livello medio di partecipazione all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita dovrebbe attestarsi nell’U. E. almeno al 12,5% della popolazione adulta in età lavorativa (fascia di età compresa tra 25 e 64 anni) c) E’ ancora insufficiente la partecipazione degli adulti alle attività di apprendimento permanente – la media europea è bassa: 9,6%
4) Entro il 2010, la percentuale di quindicenni con scarse capacità di lettura dovrebbe diminuire nell’U. E. almeno del 20% rispetto al 2000 d) sono ancora preoccupanti i livelli di competenza nella lettura dei giovani quindicenni: circa un alunno europeo quindicenne su 5 legge ancora con difficoltà – la media europea è del 19,8%
5) Il totale dei laureati in matematica, scienze e tecnologie nell’U. E. dovrebbe aumentare almeno del 15% entro il 2010 e nel contempo dovrebbe diminuire lo squilibrio tra i sessi nello studio delle materie scientifiche e tecniche e) l’unico caso in cui l’obiettivo è stato rispettato è quello relativo al tasso dei laureati nel settore scientifico e tecnologico la cui media è addirittura già superiore al benchmark di riferimento
Il Consiglio Europeo del 26 febbraio 2004 approva la relazione intermedia, si invitano tutti gli stati membri a mettere in opera strategie nazionali coerenti e complete in materia di apprendimento e si sottolinea l’urgenza delle riforme per la riuscita della strategia di Lisbona. La relazione intermedia invita a promuovere PARTENARIATI più efficaci e precisa, inoltre, che spetta agli stati membri individuare i settori che maggiormente richiedono azioni. E’ necessario investire di più sul capitale umano! Il messaggio è chiaro e semplice ma evidentemente non lo è altrettanto tradurlo nella pratica!
Lingue straniere Il Libro Bianco della Commissione Europea “Insegnare e Apprendere: verso la società conoscitiva” (1995) pone, tra gli obiettivi prioritari per i sistemi educativi e formativi dei Paesi membri, la conoscenza di almeno due lingue comunitarie oltre alla lingua materna. Conoscere tre lingue comunitarie diventa obiettivo per l’Europa! Leonardo e Socrates
Bilinguismo Inizio anni ’80: la lingua straniera nella scuola elementare era presente in forma sperimentale e i programmi della scuola media (DM 9 febbraio 1979) prevedevano nel curricolo l’insegnamento di una sola lingua straniera 1983: istituzione delle classi a tempo prolungato, nella scuola media vengono avviate le prime esperienze di insegnamento di una seconda lingua straniera Le iniziative sperimentali delle scuole medie si moltiplicarono arrivando alla Legge 440 del 18 dicembre 1997 (legge di finanziamento dell’autonomia) che introdusse la seconda lingua comunitaria non curricolare e facoltativa
Progetto lingue 2000 Ampliamento dell’offerta di lingue dalla scuola materna fino al triennio del secondo grado ( C. M. del 6 agosto 1999 ) Oggi abbiamo l’insegnamento della lingua inglese nella scuola primaria e di due lingue comunitarie nella scuola media (legge n° 53 del 2003 e DL. n° 59/2004) Rullani E. “Economia della conoscenza” Carocci, Roma, 2004 Giddens A. “Il mondo che cambia” Il Mulino, Bologna, 2003
Quadro comune Europeo Competenze generali del soggetto che impara e utilizza una lingua a) Sapere b) Abilità e saper fare c) Saper essere d) Saper apprendere
Che lo voglia o meno, la scuola si ritrova in una posizione cruciale. E’ nella scuola che si incontrano le generazioni, che si matura una delle poche esperienze “di tutti”, che si incrociano la società e il mondo del lavoro. La scuola deve assumere consapevolezza di non avere alternative: o in questo contesto “produce valori” oppure produce disvalori. O assume la responsabilità di produrre capitale sociale, farsi capitale sociale (produttrice quindi di culture, di pratiche sociali, di ricerca e non solo di competenze professionali), oppure concorrerà essa stessa alla deriva individualistica e privatista del nostro tempo.
Soltanto tenendo insieme la valorizzazione del capitale sociale e l’investimento in capitale umano si potrà ragionevolmente costruire un sistema economico e sociale in cui qualità, coesione sociale e competitività, ne rappresentino i caratteri duraturi e profondi.